IL VOLTO DI DIAVOLI E DANNATI, SECONDO LA CHIESA
Quando si
parla del demonio, molti tornano con la mente alle truculente
descrizioni che Dante Alighieri fa nella cantica dell’inferno della sua
Divina Commedia, oppure lo immaginano con tanto di corna, coda e
forchettone in mezzo alle fiamme, come è rappresentato dall’iconografia
medievale o come risulta da alcune fantasie di tanti presunti
«veggenti».
Esempio a
Medjugorje.
I membri della Prima Commissione ecclesiastica (1982-1984),
dr. don Ante Brajko e dr. fra Ivan Dugandžić, ebbero un colloquio con
tre dei «veggenti», Vicka, Jakov e Marija, a Medjugorje, il 10 maggio
1982. Ne estraggo il racconto della loro visione. Almeno per quanto
riguarda l’inferno, le frasi concordano. Racconta la «veggente» Vicka:
«E noi andammo nell’inferno. C’è pure la porta. Noi entrammo là. Vi è
molta gente. […] C’è un fuoco grande. Come salta uno, così salta un
altro. Non è che quella gente è così come la gente è di solito, ora che
siamo andati nell’inferno, che noi siamo così. Hanno le corna, le code.
Veri diavoli. Neri come carbone. Così come questa sua», indica la
sottana nera di dr. Brajko (Cf. Archivio della Curia diocesana di
Mostar, «Il Colloquio con i membri della Commissione con i veggenti», 10
maggio 1982, p. 4. Trascritto dal nastro; R. P., «Zovkićeva prosudba
međugorskih zbivanja», in: «U službi Riječi i Božjega naroda», «Il
discernimento di Zovkić degli eventi di Medjugorje», in: «Nel servizio
della Parola e del Popolo di Dio», Sarajevo 2007, pp. 731-733; QUI).
Commenta
il vescovo Ratko Perić in data 25 gennaio 2010, citando la «Storia
originale della visione degli stati post mortem»: «[…] Infine [i
“veggenti”, NdA] arrivano nell’inferno. Molta gente. […] I
diavoli saltano uno dopo l’altro, con code e corna, di colore nero! Da
questo si “apprende” che in tutti e tre gli stati post mortem sarebbe
avvenuta la risurrezione [prima i ragazzi avevano descritto anche
paradiso e purgatorio, NdA]. I ragazzi sono presi per le mani
dalla loro “apparsa” che quasi per forza li tira nel paradiso,
purgatorio e inferno, e loro si oppongono e a stento acconsentono. E
tutto sembra più che altro un sogno infantile […] Nell’inferno nessuno
ora soffre nel corpo, poiché non c’è stata ancora la fine del mondo né
la risurrezione del corpo».
Cosa ci
insegna difatti la Chiesa? 1) Il diavolo è una creatura di Dio, non un
principio increato (del male) (Cf. «Denzinger», EDB, 2009, n° 286, 457s,
800, 1078); 2) Il diavolo non ha forza creativa (Op. cit., n° 458),
difatti sappiamo che anche l’inferno NON è stato creato dai diavoli. Si
legge «[…] Poi [il re, NdA] dirà a quelli alla sua sinistra: Via,
lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e
per i suoi angeli» (Mt 25,41; cf. Dt 32,22; Sal 48,15; Is 14,15; Lc
12,5; 2Pt 2,4). La forza creativa non può essere trasmessa a nessuna
creatura (Cf. «Denzinger», EDB, 2009, n° 2170s [onnipotenza], 3624); 3)
Dio, per di più, NON provoca le opere maligne dell’uomo (Op. cit., n°
1556), tuttavia può impedirne il male (Op. cit., n° 727); 4) Tutti gli
angeli sono creature personali (Op. cit., n° 3891), dispongono di una
naturale sublimità (Op. cit., n° 286) e sono creature spirituali (Op.
cit., n° 3607, 3611); 5) Le anime (incorporee, ovvero «senza la sostanza
della veridica carne») dei deceduti in peccato mortale attuale vanno
all’inferno (Op. cit. 338, 342, 839, 858, 926, 1002, 1075, 1306); 6)
Solo alla fine dei tempi, gli uomini compariranno con i loro corpi
davanti al Giudice (Op. cit., n° 574, 1002); 7) Tuttavia, il giudizio
particolare con la destinazione finale ed eterna avviene subito dopo la
morte (Op. cit., n° 857s, 1002, 1304-1306).
In
1Timoteo si legge «Rifiuta invece le favole profane, roba da
vecchierelle»(4,7), e 2Pietro ammonisce «[…] non per essere andati
dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la
potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo
stati testimoni oculari della sua grandezza» (1,6); purtroppo però,
quando «i pastori dormono» o davvero non ci sono, il «popolo vaga
sbandato per i monti e nessuno lo raduna»(Cf. Num 3,18). Il gregge, in
balia delle onde del mondo (eppure: Cf. 1Cor 2,12), si abbandona a
insulse profezie, a pratiche immonde ed a tante altre glorificazioni di
«apparse»[1]
ed «apparsi»che in realtà sono quasi sempre o invenzione umana oppure
festa del demonio. Dice la Scrittura «Fino a quando ci saranno nel mio
popolo profeti che predicono la menzogna e profetizzano gli inganni del
loro cuore?» (Ger 23,26).
Ora, per
avere delle idee chiare, bisogna liberarsi da queste immagini alquanto
infantili. L’arte sacra ha la sua ragione di esistere, mentre le
millantate «visioni degli stati post mortem», certamente sono o
superflue al nostro studio, oppure sono fervide fantasie, come ho
documentato. La fede della Chiesa, riguardo all’esistenza ed all’azione
malefica del demonio, si basa sulla testimonianza della Bibbia, che è
parola di Dio, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. La Sacra
Scrittura, essendo ispirata da Dio, quanto al testo originale e alle sue
traduzioni fedeli, è esente da errori per ciò che riguarda Dio, l’uomo e
i rapporti tra Dio e l’uomo restaurati per la mediazione redentrice del
Cristo. [...] Anche il senso spirituale deve fondarsi sulla verità
della narrazione storica. Non è lecito pensare che nella Sacra Scrittura
ci siano degli errori poiché essa è criterio di fede. Tradisce la Sacra
Scrittura chi la commenta facendo dire allo Spirito Santo ciò che non
ha detto. [...] La Sacra Scrittura suole attribuire a Dio certi effetti
che Egli stesso produce nell’uomo e nel Creato, pertanto se anche per un
nonnulla si viene ad infirmare l’autorità della Sacra Scrittura, non ci
potrà essere niente di sicuro nella nostra fede (QUI).
Gesù si è
presentato costantemente come il Vincitore su Satana e sui demoni: Egli
infatti, nel Vangelo, affronta personalmente Satana e riporta su di lui
la vittoria (Mt 4,11; Gv 12,31). Cristo affronta anche gli spiriti
maligni che hanno potere sull’umanità peccatrice e li vince nel loro
dominio. Affrontando la malattia, Gesù affronta Satana; dando la
guarigione trionfa su Satana. I demoni si ritenevano insediati quaggiù
da padroni ma Gesù è venuto a sconfiggerli (cf. Mc 1,24). Dinanzi
all’autorità che Egli manifesta nei loro confronti, i suoi nemici
l’accusano: «Egli scaccia i demoni in virtù di Beelzebul, principe dei
demoni»(Mc 3,22); «Non sarebbe per caso anch’egli posseduto dal
demonio?» (Mc 3,30; Gv 7,20; 10,20s), si chiedono i suoi calunniatori.
Ma Gesù dà la vera spiegazione: Egli scaccia i demoni in virtù dello
Spirito di Dio e ciò prova che il Regno di Dio è giunto fino agli
uomini. (Cf. Stanzione - Di Pietro, I Diavoli. Guida essenziale, Fede & Cultura, Verona, nov. 2013).
Satana è colui che rifiuta la Croce e la Passione. È il nemico (echthros) di Dio e degli uomini (cf. Mt 12,24-30; Lc 10,19), essendosi snaturato e resosi da sé poneros, «malvagio» (cf. Mt 13,19; 1 Gv 3,12; 5,18; Ef 6,16), come tale si oppone ai piani di Dio. Nella
parabola del seminatore, è lui che porta via il seme della parola di
Dio che cade per strada (Mt 13,19); nella parabola del buon grano e
della zizzania, è lui il nemico che semina l’erbaccia (Mt 13,39). Il suo
intento malvagio è di cercare di trasformare i figli di Dio in figli
suoi: «Non vi ho scelto io voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo»
(Gv 6,70); «Il diavolo è il padre da cui voi derivate e volete compiere i
desideri del vostro padre» (Gv 8,44); «Anania, come mai Satana ti ha
riempito il cuore, fino a cercare di ingannare lo Spirito Santo?» (At
5,3); «Simone, Simone: Satana ha ottenuto il permesso di passarvi al
vaglio come il grano» (Lc 22,31). In
1 e 2 Gv si parla dell’Anticristo, de «il figlio della perdizione» (2Ts
2,3). Nel linguaggio semitico ciò significa che questi, l’Anticristo, è
del tutto sotto l’influsso dell’avversario: l’Anticristo è «il cristo
del diavolo», visto che Satana vuole «scimmiottare Dio»; il demonio è il
massimo grado di tutte le rivolte umane contro Dio, frutto maturo dello
spirito col quale il diavolo ha contagiato l’uomo (Gen 3,5). Ovviamente
questa espressione può descrivere anche l’uomo che disconosce Dio e lo
dichiara morto, che si presenta come il «signore di se stesso» che «si
scolpisce le proprie tavole della legge», che fa di sé la «misura di
tutte le cose». Dalla Scrittura sappiamo, difatti, che «deve venire
l’anticristo, [tuttavia, NdA] di fatto ora molti anticristi sono apparsi» (1Gv 2,18). Le code ed i forconi, invece, le vediamo solo a carnevale (Ivi.; Cf. Controsenso, Basilicata, anno V, n° 12).
Il peccato
consiste nel rifiuto dell’amicizia di Dio, del suo dono di grazia,
facendo propria la superbia di Satana: «Chi commette il peccato viene
dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il
Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è
nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui,
e non può peccare perché è nato da Dio» (1Gv 3,7-9); «Sappiamo che
chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e
il maligno non lo tocca» (1Gv 5,18). Nella
Scrittura si parla esplicitamente del potere del maligno. Il diavolo
può entrare in un uomo, «E allora, dopo il boccone, entrò in lui Satana»
(Gv 13,27), quando si descrive la fine di Giuda; «può ritornarci con
altri sette spiriti peggiori, anche dopo esserne uscito» (Mt 12,43-45);
«può compiere azioni tali da strabiliare il popolo», come faceva Simon
Mago (At 8,9); dispone di un potere particolare in certi tempi: «Questa è
l’ora vostra e la potenza delle tenebre» (Lc 22,53); soprattutto
dispiega questo potere negli ultimi tempi, come risulta dai discorsi
escatologici e dall’Apocalisse. Cristo
è venuto sulla terra per affermare l’onnipotente amore del Padre,
immolandosi sulla Croce per l’azione dello Spirito Santo; per debellare
il potere di Satana e annientarlo con il suo sacrificio redentore:
«Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli
ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte
colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così
quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta
la vita» (Eb 2,14-15). Ma attenzione, questo non vuol dire che siamo
autorizzati ad abbassare la guardia: «[…] ecco un tale gli si avvicinò e
gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita
eterna?”. [Gesù, NdA] rispose: “[…] Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”» (Mt 19,16-17). (Ibid.)
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
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