IOR, UN PIANO INFALLIBILE: QUANDO FINALMENTE SI APRIRANNO I CONTI SEGRETI, SARANNO GIÀ STATI SVUOTATI!
La lunga trasformazione della banca vaticana da centrale di riciclaggio in qualcosa di meno marcio ha permesso la fuga verso la Germania di più di mezzo miliardo di euro (e solo nei conti Ior di 9 banche in Italia!) - Ora in Italia restano 169 milioni. Spiccioli rispetto a quelli in Vaticano, in Svizzera, e nella terra di Ratzinger…
Marco Lillo e Valeria Pacelli per "Il Fatto Quotidiano"
BASTIONE NICCOLO' V - SEDE DELLO IOR
Eccola la fotografia di una delle più grandi fughe di capitali mai realizzate: quella dello IOR ricostruita nero su bianco dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo.
Poco meno di mezzo miliardo di euro è sparito dalle banche con sede nel nostro paese in tre anni e nove mesi, dal 2009 al settembre del 2012, dai conti correnti dello IOR, l'Istituto per le opere di Religione. La Guardia di Finanza ha ricostruito il dare e l'avere dei conti intestati alla banca del Vaticano in Italia scoprendo che sui dieci conti IOR accesi in nove istituti (due dei quali sono filiali italiane di banche estere, JP Morgan e Deutsche Bank) in tre anni e 9 mesi sono entrati 3 miliardi e 377 milioni di euro ma ne sono usciti molti di più.
DEUTSCHE BANK
E hanno preso la strada della Germania. L'informativa è stata consegnata il 7 giugno scorso ai pubblici ministeri Nello Rossi, Stefano Pesci e Stefano Fava. La Procura di Roma che indagava già sulla violazione delle disposizioni antiriciclaggio previste dall'articolo 55 comma 2 e 3 del decreto 131 del 2007 da parte dell'allora direttore generale dello IOR Paolo Cipriani e dell'allora vicedirettore Massimo Tulli, ha iscritto a loro carico un secondo e separato procedimento.
Poche settimane dopo la consegna dell'informativa, a seguito del rinnovamento introdotto da Papa Francesco, i due dirigenti indagati hanno lasciato l'istituto. Nell'informativa i finanzieri segnalano numerose operazioni ai pm e scrivono: "è bene rappresentare come lo IOR, nel corso degli anni dal 2010 al 2012, abbia progressivamente concentrato all'estero la propria operatività, trasferendo presso la Deutsche Bank AG - Germania le somme depositate presso le banche italiane.
BANCA DEL FUCINO
La circostanza coincide temporalmente con le considerazioni della Banca d'Italia del 18 gennaio 2010 circa ‘la posizione dell'istituto vaticano modificata ai fini antiriciclaggio". Appena lo Stato italiano ha cominciato a fare sul serio il Vaticano ha spostato in Germania i soldi.
CARDINALE TARCISIO BERTONE
Nel periodo registrato, per esempio, il conto IOR acceso alla filiale della Banca del Fucino ha registrato entrate per 275 milioni ma uscite per 378 milioni; quello della ex Banca di Roma di via della Conciliazione, ora Unicredit, è stato uno dei più attivi. Si registrano 930 milioni di entrate in tre anni ma anche uscite per 948 milioni. Fino a quando il 30 settembre 2011, il conto si è azzerato ed è stato chiuso per sempre; alla BPM invece lo IOR ha adottato una tecnica di svuotamento ancora più brutale: solo 10 milioni di entrate e ben 133 milioni di uscite; il conto alla Bnl ha registrato solo uscite per 10 milioni.
Diverso il discorso per le filiali delle due banche straniere ma operanti in Italia con società localizzate nel nostro paese. Lo IOR a un certo punto ha pensato di evitare le nostre occhiute autorità (Bankitalia e Procura) spostando l'operatività presso l'unica filiale della banca Jp Morgan a Milano. Così nell'istituto americano si sono registrate entrate per un miliardo e 361 milioni di euro. Ma per non lasciare un solo euro sotto la vigilanza della Banca d'Italia ogni sera il conto era riportato a zero.
GOTTI TEDESCHI
Fino a quando (dopo le ripetute richieste di informazioni della banca americana allo IOR sui reali intestatari dei fondi, tutte senza risposta adeguata da parte del Vaticano) il conto è stato svuotato e chiuso il 30 marzo 2012. Dopo l'indagine, la Deutsche Bank filiale italiana ha continuato ad operare (dopo il primo giugno del 2010) solo per l'incasso dei pos dei bancomat installati dentro la Città del Vaticano. Gli incassi poi erano "sistematicamente prelevati", scrive la Guardia di Finanza, "dallo IOR attraverso operazioni di giroconto verso la Banca del Fucino e Deutsche Bank AG - Germania.
Successivamente - proseguono le Fiamme gialle - la Banca d'Italia ha deciso di sospendere il servizio fornito dalla Deutsche Bank nonché di respingere la richiesta di ‘sanatoria' mancando la necessaria autorizzazione. Il provvedimento ha comportato l'interruzione dei rapporti dello IOR con Deutsche Bank Spa dove giacciono anche in questo caso somme inutilizzate" per l'esattezza 97 milioni di euro al 31 agosto 2012.
PAPA RATZINGER
I due conti Ior presso Banca Intesa hanno registrato 529 milioni di euro di entrate e 423 milioni di uscite; I due conti del Credito Artigiano hanno registrato 96 milioni di euro di entrate e 69 milioni di uscite; le uniche banche ad avere registrato più entrate che uscite sono quindi Banca Intesa che oggi ha un saldo finale di 30 milioni e la Banca Desio che ha registrato 8 milioni di entrate in più delle uscite.
Alla fine di questa sarabanda miliardaria, dove sono i ‘pochi' soldi del Vaticano in Italia? Alla data di settembre 2012, oltre ai 30 milioni di Bankintesa, ci sono 97 milioni depositati presso Deutsche Bank e altri 29 milioni al Credito Artigiano, 10 milioni al Banco Desio e 2 milioni alla Banca del Fucino. In tutto sono circa 169 milioni di euro disponibili. Spiccioli al confronto di quelli nascosti nella cassaforte del Vaticano, in Svizzera e soprattutto in Germania, terra di Benedetto XVI e dei suoi consiglieri più fidati in materia.
“PANORAMA” RIVELA LA PENSIONE DORATA STRAPPATA A PAPA BERGOGLIO DA BERTONE PER MOLLARE
Un’abitazione di prestigio dentro le Mura leonine, passaporto diplomatico, auto di servizio e segretario particolare. Confermato nel ruolo di camerlengo e, per il momento, anche in quello di presidente della commissione di vigilanza sullo Ior….
Tratto da "Panorama" - Un'abitazione di prestigio dentro le Mura leonine, passaporto diplomatico, auto di servizio e segretario particolare. Confermato nel ruolo di camerlengo e, per il momento, anche in quello di presidente della commissione di vigilanza sullo Ior.
MARIO MONTI E LA MOGLIE ELSA CON PAPA BERGOGLIO E BERTONE JPEGhttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/panorama-rivela-la-pensione-dorata-strappata-a-papa-bergoglio-da-bertone-per-mollare-62309.htm
BERTONE-BERGOGLIOMARIO MONTI E LA MOGLIE ELSA CON PAPA BERGOGLIO E BERTONE JPEG
http://www.lettera43.it/economia/finanza/carige-e-vaticano-i-rapporti-di-potere_43675107422.htm
BERTONE-BERGOGLIOMARIO MONTI E LA MOGLIE ELSA CON PAPA BERGOGLIO E BERTONE JPEG
Carige e Vaticano, i rapporti di potere
Mira dello Ior. Snodo di interessi politici e curiali. Il ruolo dell'istituto genovese. Emerso dalle mail di Gotti Tedeschi.
di Marco Mostallino
Un grumo di interessi politici ed economici. È quello che emerge, giorno dopo giorno, dalla pubblicazione delle e-mail di Ettore Gotti Tedeschi, il banchiere fatto fuori dalla presidenza dello Ior negli ultimi mesi del pontificato di Ratzinger quando, di fatto, a capo del Vaticano c'era il «Richelieu» Tarcisio Bertone, segretario di Stato appena rimosso da papa Francesco.
La banca della Chiesa e lo stesso Gotti Tedeschi sono stati, negli ultimi anni, mediatori e autori di molte delle manovre politiche italiane, in una sorta di network che aveva Genova come centro finanziario, politico e curiale.
GLI INTERESSI IN BALLO. In ballo, si capisce dalla corrispondenza del banchiere, c'era di tutto: i posti chiave in Rai, l'acquisto del San Raffaele di don Verzè e soci, la nomina del governatore di Bankitalia. Ma anche legami stretti e operazioni finanziarie con Santander, la banca che rifilò a Monte Paschi il «pacco» di Antonveneta, e soprattutto con Carige, l'istituto ligure vicino alla famiglia di Claudio Scajola (il fratello Alessandro ne è storico vicepresidente), centro di potere economico e politico di Genova. Città che fu sede arcivescovile di Bertone, prima che il prelato venisse nominato segretario di Stato da Benedetto XVI.
LA TRACCIA DI FINMECCANICA. E, soprattutto, in queste trame di cui lo Ior era snodo, c'è la presenza immancabile - tra Vaticano, governi italiani e affari - di Finmeccanica, gruppo statale che proprio in Liguria ha alcuni dei suoi stabilimenti più importanti di siderurgia civile e militare.
LA RETE DI POTERE. Tra il 2009 e il 2011 Gotti Tedeschi scambiò e-mail riservate con personaggi come Franco Bernabè e il parlamentare Pdl Alfredo Mantovano, con vertici di banche e istituzioni, con i dirigenti di Finmeccanica per decidere investimenti. Sul tavolo le nomine a Bankitalia e i nomi di possibili premier. Ma anche movimenti di denaro tra banche, come il passaggio (sotto inchiesta da parte della procura di Roma) di oltre mezzo miliardo di euro in fondi dello Ior dalle banche italiane a quelle tedesche.
Per circa 20 anni, Gotti Tedeschi è stato rappresentante per l'Italia di Santander, banca spagnola che vendette Antonveneta a Monte dei Paschi: proprio per questo suo ruolo, è stato nei mesi scorsi sentito come testimone dalla procura di Siena che indaga sui guai dell'istituto senese.
La banca della Chiesa e lo stesso Gotti Tedeschi sono stati, negli ultimi anni, mediatori e autori di molte delle manovre politiche italiane, in una sorta di network che aveva Genova come centro finanziario, politico e curiale.
GLI INTERESSI IN BALLO. In ballo, si capisce dalla corrispondenza del banchiere, c'era di tutto: i posti chiave in Rai, l'acquisto del San Raffaele di don Verzè e soci, la nomina del governatore di Bankitalia. Ma anche legami stretti e operazioni finanziarie con Santander, la banca che rifilò a Monte Paschi il «pacco» di Antonveneta, e soprattutto con Carige, l'istituto ligure vicino alla famiglia di Claudio Scajola (il fratello Alessandro ne è storico vicepresidente), centro di potere economico e politico di Genova. Città che fu sede arcivescovile di Bertone, prima che il prelato venisse nominato segretario di Stato da Benedetto XVI.
LA TRACCIA DI FINMECCANICA. E, soprattutto, in queste trame di cui lo Ior era snodo, c'è la presenza immancabile - tra Vaticano, governi italiani e affari - di Finmeccanica, gruppo statale che proprio in Liguria ha alcuni dei suoi stabilimenti più importanti di siderurgia civile e militare.
LA RETE DI POTERE. Tra il 2009 e il 2011 Gotti Tedeschi scambiò e-mail riservate con personaggi come Franco Bernabè e il parlamentare Pdl Alfredo Mantovano, con vertici di banche e istituzioni, con i dirigenti di Finmeccanica per decidere investimenti. Sul tavolo le nomine a Bankitalia e i nomi di possibili premier. Ma anche movimenti di denaro tra banche, come il passaggio (sotto inchiesta da parte della procura di Roma) di oltre mezzo miliardo di euro in fondi dello Ior dalle banche italiane a quelle tedesche.
Per circa 20 anni, Gotti Tedeschi è stato rappresentante per l'Italia di Santander, banca spagnola che vendette Antonveneta a Monte dei Paschi: proprio per questo suo ruolo, è stato nei mesi scorsi sentito come testimone dalla procura di Siena che indaga sui guai dell'istituto senese.
La Carige e gli interessi della Curia
Ma è soprattutto la Carige, storica banca del territorio ligure con avamposti in Francia e Toscana, a essere una presenza costante nei pensieri di Gotti Tedeschi e della Curia vaticana. Anche perché il capoluogo ligure è diventato, negli anni, una tappa obbligata nel cursus honorumdei principi della Chiesa.
LA LISTA DEI PORPORATI. Alla guida dell'arcidiocesi si sono infatti succeduti personaggi di primissimo piano e di enorme potere: prima il cardinale Giuseppe Siri, potente leader del fronte più conservatore della Chiesa, che in due conclavi entrò da papa e ne uscì cardinale.
Dopo di lui (nel 1987) arrivò da Cagliari il mite e limpido Giovanni Canestri, unico porporato di Genova estraneo ai giochi di palazzo. Quindi Dionigi Tettamanzi, che nel 2002 assunse la guida della diocesi di Milano.
IL FEUDO DI BERTONE E BAGNASCO. Poi fu la volta di Tarcisio Bertone e, nel 2006, di Angelo Bagnasco che subì prima l'invadenza di Bertone, poi la personalità di Jorge Bergoglio.
Bagnasco è del resto il presidente dei vescovi italiani, nonché capo di un piccolo ma influente impero mediatico che comprende, tra l'altro, il quotidiano L'Avvenire insieme con radio, televisioni e riviste.
Ovvio, in tale contesto, che Gotti Tedeschi avesse un occhio di riguardo particolare per una banca che aveva un fortissimo peso nella diocesi così cara ai suoi «datori di lavoro» vaticani.
OBBLIGAZIONI NEL MIRINO. Tanto che lo Ior aveva in pancia un bel po' di obbligazioni Carige, pagate - secondo le valutazioni dello stesso Gotti Tedeschi - ben più del loro valore reale.
Una sopravvalutazione voluta? Potrebbe scoprirlo presto la procura di Genova che ha ricevuto le relazioni di Bankitalia secondo le quali la banca ligure avrebbe commesso irregolarità nella redazione dei bilanci e, soprattutto, concesso prestiti un po' troppo facili e poco garantiti ad alcuni gruppi industriali e finanziari.
Pur di base in una piccola regione, la Carige è in realtà un centro di potere di enormi dimensioni.
IL BOARD DI CARIGE. Basta vedere chi siede nel suo consiglio di amministrazione: oltre ad Alessandro Scajola, fratello dell'ex ministro berlusconiano, c'è Giovanni Berneschi, un uomo per tutte le poltrone, da Confindustria all'Abi.
Tra i consiglieri spuntano Piergiorgio Alberti, con un presente e un passato ai vertici di Ansaldo, Parmalat, Autostrade, Aiscat, Finmeccanica; Luca Bonsignore, figlio dell'eurodeputato pidiellino piemontese Vito, imprenditore con in tasca appalti autostradali per almeno 3 miliardi di euro. Proprio il gruppo Bonsignore, tra gli altri, ha goduto di prestiti da parte di Carige.
LO SCONTRO IN VATICANO. Senza dimenticare che fu proprio sulla banca genovese che si consumò una parte dello scontro tra Gotti Tedeschi e Bertone.
Il presidente dello Ior scrisse al segretario di Stato per lamentare poca trasparenza e ancor minore convenienza nel supporto dato alla banca ligure, pur - scrisse il banchiere a Bertone - «tenendo presente criteri di legame affettivo nei confronti dell’istituto bancario e del territorio in cui opera».
Proprio lo scontro sulla potente seppur defilata banca potrebbe spiegare l'ostilità di Bertone contro Gotti Tedeschi: il centro di potere ligure era troppo prezioso per la Curia romana e andava difeso a qualunque costo.
LA LISTA DEI PORPORATI. Alla guida dell'arcidiocesi si sono infatti succeduti personaggi di primissimo piano e di enorme potere: prima il cardinale Giuseppe Siri, potente leader del fronte più conservatore della Chiesa, che in due conclavi entrò da papa e ne uscì cardinale.
Dopo di lui (nel 1987) arrivò da Cagliari il mite e limpido Giovanni Canestri, unico porporato di Genova estraneo ai giochi di palazzo. Quindi Dionigi Tettamanzi, che nel 2002 assunse la guida della diocesi di Milano.
IL FEUDO DI BERTONE E BAGNASCO. Poi fu la volta di Tarcisio Bertone e, nel 2006, di Angelo Bagnasco che subì prima l'invadenza di Bertone, poi la personalità di Jorge Bergoglio.
Bagnasco è del resto il presidente dei vescovi italiani, nonché capo di un piccolo ma influente impero mediatico che comprende, tra l'altro, il quotidiano L'Avvenire insieme con radio, televisioni e riviste.
Ovvio, in tale contesto, che Gotti Tedeschi avesse un occhio di riguardo particolare per una banca che aveva un fortissimo peso nella diocesi così cara ai suoi «datori di lavoro» vaticani.
OBBLIGAZIONI NEL MIRINO. Tanto che lo Ior aveva in pancia un bel po' di obbligazioni Carige, pagate - secondo le valutazioni dello stesso Gotti Tedeschi - ben più del loro valore reale.
Una sopravvalutazione voluta? Potrebbe scoprirlo presto la procura di Genova che ha ricevuto le relazioni di Bankitalia secondo le quali la banca ligure avrebbe commesso irregolarità nella redazione dei bilanci e, soprattutto, concesso prestiti un po' troppo facili e poco garantiti ad alcuni gruppi industriali e finanziari.
Pur di base in una piccola regione, la Carige è in realtà un centro di potere di enormi dimensioni.
IL BOARD DI CARIGE. Basta vedere chi siede nel suo consiglio di amministrazione: oltre ad Alessandro Scajola, fratello dell'ex ministro berlusconiano, c'è Giovanni Berneschi, un uomo per tutte le poltrone, da Confindustria all'Abi.
Tra i consiglieri spuntano Piergiorgio Alberti, con un presente e un passato ai vertici di Ansaldo, Parmalat, Autostrade, Aiscat, Finmeccanica; Luca Bonsignore, figlio dell'eurodeputato pidiellino piemontese Vito, imprenditore con in tasca appalti autostradali per almeno 3 miliardi di euro. Proprio il gruppo Bonsignore, tra gli altri, ha goduto di prestiti da parte di Carige.
LO SCONTRO IN VATICANO. Senza dimenticare che fu proprio sulla banca genovese che si consumò una parte dello scontro tra Gotti Tedeschi e Bertone.
Il presidente dello Ior scrisse al segretario di Stato per lamentare poca trasparenza e ancor minore convenienza nel supporto dato alla banca ligure, pur - scrisse il banchiere a Bertone - «tenendo presente criteri di legame affettivo nei confronti dell’istituto bancario e del territorio in cui opera».
Proprio lo scontro sulla potente seppur defilata banca potrebbe spiegare l'ostilità di Bertone contro Gotti Tedeschi: il centro di potere ligure era troppo prezioso per la Curia romana e andava difeso a qualunque costo.
Venerdì, 06 Settembre 2013
Vaticano, gli affari oscuri nell'archivio di Gotti Tedeschi
Finanze fuori controllo. Lo scontro tra l'ex presidente e Bertone.Mentre i conti si svuotavano.
Una rete di uomi d'affari e politici pronti a rivolgersi a Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, per ottenere favori e promozioni. Ma anche lo scontro di potere interno al Vaticano, lacerato dalle lotte tra i corvi e dal tentativo (fallito) del banchiere di traghettare l'Istituto di opere religiose verso una maggiore trasparenza finanziaria.
I due anni intensi tra il 2010 e il 2012, che portarono alla destituzione dello stesso Gotti Tedeschi dallo Ior, sono fotografati nel poderoso archivio di mail e documenti sequestrato dai magistrati di Napoli all'ex presidente, e reso noto da Corriere della Sera e Repubblica.
LA PROMOZIONE DI MANTOVANO. In cima alla lista di coloro che avevano favori da chiedere a Gotti Tedeschi c'era Alfredo Mantovano (Pdl), molto vicino al banchiere.
Nel 2011 quando Angelino Alfano divenne segretario del Pdl e fu costretto a lasciare la poltrona al ministero della Giustizia, Mantovano era sottosegretario all'Interno, ma sperava di arrivare alla poltrona di Guardasigilli.
Per riuscirci si rivolse a Gotti Tedeschi affinché intercedesse presso una persona (mai citata esplicitamente) con una raccomandazione.
Mantovano, il 5 giugno, scrisse: «Caro Ettore, la persona che dovrai incontrare mi conosce bene. Peserà il tuo interessamento, più che i contenuti che avrai la cortesia di adoperare nei miei confronti. Comunque le parole chiave sono: affidabilità sperimentata sempre e senza eccezioni; ritrosia rispetto agli scontri frontali governo/magistratura; condivisione piena della riforma costituzionale; conoscenza della macchina burocratica; (se può essere utile) vi è simpatia da parte degli ambienti cattolici».
LA SPINTA PER LA SERIE A. «Per completezza Alemanno ha già proposto il nome a Berlusconi e alla stessa persona che tu incontri, ricevendo un'accoglienza interlocutoria. So che anche altri autonomamente si stanno spendendo. Ti ringrazio per tutto. Un passaggio, anche per poco, nella serie A per me potrebbe rendere più efficace il lavoro politico, al di là del pur importante settore della giustizia (che avrebbe bisogno di una reale pacificazione e di una spinta all'efficacia). Un abbraccio in Jesu ed Maria».
I due anni intensi tra il 2010 e il 2012, che portarono alla destituzione dello stesso Gotti Tedeschi dallo Ior, sono fotografati nel poderoso archivio di mail e documenti sequestrato dai magistrati di Napoli all'ex presidente, e reso noto da Corriere della Sera e Repubblica.
LA PROMOZIONE DI MANTOVANO. In cima alla lista di coloro che avevano favori da chiedere a Gotti Tedeschi c'era Alfredo Mantovano (Pdl), molto vicino al banchiere.
Nel 2011 quando Angelino Alfano divenne segretario del Pdl e fu costretto a lasciare la poltrona al ministero della Giustizia, Mantovano era sottosegretario all'Interno, ma sperava di arrivare alla poltrona di Guardasigilli.
Per riuscirci si rivolse a Gotti Tedeschi affinché intercedesse presso una persona (mai citata esplicitamente) con una raccomandazione.
Mantovano, il 5 giugno, scrisse: «Caro Ettore, la persona che dovrai incontrare mi conosce bene. Peserà il tuo interessamento, più che i contenuti che avrai la cortesia di adoperare nei miei confronti. Comunque le parole chiave sono: affidabilità sperimentata sempre e senza eccezioni; ritrosia rispetto agli scontri frontali governo/magistratura; condivisione piena della riforma costituzionale; conoscenza della macchina burocratica; (se può essere utile) vi è simpatia da parte degli ambienti cattolici».
LA SPINTA PER LA SERIE A. «Per completezza Alemanno ha già proposto il nome a Berlusconi e alla stessa persona che tu incontri, ricevendo un'accoglienza interlocutoria. So che anche altri autonomamente si stanno spendendo. Ti ringrazio per tutto. Un passaggio, anche per poco, nella serie A per me potrebbe rendere più efficace il lavoro politico, al di là del pur importante settore della giustizia (che avrebbe bisogno di una reale pacificazione e di una spinta all'efficacia). Un abbraccio in Jesu ed Maria».
Lo scontro sulla gestione delle finanze del Vaticano
Ma l'archivio racconta anche e soprattutto lo sforzo di pulizia di Gotti Tedeschi all'interno della banca di Dio, e del suo scontro durissimo con l'allora segretario di stato Tarcisio Bertone.
LE TASSE NON PAGATE. È racchiusa per esempio in uno scambio tra Gotti Tedeschi e l'allora direttore generale dello Ior Paolo Cipriani la spiegazione dell'accordo siglato per permettere ai dipendenti del Vaticano di non pagare le tasse in Italia. Era Cipriani a spiegarlo a Gotti, superandone probabilmente le perplessità.
«Fin tanto che i capitali sono mantenuti oltreconfine non vanno dichiarati, con l'esclusione degli interessi eventualmente percepiti da investimenti. In conclusione direi che quando i dipendenti vaticani dovessero utilizzare i propri averi e dichiarare il denaro trasferito, basterà dire che i denari non sono stati investiti ma accumulati nel corso del tempo. Non ho reso pubblica questa affermazione perché so che i commercialisti in Italia, spesso per loro tornaconto, non concordano con questa tesi», scrisse Cipriani a Gotti.
CONFLITTI DI INTERESSE NEL GOVERNATORATO. I tentativi del banchiere di fare chiarezza furono molti.
Nell'ottobre 2011 inviò per esempio una lunga nota riservata a Giuseppe Bertello, presidente del governatorato della Città del Vaticano. «Una diagnosi riservata fatta nei primissimi mesi del 2010 sull’organizzazione del Governatorato ha consentito di individuare carenze che hanno creato inefficienza nel conseguimento delle economie negli acquisti e rischi di conflitti di interesse», scrisse il banchiere.
«Le valutazioni a campione effettuate per comprendere il margine di inefficienza hanno evidenziato scostamenti tra i prezzi pagati dal Governatorato verso i prezzi di mercato tra il 50 e il 150% in più. Un intervento di riorganizzazione lascerebbe pertanto immaginare economie consistenti e opportune. Non conosco i risultati dell’intervento organizzativo di monsignor Viganò».
LO SCONTRO CON BERTONE SU CARIGE. E d'altronde l'efficienza costi-benefici non era un valore nemmeno nelle operazioni che Tarcisio Bertone, allora Segretario di Stato con cui si consumò un durissimo scontro, raccomandò all’attenzione di Gotti Tedeschi.
Prova ne è che il presidente dello Ior lo mise in luce, sebbene con garbo, con Marco Simeon, vicinissmo a Bertone e mediatore tra i due. Per esempio quando nel 2011 contestò le scelte sulla banca genovese Carige, molto a cuore a Bertone.
«Abbiamo cercato più volte di ottenere le informazioni dalla Banca», scrisse Gotti al cardinale. «Il non aver mai ottenuto risposte alle richieste è stato oggetto di preoccupazione».
E ancora: «Ci siamo responsabilmente preoccupati del nostro investimento, pur sempre tenendo presente criteri di legame affettivo nei confronti dell’Istituto bancario e del territorio in cui opera. Ma la nostra responsabile preoccupazione non poteva prescindere dalle considerazioni sull’andamento dell’economia italiana».
LA RABBIA CON FLICK PER IL SAN RAFFAELE. Più accesi i toni della mail del 5 dicembre 2011, con cui Gotti fotografò lo stato del San Raffaele con Giovanni Maria Flick, allora membro del cda della fondazione. «Caro Giovanni, Profiti (uomo di Bertone, ndr) ha inviato due settimane fa al personale del San Raffaele una lettera che spiega il nuovo organigramma amministrativo. Una ventina di sanitari sono saltati sulla sedia leggendo due nomi che avranno posizioni chiave in futuro: Longo e tal Santoro. Questi signori sono considerati “banditi” storicamente legati a Cal. Il personale medico sisente mortificato».
LE TASSE NON PAGATE. È racchiusa per esempio in uno scambio tra Gotti Tedeschi e l'allora direttore generale dello Ior Paolo Cipriani la spiegazione dell'accordo siglato per permettere ai dipendenti del Vaticano di non pagare le tasse in Italia. Era Cipriani a spiegarlo a Gotti, superandone probabilmente le perplessità.
«Fin tanto che i capitali sono mantenuti oltreconfine non vanno dichiarati, con l'esclusione degli interessi eventualmente percepiti da investimenti. In conclusione direi che quando i dipendenti vaticani dovessero utilizzare i propri averi e dichiarare il denaro trasferito, basterà dire che i denari non sono stati investiti ma accumulati nel corso del tempo. Non ho reso pubblica questa affermazione perché so che i commercialisti in Italia, spesso per loro tornaconto, non concordano con questa tesi», scrisse Cipriani a Gotti.
CONFLITTI DI INTERESSE NEL GOVERNATORATO. I tentativi del banchiere di fare chiarezza furono molti.
Nell'ottobre 2011 inviò per esempio una lunga nota riservata a Giuseppe Bertello, presidente del governatorato della Città del Vaticano. «Una diagnosi riservata fatta nei primissimi mesi del 2010 sull’organizzazione del Governatorato ha consentito di individuare carenze che hanno creato inefficienza nel conseguimento delle economie negli acquisti e rischi di conflitti di interesse», scrisse il banchiere.
«Le valutazioni a campione effettuate per comprendere il margine di inefficienza hanno evidenziato scostamenti tra i prezzi pagati dal Governatorato verso i prezzi di mercato tra il 50 e il 150% in più. Un intervento di riorganizzazione lascerebbe pertanto immaginare economie consistenti e opportune. Non conosco i risultati dell’intervento organizzativo di monsignor Viganò».
LO SCONTRO CON BERTONE SU CARIGE. E d'altronde l'efficienza costi-benefici non era un valore nemmeno nelle operazioni che Tarcisio Bertone, allora Segretario di Stato con cui si consumò un durissimo scontro, raccomandò all’attenzione di Gotti Tedeschi.
Prova ne è che il presidente dello Ior lo mise in luce, sebbene con garbo, con Marco Simeon, vicinissmo a Bertone e mediatore tra i due. Per esempio quando nel 2011 contestò le scelte sulla banca genovese Carige, molto a cuore a Bertone.
«Abbiamo cercato più volte di ottenere le informazioni dalla Banca», scrisse Gotti al cardinale. «Il non aver mai ottenuto risposte alle richieste è stato oggetto di preoccupazione».
E ancora: «Ci siamo responsabilmente preoccupati del nostro investimento, pur sempre tenendo presente criteri di legame affettivo nei confronti dell’Istituto bancario e del territorio in cui opera. Ma la nostra responsabile preoccupazione non poteva prescindere dalle considerazioni sull’andamento dell’economia italiana».
LA RABBIA CON FLICK PER IL SAN RAFFAELE. Più accesi i toni della mail del 5 dicembre 2011, con cui Gotti fotografò lo stato del San Raffaele con Giovanni Maria Flick, allora membro del cda della fondazione. «Caro Giovanni, Profiti (uomo di Bertone, ndr) ha inviato due settimane fa al personale del San Raffaele una lettera che spiega il nuovo organigramma amministrativo. Una ventina di sanitari sono saltati sulla sedia leggendo due nomi che avranno posizioni chiave in futuro: Longo e tal Santoro. Questi signori sono considerati “banditi” storicamente legati a Cal. Il personale medico sisente mortificato».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.