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venerdì 26 settembre 2014

Chi sono io per imprigionare?

Arresto, condanno ma non giudico

Chi sono io per imprigionare? Decidetevi, padre santo e cattolici

Papa Francesco (foto LaPresse)
Beatissimo padre Francesco, cari cattolici.

Vi dovete decidere, secondo l’aut aut che pure nel Vangelo c’è: sì sì, no no. Don Gelmini compiva atti sessuali con ospiti maggiorenni, giovanotti, della comunità da lui fondata in cui da decenni salvava le loro vite. Un peccato contro l’etica sessuale della chiesa e del catechismo. Un peccato di solitudine e di cedimento al maligno, al carnale. Va bene. Francesco dice: una messa nera, evidente esagerazione per un pompino. Chi è lui per giudicare? Lo avete ridotto, Pierino Gelmini, allo stato laicale, è morto ovviamente di dolore, solo e cupo, sebbene reati non ne fossero stati accertati. Il vescovo Wesolowski è ai domiciliari in Vaticano, arrestato con opportuno leak al tg di Mentana, un giornalista che ha fatto tutto quello che ha potuto per mettere alla gogna la chiesa cattolica su soldi e appalti, ha fatto più ancora di quanto abbia fatto la chiesa stessa dei Bertone e soci, ciò che non era obiettivamente facile.


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Sono faccende grottesche. Deludenti, a dir poco. In poco più di un anno è scomparsa la chiesa dell’Humanae vitae, dell’Evangelium vitae, della Fides et ratio, della Veritatis splendor, della Dominus Jesus, della Spe salvi, le encicliche e istruzioni di tre grandissimi papi e prefetti della fede. In contraddizione con tutto quel che si predica in Santa Marta, per di più. Dov’è la misericordia, la preghiera di perdono, la misericordina addirittura, dov’è un papa che prega e piange di disperazione ricca di speranza per un suo fratello caduto in peccato mortale, la cui salvezza è in pericolo? Per un ministro cattolico e laico in ritirata, insieme alla sua legge, nella Spagna governata dai populares? No, vediamo un monarca medievale la cui volontà sa di battitura di ferri, di cella e non monastica, di consenso del mondo dei media. Uno scandalo per noi laici, i fedeli vedranno che cosa pensarne nel cuore vero del loro cuore, spero non sentimentale. Ma il grottesco dello scandalo, il suo carattere eminentemente culturale, la prova che una chiesa che rinuncia alla sua missione diventa ente inutile, sta nel giornale dei vescovi italiani. Tarquinio il direttore, prisco e superbo, non fu avvertito. Accanto alla notizia dell’arresto di Wesolowski campeggia su Avvenire di ieri la santificazione di Pier Paolo Pasolini e del suo vangelo corsaro, secondo Matteo, vecchio film ruffiano e  a suo modo sublime, specie per la platea di Radiotre. Padre Fantuzzi dice che “Pier Paolo stava cercando il riscatto dopo la condanna per blasfemia del film “La Ricotta”, colpa, immagino, di Pio XII o dei suoi infernali e lebbrosi apparati curiali che approfittarono (era il 1963) della debolezza di Giovanni XXIII. Monsignor Dario Viganò dice che “da noi Pasolini ha diviso sia i cattolici che i comunisti, in America latina fu un modello per i teologi della liberazione”. Devo ricordare che Pasolini ha trascorso tutta la sua poetica vita alla ricerca di ragazzi di vita, meglio se in età fresca, con i quali commettere quegli atti sessuali che costano la galera e la damnatio memoriae agli uomini di chiesa e di vangelo, non quello corsaro, quello secondo il catechismo? Devo ricordarlo io, che lezioni di catechismo non ne ho mai prese, tantomeno da Scalfari?
© FOGLIO QUOTIDIANO

2 commenti:

  1. Linguaggio da caserma a parte , purtroppo ha ragione , jane

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  2. ma che prete è.....dice"potrei dire che alla mia vocazione religiosa ha giovato più la frequentazione di Pasolini che certe lezioni accademiche alla Gregoriana".....ormai non c'è più decenza vergogna!!!

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