di Federico Catani
“Le bugie hanno le gambe corte” e il tempo continua a dar ragione alla sapienza popolare. Pochi giorni fa, mons. José Rodríguez Carballo, segretario del dicastero romano che si occupa della vita religiosa, ha rilasciato in una conferenza stampa alcune dichiarazioni in merito alla questione dei Francescani dell’Immacolata. Lo scopo? Difendere a tutti i costi una congregazione (CIVCSVA, ovvero Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica)
che si è ormai resa complice dinanzi al mondo, se non addirittura
mandante, della distruzione di uno dei più fiorenti e sani Istituti di
diritto pontificio, eretto per volontà del futuro santo Pontefice
Giovanni Paolo II. Naturalmente arrampicarsi sugli specchi non è facile,
e prima o poi si scivola, e difatti le sue dichiarazioni fanno acqua da
tutte le parti. Il primo ad accorgersene è stato Sandro Magister che ha messo in luce, numeri alla mano, quanto le cifre siano state truccate dall’ex generale dei Frati Minori per giustificare un commissariamento nato all’insegna dell’ingiustizia e della falsità.
Difatti, quello che in totale, per essere benevoli, era il numero di
circa cinquanta religiosi, si è trasformato miracolosamente nelle mani
di Carballo (o di chi per lui) nel 74 % dei frati dell’Istituto (leggere al riguardo l’articolo preciso e documentato di Lorenzo Bertocchi). Altro giornalista che ha svelato l'inganno è Marco Tosatti, uno dei pochi vaticanisti che non si è fatto sedurre dall'andazzo dominante da circa un anno a questa parte.
C’è però un’altra affermazione di
Carballo, passata inosservata all’eccellente penna di Magister, che è
destinata a smentirsi da sé con i fatti alla mano, ed è la precisazione
che il commissariamento non sarebbe avvenuto principalmente a causa
dell’adozione del rito antico.
Eppure chiunque avesse avuto modo di leggere il questionario inviato
dal Visitatore apostolico mons. Vito Angelo Todisco ai religiosi FFI
(solo ai professi perpetui, circa 200) non avrebbe tardato a comprendere
che il capo di accusa era principalmente l’adozione del Rito Antico (vedi qui). Tanto
è vero che il questionario sembra già sottintendere l’introduzione
forzata del rito da parte del fondatore p. Stefano Manelli, così come
era stato calunniosamente riportato dall’esiguo drappello di frati disobbedienti.
Peccato però che il fondatore questo comportamento non l’ha mai avuto,
né ha mai richiamato o ripreso o escluso i frati per il fatto di non
averlo mai celebrato. Questo però, la Congregazione l’ha capito troppo
tardi o se l’aveva capito, subito l’aveva maliziosamente sottaciuto per altri fini.
Così quando ci si è accorti che questa imputazione non reggeva più si è
cercato disperatamente un altro capo di accusa: ed ecco la storia dei
beni mobili e immobili passata ai parenti di p. Manelli. Senonché anche
questa accusa vile è andata a fallire, tanto che lo stesso commissario,
con sua profonda umiliazione ha dovuto ufficialmente smentire la
diffamazione (vedi qui).
Ci si chiede che cos’altro dovranno inventarsi adesso i distruttori dell'ordine dei FFI. Tra l'altro, oltre a quella di Corrispondenza Romana, è partita un'altra raccolta di firme contro la gestione vaticana della vicenda dei poveri religiosi e altri giornalisti, come Antonio Socci (vedi qui e qui), stanno notando il mare di falsità e ingiustizie che si stanno perpetrando, nella Chiesa della misericordia a buon mercato per tutti, verso un Ordine religioso assolutamente CATTOLICO. Staremo a vedere, ma già sappiamo che la verità prima o poi viene alla luce!
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