Il papa sul matrimonio non sta con Kasper
Insomma prepara il terreno, lo dissoda, lo annaffia e lo fa annaffiare…
E del resto se molti cardinali e vescovi
sapessero che il pensiero del papa è quello di Kasper, esiterebbero
forse a salire sul carro del futuro vincitore? A farsi belli sui media
affiancando Kasper e il papa? Nulla di tutto questo è avvenuto. Anzi sin
dal principio il cardinal Muller ha ribadito la dottrina tradizionale, e
lo ha fatto sia sul giornale ufficiale del Vaticano, l’Osservatore
Romano, sia dopo incontri personali con il pontefice (incontri
conosciuti, e quindi interpretati, dal circolo degli alti prelati).
Oltre
a Muller, a Cafarra, a Bagnasco (che non sembra per nulla all’angolo,
come si è detto a lungo), l’intervento di un prediletto del papa come il
cardinal Bassetti poteva far pensare che effettivamente tra la
posizione di Kasper e quella del papa, sulla questione della comunione
ai divorziati risposati, non ci fosse alcuna concordanza.
Due segnali ulteriori sono giunti in questi giorni: il primo è la nomina del nuovo vescovo di Friburgo. Al posto dell’ultra progressista Zollitsch,
che proprio sulla questione dei divorziati risposati aveva preso una
posizione kasperiana, seguito in parte e poi in parte abbandonato dal
cardinal Marx, è stato infatti nominato un vescovo di ben altra
impostazione. Scriveva Matteo Matzuizzi sul Foglio del 4 giugno: “Pochi,
a Friburgo, potevano immaginare che a succedere a monsignor Robert
Zollitsch quale vescovo della diocesi tedesca potesse essere scelto un
profondo cultore del canto gregoriano, “un conservatore”, come l’ha
definito senza far uso di troppe perifrasi il vaticanista della Zdf, la
televisione pubblica tedesca. Qualche giorno fa, da Roma è arrivata
l’ufficialità: a sedere sulla cattedra episcopale della città del
Baden-Württemberg sarà Stephan Burger. Cinquantadue anni, canonista
laureatosi nella prestigiosa facoltà teologica di Münster, da un anno
era canonico del capitolo della cattedrale…Aveva sorpreso non poco, fin
dalla pubblicazione della nomina, che il prescelto fosse proprio il
giovane canonista ben lontano dalle posizioni di Zollitsch, vescovo oggi
emerito – il Papa, sul finire della scorsa estate, aveva accettato
immediatamente la sua rinuncia, senza far trascorrere qualche mese o
anno, come da prassi – tra i più convinti sostenitori della necessità di
un aggiornamento allo spirito del tempo dell’insegnamento cattolico. A
parlare di scelta inusuale, per primo, era stata la Frankfurter
Allgemeine Zeitung, secondo il quale il nome di Burger era stato
selezionato su una terna ben diversa da quella originariamente inviata a
Roma. Dal Vaticano, ricevuta la segnalazione del nunzio Nikola Eterovic
(già segretario generale del Sinodo prima dell’arrivo di mons. Lorenzo
Baldisseri) avrebbero rispedito al mittente i tre nomi proposti dal
Capitolo di Friburgo: personalità troppo liberal anche per la diocesi –
la seconda più grande di Germania per numero di fedeli – che da almeno
due secoli guida la battaglia per ottenere più autonomia da Roma. Il
Papa, osserva ancora la Faz, non era convinto di nessuno dei candidati,
tanto da chiedere al Capitolo di indicare una nuova terna, dalla quale
poi sarebbe emerso a sorpresa il nome di Stephan Burger, che in più
d’una occasione aveva pubblicamente espresso il proprio dissenso da
alcune scelte pastorali del predecessore….”.
L’altro segnale,
se omettiamo la recente intervista ad Andrea Tornielli, in cui la presa
di distanza dalla casistica di Kasper era evidente, viene da un altro
cardinale, l’onduregno Maradiaga. Inizia così un suo pezzo di oggi il
già citato Matzuzzi: “Al Sinodo straordinario del prossimo ottobre
si parlerà di tutto ciò che ha a che fare con la famiglia, ma la
questione della comunione ai divorziati risposati non sarà il problema
principale. Parola del cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, capo della
consulta degli otto porporati che studiano la riforma della curia e
consigliano il Papa nel governo della chiesa universale. Il prelato
honduregno ha invece sottolineato che il cardine attorno al quale
ruoterà l’assise convocata lo scorso autunno da Francesco sarà un altro:
“La validità sacramentale di molti matrimoni cattolici”…”.
A margine di questa precisazione, ripubblico alcune frasi che scrissi in un articolo del novembre 2013: “All’epoca del Concilio Vaticano II vari vescovi espressero i loro pareri rispetto a ciò su cui, secondo loro,
il Concilio avrebbe dovuto discutere. Mons Marcel Lefebvre, allora
arcivescovo di Dakar, scrisse che per andare incontro ai tempi e ai
fedeli, in modo lecito, sarebbe stato utile allargare la possibilità di
celebrare la messa serale; propose inoltre di estendere il potere di
raccogliere le confessioni e di accelerare i tempi di nullità del
matrimonio. Senza essere per nulla rivoluzionari, dunque, si potrebbe
partire da qui: non solo dal garantire maggior tutela a chi rivendichi,
giustamente, il riconoscimento di nullità di un matrimonio nullo, ma
soprattutto dal riconoscimento di un fatto evidente, e cioè che
tantissimi matrimoni oggi celebrati in chiesa sono nulli, perché mancano
le condizioni previe di validità. E’ dunque necessario che persone che
hanno matrimoni evidentemente annullabili non siano costrette ad
aspettare anni e anni, prima di veder riconosciuto questo loro diritto,
come invece talora accade, per lungaggini burocratiche, incuria o altro.
Inoltre occorrerebbe forse chiudere finalmente le porte della chiesa a
quei matrimoni che vengono celebrati davanti all’altare per pura
consuetudine o estetica. “No, cari miei – dovrebbero dire molto più
spesso i sacerdoti- voi non avete neppure idea di cosa sia il matrimonio
cattolico, per cui è meglio che evitiate. Troppo serio, infatti,
l’impegno che prendete di fronte a Dio, per assumerlo in tal modo.
Rischiate di dovervene pentire più avanti”. Chiudere le porte prima,
infatti, significa forse poterle aprire più facilmente, in tanti casi,
poi…”.
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