neppure il re “più saggio del mondo”, in tutta la sua leggendaria magnificenza, è sfuggito ai solventi “demitizzatori” degli intellettuali clericali, ebrei e cattolici. Sarebbe una “leggenda”, a sentire costoro, “anche” il Salomone che incantò la regina di Saba. E se alle volte avessero sbagliato? Proviamo a “demitizzare” i demitizzatori professionisti, stando alla ricostruzione di un docente universitario di matematica
Salomone continua ad essere una figura che attira molto. Incanta la sua sapienza ma anche la sua parabola esistenziale e i problemi storici e di altro tipo che pone. E’ davvero esistito? E certi episodi della sua vita sono davvero reali? Da dove proveniva, per esempio, la misteriosa donna presentata sulla Bibbia come “la regina di Saba”? E dove si trova la tomba di Salomone? Un viaggio affascinante alla ricerca delle tracce lasciate dal re che, dopo Davide, più si è impresso nell’immaginario collettivo. Con un interessante domanda finale: è stato lui a dare origine all’alfabeto che è passato alla storia come alfabeto fenicio (…) Oggi molti studiosi, fra cui l’ ebreo Paolo De Benedetti, che insegna al Seminario Teologico di Milano, affermano che Salomone non è mai esistito, e come lui Davide e Mosè! Anche se non espliciti come De Benedetti, sulla sua linea sono molti biblisti italiani. Quindi i preti escono dai seminari con l’ idea che la Bibbia sia una raccolta di storie prodotte artificiosamente, utili solo a suggerire riflessioni teologiche e morali.
di Emilio Spedicato*
La figura di Salomone, per le sue caratteristiche di persona di grande saggezza, capacità e contatti internazionali, ha affascinato molti nel corso dei tre millenni passati dalla sua esistenza. La lettura del testo biblico pone seri problemi relativi alla storicità di Salomone ed alla portata dei suoi contributi, fatto che, anche per altre ragioni, ha portato recentemente molti studiosi a dubitarne addirittura l’esistenza storica. In questo contributo, utilizzando informazioni da varie altre fonti, in particolare da Giuseppe Flavio, mostriamo come si possa ottenere un quadro coerente con le affermazioni antiche relative alla saggezza, gloria e scienza di Salomone. Uomo che appare nel nostro scenario ai vertici delle qualità a lui attribuite, aprendo inoltre inattese prospettive sulla nascita del buddismo e sull’ origine dell’ alfabeto.
Sulle tracce di Salomone: quegli incontri inattesi…
A Milano presso la Galleria sta il Bet Shlomo, o Casa di Salomone, gestito dal rabbino Samuel. Dopo una settimana in cui avevo invano cercato di contattare sia lui che il fratello dell’Aga Khan, indovinai che il signore basso, tarchiato ed immensamente barbuto che stavo per incrociare in Galleria un lunedì mattina assai presto, dovendo prendere un treno per Roma, fosse lui. Shalom, è lei il rabbino Samuel padre di 17 figli? 17 per ora, rispose. Gli chiesi del silenzio biblico sui figli che Salomone presumibilmente ebbe dalle sue 700 mogli; mi rispose che non erano vere mogli. Salito poi sul treno incontrai, incredibilmente, un pakistano pilota personale dell’ Aga Khan, in Italia per addestrarsi sul nuovissimo e costosissimo elicottero Agusta da poco acquistato dal capo degli Ismaeliti. Una sera poco dopo, trovandomi a Mestre, notai un altro signore barbuto e cappelluto che pure stava per incrociarmi. Era un rabbino israeliano, cui chiesi: shalom, where is Solomon’s tomb? La sua risposta: no one knows.
Due temi, negli aneddoti di sopra, importanti, la cui risposta non si trova nella Bibbia, né nella versione dei Settanta né in quella Masoretica, e credo per un motivo preciso: mentre la Bibbia mai, a parere mio e salvo alcuni errori di traduzione e di trasmissione, racconta il falso, tuttavia spesso tace su importanti fatti, lasciandone una prima impressione lontana alla realtà. Ma esistono altre fonti ed è spesso possibile recuperare un quadro dei fatti soddisfacente.
Chi era Salomone?
Su Salomone sappiamo dalla Bibbia che visse nel decimo secolo AC, regnò 40 anni, ebbe da Dio il dono della più grande saggezza, fu capo di un regno esteso dal Nilo all’Eufrate, ebbe centinaia di mogli e concubine, andò a trovarlo la bellissima regina di Saba-Sheba, che per vederlo fece un lungo viaggio senza precedenti; e costruì un tempio a Gerusalemme, descritto nei particolari. Il tempio fu distrutto da Nebuchadnezzar nel 587 AC (Esdra ed Erode il Grande si occuparono poi della ricostruzione e restauro; il secondo tempio fu distrutto dai Romani nel 70 dC e sulla sua area stanno ora le moschee di Omar e di El Aksa). Sappiamo da Giuseppe Flavio, appartenente ad una delle famiglie sacerdotali che si alternavano nella cura del tempio, persona coltissima e poi legata a Vespasiano e Tito da cui ebbe in dono la biblioteca del tempio prima della sua distruzione, che Salomone andò al potere a 14 anni e regnò per 80; avendo chiesto il dono della saggezza, Dio gli concesse anche quello della gloria e della scienza.
Ma Salomone è davvero esistito? C’è chi dice no
Oggi molti studiosi, fra cui l’ ebreo Paolo De Benedetti, che insegna al Seminario Teologico di Milano, affermano che Salomone non è mai esistito, e come lui Davide e Mosè! Anche se non espliciti come De Benedetti, sulla sua linea sono molti biblisti italiani. Quindi i preti escono dai seminari con l’ idea che la Bibbia sia una raccolta di storie prodotte artificiosamente prima da Giosia, uno dei re del regno di Giuda poco prima della conquista da parte di Nebuchadnezzar, e poi sistemate da Esdra nel quinto secolo AC, utili solo a suggerire riflessioni teologiche e morali. Non considerando qui l’ origine delle idee di De Benedetti et al (da trovarsi in problemi di geografia biblica non risolti correttamente, vedasi i lavori del grande storico cristiano libanese Kamal Salibi (1988, 1996), e nell’ errore di Lepsius e Champollion nel datare l’ anno sotico citato nel De die natali di Censorino!), possiamo proporre una interpretazione coerente delle informazioni di origine biblica e flaviana.
Andiamo a vedere, però, quali sono le tracce lasciate dal passaggio terreno del Re
Proponiamo il seguente scenario:
- I diversi 40 e 80 anni di regno si spiegano con la ragionevole ipotesi che, dopo 40 anni di amministrazione effettiva, e terminata la costruzione del tempio, Salomone decise di visitare il suo vasto impero e restituire le numerose mogli con i figli alle famiglie originarie. Queste famiglie erano, come tipico nell’ antichità, quelle dei re che gli si erano sottoposti volontariamente, inviando tributi, fra cui figlie o sorelle per il suo letto. Salomone è criticato nella Bibbia, e considerato un peccatore, per avere avuto mogli straniere, e per avere permesso culti stranieri. Un atteggiamento da parte di Salomone che è un segno di tolleranza e saggezza, assai mal vista dai fondamentalisti, diremmo, che gli stavano vicini; alla sua morte mogli e figli quasi certamente sarebbero stati sterminati. Del viaggio di Salomone restano tracce nei monumenti, rispettatissimi in loco, chiamati Takht e Suleiman, Troni di Salomone, di cui ne esistono in Iran (Hamadan), nella regione indo-pakistana (Taxila, Srinagar, vicino a Quetta…), e persino nel lontano Fergana. Questa è una fertile valle divisa fra attuali Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan, dove si allevavano i più pregiati e cari cavalli del mondo antico (in un certo periodo un cavallo era scambiato contro una principessa cinese di sangue imperiale). Qui forse arrivò Alessandro, amante dei cavalli; il suo Bucefalo era un fortissimo e rarissimo cavallo norvegese dei fiordi; e da qui, dalle colline Bororo, portò probabilmente dei soldati dai quali discendono gli abitanti della valle di Hunza, chiamati Hunzakut dai Pakistani, ma che chiamano se stessi Bororo…
- Il regno era esteso dal Nilo all’ Eufrate. Se l’ Eufrate fosse l’ attuale fiume della Mesopotamia, sarebbe stato un regno esteso su deserti principalmente. Ora esistono forti argomenti, basati sulla dimenticata Cosmographia di Aethicus Ister, vedi Spedicato (1913), su un passo di Nearco riportato in Strabone, e sulla geografia dell’ Eden, del Kharsag, e dei viaggi di Gilgamesh, vedasi Spedicato (2001, 2002, 2003, 2004), sulla esplorazione portoghese delle coste dell’ Oceano Indiano, vedi Barbosa (1866), che Eufrate fosse il nome originario dell’ Indo. Questo mutò probabilmente dopo l’ invasione degli indoeuropei Sindhi, popolo del leone, al tempo dell’ Esodo, dopo la di poco precedente invasione di Dioniso (che si può arguire fosse re della Margiana), ma a lungo fu conservato nei popoli come il nome originario. Quindi un regno vastissimo, forse più ampio di quello di Alessandro, se non di quello di Gengis Khan, non potendosi stabilire quale parte della Siberia vi afferisse. I testi non parlano di guerre, quindi va ipotizzato che il regno si formò per adesione volontaria dei vari re, impressionati dalle superiori doti di Salomone. Un regno che si formi in tale modo non sarebbe stato un caso unico nella storia. Così avvenne in India per Ashoka, nel IV secolo AC, e in Cina per Yu, fondatore della dinastia Xia, databile verso il 2000 AC. E così secondo alcune tradizioni avvenne anche, prima del diluvio, per Enoch, alla cui autorità si sottomisero 120 re, vedasi In the beginning di Velikovsky.
- Partito Salomone per il lungo viaggio, il suo regno, affidato ai due figli, Roboamo e Geroboamo, decadde, e le due parti in cui era stato diviso finirono sotto il controllo egizio ed assiro. Salomone nei lunghi anni del suo viaggio, dove forse percorse più dei 100.000 km stimati per i viaggi di Ibn Battuta…, ad una ad una restituì le mogli alle loro famiglie ed alla fine si trovò, per scelta sua, probabilmente in India e ormai non più ricco. Forse si dedicò alla meditazione ed alla scrittura di libri, alcuni dei quali (Proverbi, Qoelet…) in epoca ellenista furono tradotti dall’ arcaica lingua originaria in quella del tempo. I biblisti li ritengono opere di tale epoca, ma noi crediamo nella tradizione, accettata anche dal Corano, che li attribuisce a Salomone. Sono libri presagenti l’ insegnamento di Budda, che fu attivo meno di due secoli dopo la sua morte. Notata questa analogia, mi vennero i brividi quando in un articolo del grande orientalista Giuseppe Tucci, gloria fra le massime della cultura italiana del Novecento, lessi che la tomba di Salomone si trovava secondo una tradizione locale vicinissima alle rovine del palazzo del padre di Budda, a Kapilavastu, nella giungla nepalese del Terai (nome che possiamo leggere come nome ibrido Ta ra i, grande santo re). Non lontano da quel palazzo, presso le rovine di un altro palazzo a Lumbini, nel cui giardino nacque Budda, si trova una famosa colonna eretta da Ashoka. Sembra che ben pochi abbiano letto questo articolo di Tucci, che ho scoperto essere sconosciuto a tibetologi e indologi! E allora, forse che Budda ebbe l’ illuminazione mentre sotto un albero leggeva i lavori di Salomone? Possiamo anche notare che il giovane Gautama Siddharta, poi Budda, impose la sua superiorità intellettuale dimostrando di conoscere ben 63 scritture, e vedasi sotto per la possibile origine delle scritture di tipo alfabetico, come il sanscrito, da un’idea di Salomone.
E poi arrivò la famosa regina di Saba…
Consideriamo ora uno dei passi biblici più affascinanti relativi a Salomone, l’arrivo della regina di Saba. Questa donna, di grandissima bellezza (stando al Kebra Nagast, il libro nazionale etiopico) e intelligenza, arrivò con una carovana carica di doni preziosi e di oggetti chiaramente di origine tropicale, fra cui un corno di unicorno. Il suo viaggio sarebbe stato il più lungo mai intrapreso a memoria di uomo. Il Kebra Nagast afferma che, cedendo a Salomone grazie ad un trucco escogitato da questi, ne avrebbe avuto un figlio, di nome Menelik (interpretabile come luminosa anima di un sapiente). Questi divenne il capostipite della dinastia degli imperatori etiopi, orgogliosi della loro genealogia, pare la più lunga nota con discendenti ancora presenti (quella della famiglia imperiale giapponese risale al sesto secolo AC, e quella del grande studioso sufi italiano Gabriele Mandel al quarto secolo AC, quando un suo avo, re della Battriana, impedì ad Alessandro la conquista completa del suo paese).
E’ tesi corrente che Macheda, questo il nome della regina nel Kebra Nagast, venisse dallo Yemen, dove esisteva una comunità detta dei Sabei, e che i doni portati fossero di provenienza almeno in parte africana. Ma a questa tesi si può obiettare che un viaggio dallo Yemen era una impresa ogni anno effettuata dalle carovane che partendo dal Dhofar e dall’Hadramaut portavano a nord incenso e mirra e lo speciale miele della zona, ancora oggi noto per il suo specialissimo sapore nonché per l’ altissimo prezzo; che lo Yemen ebbe sì periodi di splendore, ma all’ epoca di Salomone, il decimo secolo AC, non si era probabilmente ancora ripreso del tutto dall’ immensa devastazione che lo colpì nel 1447 AC. In tale anno il colossale tsunami da vento, che abbassò le acque a nord del Mar Rosso permettendo a Mosè di salvarsi (vedasi Spedicato 2007a,b,c), e le accumulò a sud presso il Bab el Mandeb, la porta delle lamentazioni, ne devastò la zona più ricca dove non si sono trovate tracce di costruzioni per un periodo di circa trecento anni. Inoltre l’ unicorno è individuabile nel rinoceronte indiano, avente un solo corno, contro i due dell’ africano. E in particolare il nome Saba o Sheba con accettabili trasformazioni linguistiche, può ridursi a Siva-Shiva, o Sharviah , come Shiva cinquecento anni fa era chiamato presso i Kafiri dell’ Afghanistan. E’ quindi naturale ipotizzare che la regina di Saba fosse una regina dell’ India al di là dell’ Indo, quell’ India gangetica o meridionale che nessuno dei conquistatori noti dai classici (Sesostri primo, Semiramide, Dario, Alessandro…) mai poté conquistare, per le difficoltà climatiche e l’ immensità della sua popolazione. Regina di un impero che dobbiamo supporre confinasse con quello di Salomone. E quindi il viaggio fu effettivamente lungo come nessun altro prima, ma possibile senza problemi perché effettuato attraverso regioni pacificate. E viene da pensare che possa avere preso la strada, forse allora più agevole, della Gedrosia, ovvero dell’Iran meridionale, quella che scelse Alessandro al suo ritorno o dove quasi morì di sete. La scelse perché sapeva che vi era passata la regina?
Ma dov’era Saba?
Dopo l’ incontro con Salomone, Macheda assai probabilmente ritornò in India via mare, forse con navi indiane appartenenti ai grandi navigatori indiani detti Pani (parola che in sanscrito, hindi, bengali, urdu… significa acqua). Forse partì dal porto di Etzion Geber, un’ isoletta non lungi da Aqaba, e durante il viaggio visitò i porti dei Pani (individuabili in porti i cui nomi ancora oggi conservano il riferimento a Shiva: Safaga in Egitto, Sawa Jinn in Sudan, Sofala in Mozambico…), e i territori colonizzati dall’ India (forse anche il Madagascar, popolato proprio da gente proveniente da India e Indonesia); in particolare l’ Etiopia dove lasciò il figlio e forse presiedette alla costruzione di un palazzo ad Axum recentemente scavato da archeologi tedeschi, e poi lo Yemen, e l’ Oman, e il Makran/Magan….
Ed essendo certo più giovane di Salomone non è da escludere che questi, al termine dei suoi anni di viaggio attraverso il suo impero, non sia andato ad incontrarla in India. Dove risiedesse la regina di Saba richiede maggiore ricerca. Forse il suo palazzo era nel Nepal di oggi: Nepal via naturale per il sacro monte Kailash, trono di Shiva, sede della miniera di sabbie aurifere di Ophir, da cui Salomone ne importò a tonnellate, trono quindi di oro, come ben si addice al dio Shiva. O nel Kashmir, presso l’ attuale Srinagar, dove si trova il più importante dei Takht-e-Suleiman, restaurato da Ashoka. O….
L’ incontro di Salomone e Macheda può aver avuto un’ altra conseguenza di immensa importanza per la storia dell’ umanità, discussa nella prossima sezione. E se l’ ipotesi è corretta, Salomone, con Newton e Von Neumann, potrebbe essere posto ai vertici della storia culturale dell’ umanità.
Salomone e l’origine dell’alfabeto: una proposta interessante
Ed ora alcune considerazioni sulla sua scienza, la terza delle doti in cui giganteggiò, stando a Giuseppe Flavio, mentre la Bibbia ne tace, come tipico in tante occasioni riguardo a situazioni e persone non approvate dall’ autore del testo biblico. Taceremo delle affermazioni in vari testi extrabiblici, anche di tempi medioevali, scritti sia in occidente che in oriente (in Persia particolarmente), dal carattere spesso favolistico, come la capacità di parlare con gli animali (ma riscontrabile in guru indiani e in San Francesco) e la sua disponibilità di una macchina volante. Consideriamo solo come possa avere interagito culturalmente con la regina di Saba, con la quale i rapporti non furono certo solo a livello erotico. Se la regina proveniva dall’ India scivaitica, quindi dall’ India profonda al di là dell’ Indo, doveva essere persona di conoscenze approfondite in settori “magici” come il tantrismo, lo yoga, la medicina ayurvedica. È probabile che la regina conoscesse, oltre all’ immensa letteratura in sanscrito (il Rg Veda era già formato nel quarto millennio AC, vedasi Kak et al (1995)), e tamil, anche la cosiddetta lingua della civiltà dell’ Indo-Sarasvati. Questa civiltà decadde, dopo l’essiccamento del fiume Sarasvati un migliaio di anni prima di Salomone, ma parte del suo patrimonio culturale potrebbe essersi conservata. Questa lingua sembra essere stata decifrata da poco, con i risultati convergenti del filologo tedesco Kurt Schildmann, che l’ ha identificata come antico sanscrito-prakrito, e del matematico Subhash Kak, della famiglia reale del Kashmir, che è giunto alla stessa conclusione.
Dobbiamo quindi pensare che Salomone, cui dovevano essere note le scritture basate sui geroglifici egizi, sul cuneiforme dei sumeri ed akkadici, e quelle sillabiche del lineare A e B, dovesse essere esposto da parte della sua visitatrice anche alla scrittura antichissima indiana, di tipo sillabico (e qui si potrebbe anche ipotizzare, ma il discorso porterebbe lontano, che i lineari A e B, pur esprimenti un greco antico, fossero di origine indiana, conseguenza di contatti con i navigatori Pani di cui sotto). Perché allora non ipotizzare che Salomone, grazie alla sua straordinaria intelligenza, non si sia accorto che una scrittura sillabica potesse essere ulteriormente semplificata, usando tanti segni quanti i singoli suoni identificabili, ovvero le consonanti e le vocali? Osservazione solo apparentemente banale, in quanto la varietà dei suoni è invero assai elevata (noi italiani abbiamo due pronunce per la e, o, ma non differenziamo tali vocali come lettere) e una singola parola tende ad essere pronunziata diversamente, specie a livello vocalico, anche da comunità geograficamente vicine, come ancora avviene con i dialetti. E notiamo che, data la perfetta aderenza dell’ alfabeto sanscrito con la relativa fonetica, forse Salomone potrebbe essere all’ origine di quest’ alfabeto, da cui derivano decine di altri usati nella regione indo-tibetana. Ora va osservato che una scoperta che semplificasse la scrittura e la mettesse facilmente a disposizione degli utenti, avrebbe fatto perdere clientela agli scribi, professione d’élite ed importante in tante civiltà antiche. Ed è ben noto nella storia, e la cosa vale ancora oggi, vedasi le auto che potrebbero fare 40-100 km con un litro, che certe scoperte, utili alla maggioranza della popolazione ma dannose per una potente minoranza, sono malviste e spesso soppresse, anche a costo della vita dell’ inventore (la storia romana e cinese ne presenta vari casi). Quindi un altro motivo per cui Salomone è stato censurato nella Bibbia.
E, forse, i Fenici si appropriarono dell’idea
Ma la praticità della sua scoperta non sfuggì agli amici navigatori che con il re Hiram gli avevano portato, fra l’ altro, prezioso materiale, fra cui il legno di cedro, per la costruzione del tempio. Il cedro quasi certamente non era il Cedrus lebanotica dell’ attuale Libano, poco atto alle costruzioni causa lo sviluppo più orizzontale che verticale con grandi nodosi rami, ma il Cedrus deodara del Kashmir, dal tronco eretto, lunghissimo, rami sottili, legno rossastro e inattaccabile dagli insetti, unico legno ammesso in Asia ancora oggi per le statue sacre e le costruzioni nei templi. I biblisti che hanno sempre pensato al Libano ignorano la botanica, la storia delle costruzioni sacre in India e quanto scrive Tucci. Hiram era un re dei Fenici, parola greca che significa Rossi, e che va riferita al Mar Rosso da cui provenivano, vedasi la prima pagine di Erodoto. Ora il Mar Rosso è l’ odierno Oceano Indiano [detto Rosso, secondo una nostra tesi, per la presenza occasionale di isole galleggianti di pomice rossa proveniente dalle eruzioni nella Dancalia, dove la pomice usualmente rosa diventava rosso sangue attraversando le acque salate della depressione, vedasi Spedicato (2007a,b.c)].
Re anche dei Punici-Puni, parola che corrisponde al sanscrito Pani (probabile anche il riferimento a Punt, la regione dei cinque grandi fiumi convergenti nell’ Indo, ora Penjab), nome indicante gli esperti navigatori, che viaggiavano su gran parte dei mari del globo, sfruttando i monsoni per raggiungere l’ Africa e le isole della Sonda, e probabilmente terre ancora al di là. Quindi è probabile che l’alfabeto inventato da Salomone sia passato ai Fenici, cui Salomone forse donò anche basi permanenti sulla costa libanese, in particolare Tiro. Ricordiamo che Tiro possedeva una grande biblioteca ai tempi di Alessandro, da lui bruciata, come suo uso nei confronti dei patrimoni culturali dei popoli conquistati (e seguendo l’ esempio del suo maestro Aristotele, che fece raccogliere e bruciare le opere di Democrito perché aveva idee diverse dalle sue) e che a Tiro operò il primo storico noto della storia, Sanchoniaton, la cui opera sopravvive in frammenti. Sanchoniaton forse visse all’epoca di Salomone, e si potrebbe ipotizzare che scrivesse sotto suo invito. A Salomone in tale caso anche l’ onore di avere ispirato la prima opera storica. E con la scoperta dell’ alfabeto, possiamo forse considerarlo il numero uno nella scienza umana, prima di Newton e di Von Neumann…
*prof. Emilio Spedicato
Dipartimento di Matematica
Ordinario di ricerca operativa
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