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giovedì 27 febbraio 2014

Segreti celati e pirla in agguato?

Antonio Socci su Libero: “Per celare i segreti trattano Ratzinger da pirla”

ROMA – “Per celare i segreti trattano Ratzinger da pirla” scrive Antonio Socci rispondendo
alla lettera di Ratzinger, pubblicata ieri dall Stampa:
Ieri sulla Stampa e Vatican Insider (il sito del giornale dedicato al Vaticano) è apparso con gran rilievo questo titolo che riporta parole attribuite a Benedetto XVI: «La rinuncia è valida. Assurdo speculare sulla mia decisione». Suona come una clamorosa risposta alle domande che io avevo posto su queste colonne a un anno dalle sue storiche dimissioni. I colleghi di Vatican Insider – La Stampa, per capirci, sono gli stessi che reagirono con stizza allo scoop con cui, il 25 settembre 2011, preannunciavo le dimissioni di PapaBenedetto. Ci fu chi scrisse che era «scandalizzato» dal mio articolo.
Questi colleghi corsero a fare i pompieri, intervistando chi diceva che era tutto infondato e che il mio articolo era assurdo e ridicolo. Sappiamo poi come sono andate le cose e quanto fosse infondato ciò che scrissi. Gli amici della Stampa avrebbero potuto imparare,da quella vicenda del 2011, che non bisogna mai accontentarsi delle verità «ufficiali», altrimenti basterebbe pubblicare i comunicati stampa dei vari palazzi.
I giornalisti esistono per porre domande, mostrare le cose che non quadrano, indagare e chiedere spiegazioni sulle cose oscure o non chiarite. Invece anche ieri gli amici di Vatican insider sono corsi a fare i pompieri,chiedendo a Benedetto di smentirci.Ma il risultato rischia di essere opposto a quello voluto. Da ieri, infatti, i dubbi sulle sue dimissioni si sono ingigantiti. Perché – come tutti sanno -il Vaticano non smentisce mai le tante illazioni o le congetture infondate che appaiono sui media. E se in questo caso ha accettato di intervenire addirittura il Papa emerito (troppo onore), è segno che il problema c’è.     Ed è enorme. Non si scomoda un Papa, infatti, per una baggianata.
Del resto ciò che pubblica La Stampa non è affatto chiaro. Anzitutto quando si dispone di un documento come quello – la risposta di un Papa – è buona regola pubblicarlo integralmente, tale e quale e con riproduzione fotografica. Invece il suddetto articolo di Andrea Tornielli riporta solo qualche frase estrapolata e la fotografia della firma e della carta intestata.
Senza dirci quali sono state le domande complete e le risposte complete, con annessi e connessi. In secondo luogo i brevi vir- golettati attribuiti al Papa eme- rito smentiscono qualcosa che io non avevo mai messo in di- scussione. Infatti egli afferma che la sua decisione è stata dav- vero libera. Ma questo lo aveva già dichiarato solennemente nell’annuncio dell’11 febbraio 2013. Che cosa credevano, alla Stampa,che oggiBenedettodi- cesse di aver mentito? Io ho sempre creduto allasua dichia- razione di allora. Infatti nell’ar – ticolo del 12 febbraio scorso scrivevo: «Non è ammissibile dubitare delle sueparole, quin- di il suo fu un gesto libero». Ma ciò non spiega nulla. Questo grande uomo di Dio aveva detto di aver preso tale decisione «non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa», perché biso- gna avere «sempre davanti il be- ne della Chiesa e non se stessi». Consideratalaguerra chegliera stata scatenata contro (si veda- no i miei articoli precedenti), si può ipotizzare che egli -vedendoaddensarsi sulla Chiesa certe minacce (sulla Chiesa, non su se stesso) – abbia liberamente deciso di fare un passo indietro per evitare tempeste alla barca di Pietro. In questo caso la scelta sarebbe stata libera, tuttavia de- terminata da circostanze esterne tutte da svelare. D’altraparte era stato lo stesso papa Benedetto – nella sua messa d’insediamento -a chiedere: «Pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi».La rinuncia non è una fuga davanti ai lupi, perché anzi da Papa emerito sostiene con la preghiera il Papa regnante, Francesco, nella lotta. Tuttavia quella frase clamorosa rivelava “ . ufficialmente che il Vicario di Cristo aveva a che fare con branchi di lupi. Chi fossero non è mai stato chiarito. Si riferiva anche al mondo. Tuttavia questo «attac- co concentrico» aveva «origine fuori, ma spesso anche dentro la Chiesa». Lo scriveva lo stesso Tornielli (con Paolo Rodari) nel 2010 nel libro intitolato Attaccoa Ratzin- ger, dove si mostravano l’isola – mento di Benedetto e i suoi molti nemici. Lì si svelava che, subito dopo il Conclave, potenti cardinali di Curia decretavano già che quelpontificato sarebbe durato poco («solo due o tre an- ni»)e che«l’unica cosa che non si perdona a Ratzinger è quella di essere stato eletto Papa». D’altronde sabato scorso, in San Pietro, si è potuto vedere che Benedetto è tuttora in ottima forma fisica, così come è intellettualmente lucidissimo.Dun- que le domande sulle vere ra- gioni dellarinuncia siripropon- gono(delresto, induemilaanni di storia della Chiesa, mai un Papa si era ritirato per l’anzianità). L’altra risposta virgolettata, riportata da Tornielli, fa trase- colare. Alla domanda sul perché ha deciso di rimanere Papa emerito(e nonvescovoemerito o cardinale), col vestito da Papa, Benedetto avrebbe testualmen- te risposto così: «Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti».
Ora, che l’intelligenza sopraffina di Ratzinger abbia voluto liquidare con una battuta surreale una questione delicatissima, che in questo momento non può e non vuole spiegare, a me pare evidente. Padroni invece quelli della Stampa di considerarla una risposta esauriente. Evidentemente credono che, fra l’11 febbraio (data dell’annuncio) e il 28 febbraio(fine del pontificato), in tutto il Vaticano e nei negozi e fra i sarti di Borgo Pio non si potesse trovare nemmeno una tonaca scura.Anzi,è stato confermato dal cardinal Bertone che la rinuncia era già stata decisa da mesi (come su questo giornale si è sempre scritto), quindi si dovrebbe credere che in un intero anno non sia stato possibile, in Vaticano e dintorni, trovare una tonaca scura. Per questo Ratzinger avrebbe deciso-contro il parere di tutti i canonisti(compresa Civiltà cat- tolica) – di restare Sua Santità Benedetto XVI e di vestire di bianco. Creando una situazione unica nella storia della Chiesa, per la coesistenza di due Papi e perché non è statodefinito, né a livello canonico né a livello teologico, lo status di Papa emerito (nei secoli scorsi tutti i pontefici che si sono ritirati sono tornati alla loro condizione precedente l’elezione). Mi pare che non ci sia bisogno di commenti. Del resto l’aver deciso, nelle scorse settimane, di tenere lo stemma da Papa, rifiutando quello da Papa emerito e quello da cardinale, come c’entra con l’abito nell’ armadio? Non ho trovato, nella pagina della Stampa, la risposta alla mia domanda sulla frase che Benedetto pronunciò, il 27 febbraio 2013, per definire la sua scelta. Parlando del suo mini- stero petrino disse: «Il sempre è anche un per sempre – non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’ esercizio attivo del ministero non revoca questo». Che cosa significa quella rinuncia all’«esercizio attivo», quel «per sempre» e quel ministero petrino «non revocato»? Sarebbe stato interessante che un grande teologo come Benedetto illuminasse tutta questa situazione. Così come sarebbe stato interessante chiedergli che cosa mai fosse accaduto di così urgente venerdì sera perché Francesco telefonasse direttamente a Be- nedetto chiedendogli di andare, l’indomani mattina, al Concistoro pubblico in San Pietro. Si è trattato oltretutto di un fatto che ha contraddetto ciò che Bene- detto aveva annunciato («sarò nascosto al mondo»). Perché questa emergenza? A questo proposito, devo precisare che – contrariamente ad altri, a cui forse allude Tornielli – personal- mente non ho mai contrapposto idue Papi,rilevando cheap- paiono davvero come Mosè che prega sul monte e Giosuè che combatte nella valle. Insieme per salvare la Chiesa in un mo- mento così drammatico come forse in duemila anni mai ha vissuto. Con Tornielli, che conosco da trent’anni e di cui mi reputo amico, ho avuto anche di recente un piccolo bisticcio. Mi aveva colpito il fatto che in due pezzi consecutivi, sabato e domenica, avesse usato, per Benedetto, le espressioni «primo fra i cardi- nali» e poi «vescovo emerito di Roma», pur sapendo bene che Benedetto aveva rifiutato di as- sumere proprio quelle qualifiche e aveva optato invece per «Papa emerito». Avevo chiesto scherzosamente a Tornielli per- ché riteneva di degradare Benedetto, ma mi ha risposto con stizza e allora ho abbozzato. Personalmente credo che il compito di noi giornalisti non sia quello di «normalizzare» una situazione obiettivamente uni- ca, magari improvvisandoci ti- fosi diun Papa o di un altro(che certo non hanno bisogno di tifo- si).Il nostro compito è quello di cercar di capire, di porre domande, di far emergere la complessità di una situazione. Può darsi che le nostre domande e il nostro indagare possano distur- bare, ma il nostro dovere è cer- care la verità sempre (anche il nostro dovere di cristiani, del resto, è questo). Ho motivo di ritenere, ad esempio, che sia stato fatto notare a Papa Benedetto come, fra le domande da me poste,ci fos- se la constatazione del mancato bacio dell’anello, nei due incontri pubblici fra i due Papi. Pare che per questo Benedetto, al Concistoro di sabato,abbia fatto ilgesto di togliersi la berretta davanti a Francesco (mai fatto in precedenza), gesto che è stato enormemente amplificato dai vaticanisti. Tutta quell’enfasi però mi pare fuori luogo, perché è ovvio che Francesco è il Papa regnante: Benedetto,fin da prima del Conclave, gli ha assicurato reverenza e obbedienza. Come tutti noi cattolici dobbiamo fare (personalmente su queste colonne ho sempre sostenuto e difeso Papa Francesco). Ma i fatti sono testardi, esistono e interrogano: proprio l’enfasi sulla berretta mi pare metta in rilievo ancora una volta che pure sabato scorso non c’è stato il bacio dell’anello (un aspetto che resta misterioso e fa riflettere). Se per la prima volta Benedetto dovesse fare quel gesto, dovremmo pensare che ci sono state su di lui pressioni molto forti (e che anche nel passato ce ne siano state). In ogni caso il mistero s’infittisce.
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