ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 7 febbraio 2014

I frutti delle visite papali all'onu..

Anteprima del sinodo. Il documento dell’ONU sulla famiglia


onu


Il comitato delle Nazioni Unite di verifica della convenzione sui diritti dei bambini era un organismo fino a ieri semisconosciuto. Ma è balzato clamorosamente alla notorietà grazie all’atto d’accusa che ha rovesciato sul Vaticano a conclusione della sua ultima sessione, svoltasi a Ginevra dal 13 al 31 gennaio.

Presiede questo comitato la norvegese Kirsten Sandberg. I suoi quattro vicepresidenti provengono da Arabia Saudita, Bahrein, Etiopia e Sri Lanka, paesi che certo non brillano per il rispetto dei diritti umani. Tra i suoi diciotto membri c’è anche un’italiana, Maria Rita Parsi.
Il 16 gennaio i rappresentanti della Santa Sede hanno presentato al comitato il loro rapporto. Nel quale hanno evidenziato le molteplici iniziative messe in atto negli anni scorsi per contrastare gli abusi sessuali sui minori e dare sostegno alle vittime, iniziative che collocano oggi la Chiesa cattolica in prima linea tra le istituzioni mondiali impegnate in difesa dei fanciulli.
Ma è stato come parlare a dei sordi, viste le “Concluding observations on the second periodic report of the Holy See” rese pubbliche il 5 febbraio.
Fin dai primi paragrafi sembra infatti di capire che il comitato aveva in mente molto d’altro e di più che il problema della pedofilia.
Per cominciare, l’omosessualità. Il comitato se la prende con la Chiesa cattolica per le sue posizioni in materia, che “contribuiscono allo stigma sociale e alla violenza contro lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e bambini allevati da coppie dello stesso sesso”. E questo nonostante le “positive e progressiste parole pronunciate nel luglio 2013 da papa Francesco”, con allusione al suo celebre: “Ma chi sono io per giudicare?”.
Più avanti il comitato prende di mira i figli dei preti tenuti all’oscuro dell’identità del loro genitore. Poi i neonati abbandonati nelle ruote dei conventi. Poi le ragazze recluse fino al 1996 in Irlanda nelle lavanderie Magdalene. Poi le punizioni corporali inflitte ai bambini nelle scuole cattoliche e in famiglia.
A proposito di queste punizioni, si ingiunge che il codice di diritto canonico le proibisca espressamente e che “un’interpretazione della Scrittura tale da non giustificare le punizioni corporali si rifletta nell’insegnamento della Chiesa e sia incorporata nell’insegnamento e nell’educazione teologica”.
Alla pedofilia il documento arriva a pagina 9, su un totale di 16 pagine. Ed è come se niente sia stato fatto di buono dalla Chiesa cattolica prima del fatidico 2013, anno d’elezione di papa Francesco. Il “codice del silenzio”, cioè la segretezza assoluta del sacramento della confessione, è bollato tra le cause degli orrori.
Esaurito il capitolo pedofilia, il documento allarga di nuovo il campo. Rimprovera la Chiesa di “non riconoscere l’esistenza di diverse forme di famiglie”. Accusa certe sue istituzioni di separare i figli dai genitori e di manipolare le loro coscienze. Denuncia “la sottrazione forzata alle loro madri di migliaia di bambini, da parte di congregazioni cattoliche in numerosi paesi, per rinchiuderli in orfanotrofi o darli in adozione a genitori stranieri”.
Per infine arrivare all’aborto e ai contraccettivi, posti entrambi sotto il titolo: “Salute”.
Dopo aver evocato il caso della bambina di Recife fatta abortire nel 2009 con due gemelli in grembo ed essersela presa con l’arcivescovo di Recife e il prefetto della congregazione vaticana per i vescovi (all’epoca il cardinale Giovanni Battista Re), il comitato “richiede con urgenza alla Santa Sede di rivedere la sua posizione sull’aborto e di modificare il canone 1398 del codice di diritto canonico relativo all’aborto, allo scopo di precisare le circostanze in cui l’aborto è permesso”.
Idem per i contraccettivi. La Santa Sede è sollecitata a “garantire agli e alle adolescenti l’accesso alla contraccezione”, per la prevenzione dall’AIDS e più in generale per la “salute riproduttiva”, formula che come è noto non è alternativa all’aborto, ma lo include.
Per finire, il comitato chiede alla Santa Sede di dare la più ampia pubblicità possibile al documento. Un po’ come nella rivoluzione culturale cinese si facevano circolare i reprobi con appeso al collo il cartello delle loro malefatte.
La prima risposta del Vaticano al documento di Ginevra è stata un timidocomunicato, che esprime il rincrescimento di “vedere in alcuni punti delle Osservazioni conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”.
Il segretario di Stato Pietro Parolin ha promesso una risposta più “articolata”. Si vedrà. Intanto, ancora una volta questo attacco alla Chiesa ha risparmiato papa Francesco. Anzi, l’ha associato alla causa. Dentro la Chiesa è in arrivo un sinodo sulla famiglia, un tema vicino a quelli agitati dal documento di Ginevra. Il gioco si fa pericoloso.
*
Una coincidenza. Lo stesso giorno della pubblicazione del documento ginevrino i Legionari di Cristo hanno eletto il loro nuovo direttore generale, il messicano Eduardo Robles Gil.
Nel darne notizia, hanno diffuso anche una “presa di posizione conclusiva” a proposito del loro famigerato fondatore Marcial Maciel, in cui si legge tra l’altro:
“Abbiamo considerato i comportamenti gravissimi e oggettivamente immorali di padre Maciel che hanno meritato le sanzioni che, a suo tempo, la congregazione per la dottrina della fede giustamente gli ha imposto. Il nostro fondatore è morto nel 2008 e supplichiamo per lui la misericordia di Dio. Allo stesso tempo, vogliamo esprimere il nostro profondo dolore per l’abuso di seminaristi minorenni, per gli atti immorali perpetrati verso uomini e donne, per l’uso arbitrario della sua autorità e dei beni, per il consumo smisurato di sostanze stupefacenti e per l’aver presentato come propri scritti pubblicati da terzi. Ci risulta incomprensibile l’incoerenza di essersi continuato a presentare per decenni come sacerdote e testimone della fede, mentre occultava questi comportamenti immorali. Tutti questi comportamenti noi li condanniamo con forza. Ci dispiace che molte vittime e persone da lui offese abbiamo atteso invano una richiesta di perdono e di riconciliazione da parte di padre Maciel. Noi oggi vogliamo esprimere a tutti loro la nostra solidarietà”.
Va ricordato che gli accusatori pubblici di Maciel rifiutarono sempre di procedere per via civile, su fatti peraltro caduti in prescrizione. Vollero sempre e solo un processo canonico. Ma da cardinale e poi da papa, Joseph Ratzinger procedette per una via ancor più spedita e sicura, quella dell’indagine diretta, iniziata nel 2005, e della sanzione d’autorità, emanata nel 2006 e immediatamente resa esecutiva.
A condurre l’indagine fu l’allora promotore di giustizia della congregazione per la dottrina della fede, Charles Scicluna.
Che a Ginevra, il mese scorso, ha fatto parte della delegazione vaticana alla sessione del comitato dell’ONU per i diritti dei bambini.

O.N.U. LOCUTA, CAUSA SOLUTA?

di U. T.


La cupola mondiale dei pragmatisti, dei “fratelli muratori”, degli abortisti, degli omosessuali, dei bisessuali, dei transessuali, degli eterosessuali con amante al seguito, dei philosophes terzomondisti, dei moralisti ateo-laicisti, ha provato a lanciare il suo satanico affondo alla Chiesa.
Le impettite Nazioni Unite dalla loro Torre di Babele di acciaio e cristallo eretta su scaramantica pianta  a doppio ferro di cavallo nella Ginevra di Calvino, hanno laicamente sentenziato contro la Chiesa le loro accuse per gravi violazioni dei diritti del fanciullo. Pedofilia sistematica, niente meno!
Forti dell’incertezza dialogante, secolarizzata e balbettante degli scapigliati neoterici oggi al comando dell’istituzione ecclesiale “casta et meretrix”, santa in sé,ma umana e peccatrice in noi, le Nazioni Unite, hanno osato pesantemente interferire come mai si sono permesse contro la sovranità di alcun potente del mondo, per deliberare il loro infame verdetto pubblico di implicita condanna.
Ma quegli improvvidi accusatori cupolisti non si illudano, il caso non è chiuso con il loro inaudito pronunciamento.
La Chiesa, la “delenda Carthago” del terzo millennio, saprà solcare indenne il pelago di fango e veleni proveniente da quella supponente Unione di cartapesta, superba oligarchia pagana e anticristiana così spesso dedita a legalizzare soprusi, delitti, omicidi seriali ed egoismi  distruttivi di minime aspettative esistenziali.
L’O.N.U., piovra massonica pur notoriamente fallimentare e inetta a risolvere anche solo alcuni dei mille problemi di giustizia sociale e convivenza pacifica cui istituzionalmente sarebbe preposta, in un’operazione è invece riuscita benissimo. Il suo capolavoro è stata la diabolica e penetrante azione di propaganda ateistica e anti-cristiana, tesa a creare nei cristiani, specie nei cattolici, una cattiva coscienza, l’imbarazzo, quando non la vergogna,  per la loro storia bimillenaria.
A furia d’insistere, anzi senza mai accennare a ristabilire un minimo di verità a fronte di leggende nere e di insostenibili falsità, i nemici della Chiesa, fra cui i cupolisti dell’O.N.U., ce l’hanno fatta a indurre il popolo cristiano a masochistici “mea culpa” per emendarsi da colpe inesistenti e responsabilità imputategli per i peggiori mali, disagi e sofferenze dell’umanità.
In questo modo hanno cercato di rintuzzare ogni possibilità di condanna  cristiana contro il loro materialismo. Così hanno cercato di eludere la presentazione - da parte della umana e divina istituzione ecclesiale - di un conto molto salato ai suoi impudenti detrattori riuniti in supponente consesso internazionale.
Possibile che oggi chiunque e da qualunque pulpito possa  permettersi di mettere in stato di accusa il paradosso Chiesa?
Senza minimamente tener conto che in venti secoli di koinonìa e diakonìa essa, pur con qualche innegabile parentesi di umanissimo chiaroscuro, in proiezione escatologica vanta un bilancio largamente positivo e presenta un mirabile affresco di santità in cui le luci prevalgono trionfalmente sulle ombre?

UT

Attacco totalitario al libero credo

Onu vs libertà religiosa, il manifesto intollerante e pol. corr.

Per giudicare dell’attendibilità, dell’indipendenza e dell’imparzialità della Comitato dell’Onu “per i diritti del fanciullo” che mercoledì ha sferrato il suo attacco in 67 punti al Vaticano, accusato in un rapporto di non rispettare svariati aspetti della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell’infanzia, il sociologo cattolico Massimo Introvigne invitava ieri sulla Bussola quotidiana a considerare il fatto che “uno dei diciotto membri, che ha funzione di vice-presidente, è stato designato dall’Arabia Saudita”. Noto esempio, ironizza Introvigne, “di tutela dei diritti umani in genere e di quelli dei bambini – e delle bambine – in specie”, che ben si accompagna alla “personalità più in vista, influente e nota del Comitato, la peruviana Susana Villarán, sindaco di Lima e cattolica ‘adulta’”, nota per il suo “attivismo a favore del ‘matrimonio’ omosessuale, dell’ideologia di genere e dell’aborto”.
Molti commenti si sono concentrati sull’elemento più appariscente e violento del rapporto onusiano, la reiterata accusa alla chiesa cattolica (nonostante le misure drastiche messe in atto soprattutto dai due ultimi pontefici) di continuare nei fatti a coprire i preti pedofili, ai quali il Comitato attribuisce, senza nessun supporto che appaia meno che generico, “decine di migliaia” di abusi. Ma il vero cuore della dichiarazione di guerra – l’ennesima – dei burocrati del Palazzo di vetro al Vaticano, il suo aspetto più rivelatore e grottesco, sta nelle parti che intimano alla chiesa di rinunciare alla propria dottrina antropologica su famiglia, matrimonio, omosessualità, aborto. Le chiedono, soprattutto, di cancellarla nelle sue stesse scuole e nel diritto canonico. Da questo punto di vista, l’attacco dell’Onu è un purissimo attacco alla libertà religiosa, che è poi libertà senza aggettivi. La chiesa non ha alcun potere di imporre le proprie verità, ma le si vuole negare anche il diritto di proclamarle. L’intervento del Comitato ha principalmente e apertamente lo scopo di farla tacere, di azzerarla sulla scena pubblica, di privarla di libertà lì dove esercita legittimamente le proprie prerogative, e questo vale soprattutto per le scuole cattoliche.
E’ esperienza comune e primaria di ogni totalitarismo negare la libertà di insegnamento, e le sedici pagine messe insieme dai diciotto esperti “indipendenti” dell’Onu aspirano a porre le basi di una definitiva “formattazione” laicista e postmoderna dell’educazione, che deve valere anche per i cattolici, sotto un mantello progressista che giustifica ogni abuso. Questo vuole il Comitato per i Diritti del fanciullo quando chiede al Vaticano di smettere di “enfatizzare la promozione della complementarità e dell’eguaglianza nella dignità, due concetti – riferiti ai due sessi, ndr – che non corrispondono all’eguaglianza di fatto e di diritto prescritta dall’articolo 2 della Convenzione e spesso sono utilizzati per giustificare politiche e leggi discriminatorie”; quando  “invita la Santa Sede ad adottare un approccio basato sui diritti per affrontare la discriminazione tra ragazze e ragazzi e ad astenersi dal ricorrere a una terminologia che possa minacciare l’eguaglianza tra ragazze e ragazzi”; quando le chiede di “assumere misure attive per rimuovere dai libri di testo delle scuole cattoliche tutti gli stereotipi di genere che potrebbero limitare lo sviluppo dei talenti e delle attitudini dei ragazzi e delle ragazze e minare le loro opportunità educative e di vita”; quando intima “con urgenza alla Santa Sede di rivedere la sua posizione sull’aborto e di modificare il canone 1398 del Codice di diritto canonico relativo all’aborto, allo scopo di precisare le circostanze in cui l’aborto è permesso”; quando afferma che “la Santa Sede dovrebbe assicurarsi che l’educazione sessuale e alla salute riproduttiva e la prevenzione dell’Hiv/Aids sia parte del curriculum obbligatorio delle scuole cattoliche”. Non pago, dopo aver deciso ciò che i cattolici devono insegnare nelle loro scuole, il Comitato per i Diritti del fanciullo si lancia nella condanna della pratica “dell’abbandono anonimo dei neonati organizzato da realtà cattoliche in diversi paesi attraverso le cosiddette baby boxes”, e invita “con forza la Santa Sede a cooperare per determinare la cause della pratica dell’abbandono anonimo dei neonati e per promuovere le alternative”.
Prima tra tutte, si immagina, perfettamente in linea con la tutela dei diritti del fanciullo onusianamente intesa, l’aborto.

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