Il laicismo cresce nella “penombra cristiana” più che nell’umanesimo ateo
Il processo della secolarizzazione occidentale non ha la forma di una disputa fra accusa e difesa, non è una rappresentazione con due attori che furiosamente lottano, religiosi da una parte e laicisti dall’altra. Non è un duello manicheo fra ultrà di due opposte concezioni del mondo. C’è una terza forza in campo, forse la più determinante in quel radicale percorso di ridefinizione dei rapporti sociali in senso secolarista che è in corso sotto varie etichette, dal neogiacobinismo francese alla più felpata sterilizzazione delle conseguenze politiche e culturali del cristianesimo nella terra della libertà religiosa, l’America: la “penombra cristiana”, quell’area culturalmente cristiana per eredità e convenzione sociale, quelli della messa una volta ogni tanto e del matrimonio in chiesa per far contenta la nonna e non sgarrare sul protocollo.
Fra i protestanti “nominali” americani è comune anche trovare un numero di figli fuori dal matrimonio oltre la media, segno, più in generale, di un rapidissimo spostamento verso un paradigma sociale lontano da quello della tradizione occidentale. Paradossalmente, la popolazione esplicitamente non religiosa tende ad avere comportamenti più tradizionali in fatto di famiglia, prole, educazione. Come dice l’Apocalisse, il caldo e il freddo è sempre preferibile al tiepido.
Il parallelo europeo della penombra protestante americana è da cercare in quell’“abisso” fra la vita cristiana e il modo in cui i cattolici effettivamente vivono citato dal cardinale Walter Kasper nella sua relazione al concistoro sulla famiglia. Le informazioni rese pubbliche sui questionari alle parrocchie cattoliche in Germania parlano di un massiccio spostamento dei credenti dalle parti della penombra cattolica, un percorso di intiepidimento e formalizzazione legato intimamente alla disgregazione sociale, così come succede per le comunità protestanti in America.
Il concetto della penombra, ambigua area non più compiutamente cristiana ma non ancora atea, è quello su cui fanno leva i profetti dell’adattamento al mondo in fatto di indissolubilità matrimoniale e famiglie patchwork. La realtà della comunità cristiana, dicono, impone di cambiare qualcosa, di allentare i termini e ridurre le pretese, occorre abbassare l’asticella della proposta di vita della chiesa, renderla praticabile per l’uomo d’oggi; nei termini di Douthat significa istituzionalizzare la penombra, certificarla con un sigillo formale, promuovere ufficialmente quella tiepidezza religiosa che, da un punto di vista sociale, è paradossalmente anche più disgregante di un’esplicita conversione ai dettami dell’umanesimo ateo.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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