IL TIFONE FRANCESCO SULLA CHIESA CONCILIARE
Il
paradosso che l’uomo spirituale vive nell’ora presente è
pauroso. Qualsiasi tifone è visto da tutti, ma questo che si abbatte
sulla Chiesa pare invisibile alla moltitudine.
Pochi capiscono che è vicino il clamoroso naufragio della chiesa babilonica di Bergoglio, dove rimbomba il vano blaterare conciliare portato da costui ancora più in basso. Essa si regge solo come simulacro della Nave cattolica, che lui vorrebbe affondare con la sua paradossale prassi d’inganni e rotture.
Sentiamo una di queste incredibili
tirate demolitrici della ragione stessa della Chiesa: “la
questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria
coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si
va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa,
infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o
come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità
del nostro agire”.Nemmeno
un pastore di qualche sperduta setta protestante scenderebbe così in
basso in materia di sparate demolitrici della coscienza. Infatti, ciò
contraddice la stessa funzione magisteriale di cui si vanta, poiché
invece di certezze incute un’incerta libertà di coscienza.La
Gerarchia del Vaticano II, ‘con la sua sovversiva riforma di tutta
la dottrina cattolica di venti secoli… vuole trapiantare un cuore
morto nella Chiesa… rinunciando alle definizioni dogmatiche, nel
reinterpretare tutta la Dottrina Cattolica ha giocato temerariamente
la rovina (senza rimedio) del suo prestigio, privandosi da sé di
ogni diritto che la Chiesa, dopo essere stata vittima di una
colossale impostura dottrinale, rimanga obbligata a fidarsi ancora di
tali pastori, che hanno prevaricato nella Fede e imposto, perfino,
l’eresia catechistica… vera strage degli innocenti!’ (P.
Bellucco, Taccuino).Pochi capiscono che è vicino il clamoroso naufragio della chiesa babilonica di Bergoglio, dove rimbomba il vano blaterare conciliare portato da costui ancora più in basso. Essa si regge solo come simulacro della Nave cattolica, che lui vorrebbe affondare con la sua paradossale prassi d’inganni e rotture.
Peggiore, solo se desse ragione ad Adamo di fronte a Dio.
La realtà sulla coscienza è una sola: viene formata dalla dottrina e dalle leggi di Dio date all’uomo per mezzo della vera Chiesa cattolica che il burlesco Bergoglio oggi vorrebbe rappresentare per meglio liquidarla. Se le sue affermazioni attecchissero nel mondo i delitti improntati in «verità» personali sul bene e sul male si moltiplicherebbero a punto da devastare ogni ordine tgerreno; proprio come previsto dal Papa che ha interpretato un passo cruciale dell’Apocalisse: «Tolto ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso dal quale vide S. Giovanni salire tal fumo, che oscurato ne rimase il sole, uscendone innumerabili locuste a disertare la terra (Mirari vos, Gregorio XVI, 15/8/1832, contro il delirio della libertà di coscienza (illuminista).Poiché la giustizia secondo la propria coscienza è già al collasso, i conti saranno fatti solo nell’aldilà, specialmente per quanti allontanano le coscienze dalla Parola di Dio, con una scellerata diffusione giornalistica invocante un altisonante “ANATEMA SIT”.
È la riprova che la dottrina conciliare, espressa dal Vaticano 2º e dai suoi capi, è, in vari gradi una mostruosa caricatura della fede cattolica da parte modernista: inequivocabile violatrice della Tradizione cristiana e con Bergoglio, anche della retta ragione.
A questo punto è bene illustrare la Legge divina applicabile al suo lamentabile caso e fissata nel Codice canonico (1917 Can. 188. 4: “A causa di rinuncia tacita, qualsiasi ufficio si rende vacante ipso facto, senza necessità della relativa dichiarazione, qualora il chierico: 4 – abbia pubblicamente disertato dalla fede cattolica”.
Si tratta di Diritto divino, in cui l’aspetto disciplinare è subordinato a quello dottrinale. Siccome l’autorità nella Chiesa esiste per il suo bene e fine, che è la Fede, chi si dimostra contrario alla Fede non ha autorità nella Chiesa: perché persa o perché mai avuta. Persa, perché l’eresia è rinuncia tacita alla Fede e per il chierico, è pure rinuncia alla carica affidatagli per custodire la fede cattolica.
Il potere d’ordine è indelebile. Quello episcopale dipende della validità del Rito. Quello di giurisdizione, incluso quello del papa, può decadere per rinuncia, demenza, morte o eresia: in quest’ultimo caso, il chierico si rivela “lupo rapace”, non pastore.
Nel caso di Bergoglio pare che sussista solo il primo potere di ordine, poiché quello episcopale e pontificale deriva solo da voti conciliari, rinunciatari dell’integrità cattolica. Quindi, tutto indica un potere mai avuto, poiché i chierici conciliari sono rinunciatari della Fede che vincola, preservata da 260 Papi e 20 Concili ecumenici, che vogliono sovvertire con le nuove teologie elucubrate da teologi modernisti da strapazzo.
Solo una chiesa a grave rischio di sfidare Dio potrebbe eleggere pastori deviati e poi considerarli legittimi qualsiasi scemenza si propongono di insegnare. Ecco la chiesa del Vaticano 2º che non è né mai potrà diventare la Chiesa di Cristo.
La contraddizione in materia canonica, anche in situazioni molto difficili, porta prima o poi all’eresia e allo scisma in vasta scala.
Vediamo i vari modi in cui si presenta, ma senza dimenticare che tali contraddizioni sono successive a quella concernente la Legge che, per ignoranza o per pertinacia, è stata per prima sovvertita. Accettare un modernista come Vicario di Cristo, anche rifiutando il suo veleno, significa accettare che costui lo ministri validamente al gregge in nome del Signore. Un falso testimonio e un peccato contro la carità cristiana.
Ora, la Chiesa del Sacrificio del Signore è l’unica e perfetta via di salvezza, se un eletto dimostra disprezzo per un Rito da sempre venerato dai Papi e dai Santi, si ha già un segno della sua alienazione dalla vera Fede.
La vita del Corpo Mistico emana dal suo Capo. Quanto Gesù Cristo stabilì nella Sua Chiesa, l’Autorità del Primato di Pietro, questa le è vitale nella sua assicurata continuità; è il mezzo attraverso il quale il Signore la guida nella continuità del Magistero petrino.
Il Diritto Canonico è fondato sulla Dottrina cattolica. Chi lo segue poggia sull’ortodossia evitando errori dottrinali. Chi pensa che la “resistenza tradizionalista” possa farne a meno, crede che la legge della Chiesa sia insufficiente per sconfiggere il male dell’eresia.
Inutile addurre che manchi un’autorità per giudicare: proprio essa è in causa.
E qui cominciano i compromessi “clericalisti” in cui è riconoscibile la “gestione degli opposti”, con tesi che non hanno consistenza per affrontare i veleni del Vaticano 2º, per il semplice fatto che ammettono la legittimità di papi eletti per implementarlo!
Chi accantona la questione dell’autorità papale nel timore di mettere a repentaglio la propria opera, erge questa a mezzo di salvezza atto anche a supplire al Capo della Chiesa, nella persona del Suo Vicario legittimo, assente.
Tra giurisdizione cattolica ed eresia c’è incompatibilità assoluta (Can.188.4). I capi conciliari mirano alla gran sintesi della missione cattolica col piano massonico. E il “tradizionalismo clericalista” finisce per gestire la continuità dei capi conciliari riconoscendo loro una doppia personalità: cattolica, ma modernista, fedele, ma eretica!
Non sono meno abbagliati dei cripti modernisti del coro.
Che la Fede venga meno al Successore di Pietro, cui il Signore promise l’infallibilità: “Ho pregato affinché la tua fede non venga meno” (Lc 22,32) è improponibile. L’errore umano lo precede e perciò si deve risalire al conclave per individuarlo. Purtroppo taluni vengono meno nel riconoscere la legge divina dell’incompatibilità assoluta tra la giurisdizione cattolica e l’eresia (ribadita dal Can.188#4).
Quale oscura legge fa affermare loro che è valida l’elevazione papale (o possesso materiale della carica) di un velato nemico della Fede e demolitore dei beni della Chiesa? Quanto assurdo pensare che sia stato il Signore a non riconoscere il deviato nel conclave che lo elesse, conformandosi ora a guidare la Chiesa tramite lui.
Riconoscono un papa della tradizione, ma che è per la rivoluzione, un Vicario di Cristo che è Anticristo. Contraddizioni che nessuna logica né legge ammettono. Tanto meno la Legge Canonica che è chiara in proposito. E’ peggio che una contraddizione accettare che il Signore possa inviare alla Sua Chiesa un lupo che voglia accreditato come Pastore.
Se mai dovesse accadere che qualcuno… eletto papa, prima della sua elevazione avesse deviato dalla Fede cattolica la sua elevazione è nulla, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali.
Questo insegna Paolo IV nella Bolla Cum ex Apostolatus. Perciò, se diviene evidente che la fede dell’eletto papa è inquinata da eresie, è anche evidente che non vi è stata l’assistenza dello Spirito Santo, né al conclave, né all’eletto papa.
L’eresia che riguarda l’autorità della Chiesa, è quella che rivela in modo più evidente la perdita di giurisdizione di un qualsiasi chierico. L’autorità della Chiesa viene dalla Rivelazione per cui “tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo” (Quas primas). Se un suo prelato riducesse la portata dell’autorità universale della Chiesa alle sole questioni morali, o di legge naturale, o ai soli cattolici, e per un altro verso svuotasse la missione della Chiesa proponendo una redenzione universale di tutta l’umanità, egli non rappresenterebbe ma corromperebbe l’autorità cattolica, specialmente se fosse sul Soglio di somma autorità, che rappresenta la potestà di Gesù Cristo. L’integrità di questa Fede è la ragione stessa del Papato e quel che contraddistingue il vero papa è l’opera di conversione di tutti a Gesù Cristo.
E’ impossibile vedere un papa in contrasto con la Fede, che è necessaria per appartenere alla Chiesa. Per tale verità esiste il Papato. Un “papa eretico”, una “Chiesa defettibile”, una “contraddizione divina” sono abbagli demoniaci.
Eppure è quanto si vede oggi e il mondo vive nella più irresponsabile indifferenza!
Il fatto spaventoso dell’ora presente è che il magistero dei papi conciliari è, come verificato, obiettivamente in contrasto con la Tradizione e col Magistero precedente, e tuttavia si presenta come Magistero degli oppositori che sono sulla Cattedra di Pietro.
Ora, il Magistero, come il Papato, è per la fede, non il contrario. Non si può superare la presente crisi della Chiesa travisando il Primato che Gesù ha istituito sul beato Pietro, il perpetuo principio e visibile fondamento dell’unità della Fede e della comunione nella Chiesa. (Pastor Aeternus). Le porte dell’inferno pervertono gli uomini, mai prevarranno però sul Corpo Mistico che ha per capo Gesù Cristo rappresentato in terra dai veri Successori dell’Apostolo Pietro.
Ecco la necessità vitale del vero Romano Pontefice. In sua assenza dobbiamo ricorrere al Magistero precedente, mai a tesi personali che ammettono una occupazione «canonicamente valida»! La Giustizia divina non è conciliabile con la Rivoluzione umana, né la Tradizione col modernismo. Quale apparente principio canonico può reggere tale conciliazione? Solo un altro principio rivoluzionario di larva umana!
Dio manifesta il suo adorabile Volere attraverso le persone che chiama al suo servizio. Nel caso in cui subentri uno stato di necessità nella vita della Chiesa, un suo figlio devoto darà il massimo di sé, ma non potrà fare quanto non dice la sua Legge per incutere la fede nelle coscienze e salvare. Ecco la ricerca del Regno di Dio e la sua Giustizia. Il resto viene dal demonio.
E ora basta la frase di Bergoglio sui giudei per attestare la sua radicale incompatibilità col Papato:“Quel che Le posso dire, con l’apostolo Paolo, è che mai è venuta meno la fedeltà di Dio all’alleanza stretta con Israele e che, attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in Dio. E di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa, ma anche come umanità. Essi poi, proprio perseverando nella fede nel Dio dell’alleanza, richiamano tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore e che dunque sempre dobbiamo essere aperti verso di Lui e mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto.”Ora, la Chiesa insegna che alla «fedeltà di Dio all’alleanza stretta con Israele», Israele non ha corrisposto accogliendo Dio incarnato in Gesù Cristo. Che nonostante ciò, essi possano richiamare “tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa”… della Sua incarnazione, chiamata da Bergoglio «ritorno del Signore» è negare la verità della Venuta. Evento che un vero Papa può solo confermare e mai travisare perfidamente per essere aperto (lasciando credere il contrario) per «mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto», ovvero credere in Dio fatto uomo e convertirsi alla Sua Fede come insegna la Sua Chiesa per la salvezza di tutti, anche degli ebrei.
L’ultimo libro sacro, l’Apocalisse, descrive la tappa finale della Rvoluzione quando il distruttore Anticristo, dotato di poteri insuperabili di seduzione ed inganno, corromperà tutti coloro non segnati con la croce del Redentore, segno d’amore divino.
Sarà una lotta metafisica, condotta dal falso vescovo con la chiave (Ap.1,20; 9,1); un “papa” gnostico per l’estrema a rivoluzione ecumenista dell’Anticristo. E il potere che impediva l’iniquità è ormai usato per promuoverla.
L’ingannatore primordiale riuscì a varcare la soglia della Chiesa e formare nell’inganno la sua pastorale e i suoi pastori in nome del ‘bene’ e del ‘sarete come dèi’ e… dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le genti, li eressero il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché colpito il pastore possano disperdere anche il gregge (Leone XIII, esorcismo invocando S. Michele Arcangelo).
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
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