ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 31 luglio 2014

Pompieri e normalisti per Papi a pezzi (o pezzi di Papa)

Una risposta personale agli attacchi ad personam

Provo qui a rispondere a chi tenta di fare il pompiere e a chiunque si riconosca in analoghe generiche posizioni "normaliste", pur nella consapevolezza - che tra pompieri più o meno in buona fede e arrampicatori sugli specchi sempre più scivolosi e indifendibili, cui ora dobbiamo aggiungere perfino l'uso del possibile ricorso al braccio secolare - le nostre voci tendono ad essere silenziate. A partire dal caso dei Francescani dell'Immacolata[1], che è solo la punta di iceberg di tutta una serie di interventi e affermazioni collocate su fronti pregiudizialmente 'avversi'.
Mi segnalano che, proprio su uno di questi,  il pompiere di turno afferma che "il papa esce a pezzi" da quel che diciamo e che "non ne capiamo il messaggio". Evidentemente non coglie la gravità dell'ora presente, soprattutto non entra nel merito e, al solito, resta sempre sul vago: affermazioni che diventano accuse più o meno civili come la sua o subdolamente viscide come altre, ma mai dimostrazioni.

Non manca nemmeno il "fuoco amico" [qui] in un contesto tradizionale di nostro frequente riferimento. Sembra che il termine «insulto da stadio» - che non mi è affatto congeniale, e chi frequenta questo blog può verificarlo - sia diventato l'espressione difensiva di chi non vuole affrontare gli argomenti.
Credo infatti che oggi come oggi i più in imbarazzo e difficoltà dovrebbero essere proprio inormalisti, per esempio quelli della scia degli Introvigne & C., nonché i reticenti, quando nonaffabulatori - come il citato fuoco amico -, che propinano ardite ermeneutiche delle esternazioni e dei gesti papali difficilmente digeribili, attribuendo tutte le responsabilità ai media (che pure le hanno) o agli interlocutori che parlano a titolo personale. Ma già fa problema che ogni giorno ci sia urgente bisogno di chi faccia l'ermeneutica di quel che un Papa fa o dice, quando non è dirompente di per sé.

Ebbene, i detti pompieri amano presentarsi come persone ragionevoli e apparentemente dialoganti. Per dialogare davvero, occorre però anche ascoltare l'altro, oltre che essere disposti a riconoscere la verità. Dal momento che li ho ascoltati e presi sul serio sostenendo, però, con argomenti teologici, che in alcuni casi si è travalicata la tradizione (non quella improvvisata, ma quella da non tradire), chiedo loro: volete gentilmente partire da uno di questi argomenti per dimostrare dove e come mi sono sbagliata? Vi degnereste di farlo dopo aver letto ciò che ho scritto di seguito e partendo da uno dei punti ivi citati o, se credete, da altri di vostro maggior gradimento, dei quali questo blog è disseminato? (Vi invito a dare uno sguardo anche alle "pagine fisse" nella colonna qui a destra). Tuttavia vi invito ad argomentare nel merito senza propinarci i soliti apodittici slogan, le solite accuse ad personam o i soliti discorsi generici come quelli a cui sto dando corda, che ho smesso di pubblicare perché ne abbiamo fin sopra i capelli e non ci portano da nessuna parte. Anziché replicare puntualmente, usano artifici dialettici come il riprendere l'argomento da un altro versante e continuando a svicolare sempre generalizzando e mai affrontando i punti chiave delle questioni. Fino al sorprendente caso del "fuoco amico".


Con stupefacente frequenza piovono accuse di "tradi-protestante" con sospetto di eresia e addirittura di definire il Vaticano II come “concilio apostatico”, a chi si limita a discutere con serena franchezza alcuni ben individuati punti controversi di alcuni suoi documenti[2]. Vedi anche la recente puntualizzazione su Concilio reale, virtuale e ermeneutica taroccata [qui], soprattutto nelle conclusioni, da prendere in considerazione per un confronto serio e fruttuoso sull'anomala pastoralità che de iure non ha intaccato la dottrina, ma ci consegna laprassi dell'informe perché elude i principi teologici definiti ed è per questo che lascia spazio all'affabulazione e alla dialettica sofista e non rende più operante l'incandescente perenne saldezza del dogma contro i liquami e le sabbie mobili del neo-magistero transeunte.

Partiamo dunque dalla definizione canonica (CIC 751): «Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; ...». Con l'espressione "per fede divina e cattolica" s'intende tradizionalmente la fede in una verità di fede, come tale definita dal Magistero straordinario o insegnata da quello ordinario.

In tutte le mie riflessioni e confutazioni di alcuni punti di documenti conciliari (Gaudium et SpesNostra Aetate) nonché del recente magistero "a quattro mani" Lumen Fidei [qui] o del papa attuale (Evangelii Gaudium) [qui] [qui], ho purtroppo dovuto constatare - con rammarico e non senza scrupoli nel metterli in evidenza - alcuni punti dissonanti o eludenti l'insegnamento tradizionale della Chiesa [qui] [qui] [qui]. Non sono stata la prima né l'unica a farlo.
Mai ho ricevuto una confutazione puntuale e documentata nel merito delle singole questioni affrontate. Al contrario, noto con sempre maggior chiarezza il gioco sporco di quei denigratori in cui non intendevo essere trascinata ma che mio malgrado non posso più eludere perché la situazione è quella che è.

Ciò che meno accetto è che costoro continuino a ripetere che sarebbe "contro la Chiesa e il Papa" (se non addirittura "tradi-protestante", e per decenza voglio tralasciare il resto) chiunque sollevi interrogativi su parole e gesti che non sono obbiettivamente conformi a ciò che la Tradizione bimillenaria ci ha consegnato. E non li solleva per chiusura al nuovo, ma perché non accetta che il 'nuovo' intacchi le essenze e non riguardi, come si dovrebbe, lecontingenze. Personalmente l'ho dimostrato e argomentato e questo blog ne è il diario in diretta registrando, in particolare, il motus in fine velocior a partire dal quel fatale 11 febbraio 2013. Ora si può anche dissentire e/o rettificare qualcosa. Ma bisogna farlo contro-argomentando nel merito delle singole affermazioni e non con generici proclami che accusano e diffamano. Tanto più quando si equivoca identificando il blog non dagli articoli ma dai commenti dei lettori, commenti che sono variegati com'è variegata - e purtroppo divisa - la realtà ecclesiale del nostro tempo. D'altronde ho sempre pensato che lasciare spazi per un dibattito che non sia solo autoreferenziale potesse giovare a tutti (fermo restando che con la capziosa malevolenza o con i pregiudizi non si difende la verità, ma le sue contraffazioni).

Ribadisco che io non sono "contro" nessuno, parlo solo "per" riaffermare la verità che mi è stata consegnata, in cui credo e che cerco di professare. Dunque nei miei scritti, nelle mie riflessioni, negli interrogativi che mi pongo, non "attacco" e non "accuso" nessuno, non osteggio le persone, difendo la Chiesa e il Papato da errori ed omissioni che in questa temperie vanno per la maggiore. Cosa di protestante trasparirebbe dalle mie argomentate analisi? Perché mai le accuse che mi vengono mosse non sono mai circostanziate ma ricche di indimostrati sottintesi?

Le mie affermazioni non contengono alcuna "ostinata negazione di qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica o il dubbio ostinato su di essa". Semmai la riaffermano: e sfido a dimostrare il contrario. Il dubbio e gli interrogativi espressi riguardano una esposizione monca e, a volte, anche spuria di quelle stesse innovazioni indotte da una pastorale a briglia sciolta che diventa anomala nella misura in cui rende anomala la dogmaticità perché contiene un saltus tra quanto affermato o ormai persino semplicementerappresentato (vedi quanto accaduto il giorno di Pentecoste in Vaticano e nei giorni scorsi a Caserta) e i capisaldi evangelici del dogma.

Credendo nella forza degli argomenti, se qualcuno mi avesse dimostrato o dimostrasse che le mie argomentazioni sono errate, non avrei difficoltà ad ammetterlo. Faccio dunque mie le parole di Paolo Pasqualucci, a conclusione di un discorso analogo, in: "Cattolici, in alto i cuori!", Fede&Cultura, 2013, pp 116-117; una lettura edificante che colgo l'occasione per ricordare [qui].
[...] Resto pertanto in attesa di una confutazione, puntuale e documentata. Di una confutazione, secondo le regole del discorso razionale, non di una condanna aprioristica basata sul presupposto di un inesistente carattere dogmatico del Vaticano II o di una sua presupposta armonia con il Magistero di sempre. E se questa confutazione non dovesse venire, allora dovrei concluderne che gli apologeti del Vaticano II non hanno veri argomenti da opporre e nascondono questo fatto lanciando bombe carta, per così dire, cioè accuse di eresia [o altro] che fanno molto rumore pur essendo di per sé del tutto inconsistenti. [Unapesante inconsistenza, in realtà; pesante, perché possono fare molto male sia moralmente, a coloro che disprezzano e perseguitano, che spiritualmente, a coloro che sviano].
Di eresia, perché se il Vaticano Il è dogmatico nei suoi insegnamenti, come vogliono sostenere, allora chi lo critica e ne respinge alcuni cadrebbe nel peccato di eresia. Ma, se la vogliamo mettere e mantenere su questo piano, bisogna chiedersi: chi è veramente l'eretico o meglio il sospetto d'eresia? Chi ha osato scrivere: «Ipse enim, Filius Dei, incarnatione sua cum omni homine [quodammodo] se univit» o chi osa sostenere [su questo blog quiquiqui e qui], testi alla mano, che questo concetto di Incarnazione non appare per nulla conforme al dogma dell'Incarnazione, come sempre insegnato dalla Chiesa cattolica? «Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba?». Fatevi coraggio, difensori del Concilio, affrontate nel modo giusto la grande controversia per amore della verità insegnata da Nostro Signore e dalla Santa Chiesa! Liberatevi dell'assurda paura di cadere nel sedevacantismo o di mancare di rispetto al Papa e indirizzate nel modo giusto lo zelo per la fede che indubbiamente vi ispira! Unitevi a noi in una grande opera di "pulizia filologica", come l'ha felicemente definita il professor Piero Vassallo; di pulizia dei testi del Vaticano II, che possa in un prossimo e non lontano futuro contribuire all'indispensabile riforma dello stesso da parte del Papa! Non critichiamo il Concilio tanto per criticare. Il nostro è un discorso costruttivo, imposto dalla grave crisi nella quale versa la Chiesa!
Maria Guarini 
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1. Il "caso" dei Francescani dell'Immacolata non è e non riguarda solo la questione interna ad un Istituto religioso, ma è il capitolo di una catastrofe universale e l'intera questione va ricondotta alle sue radici metafisiche nonché preternaturali-Soprannaturali. Esso coinvolge, ormai con tutta evidenza, l'intera galassia tradizionale.
Ciò ch'è appena accaduto con la denuncia nei confronti di Francesco Colafemmina [qui] vuol essere, com'è probabile, una minaccia per tutto il mondo della tradizione; ma forse rischia di sollevare un polverone più grande di quanto non sia prevedibile. Anche perché il caso ha fatto il giro del mondo e non solo nell'orbe cattolico. Esso ha colpito, anche all'estero, chiunque abbia un briciolo di onestà intellettuale. Noi continuiamo ad affidarci ed a "resistere", fortes in fide.
2. Maria Guarini, La chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI, 2012. Lo si può trovare a Roma presso la Libreria Leoniana,Via dei Corridori, 28, - Telefono: 06 6869113 - Fax 06 683 3854 - email: leoniana@tiscali.it

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