In campo liturgico sono i tradizionalisti a diffidare di papa Francesco. Ma domenica scorsa egli ha fatto arricciare il naso non a loro ma a qualche purista della riforma liturgica postconciliare, come ad esempio il liturgista spagnolo José Manuel Bernal, che non ha mancato di elevare vibrata protesta.
Era la seconda domenica di Avvento. Ma era anche l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Prima del Concilio Vaticano II il “conflitto” tra le due celebrazioni si risolveva a vantaggio della festa mariana. Ma la costituzione liturgica “Sacrosanctum Concilium“, nel valorizzare la domenica, aveva prescritto che “non le venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico”.
Così da allora, nei tempi forti dell’anno liturgico, cioè in Avvento, in Quaresima e nel tempo pasquale, la domenica prevale di norma su qualsiasi altra festività. E infatti, nel calendario liturgico del 2013 valido per la Chiesa universale, all’8 dicembre restava ferma la celebrazione della seconda domenica di Avvento, mentre la celebrazione dell’Immacolata era spostata al giorno successivo.
Papa Francesco invece, sia nell’Angelus di mezzogiorno di domenica 8 dicembre, sia nella devozione mariana del pomeriggio in piazza di Spagna, ha preferito concedersi al sentimento popolare e ha parlato esclusivamente dell’Immacolata.
Ma anche nelle chiese d’Italia è stato quasi ovunque così. La conferenza episcopale italiana aveva chiesto e ottenuto dalla congregazione vaticana per il culto divino che l’8 dicembre si potesse celebrare nelle chiese la messa dell’Immacolata invece di quella della seconda domenica di Avvento. Con le sole raccomandazioni (non si sa quanto osservate) che la seconda lettura rimanesse quella della liturgia domenicale (Romani 15, 4-9) e che si facesse “menzione del tempo liturgico dell’Avvento nell’omelia e nella preghiera universale”.
Lo stesso indulto era stato chiesto e ottenuto da altre conferenze episcopali. È così avvenuto, ad esempio, che l’8 dicembre si è celebrata la messa dell’Immacolata in Spagna, in Austria, in Brasile. E invece si è tenuta ferma la seconda domenica di Avvento negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, nel Regno Unito, in Messico.
In Italia si è celebrata la messa della seconda domenica di Avvento nell’arcidiocesi di Milano, dove vige il rito ambrosiano e dove il caporito, l’arcivescovo Angelo Scola, non ha evidentemente chiesto l’indulto.
Quanto a papa Francesco, nella sua Argentina l’8 dicembre si è celebrata l’Immacolata, e così nella diocesi di Roma. Ma in Vaticano no, il calendario liturgico prevedeva la seconda domenica di Avvento. Non si sa se nella sua messa privata domenicale il papa abbia seguito o no il calendario del territorio di cui è anche capo di Stato.
Quanto invece al suo predecessore Joseph Ratzinger, si può arguire che abbia celebrato la messa della seconda domenica di Avvento. Come, secondo norma e secondo le indicazioni conciliari, nella sua Germania e nel romitorio vaticano in cui si è ritirato.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/12/12/controversie-liturgiche-pro-e-contro-limmacolata/
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