Padre Volpi costretto (dall’avvocato) a ritrattare le accuse generiche e diffamatorie ai familiari di padre Manelli
Tenuti compressi e isolati per molti anni, i Francescani conoscono con il tempo una crescente espansione. A
luglio 2013, però, arriva il commissariamento dell’Istituto. La
Congregazione dei religiosi, presieduta dal Cardinal Braz de Aviz,
decide di affidarlo alle cure, che si riveleranno assai invasive, del
cappuccino Fidenzio Volpi.
Ai
media, tramite l’attivissimo padre Alfonso Bruno, un frate con
importanti incarichi sotto la gestione Manelli, divenuto poi uno degli
accusatori del padre fondatore stesso e il braccio destro del
Commissario Volpi, viene spiegato che il commissariamento è stato
inevitabile, dal momento che a richiederlo sarebbero stati nientemeno
che il 74 % dei membri dell’Istituto stesso.
In
verità la lettura dei numeri proposta dal Bruno e dal Volpi, e
rilanciata il 31 gennaio dal segretario della medesima congregazione,
José Rodríguez Carballo, è sostanzialmente falsa. Riassume così
Magister, dopo aver esaminato i dati: “Se
la matematica non è un’opinione, quindi, il commissariamento era stato
chiesto non dai tre quarti dei frati – come asserito dalla nota – ma dal
74 per cento del 61 per cento, cioè dal 45 per cento del totale, una
minoranza, e nemmeno da tutti questi, dato che per vari di essi sarebbe
bastato un capitolo generale straordinario. E non è tutto. La nota
diffusa il 31 gennaio dalla congregazione per i religiosi ha aggiunto
che la visita apostolica era stata fatta perché “richiesta da 21 membri
dell’istituto”. Su un totale di circa 350 frati, 21 sono una minoranza
piccolissima, il 6 per cento…”.
Ma non è solo la lettura dei dati numerici a non reggere.
A fronte di provvedimenti draconiani non adottati nei confronti di
nessun altro Istituto -quali la chiusura del seminario, gli spostamenti
punitivi a raffica nei confronti dei frati fedeli a padre Manelli, il
boicottaggio delle associazioni laicali vicine ai frati…-, non è ancora
chiara l’accusa rivolta ai padri fondatori e ai tantissimi frati a loro
fedeli (ma non per questo disobbedienti alle inique disposizioni imposte
dal Volpi e dal Bruno nei loro confronti). Forse per questo, sentendo
debole la propria posizione di fronte a molti frati e laici vicini
all’Ordine, l’8 dicembre 2013 padre Volpi, in una circolare interna,
lanciava una pesantissima accusa: “cosa poi estremamente grave (…) è
stato il trasferimento delle disponibilità dei beni mobili ed immobili
dell’Istituto, a (…) familiari del Fondatore P. Stefano M. Manelli (…).
Tali operazioni gravemente illecite sotto il profilo morale e canonico,
con risvolti anche in ambito civile e penale (…)”.
Ma l’accusa, il maldestro cappuccino pizzicato subito dall’avvocato dei familiari di Manelli, ha dovuto rimangiarsela pubblicando una prima parziale ritrattazione, un mese orsono, sul sito ufficiale dei Frati (www.immacolata.com), e una seconda il 31 gennaio scorso: “Padre
Fidenzio Volpi conferma la assoluta estraneità dei Fratelli e Sorelle
di Padre Stefano Maria Manelli alle contestate operazioni inerenti il
trasferimento della disponibilità dei beni mobili e immobili
dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata di cui alla Nota
dell’8 dicembre 2013, Nota riservata e illegittimamente divulgata”.
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