Ci sono due cose belle di tutto il polverone suscitato dal carteggio repubblicano tra il Papa e Scalfari.
La prima è che non l’ho
seguito, non l’ho letto e non lo leggerò. Ho preferito ahimè darmi un
periodo di digiuno a pane acqua, Nuovo Testamento, Compendio del
Catechismo e Chesterton.
La seconda è che, facendo una piccola infrazione al punto precedente, ho sbirciato la quattrocentesimosesta uscita di “singole” sul Foglio, e ne ho ricevuto folgorazione inattesa.
Va bé, anzitutto ho racimolato nuovi
titoli papali tanto screanzatamente impertinenti quanto impraticabili:
Ciccio I e Funari su tutti.
Ma soprattutto mi sono fermato
sull’intervento della Miriano: al contempo schifosamente di destra e
schifosamente rispettoso del Pontifex. E ho trovato questo:
Se io in coscienza do ai miei figli una medicina sbagliata, non chiamo la pediatra né leggo il foglietto, io sbaglio, perché non mi sono informata prima di fare un errore di cui sarò responsabile (non vale dire che avevo sonno, si sa che le malattie vengono ad almeno tre figli per volta, alle quattro di notte, quando il padre è oltreoceano per lavoro, e non si può mettere la testa sotto il cuscino).
Qui c’è tutto: dottrina, teologia,
soteriologia, permutatio eonica, corredenzione, antropologia e sesso. Ma
soprattutto teologia.
Dottrina: cosa intendersi per coscienza cattolica.
Teologia: come sopra, con annessa argomentazione.
Soteriologia: la salvezza passa da una madre… lo spiego sotto.
Permutatio eonica: ciò di cui sopra gioverà a un passaggio epocale.
Corredenzione: nel passaggio la
madre di cui sopra (e sotto) non smetterà di esser tale: non tenterà di
sequestrare il posto al marito lontano o ai figli.
Antropologia: perché tutte le spiegazioni teologhesi del caso restano ben ancorate alla praticità di un’esperienza quotidiana universale.
Sesso: perché tutte le
spiegazioni precedenti restano una cosa molto da donna, e senza neppure
il bisogno di fare la frustrata o di togliersi i tacchi.
Ma soprattutto teologia.
Perché ciò che manca alla teologia oggi,
almeno alle correnti più in auge (quelle sui cui testi ho macerato
ettogrammi di cervello e di credulità), è un po’ di sana aderenza
all’esperienza concreta del quotidiano.
Ed è quello che ho sempre invidiato alla
vecchia teologia in salsa tomista: il piede per terra. Quello per cui
una teoria teologica non sarà forse all’ultima moda e non ti spiegherà
tutto del Mistero divino; ma quello che ti spiega ha sempre ottima
ricaduta con la quotidianità della vita del buon vecchio fedele.
Arrivare a questo in certi casi potrebbe anche bastare per salvare la fede e la vita di un poverocristo qualsiasi: tipo io.
Cara grazia! Oggi tanta salvezza (ecco la ‘soteriologia’ di cui sopra) mi deve arrivare da una mamma, di
quelle che pregano “come sel fàa ‘na olta”, ma che la moda – lungi dal
disdegnarla (sarebbe peccato contro il decimo comandamento, per difetto)
– la sfogano sui tailleurini e sui tacchi.
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