ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 7 agosto 2013

Malpelo di nome rosso di vergogna

Da Il Foglio: Editoriali e commenti di Gianni Gennari

Riprendo da Don Camillo (chi vuole, turandosi il naso, se lo può leggere tutto dal link) il testo di Gennari, che contiene sprezzanti critiche alle voci della Tradizione. L'articolo, che fa una panoramica completa degli argomenti pubblicati da Il Foglio nel recente periodo, è ospitato dallo stesso giornale che, al momento, insieme alla melassa ormai dilagante, è l'unica testata a contenere anche voci fuori dal coro. Oltrepasso la carrellata iniziale e salto la melassa inserita frammezzo, per soffermarmi sui nomi e sui contenuti che il giornalista di Avvenire stigmatizza sul quotidiano che lo ospita. E su quelli farò le mie osservazioni che saranno essenziali, perché rivolte a triti luoghi comuni che costringono a ragionare sul nulla.
... Non basta ancora, però, perché sempre all' interno - "Niente latino ma canti. Applausi, balletti, qualche obiezione sulla 'disinvoltura' liturgica di Francesco" - per Mattia Rossi "la discontinuità liturgica bergogliana" è eccessiva, e di fatto lo colloca al seguito - ecco il punto, vero? - dell'"antropocentrica dottrina postconciliare" sulla stessa liturgia, e perciò questa "a Lampedusa e Copacabana è stata poco cattolica", pur "in salsa differente", contraddicendo così "gli otto anni di pontificato di Benedetto XVI".
Notiamo come stronca, senza offrire argomenti, l'articolata riflessione di Mattia Rossi pubblicata anche da no: avrete notato che ho messo il link. Siamo arrivati al punto che i 'mantra' conciliaristi sono entrati talmente nella vulgata ecclesiale attuale, che non hanno neppur bisogno di esser spiegati, se mai qualcuno lo avesse fatto. Sull'"antropocentrica dottrina conciliare" studiosi e teologi autorevoli - e meno autorevoli come la sottoscritta - hanno scritto volumi. E un vaticanista oggi si può permettere di stroncare un testo che cita l'antropocentrismo e il discutibile stile (e non solo) di Lampedusa e Copacabana, senza prendersi alcun onere di fornirne le ragioni. È così e basta. Il problema è che la massa dei lettori e dei credenti è questo che prende per oro colato!
[...] Eccoci, dunque, alla "stroncatura" imperativa di De Mattei... Credo sia lecito e doveroso ricordare che essa non è altro che conseguenza di una sua convinzione circa tutto ciò che riguarda il Concilio Vaticano II, visto da lui come "tradimento" della dottrina cristiana e cattolica, e conseguente valutazione nella quale soltanto chi ha resistito e resiste al Concilio è "vero cattolico", e tutti gli altri sono per lo meno sospetti di "eresia" vera e propria. In questo contesto la vicenda dei "lefebvriani", sia noti che coperti, cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno resistito così a lungo fino a oggi, la dice lunga sul modo di concepire la fede e la storia da parte di chi la pensa come il De Mattei, e che ora magari penserebbe di poter lamentare pubblicamente un distacco dottrinale di Francesco rispetto ai suoi predecessori con un equivoco volontario e manifesto - il solito - per il quale solo chi condivide le sue idee su Dio, Cristo, chiesa, sacramenti, Maria, sessualità ecc. è un vero cattolico e rifiuta la dottrina - soltanto "pastorale", e quindi di seconda classe - del Vaticano II. Il discorso sarebbe lungo, e complesso, ma qui è sufficiente.
Notate come tenta di stroncare uno storico e un credente come De Mattei, che ha fornito in libri e articoli di spessore le ragioni delle sue serie e rispettose critiche, con bordate generiche tirando in ballo perfino i "lefebvriani sia noti che coperti" (allusione tanto subdola quanto falsa), liquidando la questione con l'"atteggiamento nei confronti del concilio". Abbiamo capito che è questo il punto nodale di tutto e la seria e unica ragione del contendere. Ma limitarsi a questo per poi riconoscere che "il discorso sarebbe lungo e complesso, ma qui è sufficiente" e per di più cavarsela in questi termini apodittici oltre che sprezzanti, mi sembra poco serio e possibile solo nel clima ideologizzato e fortemente inquinato nel quale siamo purtroppo immersi.
Oltretutto è falso rivolgere a De Mattei - così come a chiunque difende la Tradizione - l'accusa di un rifiuto totale del Concilio, quando è ben noto che se ne criticano, documentatamente, i punti controversi. In realtà, però, la mitizzazione del concilio e la "rifondazione" della Chiesa che la sua applicazione in chiave modernista sta consentendo - riducendolo a nuovo superdogma dopo aver cancellato i dogmi fondanti la nostra fede - rischia seriamente di permettere a questi soloni, ed alla Gerarchia con loro, di ridurre al silenzio i veri cattolici. Ma non ci riusciranno.
[...] ma di nuovo evidente l' equivoco di Mattia Rossi grazie al quale si qualifica, anzi si squalifica come "poco cattolica" la liturgia di "Lampedusa e Copacabana" con l' accusa di "contraddire" il "pontificato di Benedetto XVI". Chi pensa questo - ovviamente liberissimo di farlo - confonde l' estetica, la sua estetica, con la sostanza del Sacrificio eucaristico, e non è confusione da poco. [...] e infine per la "Protesta" di Agnoli varrebbe la pena chiedersi - aiutati anche da una dichiarazione successiva della Santa Sede attraverso il portavoce papale - se il vero problema della Comunità messa sotto osservazione dalla Congregazione dei religiosi sia quello della liturgia antica o conciliare o invece si tratti proprio della pretesa di identificare una sola liturgia, quella antica, con la fede cattolica, e del conseguente rifiuto totale di riconoscere le "novità" del rito postconciliare perché giudicato - e siamo di nuovo alla convinzione di de Mattei e Co.  - traditore della sostanza della fede cattolica e del Sacrificio di Cristo. Non di sola "liturgia" si tratta, perciò, e chi conosce la realtà non potrebbe negarlo...
E' tutto: leggo e continuerò a leggere il Foglio, imperdibile in tanti sensi, anche quando la si pensa diversamente su tante cose...
Eccoci dunque di nuovo a Mattia Rossi e alla reiterata trita accusa di "confondere l'estetica col sacrificio eucaristico" per di più "la sua estetica", come se Mattia Rossi non parlasse di termini di "universali". Oltretutto è una bieca falsità. 
Tocca poi ad Agnoli in riferimento alla questione dei Francescani dell'Immacolata, anch'essa alla fine liquidata coll'allusione al nodo conciliarista, rivelato dalla frase "Non di sola liturgia si tratta". 

Che dire dunque? A questo punto abbiamo a che fare con degli ideologi, fortemente sprezzanti e irriducibili. Ma sono essi che hanno in mano il potere di legare e di sciogliere che una volta apparteneva a Pietro... O meglio, appartiene per sempre a Pietro, ma c'è il rischio che lo usi come Simone o che ceda al "collegio" ciò che appartiene al capo, come Vicario del Capo.

2 commenti:

  1. Vero e stolto eretico è chi parla di apostasìa nella Chiesa di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco.

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  2. Questi Pontefici hanno saputo ribadire le verità evangeliche e le hanno sapute trasmettere. La mondezza verbale e intellettuale di certi eretici che amano chiamarsi "anticonciliari" non inficerà l'operato della Chiesa, quella autentica.

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