ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 7 settembre 2013

Canonizzare il Concilio? (seconda parte)

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Nell’articolo precedente[i] abbiamo riflettuto sull’immediato collegamento che implicano le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II da parte di Francesco con l’evento concilio vaticano II: sarà come la  sua“canonizzazione”.
Ma con il concilio cosa si canonizzerà

Si canonizzerà la cosiddetta “svolta antropocentrica” della Chiesa, che costituisce la variazione più significativa, per mezzo della quale si è arrivati sino ad oggi a cinquant’anni di distanza, ad avere assimilato completamente lo “spirito del concilio”.
Questa variazione di fondo, che seguendo la eco di Romano Amerio  farebbe cambiare da “altro in tutt’altro la chiesa”[ii] non è confessata solo da coloro che in un qualche modo non vogliono bersi tutto lo “spirito del concilio”, ma anche da molti esponenti che hanno fatto di esso il loro punto di riferimento, come per esempio il cardinalCamillo Ruini:
“Sta proprio qui il cambiamento decisivo rispetto al precedente approccio del magistero della chiesa al problema della libertà religiosa, e quindi la causa del forte contrasto che si è avuto in merito anche all’interno del Concilio vaticano II: in precedenza infatti la libertà religiosa era riconosciuta dalla chiesa solo come un diritto civile, da ammettersi in determinate situazioni storiche. L’argomento principale che veniva addotto dall’opposizione conciliare era quello classico che soltanto la verità, e non l’errore, può avere dei diritti, essendo la religione cattolica l’unica vera, le altre religioni di per se non avrebbero dunque alcun diritto. Ma proprio qui la Dignitatis Umanae apporta un’innovazione decisiva, ponendo il principio che propriamente soggetto di diritti non sono le idee o i valori, la verità o l’errore, ma soltanto le persone, fisiche o morali, e ciò in base al concetto stesso di diritto.”[iii]
Le citazioni di questo tipo sono innumerevoli, basti qui un solo esempio, che a mio avviso è molto significativo, per il fatto che forse coglie il succo di questa svolta antropocentrica, che si concretizza poi in tutti gli aspetti della Chiesa e particolarmente nel modo che essa ha di rapportarsi con le altre persone, fisiche o morali.
Dunque per coloro che ritengono che il concilio sia vero magistero della Chiesa,  i valori assoluti non sono le verità eterne, ma sono le persone, ritenute in ultima analisi fini a se stesse.
 Stando così le cose non è essenziale che le persone abbiano o no la fede: per il semplice fatto che sono persone, hanno in se il loro fine morale, dovranno semmai essere fedeli alla loro umanità, essere veramente uomini : non ha dunque più senso predicare la conversione: saranno le persone che in virtù di questo fine loro immanente se vogliono si sentiranno cristiane.
Anzi, le persone sono già tutte cristiane, perché, come dice Giovanni Paolo II esplicitando quanto dice Gaudium et spes:
“Il verbo si è unito ad ogni carne, specialmente all’uomo…[iv] Dio è immanente al creato e lo vivifica dal di dentro… Dio in Cristo si avvicina ad ogni uomo, dandogli il tre volte spirito di verità… La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo è la dignità della grazia e dell’adozione divina…Non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico. Si tratta di ciascun uomo, perché con ognuno Cristo s’è unito per sempre, anche quando l’uomo non è consapevole di ciò…L’incarnazione di Dio figlio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana, ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di tutta l’umanità, di tutto il mondo visibile e materiale con tutta la creazione”[v].
L’antropocentrismo riguarda il cangiamento generalissimo[vi], che di fatto sancirebbe la nascita di due chiese opposte, l’una cattolica e l’altra eretica, se non fosse che coloro che tengono tali posizioni -che per lo meno tendono all’eresia quando non la professano apertamente- sono le stesse che occupano i posti della sacra gerarchia.
Pertanto è evidentissimo per i cattolici che essi non hanno più l’intenzione oggettiva di fare il bene della Chiesa, alla quale deriscono in quanto hanno la possibilità di diritto per legittima elezione.
 Se però non vi sono dei validi provvedimenti canonici, non possono dirsi ufficialmente fuori dalla Chiesa, anche se di fatto lo sono e hanno perso ogni autorità su di essa.[vii]
Ma questa “svolta antropocentrica” che dicevo prima, da che cosa è causata?
Una svolta  così immensa,  così radicale, che ha coinvolto tutti gli aspetti della Chiesa, non può non far venire in mente la logica del “colpo di stato”.
Questa  svolta  assomiglia infatti ad una rivoluzione politica  come si è verificato nel secolo del concilio e in quello prima, dove si è iniziato a mettere al primo posto la prassi a discapito dei valori.
La politica è la causa di questa “svolta”, in particolare la politica “democraticista” …portata in teologia!
Come sarebbero altrimenti concepibili documenti come “Dignitatis humanae personae” e ancor di più “Gaudium et spes” ?
Questi due documenti infatti sono il tentativo  –impossibile !-  di trasporre la politica democraticista e di compromesso, la politica del male minore, in ambito teologico.
Se consideriamo l’evento concilio da questo punto di vista, a nulla serve appigliarsi spasmodicamente alla “pastoralità” di esso per diminuirne la portata storica: anche questo livello pastorale infatti  fa parte senza dubbio del magistero unico della Chiesa, che si declina poi in vari  modi: dunque è materia di teologia.
Ma siccome non è l’opera di dottori privati perchè si presenta come supremo magistero della Chiesa e voce del Papa, sarebbe senza discussione vincolante, se non fosse per fatto che, a causa delle cose che dice e per lo spirito che lo anima e per tutto ciò che abbiamo visto accadere da esso in poi, abbiamo la certezza che non viene dalla Chiesa, che non è in nessun modo magistero.[viii]
Basterebbe riflettere sul fatto che una cosa del genere non è mai avvenuta nella storia della Chiesa: ci sono sempre stati alcuni compromessi politici della Chiesa, ma sempre a livello pratico, mai si è osato toccare il deposito rivelato per “aggiornare la Chiesa”, per farla meglio digerire al mondo contemporaneo.
 Anzi, dobbiamo qui ricordarci del Concilio vaticano –primo-  il quale andando controcorrente dal punto di vista politico, decretò l’infallibilità del Papa.[ix]
Per fare un compromesso infatti è necessario basarsi su un “terreno comune”, su qualcosa che entrambe le parti condividono.
Che cosa dunque poteva unire due realtà così eterogenee, Chiesa e mondo contemporaneo? Non  certo il culto di Dio, e così Roncalli prima, Montini poi e finalmente Wojtyla hanno preteso l’impossibile, cioè di giocarsi tutta la chiesa su un terreno a lei completamente estraneo: il “culto dell’uomo”.[x]
Uomini noi, uomini loro, hanno pensato: ecco cosa ci unisce! La nostra “umanità”, che è la stessa. Siamo tutti peccatori, siamo tutti santi. Non c’è nessuna differenza di nessun tipo tra il cristiano e qualsiasi altro uomo, esiste solo il culto dell’uomo, anzi ancora meglio, il culto della persona umana.
Considerate voi se non è da queste premesse che è poi fluita la fogna del concilio e del dopo concilio, una fogna oggi stagnante, che lenta si gira e rigira pigra su se stessa -l’ermeneutica-, facendo evaporare sempre più quelle poche molecole d’acqua sana che le erano riamaste.
Certamente molti in buona fede pensavano veramente con questi “aggiornamenti” di fare maggiori apostolati, ma la situazione soprattutto odierna ci mostra il totale fallimento di questa eventuale idea.
Cosa sarà canonizzato con Roncalli e Wojtyla? Sarà canonizzata la capacità di tessere rapporti tra gli uomini per cose umane, non la capacità di legare gli uomini a Dio per cose divine, sarà canonizzata la politica del compromesso ,non la prassi cattolica dell’intransigenza e dell’integrismo, sarà canonizzata l’umanità umana  -troppo umana!-  di uomini che hanno vissuto da uomini per altri uomini, non l’umanità di uomini che hanno vissuto quasi da angeli prima di tutto per Dio, aiutando così gli altri, costituendo per molti una pietra d’inciampo, estranei ad ogni compromesso.
D’ora innanzi ,non temo di dirlo, saranno questi i veri requisiti per essere canonizzati. Per confondere le acque, per far digerire meglio questa enormità non dubito che si canonizzeranno insieme a personaggi improponibili anche persone assolutamente in odore di vera santità.[xi]
Ma i veri requisiti saranno quelli: saranno santi ecumenici, devoti al dio uomo – e al dio denaro – .

Pacificus




[ii] Cfr. ROMANO AMERIO, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Torino : Lindau ,2009 , pp. 624 e seguenti
[iii] CAMILLO RUINI, Verità è libertà. Il ruolo della Chiesa in una società aperta. Milano: Mondadori, 2006, pp.57, 58
[iv] GIOVANNI PAOLO II, Dominum et vivificantem ,par. 54
[v] GIOVANNI PAOLO II, Redemptor hominis  ,par. 9,11,13,54
[vi] ROMANO AMERIO , op.cit.
[vii] Cfr. DON DONALD J. SANBORN, De Papatu Materiali, Verrua Savoia: Centro librario Sodalitium, 2002 , pp.77-95
[viii] Cfr. Il problema dell’Autorità e dell’episcopato nella Chiesa. Con testi di mons. Guérard des Lauriers, Verrua Savoia: Centro librario Sodalitium, 2005
[x] Insegnamenti di Paolo VI, vol III, p.516-523,  Discorso del santo padre alle Nazioni unite, lunedì 4 ottobre 1965

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