La ventata d’aria fresca che giunge da Santa Marta e che soffia sulla chiesa universale, dunque, piace a ciascuno a modo suo. Non è la prima volta che l’arcivescovo cappuccino si mostra perplesso davanti a parole e opere del Papa gesuita. Chaput, infatti, aveva già fatto conoscere il suo pensiero lo scorso luglio, a margine degli eventi collegati alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro: “L’ala destra della chiesa non ha mostrato felicità per l’elezione” di Bergoglio al Soglio di Pietro, diceva, e comunque “non si può immaginare che il Papa non sarà così pro life e a favore del matrimonio tradizionale come i pontefici del passato”. Certo, al momento – sottolineava allora Chaput, Francesco “non ha espresso queste cose in modo combattivo”. Il punto di divergenza è chiaro: “Penso che al Papa interessi dire che non ha intenzione di essere coinvolto in questioni politiche”, ma “questioni come l’aborto e il matrimonio non sono questioni politiche. Sono questioni di dottrina e morale. E noi vescovi, tutti, dobbiamo parlare di queste cose”. Compreso il vescovo di Roma.
Da sempre uno dei più strenui difensori della morale della chiesa nello spazio pubblico (non a caso nel 2009 mandava in stampa un libro intitolato “Render Unto Caesar: Serving the Nation by Living Our Catholic Beliefs in Political Life”), monsignor Charles Chaput è uno dei dieci candidati alla presidenza della Conferenza episcopale americana. Il mandato triennale del cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, sta scadendo, e le urne si apriranno tra qualche settimana a Baltimora, in occasione dell’assemblea generale annuale (11-14 novembre). Il favorito è l’attuale vicepresidente, l’arcivescovo di Louisville, Joseph Kurtz: moderato, affabile, apprezzato dai confratelli vescovi. Ma oltre ai dieci candidati, spiccano le assenze eccellenti. Prima fra tutte, quella del cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, impossibilitato a concorrere alla carica a causa dell’impegno come membro (unico nordamericano) della speciale consulta chiamata da Francesco ad aiutarlo nel governo della chiesa universale che riunitasi ai primi d’ottobre, si ritroverà a Roma, albergo di Santa Marta, a inizio dicembre. All’ordine del giorno, la riforma del Sinodo.
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