Le profezie della mistica Emmerick e la rovina della chiesa con due papi
Chissà se Giovanni Paolo II, nel 2004, avrebbe mai immaginato che un giorno neanche troppo lontano la monaca tedesca che si accingeva a beatificare sarebbe divenuta di grande attualità? Sono passati solamente 9 anni da quel 3 ottobre del 2004 quando, il grande Papa polacco, il più grande “canonizzatore” della storia della chiesa, elevò agli onori degli altari Anna Katharina Emmerick, monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824, proclamandola beata.
La Emmerick, nata da una famiglia di origini contadine, viene venerata dalla chiesa universale per le sue doti mistiche e di veggente. Grazie alle sue visioni tramandateci è stata dissotterrata, vicino a Efeso, la casa che, secondo gli archeologi, avrebbe ospitato Maria e Giovanni in seguito alla morte di Gesù. I diari “La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo” rivelano alcuni particolari inediti relativi alla morte di Gesù.
Ma tra le visioni della monaca tedesca hanno spazio anche alcune profezie apocalittiche sul destino della chiesa. Innanzitutto, Katharina Emmerick fu, credo, la prima ad aver previsto alcuni aspetti della futura riforma liturgica: “La Messa era breve. Il Vangelo di san Giovanni non veniva letto alla fine”. Ma ciò che salta immediatamente all’occhio, è la sua previsione di un tempo futuro di coesistenza di due papi: “Vidi anche il rapporto tra i due papi… Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città (di Roma). Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità” (13 maggio 1820).
Su questo passo, il mondo cattolico più tradizionalista e critico verso i mutamenti del magistero di Papa Francesco va a nozze. La chiesa che va formandosi, nella profezia emmerickiana, è una chiesa “falsa”, dalla dottrina corrotta (più avanti dirà protestantizzata) e dall’infestazione di un clero “tiepido”. Ma tutto questo non impedì alla chiesa di “aumentare di dimensioni” (il riferimento, per molti, è al cosiddetto “effetto Bergoglio”, un’ondata di consensi, di chiese piene e code ai confessionali).
Anche il cambio di dimora e la clausura di quello che oggi è il Papa emerito sarebbero stati preannunciati: “Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820). Anche qui, ancora una volta, è la popolarità e l’influenza della nuova chiesa a preoccupare la beata.
Su questo passo, il mondo cattolico più tradizionalista e critico verso i mutamenti del magistero di Papa Francesco va a nozze. La chiesa che va formandosi, nella profezia emmerickiana, è una chiesa “falsa”, dalla dottrina corrotta (più avanti dirà protestantizzata) e dall’infestazione di un clero “tiepido”. Ma tutto questo non impedì alla chiesa di “aumentare di dimensioni” (il riferimento, per molti, è al cosiddetto “effetto Bergoglio”, un’ondata di consensi, di chiese piene e code ai confessionali).
Anche il cambio di dimora e la clausura di quello che oggi è il Papa emerito sarebbero stati preannunciati: “Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820). Anche qui, ancora una volta, è la popolarità e l’influenza della nuova chiesa a preoccupare la beata.
Ecco, poi, la profezia sulla protestantizzazione della chiesa cattolica: “Poi vidi che tutto ciò che riguardava il protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre” (1820). E ancora, sempre sulla “chiesa grande”: “Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la chiesa. Stavano costruendo una chiesa grande, strana, e stravagante”. Ma questa profezia non si ferma qui, preannuncia anche la dottrina che, dagli anni postconciliari, guida gran parte della pastorale ecclesiastica, quella dell’ecumenismo e della libertà religiosa: “Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova chiesa… Ma Dio aveva altri progetti” (22 aprile 1823).
“Ma Dio aveva altri progetti”. Progetti dei quali, naturalmente, ognuno di noi è all’oscuro: nessuno, infatti, è in grado di dire se, come e quanto le profezie della beata Emmerick siano attuali o, addirittura, si stiano avverando. Di certo, però, stupisce la consonanza con molti aspetti, più o meno oscuri, della chiesa di oggi.
“Ma Dio aveva altri progetti”. Progetti dei quali, naturalmente, ognuno di noi è all’oscuro: nessuno, infatti, è in grado di dire se, come e quanto le profezie della beata Emmerick siano attuali o, addirittura, si stiano avverando. Di certo, però, stupisce la consonanza con molti aspetti, più o meno oscuri, della chiesa di oggi.
Matzuzzi Papa bianco e nero
di Mattia Rossi
di Redazione | 20 Giugno 2013
Luterani. Dialogo, memoria, speranza: un Giubileo della Riforma vissuto ecumenicamente. Questa mattina a Roma, l'intervento del card. Kurt Koch alla conferenza dei luterani europei
NEV
Una commemorazione che ricordi i cinquant'anni del dialogo tra la chiesa cattolica romana e le chiese luterane, faccia memoria critica dei conflitti nati in Europa dopo la Riforma, ed esprima la speranza di una più profonda unità tra le chiese luterane e quella cattolico romana. Così si è espresso il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani (PCPUC), questa mattina a Roma durante una tavola rotonda sulla dimensione ecumenica del Cinquecentenario della Riforma protestante del 2017.
L'incontro si è tenuto nell'ambito della Conferenza della regione europea della Federazione luterana mondiale (FLM), ospitato dalla Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), e tenutosi dal 27 al 29 ottobre presso Casa La Salle.
Parlando agli oltre 50 esponenti luterani provenienti da tutta Europa, Koch ha sottolineato come anche per i cattolici sia importante riflettere su cosa significhi la commemorazione del 2017. “In passato, per esempio, la data del 31 ottobre – giorno in cui nel 1517 Lutero rese pubbliche le 95 tesi contro le indulgenze – è stata usata e percepita come anticattolica. Oggi tuttavia, gli storici ci dicono che nel 1517 Lutero poteva ancora essere considerato un cattolico. Questa per noi è una precisazione importante”, ha dichiarato Koch, che ha poi indicato tre elementi principali per una commemorazione ecumenica del 2017, dal punto di vista della chiesa cattolica romana. Prima di tutto, quella data ricorderà anche i 50 anni di dialogo tra la chiesa cattolica romana e la FLM. “L'espressione più significativa di questo dialogo è stata la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione - ha ricordato Koch -. Un documento al quale mi auguro un giorno possa seguire una ulteriore dichiarazione congiunta su chiesa, eucaristia e ministero”. Per potersi qualificare come ecumenico, inoltre, il Giubileo della Riforma dovrà essere un momento di ricordo critico e di riconciliazione delle memorie in relazione ai conflitti nati dalla Riforma. Infine, le commemorazioni del 2017 dovranno essere un segno di speranza in vista di una più profonda unità tra cattolici romani e luterani. “Una speranza per testimoniare insieme alla società del nostro tempo la presenza di Dio nel mondo”, ha precisato Koch, ricordando come Benedetto XVI nel suo viaggio a Erfurt nel 2011 abbia indicato nella “domanda su Dio” il contributo teologico fondamentale di Lutero.
La tavola rotonda, presieduta dal vescovo Frank O. July della Chiesa luterana del Württenberg, è stata anche l'occasione per presentare il cammino preparatorio delle commemorazioni del Giubileo della Riforma e le sue implicazioni ecumeniche, in particolare la ricezione del documento “Dal conflitto alla comunione”, redatto dalla Commissione di studio congiunta luterano-cattolica sull'unità in vista del 2017. In particolare, hanno presentato le loro relazioni la pastora Kristin Molander, responsabile dell'ufficio per l'ecumenismo della Chiesa di Svezia, Iwona Baranevic della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Polonia e l'OKR Norbert Denecke, segretario generale del Comitato nazionale tedesco della FLM.
fonte: Notizie Evangeliche (NEV)
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