I PRETI SI SPOSERANNO? ATTENZIONE “ALL’EREDITÀ SUI BENI
ECCLESIALI”, PAROLA DI DON SCIORTINO
Introduciamo questo breve studio rilanciando la situazione
attuale di grande confusione e smarrimento, senza aggiungere commenti cattivi,
ma ironici. Recentemente il neo Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin,
sul celibato così sembra dire: “Il celibato sacerdotale non è un dogma della
Chiesa, ma una tradizione ecclesiastica” ..
“E’ riflettere sulle questioni che
non costituiscono articoli di fede, naturalmente evitando di creare spaccature
all’interno della Chiesa”; sosterrebbe, inoltre, che la “Chiesa deve
possibilmente confrontarsi ed aprirsi alle necessità attuali” anche perché c’è
“scarsezza di clero”. [1]
Posto che le parole del Parolin siano vere … a tamburo
battente, non vedevano forse l’ora, gli “esegeti” del Concilio (Vaticano II)
non si sono fatti attendere. Il primo in ordine è don Sciortino. Dalle
“preziosissime” pagine della nuova Famiglia Cristiana [2] (probabilmente di
religione differente da quella professata nel 1931 da don Alberione)
apprendiamo difatti che il celibato ecclesiastico “nella Chiesa occidentale si
è affermato – dice – per opportunità” poiché “in certe epoche” probabilmente
“era meglio non aver a che fare con i figli dei preti, per evitare che
reclamassero diritti ereditari sui beni ecclesiali”.
Mi viene da pensare che oggi invece no: non esistono più
eredi che reclamano qualcosa. Tutti gli eredi moriranno prima di ereditare o
saranno diseredati. :)
Ora vediamo un raffronto. Mentre San Pio X nella Pascendi
esortava “Con non minore vigilanza e severità dovete esaminare e scegliere chi
deve essere ammesso al sacerdozio. Lungi, dal clero l’amore di novità. Dio non
vede di buon occhio gli animi superbi e contumaci” (Pascendi , II) … secondo
don Sciortino, il cui cognome ricorda vagamente una certa prossimità al bancone
del bar, “esigenze pratiche come il calo numerico dei preti in Europa e in
altre parti del mondo, potrebbero riaprire la riflessione”. Poi, dopo la
classica ‘canonizzazione’ (da salamelecchi) di qualche documento conciliare
(cit. Presbyterorum ordinis, 16), il nulla ideologico: “Se vissuta con la
maturità affettiva necessaria, il celibato dei preti può rivelarsi una
situazione impagabile. Ma deve essere una scelta autentica” .. “Ben lontana
dall’accettazione passiva di qualcosa, più o meno sgradito, di cui purtroppo
non si può fare a meno se si vuole diventare sacerdoti”.
Verrebbe tanto da dire: nessuno obbliga nessuno a diventare
sacerdote. Non è mica il servizio di leva o un “mestiere”! Che vadano a lavare
i vetri ai semafori oppure a dirigere i giornali se non vogliono rispettare il
Diritto ecclesiastico. Potrebbero anche andare con la setta degli anglicani.
(cf. Apostolicae Curae di Leone XIII)
***
San Pio X infatti diceva: “In questa parte, o Venerabili
Fratelli, e specialmente nella scelta dei maestri, non sarà mai eccessiva la
vostra attenzione e fermezza; essendoché sull’esempio dei maestri si formano
per lo più i discepoli. Poggiati adunque sul dovere di coscienza, procedete in
questa materia con prudenza sì ma con fortezza”. (Pascendi , II)
Papa Sarto ricorda, a buona ragione, quel “dovere di
coscienza” che oggettivamente con il documento conciliare Dignitati Humanae [3]
– de facto dottrinale e dogmatico [4] (cf. Y. Congar, Le Concile de Vatican II,
Beauchesne, 1984, p. 64) - sembra essere stato praticamente annientato.
Legittimazione odierna, quindi, di quella “libertà religiosa
in foro esterno”, nei singoli ed anche nel “governo degli stati”, libertà che,
secondo gli esponenti della “chiesa conciliare”, si fonda “sulla stessa natura”
dell’uomo e non su una “disposizione soggettiva della persona”, libertà da
garantire – oggi da favorire – anche “in coloro che non soddisfano l’obbligo di
cercare la verità e di aderire ad essa”. Tutte idee così deplorate sin dalle
origini della Chiesa, e condannate fortemente anche dal recente Papa Pio XII,
il 6 dicembre 1953, nel Discorso ai giuristi cattolici [5].
***
Ci ho pensato molto prima di scrivere le cose che
seguiranno, tuttavia credo che sia la cosa giusta e lo farò con garbo: a) se
Dio mi ha voluto giornalista e scrittore è un mio preciso dovere [cf. Gv 13,15] scrivere la verità [cf. Gv 8,32]
perché mi è stato pubblicamente domandato il parere da molti. Se fossi stato
parrucchiere sarebbe stato diverso; b) sono tranquillo poiché tutto ciò che
scrivo è ampiamente comprovato non da me [cf. Sant'Agostino, Contro Mani] ,
bensì dal Magistero della Chiesa [cf.
Denzinger antec. rev. Karl Rahner] INTEGRALMENTE e SENZA FRATTURA
dall’inizio – all’anno 1958; c) se anche dovessi sbagliarmi, sono comunque in
buona fede [cf. At 22,2], e sto raccontando il vero [cf. Ef 4,25]; d) non sono
scandaloso poiché scandaloso è lo scandalizzatore [cf. Mc 9,42] e non il
cronista; e) altro … (forse non ho pregato abbastanza?). «Un fratello chiese al
padre Poemen: “È meglio parlare o tacere?” L’anziano disse: “Chi parla per
amore di Dio fa bene, e chi tace per amore di Dio fa ugualmente bene”.»
[Poemen, n. 147], consapevole che saremo giudicati per le intenzioni nelle
nostre parole [cf. Mt 12,35-37].
***
Ma, di cosa ci si può lamentare?
Di nulla, visto che recentemente anche mons. Bergoglio (aka
Vescovo di Roma, Francesco I), rivolgendosi all’ateo adulto, casomai anche
prossimo alla morte ma battezzato e forse pure cresimato (nella fattispecie i
senza Dio italiani), ovvero agli apostati che pubblicamente, volontariamente e
con pertinacia rinnegano la fede cattolica (cf. Catechismo Maggiore, San Pio X,
v. “Comunione dei santi” e succ.), che forse vanno anche a fare meditazione
buddhista nei circoli, ha dichiarato per iscritto:
“Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona
chi non crede e non cerca la fede. Premesso che la misericordia di Dio non ha
limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per
chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato,
anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e
obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene
percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la
malvagità del nostro agire”.
Posto quindi che mons. Bergoglio ha oggettivamente una
posizione teologica da definire, e non lo dico certo io ma la Chiesa : chi Conosce Cristo
e ad un certo punto non lo vuol RIconoscere più, se muore così, si danna [cf.
Mt 25,12; Lc 13,25; Gv 5,42; Sal 1,6; 5,5; Hab 1,13; Lc 13,26-30; Gv 9,31;
10,27; 1Cor 8,3; Gal 4,9; 2Tm 2,19], dicevamo: posto che mons. Bergoglio ha un
approccio alla Missio della Chiesa docente differente da quanto comandò Gesù
Cristo [6] [cf. Mt 7:24-27; Dt 5:32; 12:32; At 2:42; 20:20-21,27; 1Cor 11:2,23;
14:37; Ef 4:11-17,20-32; Col 1:28; 1Tes 4:1-2; 2Tes 3:6-12; 1Tim 6:1-4; Tt
2:1-10; 1Pt 2:10-19; 2Pt 1:5-11; 3:2; 1Gv 2:3-4; 3:19-24; Ap 22:14; Mt 1:23;
18:20; Gen 39:2-3,21; Es 3:12; Gio 1:5; Sal 46:7,11; Is 8:8-10; Is 41:10; Mc
16:20; Gv 14:18-23; At 18:9-10; 2Tim 4:17; Ap 22:21; Mt 13:39-40,49; 24:3; Mt
6:13; 1Re 1:36; 1Cro 16:36; Sal 72:19; Ap 1:18; 22:20], possiamo solo
interrogarci: non è che forse Geremia 5 è più attuale di ciò che sembra? “Cose
spaventose e strane sono successe in terra: i profeti profetavano menzogne e i
sacerdoti li applaudivano con le loro mani; e il mio popolo ha amato queste
cose. Che castigo non seguirà tutto questo?” (30,13). Speriamo di no ed io non
sono certo un millenarista, tuttavia non disprezzo le profezie bibliche [cf.
1Ts 5,20].
Attenzione, qui nessuno sta disprezzando la Chiesa cattolica, qui si
discute probabilmente di altro. Non ci dimentichiamo mai l’insegnamento di Luca
10,16 “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi
disprezza me disprezza colui che mi ha mandato”. Ebbene io, in buona fede, sono
invogliato a convincermi che ci troviamo come in un incubo, in un film horror,
come a teatro … con delle vere e proprie comparse. [cf. Dt 13,6; Gs 23,12; 1Mc 2,15; Is 59,20; 2Ts
2,3; 2 Cr 29,19; Ger 2,17-19; 1Tm 4,1; 2Tm 3,1; Mt 24,11; Gv 17,12; 1Cr 8,5-6;
Ez 28,2; Dan 11,36-37]
***
Sostanzialmente la
Missio “conciliare” conduce inevitabilmente e quasi sempre
alla dimenticanza volontaria, da parte della Chiesa docente, di insegnare alla Chiesa discendente che
anche i primi Comandamenti (quelli che riguardano il rapporto fra l’uomo e Dio)
vanno rispettati, poiché sono i primi ed i più importanti. Purtroppo, però, con
l’ “apertura dottrinale” [7] alla peste irenista ed all’obbrobrio pancristiano,
oramai c’è poco da fare, è norma è prassi; si può solo pregare e sperare.
Anche Gesù, difatti, quando proclama l’ultimo e più
importante dei Comandamenti, cosa ci dice? “«Qual è il primo di tutti i
comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio
nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo:
Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più
importante di QUESTI»” (Mc 12).
In Marco si nota che il testo biblico è più minuzioso
rispetto al passo parallelo Matteo 22,34-40, difatti qui l’insegnamento del
Messia è preceduto da “Ascolta”, che in ebraico dava il nome alla preghiera del
mattino e della sera che, appunto, si chiamava “shemà”, “ascolta”. C’è da notare, inoltre, che qui lo scriba
utilizza “Egli” per indicare Dio Padre, ciò esclusivamente per riverenza e
rispettando la tradizione, visto che non si osava pronunciare il nome proprio
di Dio. Rispetto a Deuteronomio 6,5 Marco cita tutto il passo, però ne modifica
l’ordine ed aggiunge “il cuore”, difatti si legge “amerai dunque il Signore Dio
tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”,
anteponendolo “il cuore” a tutto il resto della frase.
Come si capisce dal testo biblico e come si è sempre
insegnato e comandato da Gesù Cristo fino a Papa Pio XII, Gesù spiega con
evidenza totale che c’è un Comandamento più importante degli altri, più
profondo, decisivo, che necessita di una precedenza totale (usa QUESTI), non
secondo a nulla, cioè: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è
l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.
Abbiamo, dunque, capito che prima di ogni cosa bisogna amare
Dio e lo facciamo come ci insegna 1Giovanni 5,3: “perché in questo consiste
l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non
sono gravosi”.
***
Come può Mons. Bergoglio dichiarare e scrivere pubblicamente
che un ateo adulto, ovvero un apostata della fede, ovvero colui che è fuori
dalla Comunione dei Santi (cf. Catechismo san Pio X, v. Chiesa) secondo
l’ordine di Dio (cf. Mystici Corporis, Pio XII, v. diritto divino), possa
salvarsi: è un mistero (domanderemo ad Adam Kadmon); e comunque quella
“coscienza” di cui parla Mons. Bergoglio è ben lontana dall’essere assimilabile
al concetto di rispetto della “legge naturale” così come San Paolo ben lo esponeva
[8]; perché è appunto “coscienza di chi non crede e non cerca la fede”, quindi
è inutile poi aggiungere che la presunta misericordia opererebbe se c’è “cuore
sincero e contrito” poiché la “sincera contrizione” prevede il Pentimento, la
conversione ed il rimedio allo scandalo dato [9]. Non esistono altre strade
rivelate da nostro Signore, come ci ricorda l’Apostolo: “… perché non mi sono
sottratto al compito di annunziarvi TUTTA la volontà di Dio” [Atti 20,27; cf.
At 18,6; Ez 3,18-20].
Tuttavia la recente dichiarazione di Mons. Bergoglio, cui si
legano strettamente i pensieri “illuminati” di don Sciortino e di Pietro
Parolin, sebbene sia oggettivamente contraria (lo avete appena letto) alla Fede
cattolica proclamata da nostro Signore e dalla Chiesa docente per XX secoli, è
in perfetta sintonia con la Dignitatis Humanae , quindi – oggi e solo oggi –
si può dire fantasiosamente che “va bene”.
***
Io credo: se poi le persone – o Chiesa discendente – seguono
questi consigli di palese comodo e muoiono dannate, non certo è colpa della
Chiesa di Cristo, ma assolutamente e solamente di persone come mons. Bergoglio
(attenzione questo non è assolutamente un attacco al papato – Defin: se
l’eletto non manifesta pubblicamente piena adesione alla FEDE CATTOLICA, Dio
non concede alcuna Giurisdizione) ed altri che lo assecondano e che insegnano
queste novità. Comunque noi possiamo essere certi che Gesù sarà “con noi tutti
i giorni, fino alla fine del mondo” [Mt 28] e che la Sua Chiesa è perpetua
ed invariabile [10]. Ovvero: come si andava all’Inferno fino al 1958, così si
va anche oggi. Le regole non cambiano! Mons. Bergoglio invece cosa dice:
praticamente il contrario di Matteo 7,13-14 e di Luca 13,24, ovvero – dice –
potete evitare la porta stretta (i Comandamenti) e potete usare la porta larga
(la coscienza atea e dell’immanenza).
Mons. Bergoglio, ipotizzo da buon “conciliarista”, non fa
altro che ricordare una delle ambiguità presenti nel documento Dignitatis
Humanae. L’ambiguità è precisamente questa: “Il diritto alla libertà religiosa
non si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua
stessa natura” … “Di conseguenza, il diritto ad una tale immunità perdura anche
in coloro che non soddisfano l’obbligo di cercare la verità e di aderire ad
essa”.
Cari lettori, credetemi, con rammarico e sconcerto scrivo
queste cose, e se leggete questo studio “SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA E SULLA
DIGNITATIS HUMANAE” potete comprendere la gravità del problema. Per onestà va
detto che secondo alcuni il problema sarebbe il documento, mentre secondo altri
sarebbe l’interpretazione [12] dello stesso, data la “forma ambigua” (Tale
“forma in un Sinodo” comunque è già condannata come “eretica” da Pio VI nella
Auctorem Fidei). Va detto, per uguale correttezza, che l’interpretazione che la
“chiesa conciliare” avrebbe dato al documento negli ultimi 50 anni (quasi) è
comunque quella sbagliata, eretica, rahneriana, e va aggiunto che la prassi
dottrinale / pastorale sbagliata (su fede e costume) e continuativa, quando
assurge a “norma” porta all’eresia, ed in sé lo diventa.
***
Che dire di più?
Io quasi quotidianamente discuto con sedicenti cattolici (si dicono
tradizionalisti) che offendono e molestano malamente Mons. Bergoglio su
internet, poiché questo è sbagliatissimo. Non è corretto insultare ed umiliare
un qualsiasi uomo, figuriamoci quando lo si ritiene Vicario di Cristo; non è
forse scritto: «Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa
generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di
lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi» (Mc 8,38).
Tuttavia da un punto di vista meramente didattico credo che ci sia poco da
aggiungere, d’altronde ognuno è libero di abbracciare la fede che crede, basta
farlo presente alla Chiesa discendente ed andare a prendere lo stipendio da
un’altra parte. E come vedete in questo contesto, nessuno si vuol sostituire al
Papa, quello lo fanno i protestanti inventando [11]; difatti qui non si sta
facendo dell’arbitrio personale (Sola Scriptura, Sola Fide, Sola gratia), come
fanno le false chiese, bensì si sta semplicemente comparando una dottrina
(quella di Mons. Bergoglio) con quella inalterata (depositum fidei) che
intercorre da San Pietro fino a Pio XII.
Abbiamo appreso da don Sciortino che in Occidente “era
meglio non aver a che fare con i figli dei preti, per evitare che reclamassero
diritti ereditari sui beni ecclesiali”, vera motivazione (sic!) del celibato
ecclesiastico; come abbiamo appreso da Pietro Parolin che i preti dovrebbero
sposarsi per “scarsezza di clero”; ciò nonostante mai nessuno ricorda che la Chiesa per XX secoli fu
fervente ed i seminari esplodevano di vere vocazioni (c’era anche qualche
“pecorone zoppo” poi tutti annoverati fra i “padri del concilio” [13]).
Ebbene, oggi che il “tono appassionato del 16° secolo” non
esiste più, oggi che molti si vedono costretti (forse per ignoranza
ingiustificabile, forse per vigliaccheria, forse per timore di essere superbi,
forse per attaccamento alla “borsetta” di Roma, o forse per evitare crisi di
panico) a celebrare “una cum” Mons. Bergoglio, oggi che c’è la carrellata di
papi “santi subito” (v. Mons. Roncalli, Mons. Wojtyla, Mons. Montini), oggi che
abbiamo addirittura 2 papi (un “vescovo di Roma” ed un “papa emerito”), oggi
che ci “investe” il “prodigio” della “nuova pentecoste conciliare” [Humanae
Salutis di Giovanni XXIII] … ebbene oggi non si vedono le sorprese di cui
parlava Mons. Ratzinger nel
suo testo Feast of Faith nel 1981
a p. 130. “Saremmo sorpresi da qualcosa di grande
e positivo”. Aspettiamo un altro poco e vediamo che sorprese arriveranno. Per
ora le uniche sorprese sono lo IOR, Kiko, Martini, Bianchi, ‘veggenti’ ovunque,
i pochi pedofili, i numerosissimi efebofili gay, l’esorciccio, un proliferare
infinito di eresie e poco altro ….
***
Il Celibato secondo padre Enrico Zoffoli
CELIBATO (ecclesiastico). - Stato di perfetta e perpetua
castità scelto da chi – specialmente se chierico della Chiesa Latina – rinunzia
al matrimonio per consacrarsi interamente a Dio, darsi ad una più fedele
imitazione di Cristo ed un più libero e fecondo servizio della Chiesa.
Storicamente non risulta un solo caso di matrimonio contratto dopo
l’ordinazione. Il primo divieto del medesimo risale al 300 e precisamente al
Concilio di Elvira in Spagna (ca. 300/306?. Cf. Kirch, 336). I Concili di Nicea
(325), di Gangra (360), Cartagine (390), Orange (441), Arles (442), Tours
(461), Toledo (635 e 659) perfezionarono tale legislazione… Nella Chiesa
Latina, nei secoli di ferro (X-XI) il celibato ecclesiastico qua e là decadde…;
ma grandi Papi – S. Leone IX, Gregorio VII, Callisto II — reagirono con
decisione, finché il I Concilio ecumenico Lateranense (1123) impose
categoricamente al clero l’astensione dal matrimonio e da qualsiasi tipo di
convivenza, dai sud-diaconi ai presbiteri (D-S 711). Il Concilio Vaticano II ha
confermato sotto ogni riguardo la stupenda e singolare tradizione della Chiesa
latina (PO 16. Cf.: Conc. di
Trento, sess. XXI, de ref., c. 6; sess. XXIII, de ref., c. 13; sess. De
matrimonio, can. 9; Leone X, nel Con. Later. V, Supernae disposi-tionis,
5.5.1514, par. 34; Innocenzo XIII, Apostolici ministerii, 23. 5.1723, par. 8;
Benedetto XIII, In supremo, 23.9.1724, par. 6, 28; Pastoralis offi-cii,
27.3.1726, par. 3; Benedetto XIV, Ad militantis, 30.3.1742, par 12, 25. E così:
Gregorio XVI, Pio IX, ecc. Più recentemente: Pio XI, Ad catholici sa-cerdotii,
20.12.1935; Paolo VI, Sacer-dotalis caelibatus, 24.6.1967). [Dal Dizionario del
Cristianesimo, Sinopsis, Roma, 1992, v. celibato]
***
I Nicolaiti secondo mons. Spadafora
NICOLAITI. – Setta o fazione della Chiesa primitiva a
carattere libertino-gnostico. Clemente Alessandrino (PG 8, 1061.112932),
parzialmente confermato da altri Padri (Ireneo, Ippolito, ecc.), la riconnette
al diacono Nicola, ultimo dei 7 primi diaconi (At. 6, 5), il quale accusato di
gelosia verso la propria moglie, per scagionarsi dichiarò che permetteva a
chiunque di sposarla poiché bisognava “mortificare la carne”, le cattive
tendenze della natura umana, “trascurare la carne”, non darle importanza,
abusare del proprio corpo. Con queste parole alcuni cristiani, detti poi
Nicolaiti, avrebbero giustificato ogni disordine morale e perfino l’adulterio.
Tuttavia il diacono Nicola avrebbe condotto una vita esemplare, almeno secondo
Clemente A. (contraddetto in ciò da Epifanio). Altri negano qualunque relazione
fra lui e i Nicolaiti. I Nicolaiti sono
espressamente nominati in Ap. 2, 6.14 s.; cf. l’allusione del v. 20. Operavano
ad Efeso, validamente contrastati dai cristiani; non così da quelli di Pergamo
e di Tiatira. S. Giovanni caratterizza la loro dottrina come avente delle
ripercussioni nella vita pratica (“dottrina” ed “opere” dei Nicolaiti), e la
paragona a quella del profeta Balaam e di Iezabele (peccato di idolatria). Sembra dunque che la setta insegnasse
un’eccessiva libertà nell’uso degli idolotiti e dei culti pagani in genere e
probabilmente nella dottrina morale. I loro subdoli “argomenti di Satana” (Ap.
2, 24.), sarebbero connessi alle dottrine gnostiche contemporanee. La setta
ebbe breve durata; verso la fine del II sec. si fuse con altre sette gnostiche.
Nel medioevo furono detti Nicolaiti gli oppositori del celibato ecclesiastico.
[Dal Dizionario biblico, Studium, 1963, v. Nicolaiti]
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per
leggere altri studi pubblicati)
Note:
[1]
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1117178/la-chiesa-apre-al-matrimonio-per-i-preti-.shtml
[2]
http://www.famigliacristiana.it/articolo/don-sciortino-una-scelta-al-servizio-della-comunita.aspx
[3] http://radiospada.org/2013/08/sulla-liberta-religiosa-e-sulla-dignitatis-humanae/
[4]
http://radiospada.org/2013/09/sul-commissariamento-dei-francescani-dellimmacolata/
http://radiospada.org/2013/06/linfallibilita-della-chiesa-e-del-papa-magistero-universale-e-ordinario/
[5]
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1953/documents/hf_p-xii_spe_19531206_giuristi-cattolici_it.html
[6] Matteo 28: “16 Gli undici discepoli, intanto, andarono
in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17 Quando lo videro, gli si
prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse
loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho
comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»”.
[7] http://radiospada.org/2013/06/il-falso-ecumenismo/
[8]
http://radiospada.org/2013/09/dignita-umana-e-coscienza-analisi-di-un-equivoco/
[9]
http://radiospada.org/2013/07/sul-peccato-di-scandalo-non-versare-sangue-innocente/
[10]
http://radiospada.org/2013/09/sulla-perpetuita-ed-invariabilita-della-chiesa-anche-in-caso-di-sede-vacante/
[11] http://radiospada.org/2013/08/che-cose-la-bibbia-e-come-si-usa/
[12]
http://radiospada.org/2013/07/bendetto-xvi-rileggere-i-documenti-del-concilio-alla-luce-della-tradizione/
[13] Dizionario delle eresie.it “… a parte [l’eretico] de
Lubac, aderirono alle idee della Nouvelle Théologie teologi come Pierre
Teilhard de Chardin, Yves Congar, Hans Küng, Edward Schillebeeckx, Han Urs von
Balthasar (1905-1988), Marie-Dominique Chenu (1895-1990), Karl Rahner
(1904-1984), Louis Bouyer (1913-2004), Etienne Gilson (1884-1978), Daniélou e
Joseph Ratzinger, sebbene gli ultimi due si dissociassero successivamente dal
pensiero della Nouvelle Théologie.”
[14]
http://radiospada.org/2013/06/j-ratzinger-leucaristia-e-il-racconto-dellistituzione/
13 settembre 2013 by ricciotti
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