ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 agosto 2013

TRASPARENZA O APPARENZA?

 - DOPO LE PAROLE DEL PAPA, APRE IN ANTICIPO IL SITO WEB DELLO IOR

Bergoglio ha bisogno di dare una smacchiatina alle finanze vaticane e ha imposto l’avvio del sito dello Ior, in cui però non c’è l’ultimo bilancio dell’Istituto - Ieri il Papa ha dovuto commissariare la diocesi di Maribor, in Slovenia, per un buco da 800 mln - E dall’Apsa arrivano nuovi guai…

Maria Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"
LA GUARDIA DI FINANZA ACCOMPANGA MONSIGNOR SCARANO DOPO LARRESTO jpegLA GUARDIA DI FINANZA ACCOMPANGA MONSIGNOR SCARANO DOPO LARRESTO JPEG
PAPA JORGE BERGOGLIOPAPA JORGE BERGOGLIO
Nel Torrione di Niccolò V, sede dello Ior, ormai si lotta contro il tempo, che scorre rapido come il filo delle tre Parche, le terribili figure della mitologia greca. Le tre clessidre sono nelle mani degli ispettori di Moneyval, della Commissione referente istituita da Papa Francesco, e della magistratura.
Lunedì si è espresso apertamente per la prima volta lo stesso Bergoglio, sul volo papale di rientro da Rio, quando ha chiarito che avrebbe voluto affrontare le questioni economiche e finanziarie l'anno prossimo, ma «l'agenda è cambiata a causa delle circostanze che voi conoscete e che sono di dominio pubblico; sono apparsi problemi che dovevano essere affrontati... a partire dallo Ior».
monsignor scaranoMONSIGNOR SCARANO
Sul fronte economico infatti è uno stillicidio di brutte notizie. Ieri, il Pontefice ha dovuto commissariare la diocesi slovena di Maribor per un buco di 800 milioni. Sotto la lente di osservazione anche l'Apsa dopo l'arresto di monsignor Scarano (che ha portato alle dimissioni del dg dello Ior Cipriani e del suo vice Tulli). Nelle motivazioni con le quali il Tribunale del riesame ha negato la scarcerazione di Scarano i giudici lo descrivono come una personalità «particolarmente inquietante», un «consumato delinquente».
La Procura di Roma ha inoltrato rogatoria sui suoi conti allo Ior. 
Così le vacanze del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone sono slittate di qualche giorno. E con una decisione a sorpresa (anticipando di due mesi quanto già annunciato) lo Ior, ha inaugurato il suo sito internet,www.ior.va.
«Il nostro compito - ha spiegato il presidente von Freyberg - consiste nel condurre lo Ior in modo tale, che sia un Istituto "pulito", per offrire al Papa l'opzione di decidere, per quanto riguarda il futuro, la forma giusta dello Ior stesso».
Anche se l'immagine che ne emerge è quella tout court di una banca. Ieri nelle intenzioni di von Freyberg doveva costituire anche la dead line per tutti gli adempimenti fissati dal Comitato Moneyval secondo quanto aveva dichiarato al Corriere. Richiesto di un controllo sui fatti annunciati, lo Ior ha risposto che è stato «raggiunto l'obbiettivo di concludere i progetti di antiriciclaggio (Aml), riguardo agli aspetti essenziali».
Il torrione Niccolò V, sede dello Ior  niccolovIL TORRIONE NICCOLÒ V, SEDE DELLO IOR NICCOLOV
È stata «aggiornata la documentazione Ior in materia e la guida interna»; «è stata completata l'analisi delle strutture It (Information Technology), con il rafforzamento di quanto riguarda i dati dei clienti»; c'è stato «il completamento del manuale di training del personale e la preparazione di un regolare curriculum di training e il rafforzamento del reporting process».
HOME PAGE DEL SITO DELLO IORHOME PAGE DEL SITO DELLO IOR
Si tratta di «criteri di funzionamento interno», in sostanza, di procedure, e quindi lo stesso Ior ammette che in concreto «l'intero processo non sarà concluso finché non sarà completato lo screening di ogni cliente», cosa che non potrà avvenire prima della fine di quest'anno.
Moneyval invece aveva fissato già al 31 dicembre del 2012 il completamento dell'indagine conoscitiva sui clienti (Customer Due Diligence). Questo vuol dire che lo Ior marcia con almeno un anno di ritardo, visto che i controlli della società Promontory sui clienti sono iniziati solo a metà maggio scorso. Nel nuovo sito dello Ior non è stato ancora pubblicato l'ultimo bilancio, approvato nel drammatico consiglio di amministrazione del 4 luglio, quello che ha esaminato il dossier Scarano. Se ne parlerà ad ottobre.
La vera cassaforte del Vaticano
di Gianfrancesco Turano
Non è lo Ior, ormai troppo esposto e 'costretto' a rispettare le leggi internazionali, ma la semiconosciuta Apsa. Che adesso si ritrova travolta dagli scandali. Ecco chi la gestisce e perché persino Papa Francesco può fare poco

Il Vaticano non cavalca le mode. Non lo fa nell'etica. Nella finanza men che meno. Trentuno anni dopo avere versato 242 milioni di dollari di risarcimento ai liquidatori del Banco Ambrosiano per le malversazioni dell'Istituto per le Opere di Religione (Ior), i metodi di gestione dei beni terreni sono rimasti opachi e disinvolti.


Anche gli uomini di fiducia, soprattutto nei ranghi dello staff laico che garantisce l'operatività a livello internazionale, sono gli stessi o portano cognomi ricorrenti. Non tanto allo Ior. Dai tempi della presidenza di monsignor Paul Casimir Marcinkus fino all'estromissione il 1 luglio scorso del direttore e del vicedirettore generale dell'Istituto, la banca è sotto osservazione speciale per la sua ritrosia a conformarsi alle norme della finanza globale. E' vero che ha accumulato scandali su scandali da Michele Sindona a Roberto Calvi. E' vero che ha ospitato la maxitangente Enimont del piduista Luigi Bisignani, che ha garantito l'appoggio alle scalate Bnl e Antonveneta e che consente di mantenere conti sostanzialmente anonimi a potenziali riciclatori ed evasori. Ma oggi non può sfuggire alla pressione dei regolatori internazionali.

La vera ricchezza della Chiesa cattolica sta dove nessun profano potrà ficcare il naso e dove forse neppure papa Francesco ha sufficiente voce in capitolo per sciogliere cordate irrobustite dai decenni.

L'arresto di monsignor Nunzio Scarano il 28 giugno può avere effetti dirompenti perché porta l'attenzione dei magistrati sull'Apsa, dove il prelato salernitano era addetto contabile. L'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, l'Apsa appunto, creata nel 1967 da Paolo VI insieme alla Prefettura affari economici della Santa Sede, è la cassaforte degli asset mobiliari e immobiliari «destinati a fornire fondi necessari all'adempimento delle funzioni della Curia romana», come scrivono i documenti ufficiali del Vaticano. L'Apsa opera attraverso lo Ior e attraverso le banche corrispondenti dello Ior. Ma spesso agisce direttamente con società proprie, con banche, finanziarie e fiduciarie affidate a una rete di professionisti di fiducia. 

Sapere che cosa c'è nell'Apsa significa avere un quadro esatto dei beni pontifici che, a tutt'oggi, sono valutati in mezzo miliardo di euro di immobili, una cifra sottostimata in modo sfrontato per prevenire aggravi fiscali.

Il Cardinale Domenico CalcagnoIl Cardinale Domenico CalcagnoMonsignor Scarano è, tutto sommato, una piccola ruota dell'ingranaggio. Il presidente dell'Apsa è il cardinale Domenico Calcagno, membro anche della commissione sullo Ior per designazione del segretario di Stato Tarcisio Bertone. Calcagno ha spodestato il porporato varesino Attilio Nicora, spedito a fare il poliziotto cattivo all'Aif, l'autorità vaticana antiriciclaggio istituita da papa Ratzinger nel 2010. Nicora che, nelle guerre fra clan, aveva il torto di essere legato al gruppo Cultura etica e finanza di Camillo Ruini e di Angelo Caloia, numero uno dello Ior fino al 2009, è anche concittadino e amico di monsignor Carlo Maria Viganò, moralizzatore del governatorato vaticano rimosso e promosso nunzio a Washington.

Ma l'uomo chiave all'Apsa è un laico, Paolo Mennini. E' lui l'amministratore della sezione straordinaria, quella che contiene i beni mobili, ossia la liquidità della Santa Sede, di valore imprecisato. La sezione straordinaria ha ereditato le funzioni dell'amministrazione speciale, creata nel 1929 all'indomani dei patti Lateranensi per gestire i fondi versati dallo Stato italiano. Tre anni prima, nel 1926, è stata costituita a Losanna la Profima, una delle holding estere storiche, usata dalla Chiesa per portare al sicuro l'equivalente attuale di parecchie centinaia di milioni di euro sul finire del regime fascista.

Profima è amministrata da Paolo Mennini, da Roberto Carulli, romano che ha lavorato come manager del fondo scozzese Aegon asset management (oltre 500 milioni di sterline di patrimonio), dal fiscalista ginevrino Gilles Crettol e dall'immobiliarista parigino Antoine Chappuis, protagonista in Francia di una vicenda di affitti e vendite a prezzi di favore di proprietà vaticane. Come con le case romane di Propaganda Fide, a beneficiare dei prezzi vantaggiosi sono stati politici come l'ex presidente della Repubblica François Mitterrand o il fondatore di Medici senza frontiere ed ex ministro Bernard Kouchner.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-vera-cassaforte-del-vaticano/2212167/10

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