ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 13 ottobre 2014

Cara, cosa dicono al Sinodo?

matrimonio-nozze-640x640Chiacchiere domestiche su grazia e misericordia

Cronaca semplice di un dialogo qualsiasi ai tempi del Sinodo 2014, in corso in quel del Vaticano in materia di famiglia e dintorni. Le notizie dal sinodo, a differenza di come sono sempre andate le cose, sono il frutto di un si dice, di parole raccolte a margine. Per scelta, infatti, questa volta non vengono consegnati ai giornalisti gli interventi dei padri sinodali, ma bisogna accontentarsi del riassunto fatto in sala stampa e, appunto, delle interviste raccolte qua e là dai vaticanisti.
In questo maremagnum mediatico la voce del padrone è quella dei riformisti, o novatori che dir si voglia, quelli che, sulla spinta della teoria Kasper, vorrebbero scaraventare un mare di misericordia su tutte le situazioni possibili immaginabili. Una misericordia che vista così rischia di trasformarsi in una caricatura di sé stessa.
Che cosa si dicano realmente dentro l’aula sinodale non è dato sapere nei dettagli, mentre fuori si sente un po’ di tutto. Il cardinale Assis, vescovo di Aparecida, avrebbe aperto una sessione parlando di un imprecisato “cammino di accompagnamento” anche per le coppie omosessuali”, perchè si deve uscire da “uno sguardo legalista”. Altri hanno sussurrato al giornalista di turno che è ora di smetterla con certe parole urticanti, tipo quelle del Catechismo della Chiesa Cattolica che, in ossequio alla Sacra Scrittura, definisce gli atti omosessuali “intrinsecamente disordinati” (cfr. San Paolo Lettera ai Romani).
Che la Chiesa sia paterna e anche materna ok, anzi di più, che la chiesa sia pure un ospedale da campo, ma che la chiesa diventi una specie di indistinto spazio spiritually correct no. La Chiesa è di Cristo e la dottrina non è un orpello indifferente alla pastorale. L’uomo ferito va aiutato con la medicina della misericordia, ma la diagnosi non è indifferente alla somministrazione della medicina, altrimenti che medicina è?
Per qualcuno, Fernandez il teologo argentino riferimento del papa, non uno qualsiasi, occorrerebbe che di fronte al “bellissimo ideale” del matrimonio cristiano si prenda in considerazione “la realtà concreta delle persone che non possono arrivare a quell’ideale”. Cioè, dice lui, si deve perseguire il “bene possibile”, anche “con il rischio di sporcarci nel fango del cammino”. Già, ma che vuol dire? E la grazia di Dio? Non era quella, la Grazia, che permetteva all’uomo ferito dal peccato di poter raggiungere l’ideale evangelico?
Come ha detto un filosofo polacco, amico di San Giovanni Paolo II, qui c’è un problema di fondo. Dice Stanislaw Grygiel: “una sera nella sua casa, erano gli anni Sessanta, il cardinale Karol Wojtyla era rimasto a lungo in silenzioso ascolto degli interventi di alcuni intellettuali cattolici che prevedevano una inevitabile laicizzazione della società. […] Quando quei suoi interlocutori finirono di parlare, egli disse soltanto queste parole: “Nemmeno una volta è stata da voi pronunciata la parola grazia”.
Questa parola, che risulta fondamentale in una prospettiva di fede, pare essere dimenticata nei commenti a margine del sinodo. Speriamo che dentro l’aula qualcuno la faccia riecheggiare, almeno per marcare la differenza tra un’assemblea di psicologi e quella di pastori cattolici. Perchè così anche la misericordia assume un altro sapore.
Senti – dice la mogliettina al marito di cui sopra, mentre entra in salotto – la Chiesa si rinnova e va incontro a tutti. C’è del bene in tutti, no? Però vorrei farti una domanda: perchè ci siamo sposati in chiesa? Beh – dice lui alzando lo sguardo dal tablet – ci sembrava carino. Mi hai fatto una testa così, non ricordi? Sì – dice lei – quella chiesa in campagna era una location bellissima per il nostro amore, però, voglio dire, davanti all’altare ci siamo detti qualcosa…tipo… “finchè morte non ci separi”. Già – risponde lui – a volte si dicono cose più grandi di noi. Però stai tranquilla, per ora, voglio bene solo a te. Già – risponde lei davanti al microonde – anch’io, per ora, voglio bene solo a te. Però, forse, se credessimo in Dio potrebbe darci una mano a cancellare il “per ora” e farlo diventare un “per sempre”. O no? (La Voce di Romagna, 11/10/2014)

http://www.libertaepersona.org/wordpress/2014/10/cara-cosa-dicono-al-sinodo-chiacchiere-domestiche-su-grazia-e-misericordia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=cara-cosa-dicono-al-sinodo-chiacchiere-domestiche-su-grazia-e-misericordia
Il direttore de La Civiltà Cattolica, il gesuita p. Antonio Spadaro, oltre ad affermazioni assai inquietanti come "non è affatto escluso a priori che queste relazioni [le unioni gay, ndr] possano esprimere sacrificio e donazione", offre alla stampa una chiave di lettura dei lavori sinodali: la virtù del "discernimento", ossia - secondo la volgarizzazione - "attenzione alle situazioni reali delle singole persone prima di avventurarsi in giudizi di merito".
Pertanto, con riguardo all'accesso dei divorziati "risposati" all'Eucaristia, "non è pensabile una norma generale. La Comunione non sarà né per nessuno, né per tutti, a mio avviso. Serve un discernimento pastorale caso per caso"; per usare le parole della parabola, "chi divorzia per egoismo non ha la veste per il banchetto. Invece, chi ha sofferto per ciò che è avvenuto probabilmente sì". Insomma, "fu qualche lacrima sul viso a dargli il Paradiso", come cantava De André? Se la porta stretta non è poi tanto stretta ne siamo lieti, ma vorremmo punti fermi.
Che, come in ogni discorso modernista, sono sfuggenti: in merito alla contraccezione, "nel momento in cui si valorizza il discernimento non si può prescindere dalla coscienza che, come diceva il beato Newman, è ‘il primo vicario di Cristo’. Nei contributi dei padri sinodali, dunque, è stata menzionata così, non come arbitrio, ma come discernimento". Povero Newman, tirato per i capelli da un intervistato e da un intervistatore che poi non si fa problemi a titolare "Sesso, il Sinodo apre alla pillola". A proposito di comunicazione col mondo, intelligibilità alle persone, linguaggio accessibile e veritiero, eccetera.
Sulla barca di Pietro il mal di mare si fa intenso. Portatevi dei sacchetti.

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http://radiospada.org/2014/10/pillola-si-pillola-no-finche-la-coscienza-va-lasciala-andare/

13/10/2014 

Sinodo, Mueller: “Una contraddizione non pubblicare gli interventi”

Gerhard Mueller
Gerhard Mueller

Parla il prefetto dell’ex sant’Uffizio: che senso ha il divieto visto che fuori dell'aula i vescovi possono dare libere interviste? E sulle coppie gay dice: la Chiesa non può riconoscerle

Redazione  Roma


«Trovo che sia una vera contraddizione il fatto che fuori dell'aula sinodale i vescovi possano dare libere interviste mentre i loro interventi in aula non sono pubblici. Si è voluta così del resto rompere una tradizione propria della Chiesa». Lo ha affermato il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Mueller, commentando con alcuni giornalisti  gli sviluppi dei lavori del sinodo all'uscita dell'aula Paolo VI.


«Non importa se alcuni non sono d'accordo con questa mia opinione - ha aggiunto Mueller -, io dico ciò che voglio ma soprattutto ciò che devo dire come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Inoltre, io non ho fatto altro che dare voce alle proteste di molti fedeli che mi hanno scritto in proposito da vari Paesi e che hanno diritto di conoscere il pensiero dei vescovi. Perché - si è domandato il porporato - si è dovuto cambiare?».


Sempre sullo svolgimento dei lavori, il prefetto dell'ex Sant'Uffizio ha osservato che «ciò che è meglio di prima è che c'è un ordine delle discussioni mentre non era assolutamente necessario non lasciare pubblicità agli interventi». Sulla «relatio» finale dei lavori del sinodo, Mueller ha commentato: «Penso che andrà direttamente al Papa ma io non faccio più parte della regia».

Quanto all'atteggiamento di accoglienza e accompagnamento verso gli omosessuali, il cardinale ha osservato: «è un atteggiamento cristiano di cui hanno sempre parlato già i documenti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI poiché si guarda alla persona creata da Dio». Muller ha però aggiunto in merito che «la coppia come tale non può essere riconosciuta» dalla Chiesa.


Il prefetto dell'ex Sant'Uffizio ha comunque espresso soddisfazione sui lavori del sinodo dopo la prima settimana di discussione generale: «Penso che abbiamo avuto una buona discussione».

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/sinodo-famiglia-36912/

La “relatio post disceptationem” apre la seconda settimana del Sinodo. Scusate, dov’è la Chiesa cattolica?  –  di Paolo Deotto

Redazione
Dopo le equivoche parole del cardinale Scola sugli “altri tipi di unione”, ora giungono dal Sinodo ulteriori messaggi di confusione. O forse, Dio non lo voglia, sono messaggi di una tragica chiarezza.
di Paolo Deotto
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zzchsdmltLeggo le ultime notizie dal Sinodo; le leggo da cattolico che, per ragioni anagrafiche, ha fatto in tempo a studiare il Catechismo e a conoscere preti che insegnavano la Dottrina, che spiegavano le nette distinzioni tra bene e male, che non offrivano un prodotto elasticizzato adatto a tutte le taglie, che erano ben consci del fatto che il mondo non ama i cristiani, perché ben sappiamo chi è il principe di questo mondo, e che il loro compito era la custodia e l’insegnamento della Verità. La Chiesa non è stata creata da Nostro Signore esattamente per custodire e insegnare a tutto il mondo la Sua parola?
Abbiamo appena letto le arrampicate sugli specchi dell’Arcivescovo di Milano (vedi l’articolo di Patrizia Fermani) sulle “unioni” diverse dal matrimonio, sulle quali il successore di Sant’Ambrogio non si sforza di dare la minima indicazione morale – esistono e quindi vanno regolate per legge, l’unica preoccupazione è quella di trovare dei nomi adatti – e ora leggiamo sulla Stampa e su Repubblica articoli sulla relatio post disceptationem pronunciata dal cardinale relatore Peter Erdo.
Lasciamo perdere la ripetitiva melassa sulla Chiesa che deve accompagnare divorziati, separati, risposati, omosessuali, e quant’altro. Sembra che la Chiesa sia nata oggi. Per quanto ricordo, la Chiesa esisteva anche prima e non ha mai cacciato nessuno. Avendo però a cura la salvezza delle anime ha sempre indicato a chiunque vivesse nel peccato la separazione tra il giusto e l’ingiusto, tra il bene e il male. Già, perché il primo atto d’amore per il prossimo non è forse indicargli la strada della salvezza? E la strada della salvezza può forse esistere al di fuori della Chiesa Cattolica? Si diceva “Extra Ecclesiam nulla salus”.
Ora leggo che è ancora in corso il dibattito sull’ammissione alla Comunione per i divorziati risposati. Ergo, non è più necessario, secondo alcuni, aver ricevuto l’assoluzione dei peccati con la Confessione per ricevere il Corpo di Cristo. Perché come puoi assolvere chi è in stato permanente di peccato?
Ma ci sono anche altre interessanti affermazioni nella suddetta relatio. Capita così di leggere che la “sensibilità nuova” della pastorale odierna consiste nel “cogliere la realtà positiva dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, delle convivenze”.
Oppure, si parla della necessità di  “curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati)” che comporta “la necessità di scelte pastorali coraggiose”. E si propone anche un formidabile rimedio: “lo snellimento della procedura” per le cause di nullità matrimoniale.
Già c’è di che restare perplessi (tanto per essere delicati). Ma c’è del meglio. Poteva mancare l’inchino alla nuova meraviglia del secolo, l’omosessualismo?
No di certo, ed ecco qua: Le persone omosessuali “hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità?” (paragrafo 50). Inoltre, “senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli” (paragrafo 52). Col che, già si accetta l’adozione da parte di coppie di invertiti. In che modo possano essere al primo posto le esigenze dei bimbi, resta un mistero, visto che si accetta a priori che possano essere privati di una famiglia normale, dell’unica famiglia normale, quella tra uomo e donna.
Insomma, tutto va bene per tutti, nulla è da condannare, non parliamo di peccati – tanto meno di peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (magari qualcuno si impressiona); e c’è da star contenti sul minimo e timido pro-memoria sulle “problematiche morali” connesse alle unioni omosessuali. Ma se si tratta semplicemente di problematiche, che ci vorrà a trovare qualche brillante soluzione?
Certo, il Sinodo ha davanti un’altra settimana di lavori e non possiamo sapere cosa ne verrà fuori alla fine. Ma se questo è l’aperitivo, il pranzo non promette bene. O forse promette benissimo, perché finalmente abbiamo la Chiesa che non parla più di peccato, di salvezza o dannazione eterna, non distingue più il bene dal male, ottiene un ampio successo. Tutto bene e tutti contenti. Non è più ben chiaro che fine abbia fatto la custodia della Parola e l’indicazione della via della salvezza, ma, suvvia, non si può avere tutto… e poi la vita eterna è un concetto così evanescente; la misericordia (nuova versione) fornisce la consolazione, qui e subito…
A questo punto,scusate, mi resta un solo dubbio: dov’è la Chiesa cattolica?

Alla comunione ai divorziati risposati anche il Beato Angelico dice no

......
POST SCRIPTUM – Nel pomeriggio di lunedì 13 ottobre “L’Osservatore Romano” ha fornito un primo pallido resoconto della battaglia campale scoppiata in mattinata nell’aula del sinodo dopo la lettura della “Relatio post disceptationem” redatta dal cardinale relatore Péter Erdö con la collaborazione – a tratti prevaricante, come lo stesso Erdö ha fatto capire nella conferenza stampa della mattina – del segretario speciale Bruno Forte.
Nel fuoco di fila di ben 41 interventi, hanno preso la parola tra gli altri i cardinali Pell, Ouellet, Filoni, Dolan, Vingt-Trois, Burke, Rylko, Müller, Scola, Caffarra, tutti contrari a un’apertura alle seconde nozze come prospettato dal cardinale Kasper, anche lui intervenuto.
Ma tra le proteste di cui ha dato conto “L’Osservatore Romano” ve n’erano anche che riguardavano i paragrafi (redatti da Forte) sull’omosessualità, sulla quale “è stata chiesta una formulazione che tenga conto delle persone ma che non contraddica in alcun modo la dottrina cattolica su matrimonio e famiglia”.
E ancora “è stata proposta una parola più forte sul dramma dell’aborto così come sulla questione della fecondità assistita”.
Ma “soprattutto è stato invocato un grande incoraggiamento profetico rivolto a tutte quelle famiglie che, anche a prezzo di enormi sacrifici, testimoniano ogni giorno la verità cristiana sul matrimonio. Insomma – è stato rilevato – sarebbe opportuna un’affermazione positiva dell’amore matrimoniale, come anche del valore sociale delle famiglie”.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/13/alla-comunione-ai-divorziati-risposati-anche-il-beato-angelico-dice-no/

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