parte seconda
Dopo aver analizzato ancorché sommariamente la strategia modernista, nella precedente parte dell’articolo, seguendo l’insegnamento di papa Sarto, è pure necessario seguirlo relativamente alle condanne e ai mezzi per scoprirlo, nonché ai principi ispiratori di tale nocumento.
Sicuramente ci sarebbe stato da aggiungere, quanto i modernisti dicono del culto, del ruolo del laicato nella Chiesa e di molti altri aspetti circa la struttura e l’istituzione ecclesiastica, ma purtroppo, lo spazio è tiranno e non ci consente di elaborare fino in fondo quanto essi hanno rovinato all’interno della Chiesa Cattolica.
I modernisti hanno in odio principalmente la scolastica sia in campo filosofico che in campo teologico. Come abbiamo evidenziato all’inizio la filosofia scolastica è lo strumento più idoneo per smascherare i modernisti, la filosofia dei principi immutabili cozza con la loro dottrina fondata sul sentimento, sull’immanenza e sulla fenomenologia.
San Pio X chiarisce quali siano gli ostacoli che i modernisti vogliono togliere di mezzo:
“Degli ostacoli, tre sono i principali che più sentono opposti ai loro conati: il metodo scolastico di ragionare, l'autorità dei Padri con la tradizione, il magistero ecclesiastico. Contro tutto questo la loro lotta è accanita”.
I modernisti, infatti, non vogliono mai una discussione aperta con i fautori della scolastica, perché ne uscirebbero sconfitti. La loro tecnica è quella di denigrare l’avversario. Ogni qualvolta i modernisti conciliari entrano in discussione con il tradizionalismo vengono smentiti e non fanno altro che chiudersi in un apriorismo concettuale che blocca ogni conversazione.
Dopo aver dipinto i cattolici che difendono il dogma e la tradizione, nonché il magistero ecclesiastico come ignoranti e questo è il titolo più decoroso che usano comunemente!
Sentiamo ancora San Pio X su questo argomento:
“Venerabili Fratelli, qual meraviglia se i cattolici, strenui difensori della Chiesa, sono fatti segno dai modernisti i somma malevolenza e di livore? Non vi è specie d'ingiurie con cui non li lacerino: l'accusa più usuale è quella di chiamarli ignoranti ed ostinati. Che se la dottrina e l'efficacia di chi li confuta dà loro timore, ne incidono i nervi colla congiura del silenzio. E questa maniera di fare a riguardo dei cattolici è tanto più odiosa perché nel medesimo tempo e senza modo né misura, con continue lodi esaltano chi sta dalla loro; i libri di costoro riboccanti di novità accolgono ed ammirano con grandi applausi; quanto più alcuno si mostra audace nel distruggere l'antico, nel rigettare la tradizione e il magistero ecclesiastico, tanto più gli danno vanto di sapiente; e per ultimo, ciò che fa inorridire ogni anima retta, se qualcuno sia con dannato dalla Chiesa non solo pubblicamente e profusamente lo encomiano, ma quasi lo venerano come martire della verità”.
Così sta capitando ora mentre tutto viene distrutto dalla furia iconoclasta di Francesco, chi lo contraddice o contraddice il nuovo corso di neomodernismo diventa ignorante, ipocrita, obsoleto e “dulcis fundo” pure “pelagiano” che detto da un gesuita fa quasi sorridere! (Era l’accusa lanciata dai domenicani ai gesuiti fautori delle teorie sulla grazia di Molina nel XVII secolo).
Ritorniamo, quindi, al punto iniziale, la metafisica scolastica e precipuamente quella insegnata da San Tomaso d’Aquino, è l’unico rimedio contro la dissoluzione della metafisica che vogliono i modernisti:
“Ciò che conta anzi tutto è che la filosofia scolastica, che Noi ordiniamo di seguire, si debba precipuamente intendere quella di San Tommaso di Aquino: intorno alla quale tutto ciò che il Nostro Predecessore stabilì, intendiamo che rimanga in pieno vigore, e se è bisogno, lo rinnoviamo e confermiamo e severamente ordiniamo che sia da tutti osservato. Se nei Seminari si sia ciò trascurato, toccherà ai Vescovi insistere ed esigere che in avvenire si osservi. Lo stesso comandiamo ai Superiori degli Ordini religiosi. Ammoniamo poi quelli che insegnano, di ben persuadersi, che il discostarsi dall'Aquinate, specialmente in cose metafisiche, non avviene senza grave danno”.
Con questo non bisogna fossilizzarsi, bisogna analizzare e combattere tramite la scolastica le nuove filosofie che hanno deturpato l’umanità, bisogna cercare in ogni modo di portare in pubblica discussione i modernisti di sconfessarli pubblicamente usando i mezzi della ricerca scientifica, della metodologia scolastica della conoscenza ed infine, del magistero ecclesiastico, mettendo in imbarazzo davanti a tutti i sostenitori del nuovo corso ecclesiale, della falsa povertà evangelica e della falsa modestia di stampo tipicamente farisaico.
Sicuramente le prescrizioni circa la vigilanza dei Vescovi su scritti, esame dei candidati al sacerdozio e altre attività connesse al loro ufficio, oggi giorno, non è nel potere di chi resiste a questa crisi essendo tutti i vescovi ordinari collusi se non affetti dalle dottrine moderniste.
Sicuramente è necessario ora rivedere le dottrine neomoderniste alla luce del Decreto “Lamentabili”, qui si riscontrano non poche affermazioni care ora al nuovo corso ecclesiale.
La “nouvelle theologie” condannata da ultimo da Pio XII i cui principi ispiratori non sono altro che le proposizioni condannate da San Pio X proprio nel decreto “Lamentabili” la cui proposizione n. 22 così recita:
“I dogmi, che la Chiesa presenta come rivelati, non sono verità cadute dal cielo, ma l'interpretazione di fatti religiosi, che la mente umana si è data con travaglio”.
L’assunto di questa affermazione è stata più volte pronunciata e scritta da alcuni cardinali della “chiesa conciliare” come Ravasi e Kasper. Come quella seguente che ormai è diventata quella normale nell’insegnamento della teologia:
“La verità non è immutabile più di quanto non lo sia l'uomo stesso, poiché si evolve con lui, in lui e per mezzo di lui”. (Prop. 58).
Questo nuovo corso giunge a negare la validità di alcuni libri sacri e del Magistero precedente al Vaticano II.
Il Decreto “Lamentabili” già annoverava tra le opinioni da proscrivere anche questo modo di pensare dei modernisti e portato avanti ora dai neo modernisti della “chiesa conciliare” al punto 31 così recita:
“La dottrina su Cristo, tramandata da Paolo, Giovanni e dai Concili Niceno, Efesino e Calcedonense, non è quella insegnata da Gesù, ma che su Gesù concepì la coscienza cristiana” .
I modernisti giungono a conclusioni che neppure Lutero giunse a sostenere, infatti l’eresiarca tedesco negò solo l’autenticità della lettera di San Giacomo definendola spuria tra i libri sacri del Nuovo Testamento.L’atteggiamento di Bergoglio che ha del primato petrino, continuando a definirsi Vescovo di Roma invece di Sommo Pontefice, (che poi è quello che ne uscì dai documenti del Vaticano II portato a suo compimento) è stato condannato proprio nel decreto “Lamentabili”, infatti, la proposizione n. 56 così pronuncia:
“La Chiesa Romana diventò capo di tutte le Chiese non per disposizione della Divina Provvidenza, ma per circostanze puramente politiche”.
Veniamo quindi alla ormai comune credenza che gli Ebrei siano i fratelli maggiori dei cristiani, già questo argomento era stato escogitato dai modernisti al tempo di San Pio X ed ecco che l’ormai più volte citato decreto “Lamentabili” condanna una proposizione che conduce a questa nuovo pensiero sulla religione giudaica:
“La dottrina cristiana fu, nel suo esordio, giudaica; poi divenne, per successive evoluzioni, prima paolina, poi giovannea, infine ellenica e universale”. (Prop. 60)
Sentiamo ora San Pio X nel “Motu Proprio” “Sacrorum Antistitum”:
“Uomini che approfittano del loro ministero per lanciare l’esca avvelenata dell’amo per accalappiare gli incauti, diffondendo una parvenza di dottrina in cui si trova il compendio di tutti gli errori”.
Questo sta facendo Bergoglio parla di preghiera e poi diffonde l’americanismo spingendo i sacerdoti fuori dalle parrocchie alla ricerca di fedeli che si sono discostati dalla fede, non comprendendo che soltanto Cristo Nostro Signore converte a prescindere dalle capacità comunicative del sacerdote, è la grazia che salva non il ministro. Mi pare che il pelagiano sia proprio Bergoglio.
Il modernismo è diffuso a piene mani proprio dall’episcopato, lungi da essere fedeli alle direttive di papa Sarto elogiano e diffondo libri che un tempo la Sacra Congregazione dell’Indice avrebbe proscritto.
Alcuni ritengono che in realtà il modernismo sia da ritenersi “un’eresia minore” perché non è mai stato ufficialmente condannato come tale. Ed insistono nello scrivere che il Protestantesimo e il Giansenismo, come prima di loro altre eresie furono condannate dai Sommi Pontefici e/o dai Concili Ecumenici, mentre non si trova un documento papale che lo condanni ufficialmente e dichiari eretici i suoi sostenitori.
Questo è sbagliato, infatti, il “Motu proprio” “Praestantia Scriptuarae” condanna in maniera inequivocabile i modernisti con la scomunica:
“Noi rinnoviamo e confermiamo, in virtù della Nostra Apostolica autorità, tanto quel Decreto della Sacra Suprema Congregazione, quanto l'anzidetta Enciclica, aggiungendo la pena della scomunica a danno di coloro che contraddicano a questi documenti, e decretalmente dichiarando che chiunque ardirà sostenere, il che Dio non permetta, alcuna delle proposizioni, opinioni e dottrine riprovate nell'uno o nell'altro dei documenti suddetti, sarà soggetto ipso facto alla censura del Capo Docentes della Costituzione "Apostolicae Sedis", che è la prima delle scomuniche latae sententiae riservate” simpliciter al Romano Pontefice”.
Molto ci sarebbe ancora da trattare sull’argomento non basterebbe un articolo seppur diviso in due parti. A conclusione di questo breve studio è chiaro comunque un fatto, che un’autorità e una gerarchia talmente collusa con simili errori può ancora definirsi cattolica, può ancora produrre i frutti di grazia che Nostro Signore ha dato in potere alla sua Chiesa?
Il Signore ci illumini.
Frà Leone da Bagnoregio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV567_Modernismo_eresia_minore_2.html
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