LA VERA GIUSTIZIA DIVINA - PER IL TRIBUNALE ECCLESIASTICO LIGURE UN MATRIMONIO È NULLO SE UNO DEI PARTNER È “MAMMISTA”, DIPENDENTE PSICOLOGICAMENTE DALLA MADRE, PERCHÉ INADEGUATO ALLA VITA DI COPPIA -
Oltre al coniuge “mammistra” altre motivazioni che portano alla richiesta di nullità del matrimonio possono essere una relazione adulterina da cui è nato un figlio, la noia o la omosessualità di uno dei partner - Atipico il caso di una ragazza che ha chiesto l’annullamento delle nozze per essere stata indotta alla prostituzione dal marito…
Giacomo Galeazzi per "la Stampa"
MADRE E FIGLIO
«Gli ammalati di mammismo non sono in grado di assolvere i loro doveri coniugali- spiega il cardinale canonista Valasio De Paolis, membro della Cassazione vaticana e giurista di fiducia della Santa Sede. Ci sono casi nei quali si è talmente legati alla madre da non poter fare vita comune con l'altro coniuge». Cuore di mamma va bene, ma attenzione perché il «mammismo può essere causa di nullità del matrimonio».
Mammisti, dunque e non mammoni: giacché il mammone è quello che della mamma non può far a meno e con la mamma continua a vivere mentre il mammista è la persona per la quale «per ogni scelta, per ogni mossa - scrive il Vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico della Liguria monsignor Paolo Rigon - è necessaria l'approvazione del genitore che di fatto diventa psicologicamente il vero coniuge mentre la persona che si è sposata sarà solo la sostituta».
MADRE E FIGLIA
Tante, le più svariate, le motivazioni che portano alla richiesta di nullità del matrimonio: una relazione adulterina dalla quale è nato un figlio, la mentalità divorzista o semplicemente la noia. Atipico il caso di una ragazza veneta che ha chiesto l'annullamento delle nozze per essere stata indotta alla prostituzione dal marito. I soldi guadagnati sulla strada dovevano servire per mettere su casa.
Sempre più gay chiedono alla Chiesa di dichiarare nulle le loro nozze. Emblematico il caso di un omosessuale di Padova che davanti al tribunale ha dato una sua personale interpretazione del Vangelo: «Gesù non specifica che io devo amare ad ogni costo una donna, importante è amare qualcuno».
Mammista è un neologismo inesistente almeno nei dizionari più accreditati ma efficace, prodotto dal tribunale ecclesiastico regionale della Liguria rivolto a coloro che faticano anche dopo il matrimonio a tagliare il cordone ombelicale che li lega alla mamma e che a lei si rivolgono come all'unica fonte di saggezza, autorizzandola di fatto a pontificare su qualsiasi cosa, dal colore delle tende alle prestazioni nel letto coniugale fino all'educazione dei bambini.
GIUDICI
Ma il mammismo, avvertono i giudici ecclesiastici, conduce inevitabilmente all'apertura del vaso di Pandora con conseguenze disastrose: è una sorta di droga antalgica o analgesica che, dicono i prelati in toga, «porta a una dipendenza che inficia gravemente la vita coniugale». Si provi, pertanto, a ripetere continuamente al coniuge che «mamma avrebbe fatto così» oppure «mamma pensa che...» e il tribunale non ci metterà molto a far ritornare il mammista allo stato di celibe o nubile. In fondo, in questi tempi già sposarsi è un passo difficile da fare ma portarsi dietro la mamma potrebbe rendere la faccenda impossibile.
«Abbiamo affrontato il tema più delicato, più difficile ma purtroppo anche il più frequente delle nullità matrimoniali: gli aspetti deficitari dell'uso dell'intelligenza». Il «mammismo» è tra le forme di dipendenza più diffuse.
«E' un fenomeno in continua crescita, che mina il rapporto di coppia- commenta la sessuologa Alessandra Graziottin- C'è da parte dei figli un desiderio di rimanere nella "totipotenza" dell'adolescenza, mentre i genitori sono gratificati dalla loro essenzialità.
Bene fa la Chiesa a rimarcare il problema: è un segno di grande modernità e attenzione alle fragilità della coppia». Un atteggiamento «sbagliato». Per la mancata maturazione, la persona «rimane sempre "figlio" e non "uomo" o "donna", con un effetto su tutti gli aspetti relazionali, a partire da quello sessuale, con il rapporto che diventa una "ginnastica" e non il segno di una relazione affettiva.
Un conto è l'amore profondo, un conto la dipendenza patologica, che riguarda più le mamme ma talvolta anche i padri». Le conseguenze per la coppia sono devastanti. «Se non è risolto il rapporto genitoriale è impossibile stabilire un legame profondo con il partner e progettare una famiglia: si instaurano dinamiche di confronto: il partner viene sempre paragonato al genitore. Un vero psicodramma».
http://www.dagospia.com/rubrica-29/Cronache/-72001.htm
Se lui ama di più sua madre il matrimonio non è valido
Per il Tribunale ecclesiastico ligure il "mammismo" va considerato giusta causa di annullamento. E ora ringraziate vostra suocera...
Per il Tribunale ecclesiastico ligure il "mammismo" va considerato giusta causa di annullamento. E ora ringraziate vostra suocera...
Voi che la avete cordialmente detestata per anni, che a ogni Natale in famiglia vi siete seduti agli antipodi del tavolo per non essere costretti neppure a passarle il sale, che piuttosto di affidarle i bambini li avreste nascosti nella cuccia del cane lupo della vicina, tipo Romolo e Remo, ora chiedetele scusa.
Voi, mogli e mariti avvelenati, fate un regalo alla vostra suocera, perché potrebbe essere proprio lei a consentirvi di annullare quel vostro matrimonio sbagliato.
Il colpo di scena che trasforma il peggior nemico in prezioso alleato arriva dal diritto canonico. Nella sua relazione sui procedimenti di annullamento di matrimoni al Tribunale ecclesiastico ligure, monsignor Paolo Rigon ha citato il «mammismo» tra le piaghe - pardon, le cause - che consentono di chiedere la cancellazione delle nozze religiose. «Se per ogni scelta è necessaria l'approvazione del genitore, di fatto il genitore diventa psicologicamente il vero coniuge», spiega Rigon. Il quale si candida a uomo dell'anno di Time, o quantomeno ad angelo custode onorario di tutti quegli sposi che almeno una volta in vita loro sono sbottati in un liberatorio: «Ma io ho sposato te, non tua madre!». Voi generi che venite puntualmente demoliti per presunte assenze e gravissime mancanze (ebbene sì, anche le défaillance intime entrano nel conto) fino all'inevitabile «mia figlia meritava di più, glielo avevo detto che stava sposando un fallito». Voi nuore che a ogni pranzo siete stroncate senza pietà da una reincarnazione con la permanente dei giudici di Masterchef che per di più va in cerca di qualsiasi traccia di sporco col solo fine di accumulare prove della vostra inettitudine domestica. Voi, generi e nuore vessati e maltrattati, ora avete in monsignor Rigon il vostro vendicatore. Perché basta testimoniare quante volte la suocera ha messo il becco nei vostri affari per poter ottenere l'annullamento del matrimonio alla Sacra Rota. E una volta cancellate le nozze religiose, addio pure agli obblighi civili annessi. Alimenti compresi.
Fuor di scherzo, la decisione è seria. Il «mammismo», ovvero la dipendenza di un coniuge dal genitore, è equiparata alle «cause di natura psichica» che - insieme all'impotenza (coeundi e generandi), alle minacce, all'errore, al crimine e ad altri «impedimenti dirimenti» di manzoniana memoria - consentono l'annullamento. Il fatto è che - stando al canone 1095 del diritto canonico - questa «natura psichica» è abbastanza aleatoria. Va dal transessualismo alla tossicodipendenza passando dal narcisismo alla negligenza strafottente o, appunto, al neonato «mammismo». Morale: una moglie che scopra dopo il matrimonio che il marito è un menefreghista egoista che chiede a sua madre pure di che colore comprare le calze può chiedere l'annullamento del matrimonio esattamente come un marito al quale la moglie aveva nascosto di essere un viado oppiomane.
Va da sé che sono esagerazioni, che nella realtà dei fatti il diritto canonico con i suoi tre gradi di giudizio non è una barzelletta e ha un funzionamento lungo (5-6 anni ogni causa, in media) e serio, ma il dubbio che tra le pieghe della «natura psichica» si nascondano gli alibi per annullare un po' troppo facilmente i matrimoni appellandosi a semplici difetti, c'è. D'altronde Benedetto XVI, di fronte al moltiplicarsi dei procedimenti fino a tremila l'anno, aveva chiesto maggiore severità ai Tribunali ecclesiastici. Inserire la suocera che pontifica sui compiti di matematica dei bambini tra le giuste cause di cancellazione, però, non sembra andare in tale direzione. Così come non sembra esserlo l'avere ridotto le tariffe delle cause rotali al fine di renderle più accessibili. Perché essere mammoni a livello patologico è sicuramente motivo sufficiente per chiedere un divorzio, ma il diritto canonico dovrebbe essere altro dal semplice buonsenso laico. Il quale, per inciso, giudica motivo valido per la separazione anche il semplice venir meno dell'amore. Il matrimonio religioso, per i credenti, è un sacramento inviolabile e indissolubile, e non dovrebbe essere una dipendenza dalla mamma non ammessa per tempo a poterlo annullare. A meno che non si voglia far cadere ogni ipocrisia (dai Kennedy ai Savoia la storia è piena di annullamenti ricchissimi ma quantomeno dubbi) e cambiare definitivamente la formula del sacerdote in «finché Rota non vi separi». In nome del Padre, del Figlio e della suocera.
Fuor di scherzo, la decisione è seria. Il «mammismo», ovvero la dipendenza di un coniuge dal genitore, è equiparata alle «cause di natura psichica» che - insieme all'impotenza (coeundi e generandi), alle minacce, all'errore, al crimine e ad altri «impedimenti dirimenti» di manzoniana memoria - consentono l'annullamento. Il fatto è che - stando al canone 1095 del diritto canonico - questa «natura psichica» è abbastanza aleatoria. Va dal transessualismo alla tossicodipendenza passando dal narcisismo alla negligenza strafottente o, appunto, al neonato «mammismo». Morale: una moglie che scopra dopo il matrimonio che il marito è un menefreghista egoista che chiede a sua madre pure di che colore comprare le calze può chiedere l'annullamento del matrimonio esattamente come un marito al quale la moglie aveva nascosto di essere un viado oppiomane.
Va da sé che sono esagerazioni, che nella realtà dei fatti il diritto canonico con i suoi tre gradi di giudizio non è una barzelletta e ha un funzionamento lungo (5-6 anni ogni causa, in media) e serio, ma il dubbio che tra le pieghe della «natura psichica» si nascondano gli alibi per annullare un po' troppo facilmente i matrimoni appellandosi a semplici difetti, c'è. D'altronde Benedetto XVI, di fronte al moltiplicarsi dei procedimenti fino a tremila l'anno, aveva chiesto maggiore severità ai Tribunali ecclesiastici. Inserire la suocera che pontifica sui compiti di matematica dei bambini tra le giuste cause di cancellazione, però, non sembra andare in tale direzione. Così come non sembra esserlo l'avere ridotto le tariffe delle cause rotali al fine di renderle più accessibili. Perché essere mammoni a livello patologico è sicuramente motivo sufficiente per chiedere un divorzio, ma il diritto canonico dovrebbe essere altro dal semplice buonsenso laico. Il quale, per inciso, giudica motivo valido per la separazione anche il semplice venir meno dell'amore. Il matrimonio religioso, per i credenti, è un sacramento inviolabile e indissolubile, e non dovrebbe essere una dipendenza dalla mamma non ammessa per tempo a poterlo annullare. A meno che non si voglia far cadere ogni ipocrisia (dai Kennedy ai Savoia la storia è piena di annullamenti ricchissimi ma quantomeno dubbi) e cambiare definitivamente la formula del sacerdote in «finché Rota non vi separi». In nome del Padre, del Figlio e della suocera.
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