Il peccato contro lo Spirito Santo ed i Francescani dell’Immacolata
Abbiamo pubblicato ieri l’articolo “Le innumerevoli falsità in un’intervista a p. Alfonso M. Bruno, FI”. Sul caso dei Francescani dell’Immacolata ci è oggi pervenuto un altro contributo, che proponiamo all’attenzione dei nostri lettori:
Il peccato contro lo Spirito Santo ed i Francescani dell’Immacolata
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«Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna» (Mc 3, 29).
«Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato» (Lc 12, 10).
La triste vicenda della Famiglia dei Frati Francescani dell’Immacolata sembra non aver mai fine. Continuano i provvedimenti punitivi verso i Frati fedeli ai Fondatori, cioè al Carisma originario dell’Istituto; a qualche sacerdote che ha chiesto di uscire dall’Istituto per esempio, rinunciando ai voti religiosi, è stato quasi “suggerito” tra le righe di rinunciare pure al sacerdozio. Continuano gli slogan allusivi alla loro disobbedienza alla Chiesa e le minacce di un prossimo Giudizio Finale contro chi non si schiera col P. Volpi. Andiamo però all’origine della baraonda creatasi nell’Istituto dopo l’avvento del P. Commissario: la causa che ha fatto scaturire il commissariamento a tutt’oggi è ignota.
Non è mai stata rivelata con chiarezza dalle fonti ufficiali. Si portano sempre come prove vaghi e generici riferimenti ad atteggiamenti degli antichi superiori, mai fatti concreti e circostanziati.
Il primo e fondamentale provvedimento del nuovo corso è stato diretto senza mezzi termini contro la liturgia del 1962 approvata dal B. Papa Giovanni XXIII, e di nuovo autorizzata dal Papa Benedetto XVI nel 2007; tuttavia in più sedi si è precisato dai responsabili che non è la liturgia l’oggetto della “correzione materna” da parte della Santa Sede. Poi si è chiuso il seminario. Dunque all’origine di tutto il male dei Francescani dell’Immacolata c’era il seminario, cioè il metodo didattico dei professori, oppure la materia che insegnavano, forse non conforme alla dottrina della Chiesa? - No – è stato risposto. - Il seminario è stato chiuso perché il numero degli studenti (circa 60!) era troppo esiguo -. Quindi la preoccupazione da parte della Sacra Congregazione dei Religiosi nei confronti dei FI era il numero troppo esiguo dei seminaristi. Meglio quindi chiudere, durante l’anno scolastico appena iniziato (il 9/12/2013), e far perdere almeno un anno di studio a tutti i seminaristi, sospendendo pure le ordinazioni sacerdotali e diaconali. Questa è sembrata la via più adatta per rinnovare la vita religiosa! Bisognerebbe allora applicare lo stesso criterio un po’ a tutti i seminari di oggi, soprattutto nei paesi occidentali, vista la mancanza generale di vocazioni, molto più che tra i Francescani dell’Immacolata che prima del commissariamento avevano un incremento delle vocazioni del 200% annuo; caso davvero raro di questi tempi! Più che provvedimenti correttivi per l’Istituto sembra di aver davanti agli occhi la Favola di Pinocchio (1883) di Carlo Collodi: «Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione» (cap XIX): la logica del giudice di Pinocchio è la stessa delle nostre nuove autorità.
Chi si sta servendo con questo Commissariamento? Dio? Mettersi contro i Fondatori, le loro intenzioni, la natura dell’Istituto da loro fondato, non è semplicemente mettersi contro degli uomini. Per chi crede ancora all’autorità di Cristo e della Chiesa i Fondatori legittimamente riconosciuti dall’Autorità Apostolica come depositari di un Carisma divino e soprannaturale, non sono uomini come gli altri o semplici religiosi ma ministri di un dono specialissimo di Dio alla sua Chiesa: mediatori di una Grazia che è per la santificazione di molti. Richiedere per obbedienza la disobbedienza ai Fondatori, al loro spirito, a tutto il loro lavoro, passato e presente, addirittura con una pubblica dichiarazione scritta come è successo nella famosa lettera dell’8 dicembre 2013 del P. Commissario, è mettersi contro il dono di Dio, contro Cristo che ha scelto proprio quei Fondatori e non altri, contro San Pio da Pietrelcina che ha benedetto di sua mano la “Traccia mariana” di P. Stefano, contro San Massimiliano Maria Kolbe che volle l’impronta fortemente mariana delle sue “Niepokalanow” e fu l’ispiratore delle “Case mariane” del P. Manelli e del P. Pellettieri …
Il Carisma dei Francescani dell’Immacolata è un Carisma della Chiesa Cattolica, formalmente riconosciuto con tanto di Decreto Pontificio (del 1 gennaio 1998) dal B. Papa Giovanni Paolo II, con approvazione apostolica della “Traccia Mariana”, delle “Costituzioni” e del “Direttorio”, dell’abito, della forma di vita e di quant’altro appartiene al dono che lo Spirito Santo ha fatto alla Chiesa per mezzo dell’intenzione e dell’opera dei Fondatori. Un Carisma già approvato e consolidato dopo anni di formazione, dopo tanti frutti pastorali, con una diffusione un po’ in tutti i continenti, non senza problematiche certo, ma tutte facenti parte della vita interna di ogni istituto, ha subíto dall’alto un brusco “stop” in tutte le sue manifestazioni più proprie: l’apostolato attraverso i media, la formazione e l’aggiornamento teologico, la preghiera liturgica secondo la tradizione della Chiesa, la comunione tra i tre rami (religioso maschile, religioso femminile, laicale), la possibilità ascoltare dalla loro viva voce le esortazioni e le testimonianze dei Fondatori e quindi di alimentare il proprio Carisma dalle fonti sue proprie. L’Istituto appare così avviato alla sua fine forzata. Già le vocazioni sembrano ritirarsi. Chi entrerebbe infatti in un Istituto come si presenta oggi il nostro, che sembra non avere alcuna altra indole o finalità se non quella di distruggere tutto quello che si è fatto pazientemente negli ultimi 40 anni al suo interno con fatica e dolore? Distruggere cioè integralmente il Carisma dei Fondatori, già legittimamente approvato? Può essere questo un nuovo Carisma nella Chiesa Cattolica?
Nel Vangelo troviamo abbondanti spiegazioni di ciò che sta succedendo. Quando Gesù si recò a Nazareth, tra la sua gente, incontrò un brusco rifiuto, prima nelle parole e nelle mormorazioni latenti: «“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”. E si scandalizzavano di lui» (Mc 6, 3). Poi dalle parole poi si passò ai fatti. Gesù ne dette l’occasione, cercando di spiegare l’incredulità dei suoi concittadini con l’invidia e la gelosia propria di chi si ritiene migliore di un altro che invece ha più Carisma, offrendo il riferimento a due passaggi dell’Antico Testamento: «C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro» (Lc 4, 25-27). Per questo Gesù fu preso, cacciato dalla sinagoga e dalla città e portato sulla rupe di Nazareth per essere ucciso (Cf. Lc 4, 29). L’invidia dell’uomo e la sua superbia, la sua presunta superiorità, il disprezzo del Carisma altrui, che invece sarebbe dato dal Signore per il bene di tutti anche se per mezzo di uno solo, legano le mani a Dio: «Il Signore disprezza gli invidiosi e allontana i miracoli della sua onnipotenza da coloro che perseguitano negli altri i divini benefici. Poiché le azioni umane del Signore sono espressione della sua divinità e ciò che di Lui è invisibile viene a noi mostrato tramite ciò che si può vedere» (Sant’Ambrogio di Milano, Homiliae in Lucam 4, 4).
Dunque perché il commissariamento? Perché la distruzione sistematica e irrazionale di tutto ciò che hanno realizzato P. Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri? Perché opporre il nulla del commissariamento alla ricchezza e multiformità del Carisma dei Francescani dell’Immacolata? E’ presto detto, non da noi ma dal Signore Gesù: «Nessun profeta è bene accetto in Patria» (Lc 4, 24), come pure: «Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Lc 13, 33). I Padri Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri stanno seguendo la parte più alta della loro chiamata evangelica: il rifiuto da parte dei loro fratelli nella fede, membri della Chiesa, loro comune Madre, del dono dello Spirito Santo fatto loro dal Signore in vista della realizzazione di questo Istituto; una parte simile a quella di Cristo, della Vergine e dei più grandi santi, San Pio da Pietrelcina docet.
Così scrive il B. Giovanni Paolo II sul Carisma dei Fondatori nella esortazione Apostolica Vita Consecrata (1996): «Anzitutto è richiesta la fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale di ciascun Istituto. Proprio in tale fedeltà all’ispirazione dei Fondatori e delle Fondatrici, dono dello Spirito Santo, si riscoprono più facilmente e si rivivono più fervidamente gli elementi essenziali della vita consacrata» (VC 36). Anche il Concilio Vaticano II viene in soccorso ai nostri martoriati Fondatori: «Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione. Perciò si conoscano e si osservino fedelmente lo spirito e le finalità proprie dei Fondatori, come pure le sane tradizioni, poiché tutto ciò costituisce il patrimonio di ciascun istituto» (PC 2). Ci si chiede fino a che punto, dal commissariamento in poi, si è rispettato “lo spirito e le finalità dei Fondatori, …”, quando proprio i Fondatori oggi sono trattati come Frati qualsiasi, anzi meno degli altri, ed addirittura con disprezzo ed ansia accusatoria dai nuovi superiori, non “in camera caritatis” ma nelle lettere circolari e nelle interviste rilasciate a riviste e giornali, in vista dello snaturamento, e quindi della distruzione, dell’Istituto da loro fondato.
Il Carisma non è dei Fondatori, come non è dei Superiori; è, prima di tutto, di Cristo, Dio Incarnato. Nasce dal Suo immenso ed amorevolissimo Cuore per far lieta la Chiesa sua sposa, come un dono nuziale per la gioia dell’intimo legame d’Amore con Lei. I Fondatori sono araldi di questo grande messaggio d’Amore di Dio alla sua Chiesa, come era solito dire San Francesco: «Sono l’araldo del gran Re!» (FF 346). Se però il Carisma, il dono d’Amore, è distrutto o snaturato o inquinato, ciò significa distruggere o violare il talamo nuziale di Cristo e della sua Sposa, la Chiesa, ed è come profanare il tempio: «Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui» (1Cor 3, 17). Il peccato contro lo Spirito Santo è una grande impurità del cuore e si configura come impugnare la verità divina conosciuta, l’ostinazione nel peccato, l’invidia della Grazia altrui, il rifiuto della Grazia, il disprezzare o stravolgere un dono divino, quindi anche il Carisma di un Istituto già approvato, mettendosi al disopra di Dio. E’ un peccato diretto contro Dio, simile al diabolico «non serviam!» (Ger 2, 20). Così il peccato contro il Carisma dei Francescani dell’Immacolata non è un peccato qualsiasi, contro uomini o cose, contro il seminario, la stampa, la liturgia, i Fondatori o anche solo i diritti dei singoli religiosi: è un peccato contro Dio, contro la Sua Grazia e la Sua Volontà, contro la Verità da Lui già rivelata e conosciuta. Contro se stessi dunque, da parte di quei religiosi che vi hanno aderito. Chi si ribella allo Spirito Santo, sarà privato di Esso. Sarà lasciato in balia dell’avversario. Fino a quando? Fino alla conversione, augurandoci che la presa di posizione contro il Carisma dell’Istituto non sia “per sempre”, perché secondo le parole di Gesù, al “per sempre” dell’uomo, corrisponde il “per sempre” di Dio: «Non avrà perdono in eterno» (Mc 3, 29).
F. Z.
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«Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna» (Mc 3, 29).
«Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato» (Lc 12, 10).
La triste vicenda della Famiglia dei Frati Francescani dell’Immacolata sembra non aver mai fine. Continuano i provvedimenti punitivi verso i Frati fedeli ai Fondatori, cioè al Carisma originario dell’Istituto; a qualche sacerdote che ha chiesto di uscire dall’Istituto per esempio, rinunciando ai voti religiosi, è stato quasi “suggerito” tra le righe di rinunciare pure al sacerdozio. Continuano gli slogan allusivi alla loro disobbedienza alla Chiesa e le minacce di un prossimo Giudizio Finale contro chi non si schiera col P. Volpi. Andiamo però all’origine della baraonda creatasi nell’Istituto dopo l’avvento del P. Commissario: la causa che ha fatto scaturire il commissariamento a tutt’oggi è ignota.
Non è mai stata rivelata con chiarezza dalle fonti ufficiali. Si portano sempre come prove vaghi e generici riferimenti ad atteggiamenti degli antichi superiori, mai fatti concreti e circostanziati.
Il primo e fondamentale provvedimento del nuovo corso è stato diretto senza mezzi termini contro la liturgia del 1962 approvata dal B. Papa Giovanni XXIII, e di nuovo autorizzata dal Papa Benedetto XVI nel 2007; tuttavia in più sedi si è precisato dai responsabili che non è la liturgia l’oggetto della “correzione materna” da parte della Santa Sede. Poi si è chiuso il seminario. Dunque all’origine di tutto il male dei Francescani dell’Immacolata c’era il seminario, cioè il metodo didattico dei professori, oppure la materia che insegnavano, forse non conforme alla dottrina della Chiesa? - No – è stato risposto. - Il seminario è stato chiuso perché il numero degli studenti (circa 60!) era troppo esiguo -. Quindi la preoccupazione da parte della Sacra Congregazione dei Religiosi nei confronti dei FI era il numero troppo esiguo dei seminaristi. Meglio quindi chiudere, durante l’anno scolastico appena iniziato (il 9/12/2013), e far perdere almeno un anno di studio a tutti i seminaristi, sospendendo pure le ordinazioni sacerdotali e diaconali. Questa è sembrata la via più adatta per rinnovare la vita religiosa! Bisognerebbe allora applicare lo stesso criterio un po’ a tutti i seminari di oggi, soprattutto nei paesi occidentali, vista la mancanza generale di vocazioni, molto più che tra i Francescani dell’Immacolata che prima del commissariamento avevano un incremento delle vocazioni del 200% annuo; caso davvero raro di questi tempi! Più che provvedimenti correttivi per l’Istituto sembra di aver davanti agli occhi la Favola di Pinocchio (1883) di Carlo Collodi: «Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione» (cap XIX): la logica del giudice di Pinocchio è la stessa delle nostre nuove autorità.
Chi si sta servendo con questo Commissariamento? Dio? Mettersi contro i Fondatori, le loro intenzioni, la natura dell’Istituto da loro fondato, non è semplicemente mettersi contro degli uomini. Per chi crede ancora all’autorità di Cristo e della Chiesa i Fondatori legittimamente riconosciuti dall’Autorità Apostolica come depositari di un Carisma divino e soprannaturale, non sono uomini come gli altri o semplici religiosi ma ministri di un dono specialissimo di Dio alla sua Chiesa: mediatori di una Grazia che è per la santificazione di molti. Richiedere per obbedienza la disobbedienza ai Fondatori, al loro spirito, a tutto il loro lavoro, passato e presente, addirittura con una pubblica dichiarazione scritta come è successo nella famosa lettera dell’8 dicembre 2013 del P. Commissario, è mettersi contro il dono di Dio, contro Cristo che ha scelto proprio quei Fondatori e non altri, contro San Pio da Pietrelcina che ha benedetto di sua mano la “Traccia mariana” di P. Stefano, contro San Massimiliano Maria Kolbe che volle l’impronta fortemente mariana delle sue “Niepokalanow” e fu l’ispiratore delle “Case mariane” del P. Manelli e del P. Pellettieri …
Il Carisma dei Francescani dell’Immacolata è un Carisma della Chiesa Cattolica, formalmente riconosciuto con tanto di Decreto Pontificio (del 1 gennaio 1998) dal B. Papa Giovanni Paolo II, con approvazione apostolica della “Traccia Mariana”, delle “Costituzioni” e del “Direttorio”, dell’abito, della forma di vita e di quant’altro appartiene al dono che lo Spirito Santo ha fatto alla Chiesa per mezzo dell’intenzione e dell’opera dei Fondatori. Un Carisma già approvato e consolidato dopo anni di formazione, dopo tanti frutti pastorali, con una diffusione un po’ in tutti i continenti, non senza problematiche certo, ma tutte facenti parte della vita interna di ogni istituto, ha subíto dall’alto un brusco “stop” in tutte le sue manifestazioni più proprie: l’apostolato attraverso i media, la formazione e l’aggiornamento teologico, la preghiera liturgica secondo la tradizione della Chiesa, la comunione tra i tre rami (religioso maschile, religioso femminile, laicale), la possibilità ascoltare dalla loro viva voce le esortazioni e le testimonianze dei Fondatori e quindi di alimentare il proprio Carisma dalle fonti sue proprie. L’Istituto appare così avviato alla sua fine forzata. Già le vocazioni sembrano ritirarsi. Chi entrerebbe infatti in un Istituto come si presenta oggi il nostro, che sembra non avere alcuna altra indole o finalità se non quella di distruggere tutto quello che si è fatto pazientemente negli ultimi 40 anni al suo interno con fatica e dolore? Distruggere cioè integralmente il Carisma dei Fondatori, già legittimamente approvato? Può essere questo un nuovo Carisma nella Chiesa Cattolica?
Nel Vangelo troviamo abbondanti spiegazioni di ciò che sta succedendo. Quando Gesù si recò a Nazareth, tra la sua gente, incontrò un brusco rifiuto, prima nelle parole e nelle mormorazioni latenti: «“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”. E si scandalizzavano di lui» (Mc 6, 3). Poi dalle parole poi si passò ai fatti. Gesù ne dette l’occasione, cercando di spiegare l’incredulità dei suoi concittadini con l’invidia e la gelosia propria di chi si ritiene migliore di un altro che invece ha più Carisma, offrendo il riferimento a due passaggi dell’Antico Testamento: «C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro» (Lc 4, 25-27). Per questo Gesù fu preso, cacciato dalla sinagoga e dalla città e portato sulla rupe di Nazareth per essere ucciso (Cf. Lc 4, 29). L’invidia dell’uomo e la sua superbia, la sua presunta superiorità, il disprezzo del Carisma altrui, che invece sarebbe dato dal Signore per il bene di tutti anche se per mezzo di uno solo, legano le mani a Dio: «Il Signore disprezza gli invidiosi e allontana i miracoli della sua onnipotenza da coloro che perseguitano negli altri i divini benefici. Poiché le azioni umane del Signore sono espressione della sua divinità e ciò che di Lui è invisibile viene a noi mostrato tramite ciò che si può vedere» (Sant’Ambrogio di Milano, Homiliae in Lucam 4, 4).
Dunque perché il commissariamento? Perché la distruzione sistematica e irrazionale di tutto ciò che hanno realizzato P. Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri? Perché opporre il nulla del commissariamento alla ricchezza e multiformità del Carisma dei Francescani dell’Immacolata? E’ presto detto, non da noi ma dal Signore Gesù: «Nessun profeta è bene accetto in Patria» (Lc 4, 24), come pure: «Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Lc 13, 33). I Padri Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri stanno seguendo la parte più alta della loro chiamata evangelica: il rifiuto da parte dei loro fratelli nella fede, membri della Chiesa, loro comune Madre, del dono dello Spirito Santo fatto loro dal Signore in vista della realizzazione di questo Istituto; una parte simile a quella di Cristo, della Vergine e dei più grandi santi, San Pio da Pietrelcina docet.
Così scrive il B. Giovanni Paolo II sul Carisma dei Fondatori nella esortazione Apostolica Vita Consecrata (1996): «Anzitutto è richiesta la fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale di ciascun Istituto. Proprio in tale fedeltà all’ispirazione dei Fondatori e delle Fondatrici, dono dello Spirito Santo, si riscoprono più facilmente e si rivivono più fervidamente gli elementi essenziali della vita consacrata» (VC 36). Anche il Concilio Vaticano II viene in soccorso ai nostri martoriati Fondatori: «Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione. Perciò si conoscano e si osservino fedelmente lo spirito e le finalità proprie dei Fondatori, come pure le sane tradizioni, poiché tutto ciò costituisce il patrimonio di ciascun istituto» (PC 2). Ci si chiede fino a che punto, dal commissariamento in poi, si è rispettato “lo spirito e le finalità dei Fondatori, …”, quando proprio i Fondatori oggi sono trattati come Frati qualsiasi, anzi meno degli altri, ed addirittura con disprezzo ed ansia accusatoria dai nuovi superiori, non “in camera caritatis” ma nelle lettere circolari e nelle interviste rilasciate a riviste e giornali, in vista dello snaturamento, e quindi della distruzione, dell’Istituto da loro fondato.
Il Carisma non è dei Fondatori, come non è dei Superiori; è, prima di tutto, di Cristo, Dio Incarnato. Nasce dal Suo immenso ed amorevolissimo Cuore per far lieta la Chiesa sua sposa, come un dono nuziale per la gioia dell’intimo legame d’Amore con Lei. I Fondatori sono araldi di questo grande messaggio d’Amore di Dio alla sua Chiesa, come era solito dire San Francesco: «Sono l’araldo del gran Re!» (FF 346). Se però il Carisma, il dono d’Amore, è distrutto o snaturato o inquinato, ciò significa distruggere o violare il talamo nuziale di Cristo e della sua Sposa, la Chiesa, ed è come profanare il tempio: «Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui» (1Cor 3, 17). Il peccato contro lo Spirito Santo è una grande impurità del cuore e si configura come impugnare la verità divina conosciuta, l’ostinazione nel peccato, l’invidia della Grazia altrui, il rifiuto della Grazia, il disprezzare o stravolgere un dono divino, quindi anche il Carisma di un Istituto già approvato, mettendosi al disopra di Dio. E’ un peccato diretto contro Dio, simile al diabolico «non serviam!» (Ger 2, 20). Così il peccato contro il Carisma dei Francescani dell’Immacolata non è un peccato qualsiasi, contro uomini o cose, contro il seminario, la stampa, la liturgia, i Fondatori o anche solo i diritti dei singoli religiosi: è un peccato contro Dio, contro la Sua Grazia e la Sua Volontà, contro la Verità da Lui già rivelata e conosciuta. Contro se stessi dunque, da parte di quei religiosi che vi hanno aderito. Chi si ribella allo Spirito Santo, sarà privato di Esso. Sarà lasciato in balia dell’avversario. Fino a quando? Fino alla conversione, augurandoci che la presa di posizione contro il Carisma dell’Istituto non sia “per sempre”, perché secondo le parole di Gesù, al “per sempre” dell’uomo, corrisponde il “per sempre” di Dio: «Non avrà perdono in eterno» (Mc 3, 29).
F. Z.
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