ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 marzo 2014

Il diavolo veste Kasper


Il cardinale Kasper non gode di buon credito presso molti cattolici, religiosi e laici, che si ritrovano nella linea teologica di “difesa della fede” portata avanti da Giovanni Paolo II e dal suo successore Benedetto XVI. Non sono poche le sue posizioni, in merito ad esempio all’interpretazione della vita di Gesù, della cristologia, della mariologia, della possibile apertura a ruoli di piena responsabilità delle donne nella vita ecclesiale, che hanno fatto loro storcere il naso, inducendo alcuni ad accusarlo di tradimento della chiesa (e dunque, implicitamente, di eresia).
Chissà cosa avranno pensato costoro quando Papa Francesco ha deciso di affidargli la relazione introduttiva al Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia; certamente, poi, avranno pensato che “il diavolo veste Kasper”, quando hanno letto il punto più controverso del suo intervento: la sua proposta di riammettere i divorziati alla comunione sacramentale dopo un’adeguata penitenza pubblica, riprendendo così un modello antico.
Per valutare esattamente questa proposta occorre precisare meglio il complesso dibattito di cui essa rappresenta, in qualche modo, un punto d’arrivo. Il Foglio ha seguito con meritoria attenzione il singolare processo di consultazione dal basso del “popolo di Dio” su un tema così importante come la famiglia, la cui crisi radicale sembra sfuggire alle prese della dottrina tradizionale del Magistero: come osserva Kasper all’inizio del suo intervento, “tra l’insegnamento della chiesa e l’attuale situazione si è creato un abisso: per molti cristiani quest’insegnamento è inapplicabile”. Per tentare di colmare almeno in parte quest’abisso, il complesso questionario ha affrontato di petto una serie di questioni nodali articolate intorno a 9 questioni fondamentali. Con una tipica dialettica ecclesiastica,mentre, da un lato, il questionario sembrava valorizzare in questo modo il “sensus fidelium”, nel contempo la sua formulazione lasciava trasparire chiaramente una sottostante posizione difensiva nei confronti di una critica sia interna alla chiesa che esterna ad essa. Sul punto 4 (“La pastorale per 
far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili”) il questionario, però, aveva il merito di andare al cuore della questione, aprendo la possibilità di risposte sincere e franche su questo punto spinoso.
E’ arcinoto, infatti, che non pochi pastori d’anime accettano, quando non “suggeriscono”, soluzioni che aggirano il divieto per i divorziati e risposati di accedere ai sacramenti, con ciò contribuendo a che il problema rimanga sommerso. Anche se personalmente non ho alcuna informazione su quale sia stata la linea di tendenza emersa nelle migliaia di questionari scrutinati in merito a questo problema, è probabile che molti si siano pronunciati contro questa pratica sommersa, invitando i responsabili ecclesiastici a trovare una soluzione adeguata. Ora, Kasper ha deciso nella sua relazione introduttiva che questa situazione era insostenibile e, nel rispetto della dottrina tradizionale della chiesa sulla famiglia e sulla indissolubilità del matrimonio, ha cercato di aprire una porta in direzione di una possibile soluzione. Il fatto stesso che egli abbia deciso di non toccare o approfondire altri punti dolenti del questionario, come il 5 (“Sulle unioni di persone dello stesso sesso”), il 6 (“Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari”) o il 7 (“Sull’apertura degli sposi alla vita”) per concentrarsi sulla pastorale dei divorziati e dei risposati potrebbe essere una conseguenza del fatto che, alla luce della lettura delle migliaia di risposte, questo problema è apparso in tutta la sua drammatica rilevanza per la vita delle comunità cristiane. Questo è tanto più vero se, per salvare quel che resta di una famiglia cristiana in via di scomparsa, il Sinodo deciderà di approfondire la via, intrapresa energicamente dall’episcopato italiano dopo il Concilio anche sulla scorta dell’enciclica “Familiaris consortio”, della famiglia come chiesa domestica. Mi limito a ricordare che l’espressione Famiglia, “come chiesa domestica”, è presente 
nella costituzione conciliare “Lumen gentium”, 11, per evidenziare i profondi rapporti che esistono tra la chiesa “in grande” e la chiesa “in miniatura”, vale a dire la famiglia cristiana fondata sul sacramento del matrimonio, con il quale i coniugi cristiani “significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre fra Cristo e la chiesa (cfr. Ef. 5,32)”. Questa “definizione” Richiamo del Papa contro le lotte di potere Kasper: solo il Vangelo non è negoziabile di Giovanni Filoramo
in “Il Foglio” del 6 marzo 2014
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140306filoramo.pdf

Il cardinale Walter Kasper sorride, «in effetti non ho mai capito questa concezione dei valori non
negoziabili o irrinunciabili, l’unica cosa irrinunciabile è il Vangelo e basta...». E con questo il
grande teologo segnala un punto centrale, tra i tanti che Francesco ha affrontato ieri nell’intervista
al direttore del Corriere , Ferruccio de Bortoli. Le parole del Papa hanno fatto il giro del mondo,
proprio nel giorno in cui da Oslo filtrava la candidatura di Bergoglio al premio Nobel per la pace —
del resto la compagnia è varia, tra i 278 nomi si passa dalla talpa del Datagate Edward Snowden a
Vladimir Putin — e il pontefice, durante il rito delle Ceneri, rifletteva sul senso autentico e non
«formale» del digiuno di Quaresima, «è un segno di presa di coscienza e di responsabilità di fronte
alle ingiustizie, ai soprusi, specialmente nei confronti dei poveri e dei piccoli», tornando a
richiamare i cardinali e la Chiesa all’essenziale: «Quando io guardo nel piccolo ambiente
quotidiano alcune lotte di potere per spazi, io penso: ma questa gente gioca a Dio Creatore! Ancora
non se ne sono accorti che non sono Dio!».
La rivoluzione di Francesco, impegnato a spiegare che il Papa «è una persona normale» cui piace
«fare il prete», fino a considerare «offensivo» il raffigurarlo «come una sorta di superman», si
mostra in quella risposta che segna uno spartiacque nella storia recente della Chiesa : «Non ho mai
compreso l’espressione valori non negoziabili. I valori sono valori e basta, non posso dire che tra le
dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra. Per cui non capisco in che senso vi possano
esser valori negoziabili...». L’espressione in sé, riferita ai «principi», era stata coniata da Benedetto
XVI ma le parole di Francesco suonano piuttosto come una svolta rispetto all’insistenza quasi
esclusiva degli ultimi anni, in molti episcopati, sui temi bioetici o di morale sessuale. «Esiste certo
una gerarchia delle verità ma di per sé la parola “valori” ha uno statuto ontologico poco chiaro, è
un’astrazione non evangelica», considera il cardinale Kasper. «E il rischio è ritenere che si possa
rinunciare a quelli considerati secondari».
Nell’intervista Francesco invita a guardarsi dalla «casistica», l’atteggiamento «dei farisei e dei
dottori della legge» che a Santa Marta ha definito «una trappola contro noi e contro Dio». Non
cambia la dottrina, cambia l’atteggiamento. «Attenzione alle situazioni concrete» e quella
misericordia che è «il centro del Vangelo». Così, se la Bbc inglese riprende anzitutto le sue parole
sugli abusi pedofili («La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con
trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure è la sola a essere attaccata») come
una «dura» replica alle «critiche» del Comitato Onu sull’infanzia, dagli Usa all’Australia
rimbalzano sui media le «aperture» di Francesco sulle unioni civili («bisogna vedere i diversi casi e
valutarli nella loro varietà») e le considerazioni sul fine vita, attente alla irriducibilità dei «casi più
specifici» sui quali «è bene ricorrere, se necessario, al consiglio degli specialisti». Mentre, anche
attraverso la Rete, giungono a destinazione i messaggi fondamentali al mondo ortodosso («La loro
visione della Chiesa e della sinodalità è meravigliosa») e alla Cina, con la rivelazione dello scambio
di lettere con il presidente Xi Jinping: «Dei rapporti ci sono. È un popolo grande al quale voglio
molto bene». E resta l’attenzione planetaria per come si svilupperà il rapporto con Benedetto XVI,
il Papa emerito che «non è una statua» e al quale Francesco ha chiesto che «uscisse e partecipasse
alla vita della Chiesa». La Curia intanto, si prepara agli Esercizi spirituali, Francesco ha deciso di
portare cardinali e vescovi fuori dal Vaticano, ad Ariccia, nei Castelli romani: anche il pontefice,
domenica, partirà in pullman con gli altri.
di Gian Guido Vecchi
in “Corriere della Sera” del 6 marzo 2014
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140306vecchi.pdf

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