ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 26 settembre 2014

Prove di scisma?



Abbiamo appreso dal web la prossima uscita del nuovo libro di Antonio Socci [Non è Francesco. Ed. Mondadori, in uscita per i primi di ottobre], giornalista cattolico, autore di preziosi volumi di carattere apologetico, personaggio pubblico dalla vena proficuamente polemica in difesa della fede (pro veritate), palesata in alcuni interventi durante trasmissioni televisive, di fronte all’attacco dei nemici della Chiesa, col solito tormentone di luoghi comuni, vecchi e stravecchi e mai seriamente argomentati.

Chiaramente non possiamo condividere tutto del Socci/pensiero, ma gli vanno sicuramente riconosciuti dei meriti in quest’epoca di estrema confusione.

Ora il testo che abbiamo citato in apertura avrà ad oggetto uno scottante argomento di attualità in ordine alla convivenza dei "pontefici", uno in carica l'altro emerito.

Stando a quanto scritto dai media l’autore si proporrebbe niente meno che di smontare la legittimità canonica dell’elezione di Bergoglio; ovviamente, allo stato attuale, non siamo qui a disquisire di un testo che non abbiamo neppure sfogliato, ci ripromettiamo tuttavia di leggerlo, appena possibile, per averne contezza e poter cosí debitamente affrontare la tematica in questione; al momento, possiamo solo riflettere su alcuni aspetti correlati alla questione.

In realtà, come ben sanno i lettori di Una Vox, l’obiezione immediata alla rinuncia ed al conseguente conclave, fu tempestivamente sollevata dal prof. Radaelli, il quale spostava il dibattito a livello metafisico, ravvisando l’esistenza di uno iato tra la realtà spirituale, secondo quanto voluto ed ordinato da Dio e quella fattuale, determinatasi dai comportamenti e dalle scelte degli uomini; in questo caso specifico, parafrasando il professore, ci troveremmo di fronte ad un conclamato “abuso di potere spirituale”, al punto da generare l’ipotesi di una vera e propria illegittimità elettiva del successore di Pietro, dopo BXVI; un vero antipapa.

Questo terrificante scenario sembra ricevere implicita conferma alla luce del tempestoso uragano, di nome Bergoglio, che con tutta l’irruenza del primo ed apparentemente innocuo “buonasera” ha investito il globo cattolico, partendo dall’Argentina. In realtà - anche se ora e quasi timidamente, qualcuno dell’alto clero si “affaccia” per rappresentare all’attuale Pontefice la mancata corrispondenza di alcune sue posizioni, tacitamente ammesse e/o distrattamente/volutamente, ma comunque colpevolmente (visto i nefasti esiti di confusione!), ambigue, poco chiare o per lo meno contraddittorie (nei confronti del Magistero perenne della santa Chiesa) - resta il fatto che anche l’ala del modernismo moderato si sorprende o finge di esserlo, di fronte al vento di novità che soffia con violenza sulla barca di Pietro.
Sgomento generale.

Il libro di Socci può essere inquadrato in questo contesto. L’autore sono ormai settimane che non nasconde pubblicamente le proprie perplessità e finanche il proprio dissenso nei confronti delle posizioni politico-strategiche del Papa e del proliferare omiletico di eretiche imprecisioni presenti nelle quotidiane meditazioni in santa Marta.
Ma il libro di Socci, che è un giornalista noto ed accreditato del mondo cattolico, esponente di CL, “peserà” e, ad avviso di chi scrive, non farà altro che trasformare l’uragano Bergoglio in uno tsunami.
In realtà lo scrittore toscano, in questa sua “svolta, apparentemente, tradizionalista” prende posizione contro Francesco, ma si schiera neanche tanto velatamente a favore di Benedetto XVI, identificandolo come attuale regnante.

Ora il passaggio è importante perché, come succede spesso quando le persone pensano di poter irrimediabilmente non trovare soluzioni per il tempo presente, ci si rivolge al passato, “ai nostri tempi” - fuga dalla realtà certamente non evangelica: Cristo insegna a vivere il giorno con un minimo di sapiente e prudente pianificazione dell’avvenire, obbligando in primis alla ricerca del Regno e della sua giustizia ed abbandonando il resto alla Provvidenza) – illudendosi di trovare un appiglio o una soluzione solitamente utopistica…; ebbene, di fronte alla tempesta Bergoglio, molti cattolici, i vecchi “normalisti” - quelli che, spesso semplicemente per disinformazione o poca curiosità intellettuale, neppure s’erano accorti che c’era stato un Concilio - rimpiangono Benedetto, ildefensor traditionis, a loro dire, come panacea di tutti i mali presenti.

Come sanno bene i lettori di Una Vox, in realtà Benedetto non rappresenta affatto la restaurazione in Cristo del pensiero degli uomini di Chiesa. È vero, con lui abbiamo avuto cose buone, la “liberalizzazione della Santa Messa” - con ciò stesso dimostrando l’inesistenza di una possibile abrogazione di un rito della Santa Chiesa, cosa del resto nota al semplice buon senso (valga per tutti questo esempio: se da domani il Papa abolisse il Padre Nostro sostituendolo con preghiere alternative e vagamente simili: sarebbe un abuso, un’impossibilità! E allora è chiaro che ognuno, malgrado l’eventuale imposizione, sarà libero di continuare a pregarlo)  - ed al contempo l’inesistenza delle scomuniche destinate ai vescovi tradizionalisti, rimesse senza che di fatto né di diritto, almeno al momento in cui tale remissione ha avuto luogo, sia cambiato nulla nella diversità di posizioni.

Detto questo, ribadiamo, non è con Benedetto XVI che si avrà nuovo splendore. Del resto proprio alcune sue determinazioni: il discorso di “addio”, quello che spiegava il fraintendimento conciliare attribuito ai media; la voglia di novità espressa in uno dei suoi ultimi “Angelus” ed il gesto stesso delle dimissioni, sono state chiavi di apertura all’evento Francesco. Quello che forse molti ignorano infatti è che Francesco è in perfetta continuità col modernismo postconciliare; si obietta: non è vero, c’è frattura evidente con i precedenti GPII e BXVI; ebbene, questo sì, per certi versi, forse è così, ma in fondo la matrice è la stessa; Francesco rappresenta il precipitato ecumenico/lassista/sentimentalista delle aspirazioni dei Padri conciliari, così come difese, promosse o anche solo tollerate dai pontefici regnanti.
Non avremmo Francesco, se Benedetto non avesse rinunciato; non avremmo Francesco, se GPII non lo avesse nominato cardinale. Bastano queste piccole evidenze.

Tutto quanto premesso e precisato, ci si domanda se questa mossa, il rimpianto di Ratzinger e la contestazione di Bergoglio, possa essere tutta una tattica studiata ad arte per creare un imponente scisma interno.
No, Socci non c’entra; al massimo egli rappresenta l’ala spavalda del “rammarico dei bei tempi”, inconsapevole esecutore di portati altrui. Ma perché proprio ora, proprio al ridosso del Sinodo che dovrebbe “scardinare i cardinali”, posti uno contro l’altro, ora più che mai, per disputarsi le vesti di Cristo sul matrimonio cristiano?

Ed in questo contesto, se fosse davvero così… se avessimo Papa contro Papa o il revival di BXVI… che posto avrà la santa Tradizione?

Non si illudano i pro Ratzinger di vederla collocata in un posto differente dal folclore popolare.


di F. R.

1 commento:

  1. Chiaramente non possiamo condividere tutto del Socci/pensiero, ma gli vanno sicuramente riconosciuti dei meriti in quest’epoca di estrema confusione.

    R. Si, però nemmeno lo disdegni ....

    Tutto quanto premesso e precisato, ci si domanda se questa mossa, il rimpianto di Ratzinger e la contestazione di Bergoglio, possa essere tutta una tattica studiata ad arte per creare un imponente scisma interno.
    No, Socci non c’entra; al massimo egli rappresenta l’ala spavalda del “rammarico dei bei tempi”, inconsapevole esecutore di portati altrui.

    R. Socci c'entra eccome mio caro e con lui chi gli sta dietro....

    Quelli che pretendono invalidare l'elezione di Bergoglio, sono affetti da sedevacatismo latente.

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