Oggi 19 Ottobre Papa Francesco proclamerà Beato Papa Paolo VI, al secolo
Giovanni Battista Montini. Ma su di lui ci sono anche ombre, non solo
luci. Il pentito di mafia Calcara: "Era un massone, lui e il cardinale
Macchi erano vicini a pezzi deviati dei servizi segreti e di Cosa
Nostra. E sull'omicidio Calvi...
Una
risposta arriva dal libro di Vincenzo Calcara (curato da Simona Mazza).
Calcara, pentito di mafia, è l'uomo che era stato incaricato da
Francesco Messina Denaro, il padre di Matteo attuale boss latitante di
Cosa Nostra, di uccidere il giudice Paolo Borsellino. Calcara è stato
per molti anni addentro alle operazioni di mafia e ha conosciuto anche i
legami di Cosa Nostra, in particolare quella trapanese, con pezzi
deviati delle istituzioni.
Calcara
arriva a descrivere cinque diverse "entità", che a suo dire sarebbero
strettamente connesse e coinvolte in molti dei misteri e delle stragi
che hanno afflitto la storia italiana del secondo dopoguerra. Cosa
Nostra, 'ndrangheta, Massoneria, Servizi Segreti deviati e Chiesa: ecco
le cinque entità di cui parla Vincenzo Calcara anche nel suo libro "Le
cinque entità rivelate a Paolo Borsellino".
Da
sempre la Chiesa cattolica si considera inconciliabile con la
massoneria. Ma, sul piano del potere temporale, le commistioni
d'interessi e le frequentazioni con le logge segrete sono esistite, come
prova il sodalizio finanziario tra monsignor Paul Casimir Markincus,
patron dello Ior, e i piduisti Roberto Calvi e Michele Sindona.
Più
volte e da più parti si è parlato di Paolo VI come di un massone. Don
Villa, nemico giurato del cardinale Montini, scoprì che, sulla porta di
bronzo della Basilica di San Pietro raffigurante lo stesso pontefice,
Paolo VI era rappresentato con una stella a cinque punte sulla mano,
vale a dire un pentalfa massonico, che fu poi prontamente rimosso.La stella a cinque punte sulla mano di Paolo VI
Dott. Don Luigi Villa – da: «Stella a cinque punte: firma del Pontificato di Paolo VI»
Questa
è la «porta di bronzo» quando venne inaugurata, sul «Battente del
Bene», al n° 12, vi figurava il «Concilio Ecumenico Vaticano II»:
quattro Padri conciliari tra Giovanni XXIII e Paolo VI.
Però,
mentre Giovanni XXIII e gli altri quattro Padri conciliari erano
scolpiti con la faccia che guardava in avanti, Paolo VI (l’ultimo a
destra) era invece scolpito di profilo, in modo da presentare, ben
visibile, la Sua mano sinistra con su, incisa, l’insegna massonica: la
«Stella a cinque punte», o «Pentalfa massonico».
Poco
tempo dopo l’inaugurazione di quella «nuova porta di bronzo» della
basilica di San Pietro, il sottoscritto (don Luigi Villa) vi andò per
vederla. Osservandola bene, notò subito quell’insegna massonica sul
dorso della mano sinistra di Paolo VI. Allora, immediatamente, mi recai
da un Cardinale…per denunciare il fatto. Egli mi assicurò che avrebbe
subito provveduto. Infatti, quando io, poco tempo dopo, ritornai a Roma,
proprio per vedere quella «porta di bronzo», notai subito che quella
insegna massonica sul dorso della mano sinistra di Paolo VI era stata
raschiata: si vedeva solo il rosso vivo del rame. Era chiaro! Vistisi
scoperti, i responsabili del fatto avevano provveduto, prima, a far
raschiare il simbolo massonico dalla mano, poi, successivamente – come
io stesso vidi in un altro mio ritorno a Roma – avevano sostituito il
pannello n° 12 con un altro – l’attuale – sul quale, però, non vi
comparivano più le sei figure di prima, ma solo cinque, come ognuno può
vedere.
Ora:
come si può spiegare che un Papa (Paolo VI) si sia fatto scolpire la
propria immagine su quella «porta di bronzo», con sul dorso della Sua
mano quel simbolo massonico, pur sapendo che sarebbe rimasta lì a
testimoniare, lungo i secoli, che Lui, Paolo VI, sarebbe stato giudicato
un «Papa massone»?
E
certo non si può dire che quell’opera dello scultore Minguzzi fosse
stata eseguita senza il Suo volere e senza la Sua approvazione, perché
fu proprio Lui a benedirla nel giorno del Suo compleanno, come fu anche
pubblicato, poi, su un «Inserto Speciale» de «L’Osservatorio Romano»,
per il Suo ottantesimo Compleanno, e proprio con quel satanico marchio
massonico sulla mano, quasi a firma – e non generica – del Suo
Pontificato!
«Stella a cinque punte»: firma del pontificato di Paolo VI
Questa
affermazione è inquietante, perché questa «firma» della «stella a
cinque punte», scolpita sul dorso della mano di Paolo VI, sulla
«formella» originale della «porta di bronzo» della Basilica di San
Pietro, è forse l’atto più sconcertante e temerario di una tremenda
realtà che, durante tutto il Suo pontificato, è continuata ad affiorare,
fino a formarne un mosaico che mette a nudo l’incredibile e
inqualificabile atteggiamento di Palo VI nei confronti della Massoneria!
E
questo lo fece dopo 250 anni di rinnovate «scomuniche», «ammonimenti»,
«sanzioni», e dopo circa 200 « documenti» del Magistero della Chiesa
contro la Massoneria, e dopo 16 Encicliche e più di 590 «condanne»
contro questa setta, bollata come «regno di Satana» da Leone XIII nella
Sua Enciclica del 1884: «Humanum genus».
Subito
dopo la pubblicazione di questa Enciclica, l’alto iniziato Tommaso
Ventura, dopo aver riconosciuta l’«Humanun genus» come «il più celebre
solenne documento antimassonico», scrisse: «Il Papa Leone XIII vide
molto giusto; comprese che cosa fosse la Massoneria; ne svelò la
fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini inequivocabili»
Ora,
la Chiesa non ebbe mai né incertezze né dubbi nella sua lotta contro la
Massoneria; fu solo con l’avvento del Vaticano II, e soprattutto con
Paolo VI, che il «nuovo atteggiamento» capovolse la precedente posizione
del Magistero della Chiesa, adottando posizioni «ecumeniche» e
«liberali» nei confronti della Massoneria fino ad «auspicare la pace tra
le due istituzioni»!
Per
gettare un po’ di luce su questo strano aspetto della personalità di
Paolo VI, elenchiamo alcuni dei tanti altri «fatti» e «detti» che Lo
riguardano ad hoc:
1)
In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il giorno
stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: «Questo è l’uomo
che fa per noi!»
2)
Il «necrologio», o elogio funebre, che l’ex Gran Maestro di Palazzo
Giustiniani, Giordano Gamberini, ha fatto di Paolo VI su «La Rivista
Massonica»: «Per noi è la morte di CHI ha fatto cadere la condanno di
Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella
storia della Massoneria moderna – che muore il Capo della più grande
religione occidentale non in istato di ostilità coi massoni». E
conclude: «per la prima volta, nella storia, i Massoni possono rendere
omaggio al tumulo di un Papa, senza ambiguità né contraddizione»
3)
In una lettera privata, scritta da un massone, amico del noto scrittore
francese, conte Lion de Poncis, esperto in questioni massoniche, si
legge questa frase: «…Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben
poco, ma, “avec Paul VI, nous avons vencu!”» (“con Paolo VI, noi abbiamo
vinto”).
4)
Sotto il Suo Pontificato sono state introdotte, in Italia, le «leggi
massoniche», quali: il divorzio, l’aborto, la separazione tra Chiesa e
Stato… E vi fu un profondo inserimento della Massoneria anche nelle
strutture ecclesiastiche ordinarie.
5)
Il 13 novembre 1964, Paolo VI depose la «tiara» (“il triregno”)
sull’altare, rinunciandovi definitivamente. Un gesto, questo, che fu
l’obiettivo della «Rivoluzione Francese». Il massone Albert Pike
scrisse: «Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della Rivoluzione
francese avevano giurato di rovesciare la “CORONA” e la “TIARA” sulla
tomba di Jacques de Molay»
6)
Durante il Suo viaggio in Terra Santa, nel 1964, sul monte degli Ulivi,
a Gerusalemme, Paolo VI abbracciò il Patriarca ortodosso Athenagoras I,
massone del 33° grado. Poi, alla vigilia della chiusura del Vaticano
II, tutti e due si tolsero le rispettive «scomuniche», lanciate nel
1054.
7)
Questa Sua coincidenza di vedute con «piano massonico» la si può
trovare anche nell’identità dei Suoi programmi con i piani massonici
dell’ONU e dell’UNESCO. Si legga, ad esempio, la Sua Enciclica
«Populorum progressio», in cui Paolo VI parla di una «banca mondiale»,
dietro la quale c’è un «Governo mondiale», che regnerebbe grazie a una
«religione sintetica e universale»
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