I neocatecumenali sono grati a papa Francesco per il via libera che ha dato loro in materia liturgica, di fatto autorizzandoli a dir messa come a loro piace.
Nello stesso tempo, però, hanno sudato freddo quando il papa, ricevendoli il 1 febbraio, ha rivolto loro tre rimproveri non da poco.
Il primo di quei rimproveri riguardava proprio la questione della messa. In alcune diocesi i vescovi hanno fatto leva sulle parole del papa per esigere dai neocatecumenali di smettere di celebrare le loro messe e la veglia pasquale separati dalle rispettive comunità parrocchiali.
Propriamente, Francesco non faceva riferimento esplicito alla liturgia, quando aveva detto ai neocatecumenali che “a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”.
Ma di fatto il punto di divisione erano e sono le messe. Come si può arguire dalla lettera che il fondatore dei neocatecumenali, Kiko Argüello, ha ricevuto dal Vaticano, in risposta a una sua lamentazione scritta indirizzata al papa.
Ecco il testo integrale della lettera.
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Pregiatissimo Signore
Sig. Francisco ARGÜELLO
Via di Porta Angelica, 15
00193 ROMA
Sig. Francisco ARGÜELLO
Via di Porta Angelica, 15
00193 ROMA
SEGRETERIA DI STATO
PRIMA SEZIONE – AFFARI GENERALI
N. 40.535
PRIMA SEZIONE – AFFARI GENERALI
N. 40.535
Dal Vaticano, 3 aprile 2014
Pregiatissimo Signore,
con rispettosa lettera del 15 marzo scorso, Ella ha manifestato al Santo Padre viva preoccupazione per il fatto che alcuni abbiano interpretato in senso negativo per il Cammino Neocatecumenale il passo del discorso pronunciato nell’Udienza dello scorso 1 febbraio, là dove Sua Santità ha affermato come possa essere meglio, a volte, rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che l’itinerario del Cammino esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale.
Sono ad assicurarLe che Papa Francesco ha considerato con attenzione quanto da Lei esposto e desidera confermare, come già ha avuto modo di esprimere nel contesto del’Udienza e del discorso de1 1 febbraio, la Sua paterna vicinanza e il Suo affettuoso incoraggiamento a Lei e a tutti gli aderenti al Cammino.
Il Papa ben conosce il dinamismo evangelizzatore de1 Cammino Neocatecumenale, l’esperienza di autentica conversione di vita di moltissimi fedeli e i frutti di bene generati grazie alla presenza delle comunità in tutto il mondo. Sua Santità è convinto che le parole sopra menzionate, che intendevano sottolineare la necessità di salvaguardare il bene prezioso della comunione ecclesiale, non si prestino a fraintendimenti, tanto più che esse valgono per qualsiasi forma di vita cristiana.
Tali parole non modificano affatto gli Statuti, anzi li confermano: per quanto attiene alle celebrazioni della Veglia Pasquale e dell’Eucaristia domenicale, da Lei menzionate, gli articoli 12 e 13, letti nella loro integralità, costituiscono pertanto il quadro normativo di riferimento.
Nell’avvicinarsi delle Solennità pasquali Papa Francesco assicura la Sua vicinanza e il Suo ricordo nel Signore e, mentre chiede di perseverare nella preghiera per il suo universale ministero, di cuore invia a Lei, all’Equipe internazionale e a tutti gli aderenti al Cammino Neocatecumenale la Benedizione Apostolica.
Con sensi di distinta stima e cordiale saluto nel Signore.
+ Angelo Becciu
Sostituto
Sostituto
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L’articolo 12 dello statuto stabilisce che “il neocatecumenato stimolerà la parrocchia ad una celebrazione più ricca della veglia pasquale”.
Mentre l’articolo 13 al comma 2 prescrive:
“Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli”.
E al comma 3:
“Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto”.
In nota, tra le “concessioni”, è segnalata la possibilità che i neocatecumenali spostino il rito della pace da prima della comunione a prima dell’offertorio.
Sventolando la lettera sopra riportata e con un’interpretazione estensiva del loro statuto, i neocatecumenali si sentono quindi ancora una volta autorizzati a proseguire con le loro messe separate e ritualmente bizzarre.
Ma anche gli altri due rimproveri papali del 1 febbraio sembrano non aver avuto alcun effetto pratico.
Il primo riguardava il rispetto delle culture locali, verso cui i neocatecumenali mostrano scarso o nullo interesse, preferendo trapiantare identico, in qualsiasi angolo remoto del mondo, il sistema catechistico, liturgico, comunitario modellato da Kiko fin nei minimi particolari.
E il secondo riguardava il loro trattamento degli adepti. “La libertà di ciascuno – ha detto il papa – non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana”.
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