Divorziati-risposati: l'intervento di Kasper è
stato per alcuni “un po' troppo”
La franchezza con cui recentemente il cardinal Kasper
durante il concistoro in Vaticano ha parlato dell'atteggiamento
verso i divorziati-risposati, “può essere stato per alcuni cardinali
assolutamente provocante”. È ciò che presume il teologo morale
di Brixen, Martin Lintner, di fronte al fatto “di quanto fosse
indesiderata negli ultimi due pontificati ogni discussione che si
discostava dalla dottrina ufficiale”. Teologi morali o anche diocesi che volevano seguire nuove strade nella pastorale
per divorziati-risposati, erano stati “ancora fino a poco tempo fa biasimati (se non puniti
disciplinarmente)”, quindi l'intervento del cardinal Kasper richiesto da papa Francesco è stato
“per alcuni un po' troppo”,ha detto Lintner in un'intervista attuale con i giornali
ecclesiali austriaci.
Dai sinodi dei vescovi sulla famiglia programmati per l'autunno 2014 e per
l'autunno 2015 Lintner si aspetta, dopo i segnali giunti finora “dall'alto”, una
“discussione molto aperta” da parte dei vescovi. Francesco, a suo avviso,
affronterà il tema anche in maniera diversa rispetto a Giovanni Paolo II, che
non ha raccolto nell'ultimo sinodo sulla famiglia nel 1980 il chiaro voto
favorevole a dedicare al problema delle seconde nozze un nuovo e più profondo
esame e quindi a metter meglio in luce la pastorale della misericordia.
Lintner – che è provinciale dei Serviti in Austria e anche presidente della Società
europea per la teologia cattolica – ha richiamato l'attenzione su un problema di
fondo che il cardinal Kasper nel suo intervento ha affrontato in maniera
convincente: “Come possiamo assumere una nuova posizione senza dire che ciò che la
Chiesa ha detto finora era sbagliato?
” Kasper ha insistito sul fatto che non ci deve assolutamente essere un “o...o...”.
“Si può anche rimanere fedeli all'insegnamento dell'indissolubilità del matrimonio,
non permettendo ai separati un secondo impegno matrimoniale sacramentale, e al
contempo sviluppare la tradizione esistente a proposito dell'ammissione ai
sacramenti e giungere a nuove soluzioni che abbiano un solido fondamento”.
E tali soluzioni non dovrebbero neppure essere nuove, come riscontra Lintner
facendo riferimento a Kasper: già tra Matteo e Paolo e più tardi con i padri della
Chiesa si troverebbero – in totale fedeltà alla parola di Gesù sull'indissolubilità
del matrimonio – differenti interpretazioni rispetto alla vita concreta.
Origene e altri avevano ad esempio considerato “ragionevole” permettere ai
divorziati-risposati non un secondo matrimonio sacramentale, ma l'accesso
all'eucaristia dopo un certo periodo di penitenza. Tale prassi della chiesa dei primi
tempi sarebbe stata “accettata perfino dal severo Agostino”, ed è in vigore fino
ad oggi nella maggior parte delle chiese orientali, ha fatto notare Lintner.
E Kasper ha riflettuto anche su un altro importante aspetto nel suo intervento,
il “sensus fidelium”,come il teologo morale del Sudtirolo ha spiegato:
se il 90% e più dei fedeli coinvolti in questi temi dicono di volere cambiamenti
nell'atteggiamento verso i divorziati-risposati, non si può non tenerne conto
semplicemente per la loro insufficiente conoscenza teologica”.
Kasper ha detto molto seriamente che, dopo secoli di una morale coniugale e
sessuale costruita esclusivamente da maschi celibi, si ascoltino finalmente le
esperienze dei fedeli, di come concretamente interpretano e vivono il loro matrimonio
alla luce della fede”.
Kasper non ha proposto nessuna soluzione, la sua preoccupazione era di facilitare
una discussione teologicamente fondata nelle prossime assemblee dei vescovi
a Roma. Quando era ancora vescovo di Rottenburg/Stoccarda Kasper, insieme ai
suoi confratelli Oskar Saier e Karl Lehmann si era battuto per nuove strade
nella pastorale per divorziati-risposati. Lintner presenta così la linea da lui
sostenuta ora come allora: “Non si può avere una regolamentazione generale
secondo la quale ai divorziati-risposati è comunque aperta la strada alla confessione
e alla comunione. Ci deve però essere la possibilità di verificare caso per caso
se qualcuno veramente ha il bisogno interiore di ricevere i sacramenti e se è pronto/pronta
a rielaborare il proprio fallimento con penitenza,pentimento, disponibilità alla
riconciliazione e, per quanto possibile, riparazione.
di Katholische Presseagentur Österreich
in “www.kathweb.at” del 20 marzo 2014 (traduzione: www.finesettimana.org”
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