Rivelazioni. La bolletta telefonica del papa
Si
sa che papa Francesco usa molto il telefono, a differenza dei
predecessori che vi ricorrevano con parsimonia e dai quali ricevere
una telefonata diretta era una rarità.
Ma
ora sappiamo anche che egli ama scherzare su questa sua irresistibile
propensione.
A
un vescovo argentino suo amico ha detto: “Scialacquo abbastanza in
chiamate telefoniche, però compenso questa spesa restando a vivere
in Santa Marta invece che nel Palazzo Apostolico”.
Il
vescovo è Oscar Vicente Ojea, che dal 2006 al 2009 fu ausiliare di
Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires e oggi regge la diocesi di San
Isidro.
Monsignor
Ojea ha raccontato i particolari della sua visita al papa, con
ripetuti incontri tra il 16 e il 19 luglio scorso, in un’intervista
all’ufficio di comunicazione della sua diocesi, sunteggiata
dall’AICA,
Agencía Informativa Católica Argentina.
Il
vescovo ha riferito, tra l’altro, di aver celebrato messa con il
papa consacrando ostie confezionate da una detenuta in un carcere di
Buenos Aires.
Un’altra
confidenza del papa raccolta da monsignor Ojea riguarda la sua
difficoltà a parlare in lingue diverse dallo spagnolo e
dall’italiano. Prima del suo viaggio in Brasile Francesco stava
prendendo delle lezioni per ripassare il portoghese. Ma con scarsi
risultati: “Già pronuncio male il ‘castellano’”, ha detto.
“E allora quello che andrò a fare in Brasile sarà di parlare un
po’ in portoghese e un po’ di più in ‘castellano’. Quello
che dico in portoghese vien fuori bene, ma è mediocre”.
Nel
seguito del papa in Brasile c’era infatti un officiale brasiliano
della segreteria di Stato, don Bruno Lins, che gli è stato sempre
vicino durante tutto il viaggio.
Chi
conosce Bergoglio da vicino nota che egli parla uno spagnolo non solo
“porteño”, ma con l’impronta del gergo “lunfardo” tipico
di Buenos Aires, molto usato nel tango.
Una
espressione di questo gergo è il verbo “balconear”: osservare da
un balcone le cose senza farsene coinvolgere.
Papa
Francesco ha usato questa parola rivolgendosi ai giovani che
gremivano la spiaggia di Copacabana, nella veglia finale della
Giornata mondiale della gioventù, il 27 luglio:
“Cari
giovani, per favore, non ‘guardate dal balcone’ la vita,
mettetevi in essa, Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso,
non ‘guardate dal balcone’ la vita, immergetevi in essa come ha
fatto Gesù”.
“L’Osservatore
Romano”
del 30 agosto ha dedicato a questa espressione gergale di papa
Francesco una nota di Jorge Milia, ripresa dal blog “Terre
d’America”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.