ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 7 ottobre 2014

Le ricostruzioni bruniane..

La sospensione a divinis di sei Frati Francescani dell’Immacolata. Risposta al comunicato di P. Alfonso M. Bruno 

In questo hai detto il vero! (Gv 4,18). P. Bruno conferma la sospensione a divinis (fasulla) dei FFI. E mette in piazza cose estremamente riservate.  Ma il Commissario apostolico in tutto questo che fa? Dove sta?

di Fabio Cancelli

zzffimssSul sito ufficiale dei FFI è uscito, a firma del Portavoce ufficiale dell’Istituto, p. Alfonso M. Angelo Bruno, un comunicato di risposta a vari articoli (clicca qui) di blog riguardanti sei sospensioni a divinis fulminate dal Commissario apostolico, P. Fidenzio Volpi, ofmCap., contro sei frati francescani dell’Immacolata.
Nonostante lo sforzo del Portavoce, i motivi di tale estremo provvedimento ancora non sono chiari. Anzi, egli accumula in questa lunga pagina parecchie brutte figure, perché non smentisce nulla delle fasulle procedure adottate per emanare le sanzioni. Cerca in modo arruffato di spiegare alcuni fatti che sarebbero all’origine dei provvedimenti, ma non fa altro che creare maggiore incertezza nei lettori, ignari di tanti elementi chiave delle ricostruzioni bruniane.
Poiché il Portavoce tenta di dimostrarle l’indimostrabile, maldestramente, non fa che aumentare le perplessità di tutti nei confronti dell’operato del Commissario, che ha già dimostrato di aver poca dimestichezza con il Diritto Canonico, ma che ora, attraverso il suo Portavoce ufficiale, si mostra, ancora una volta e in modo palese, privo della pur minima misericordia nei confronti di alcuni confratelli in difficoltà, ai cui problemi non degna la minima attenzione, ma che affossa ancora di più.
Con altisonante saccenteria, il Portavoce si appiglia a quisquiglie per distogliere l’attenzione del lettore dalla gravità dell’atto compiuto dal Commissario, e accusa di ignoranza canonica l’articolista che definisce la sospensione a divinis la più alta pena canonica. La forzatura di Bruno è però palese. Non dice infatti che l’articolo di Rorate Coeli faceva notare che è tra le pene peggiori che un prete possa ricevere e che vien data per crimini gravissimi, che nel caso dei sei frati non esistono, a quanto pare. In fin dei conti, p. Bruno deve semplicemente ammettere la sproporzione dei mezzi adottati per un fine forse lecito: è come se il Commissario avesse sparato con un cannone contro una formica, per farla mettere in riga e tornare a casa. Certo, per un senso di profonda misericordia.
Bruno, infatti, giustifica il provvedimento sanzionatorio dicendo che il Commissario ha così inteso richiamare i religiosi all’osservanza del voto di obbedienza. C’è da dire che questo, tatticamente, è il modo migliore per ottenere l’effetto contrario. Per un religioso disgustato del governo autoritario del suo superiore, e che per questo se ne va a casa in attesa della dispensa, essere colpito improvvisamente da una sanzione così grave e infamante come la sospensione a divinis è la prova del nove della bontà della sua scelta: lasciare l’istituto, ormai trasformato in un lager.
Quanto ai fatti della Nigeria, chi può dire come sono veramente andate le cose? Bruno propone una sua versione dei fatti. Vorremmo sentire la voce di qualcuno dei frati presenti e accusati. A quanto pare, però, il frate nigeriano interessato e sospeso a divinis, non era presente al momento in cui si sono verificati i fatti che gli sono imputati e denunciati dal Portavoce ufficiale…
Possiamo solo dire che non c’è alcun dubbio che l’esposizione così dettagliata di fatti, non verificabili e soprattutto riservati, e perciò messi non opportunamente in piazza,  è un palese estremo tentativo di salvarsi in calcio d’angolo. Sembra rappresentare però anche una apparente diffamazione di alcuni confratelli da parte del responsabile dell’ufficio comunicazioni FFI, che non gode certo del carisma dell’infallibilità, di sua natura, e che altrove sul web ha dimostrato di non essere il massimo della sincerità.
Una cosa effettivamente strana di questa vicenda è che il Portavoce Ufficiale dei FFI coincide con il Segretario generale dell’Ordine. Cosa davvero molto curiosa, che espone necessariamente il Segretario al pericolo di rivelare segreti d’ufficio, come sembra avvenire in questo caso e senza ritegno. Qualcuno un po’ più in alto noterà queste pericolose associazioni? Bruno rivela notizie riservate, contenute, stando a quanto dice lui stesso, in documenti privati di confratelli scritti al Commissario… E’ lecito tutto ciò?
Lo stesso vale per i fatti relativi ai sacerdoti filippini, di cui Bruno non riesce a trovare una spiegazione diversa da quella indicata dal Commissario, abbastanza ridicola, in fondo, perché consiste in una presunta mancata domanda del Vescovo ai cinque frati. E’ una spiegazione che, francamente, non sembra giustificare il ricorso ad un mezzo correttivo così pesante come la sospensione.
Altra affermazione apparentemente calunniosa è l’accusa fatta ai frati già usciti legalmente dall’Istituto, di voler dar vita ad un nuovo Istituto «in contrapposizione all’Istituto d’origine e in opposizione all’attuale Pontificato». Sembra frutto della sua accesa fantasia, visto che di associazioni ne nascono a migliaia ogni anno nel mondo. Il Santo Padre non ha detto niente in proposito agli interessati. Bruno usa l’argomento per attirare facili consensi alla sua causa, che può convincere però solo i superficiali e alcuni altri pochi, ideologicamente orientati.
Bruno & Co. da un anno cercano di uscire fuori dalla crisi e dal disastro che hanno creato nella loro famiglia religiosa a causa del fallimento del loro piano di ammodernamento della stessa. Tentano di farlo attraverso lo slogan minatorio: chi è contro di me è contro il Commissario, dunque è contro il Papa, dunque contro Gesù Cristo. Attraverso questo slogan, chi legge o sente il mitico portavoce ufficiale dei FFI è portato facilmente a credere che ogni parola uscita dalla sua bocca sia, in fin dei conti, parola di Dio. Guai a chi la contraddice. E’ fuori della Chiesa!
Un tale atteggiamento sembra scaturire da una buona dose di presunzione. Lascia comunque stupefatti, per il fatto che vien fuori da membri di una famiglia che professa la più alta povertà, spirituale e materiale.
L’effetto comunque lo produce. Vescovi e prelati sono terrorizzati dalla parlantina di un giornalista in erba (si dimostra tale, tra l’altro, perché in una situazione drammatica come quella dei 6 suoi confratelli, usa nel comunicato un tono malignamente sarcastico, fuori di ogni norma di semplice buon educazione), che, però, sa ben usare, pur essendo francescano,  le sue armi mediatiche. Il problema-Bruno, molto attuale nella Chiesa di oggi, è trasformare in “comunicazione/immagine mass-mediatica” la dottrina della vita religiosa, la pastorale che da essa promana e il diritto canonico.
Ancora più grave è la diffamazione pubblica contro il Fondatore, accusato di agire in opposizione al Commissario e di invitare i frati a non rinnovare i voti. Ma quali sono le prove? Da più di un anno – Facebook è ormai testimone privilegiato di questi denigratori da profili fasulli – si sta facendo opera di spaventosa calunnia, senza aver mai confermato nulla in re.
A quanto pare, non esiste nessun processo contro il Fondatore dei Francescani dell’Immacolata. Ci si domanda qui come può osare Bruno di accusarlo in piazza in modo insolente? Come è possibile che il Commissario permetta un atteggiamento così arrogante? Ma cosa fa veramente il Commissario apostolico per l’Istituto, oltre a firmare tante carte? E come pare anche contravvenendo al diritto canonico?
Bruno non si accorge di far un cattivo servizio al Commissario, che sembra ogni giorno di più una marionetta nelle sue mani. Se ne serve per coprire e giustificare le sue efferate repressioni nei confronti di chi ha deciso di lasciare, in buona coscienza, l’Istituto, in cui non si trova più bene. Forse p. Bruno è più del Papa, visto che si permette di giudicare e di mettere in piazza le coscienze dei Fondatori, dei frati e degli ex-frati?
Da tutto l’articolo di Bruno, come da tanti commenti analoghi che compaiono su vari profili Facebook, sprizza solo disprezzo verso quei confratelli che non riescono a ritrovarsi più tra gli FFI. Ma cosa interessa ciò a p. Bruno? Perché accanirsi tanto contro costoro? Perché non lasciare in pace persone che non se la sentono più di rimanere nell’Ordine? Sembra evidente che si è perso completamente il bandolo della matassa. Lo scopo di una comunità religiosa è tendere alla perfezione della consacrazione battesimale seguendo una regola, a gloria di Dio. Se qualcuno non se la sente più di stare in una famiglia religiosa, per motivi che lui ha ponderato seriamente e serenamente davanti a Dio con l’aiuto del Padre spirituale, perché accanirsi nella maniera più meschina contro costui? Non bisognerebbe aiutarlo, come d’altronde previsto dal codice, a riflettere di più e meglio in un clima di maggiore accoglienza e comprensione? Non deve essere davvero bello per questi poveri frati ed ex-frati sentirsi bollare continuamente con i peggiori epiteti che il vocabolario ecclesialese ha a disposizione. Ma, di certo, solo p. Bruno, e qualcun altro con lui, è capace di conoscere e di giudicare le intenzioni di quei poveri fraticelli andatisene altrove.
Una cosa sembra aver detto di vero Bruno. Sta nel titolo, che è tutto un programma! Le sospensioni a divinis sono fondate sulla sospensione della verità. In questo hai detto il vero! (Gv 4,18).

– di Fabio Cancelli

Redazione
http://www.riscossacristiana.it/la-sospensione-divinis-di-sei-frati-francescani-dellimmacolata-risposta-al-comunicato-di-p-alfonso-m-bruno-di-fabio-cancelli/

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