TESTIMONIANZE SULL’INGRESSO DI SATANA NEL VATICANO CONCILIARE
La
testimonianza qui pubblicata di P. Malachi Martin (MM), puntando
l’inizio del gran disastro nell’elezione di Paolo 6º, il
29.6.1963, per cui, “Lucifero si è insediato nel trono
della Cittadella cattolica… da allora il sagrato dovrebbe divenire
profano e il profano adorato”, richiedeva una cerimonia
satanica. Ovvero un rito di «sacrificio» che sarebbe una blasfema
parodia del Sacrificio della Messa.
Di
ciò ha trattato il suo libro del 1996 “The windswept
house”, tradotto e pubblicato in Spagna nel 1998 col
titolo “El Ultimo Papa”. Alla cerimonia romana sarebbe
corrisposta, contemporaneamente e concelebrata, un’altra in
America, nella “cappella emitente della Carolina del Sud” (sede
del palladismo di Albert Pike, p. 13). Era il cerimoniale massimo per
la venerazione del nuovo potere: del principe del fuoco e del buio.
L’ultima meta del nemico di Dio e nostro “non era di annientare
l’organizzazione cattolica romana … ma di ridurla a una grande
impresa di litigi umani… “Suo nome sarà chiesa universale
dell’uomo.” (pp. 14, 23)
Si
aveva parlato altre volte di messe nere e riti satanici in Vaticano.
Per esempio nel libro «Il Microfono di Dio» (MD) di Antonio
Spinosa: “Il Papa ha ora sempre più la sensazione di essere
servito male da qualcuno molto vicino a lui” (MD, p. 333). Il modo
come suor Pascalina, la governate di Pio XII, trattò Montini, fa
capire che pesa su di lui un sospetto di tradimento.
Lui
era il “monsignore che aveva osato “tradire” il termine era
molto forte – la battaglia antisocialista oltre che anticomunista
di Pacelli. Suor Pascalina aveva visto piangere il papa, deluso per
l’atteggiamento di Montini. Il monsignore aveva già attirato
l’attenzione del prosegretario del Sant’Uffizio, cardinale
Ottaviani, un capofila, insieme a Gedda, di quanti accusavano Montini
di trescare con Fanfani e di aspirare a una Democrazia cristiana
autonoma dal Vaticano. Si andava oltre volendo far credere che il
monsignore avesse perfino assistito a certe messe nere. Fu padre
Lombardi a darne notizia al papa, e lui, in una nuova crisi di
pianto, esclamava: “Non è vero! Non è possibile!
Assolutamente non è possibile crederci” (A. Spinosa, ‘Pio XII,
l’ultimo Papa’, Mondadori,1992, p. 358; MD, p. 356).”
In
vista delle gravi informazioni su Montini, che non si limitano solo a
sospetti d’ordine politico, è alquanto strano che questo potente
monsignore abbia scelto allora di sfogare la sua afflizione proprio
andando alla “Civiltà Cattolica”, il 16 novembre 1953.
Ma
cosa avrebbe saputo di preciso P. Malachi Martin, e dopo mons.
Milingo, che dopo aver lavorato in Vaticano, ha affermato
pubblicamente: “Paolo VI ha visto entrare il fumo di Satana nella
Chiesa di Roma. Ma nessuno lo ha visto uscire”!
Giunti
al 1978, si mirava alla “maturazione del momento in cui il papa e
la Chiesa cattolica collaborerebbero in pieno come istituzione, con
gli sforzi dell’umanità per edificare un mondo migliore per tutti;
l’ora in cui il papa abbandonerebbe il suo dogmatismo autoritario e
l’insistenza del possesso assoluto e esclusivo della verità
definitiva.” (p. 28)
La
nuova alta gerarchia era ormai convinta di doversi adattare all’
avento di questo nuovo ordine mondiale per sopravvivere; era lo scopo
della nuova Roma sorta dal Vaticano 2º… la Chiesa tradizionale
sembrava ormai irrimediabilmente annientata, così come la vecchia
gerarchia, congelata dalle soppresse. (p. 46)
Malachi
Martin avendo improntato il suo libro sul Terzo Segreto di Fatima,
pubblicato solo dopo la sua morte, dimostra di aver intuito in pieno
il suo contenuto che riguarda l’eccidio del papa insieme alla sua
gerarchia e seguito fedele. Dice, infatti, che il processo
revisionista del clero al nuovo ordine mondiale “esigeva
la «spapizzazione» della Chiesa cattolica”. (p.
95)
Chi
comanda il processo? Sentiamo la testimonianza di uno, considerato
allora l’uomo più potente della Terra: “Da quando sono
entrato nella vita politica, alcuni mi hanno confidato in privato che
gli uomini più potenti degli Stati Uniti, nel campo del commercio e
dell’industria, temono qualcosa. Sanno che in qualche posto c’è
un potere tanto organizzato e subdolo, tanto sorvegliante,
interelazionato, completo e penetrante, che non sarebbe prudente
accusarlo nemmeno con un sussurro”… ciò scriveva il massone
Woodrow Wilson nel 1913, omnipotente presidente americano (lui stesso
guidato dal massone collonello House). (p. 347)
MM
nella parte finale del libro, dietro il titolo “Quo vadis?”,
descrive una Chiesa e il papato condizionati dall’insediamento del
“principe del potere ascendente”, cui un lungo elenco di
cardinali si sono legati attraverso la Massoneria (p. 670). Il papa
allora riconoscerebbe che “nessun papa avrebbe potuto
governare la Chiesa attraverso il Vaticano, fino a quando
quell’intronizzazione non sarà disfatta”. Eppure
l’Autore lascia chiaro che il Papa è l’“ostaccolo” che Dio
ha messo tra gli uomini e Lucifero. (p.720). Non di meno la Chiesa
continuerà a subire gli effetti del deterioramento della sua
struttura avvenuta con “spaventosa velocità nei 15 anni che
seguirono la chiusura del Vaticano II”… Era come, per esempio, se
il canale di Panama si fosse svuotato in un lampo”. (p. 671)
La
contraddizione è evidente poiché quelli che MM chiama papi sono
proprio quelli che hanno voluto e promosso il Vaticano 2º.
Si
noti come per MM le frecce della diffamazione, della calunnia e della
menzogna sono i mezzi usati dai conciliari per liquidade i loro
rivali e qui rimane implicito: “mettere in dubbio papi e santi del
passato, per i quali chiedono scuse.” (p. 713)
Chi
sarebbe allora l’ultimo papa per Martin, per il quale il “papa
eslavo” è consapevole dei suoi molti e ricorrenti tradimenti?
“Non
aveva egli (Wojtyla) buone ragioni, non solo per dubitare dei suoi
giudizi, ma per domandarsi se la totalità del suo pontificato non
sia stato un tradimento?” (p.
557)
E
di tradimento in tradimento, della Cristianità e della Dottrina,
siamo arrivati a Bergoglio, che sembra apprestarsi alla consegna
finale da compiere a Gerusalemme, di modo che sia ripetuta la frase
di Gesù: “Ciò che fai, fallo presto”! (Gv 13, 27)
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
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