E.M.
Radaelli nel suo “Il mistero della sinagoga bendata” Effedieffe 2002 /
Milano, denuncia i complici e i favoreggiatori di quei ladri ed
assassini di Naboth, nel Patto Antico (1RE XXI 1,16) e dei vignaioli
perfidi, del Vangelo (Matth XXI 34,36). Falsari della Santa Religione
che cadono nel tranello di pensare (o pongono tale tranello a chi li
ascolta) che sia l’antropologìa a produrre il divino, che Dio sia frutto
e prodotto delle contingenze storiche ed ideali dei popoli,
smascherando in modo limpido il cuore giudaizzante di troppi porporati
tipo Carlo Martini o Etchegaray, ma anche dei vari Cantalamessa che
spargono i semi di una nuova religione che ripudia implicitamente il Dio
Trinitario. L’unico Dio E’ trinitario e pertanto la trinitarietà è
coessenziale a Dio: senza di Essa Dio non è. G.B. Montini non si
contraddistinse solo per tale vocazione verso “il Culto dell’Uomo”, ma
anche per il suo ecumenismo quando parlò di cattolicesimo, giudaismo ed
islamismo come di: “…tre espressioni che professano un identico
monoteismo, attraverso le tre vie più autentiche”. E’ una frase
contenente due falsità: una falsità metafisica, non avendo i cattolici
elementi essenziali in comune con giudei e islamici essendo la nostra
essenza proprio l’essere cristiani, non accidentalmente ma
sostanzialmente; una falsità religiosa, in quanto per avere un “identico
monoteismo”occorrerebbe escludere da parte nostra la Rivelazione
stessa, il principio stesso della nostra religione e cioè Gesù Cristo,
che rivela il mistero divino e che riassume in se stesso il Libro che
rivela. Quale rapporto allora tra Chiesa e Sinagoga?
Gli
ebrei, intesi come veri fedeli, popolo eletto e quindi custode delle
promesse messianiche, credono a tal punto alla Forza della Parola da
definirsi ‘figli della Legge’; infatti: “Nella benedizione di Isacco ai
gemelli Esaù e Giacobbe è LA PAROLA a ribaltare l’ordine della natura e
della storia per cui il primogenito deve cedere il primato al secondo
… La VIS immateriale della Parola sovrasta quella del Sangue perché la
prima è divina mentre l’altra caduca ed accidentale. GESU’ vero Verbum
rompe i legami che congiungevano i giudei al padre Abramo: ‘Voi avete
per padre il diavolo’ (Ioann. VIII, 44). Infatti Jesse, padre di Davide,
non sarebbe padre del Messia nella carne e nella fede se non fosse
stato sostenuto dalla Potenza del Figlio: non Cristo è ebreo perché nato
da ebrei, come se la sua dignità fosse effetto della dignità loro; ma
essi sono ebrei perché nati da Cristo e la loro dignità discende dalla
Sua, la loro elezione dalla Sua, la loro santità dalla Sua. Non è la
Radice ad essere portata da Te ma è Essa che Ti porta. Eliminare la
teologìa della sostituzione con l’invenzione dell’attesa parallela tra
“fratelli minori e maggiori” significa ragionare come se la Rivelazione e
la prima venuta fossero imperfette (rendendo scusabile l’incredulità)
ed avessero assurdamente realizzato un nuovo Patto universale, perfetto e
definitivo, ma lasciando ancora vivo quello Antico (compiutosi in
quanto annunciante il Nuovo avvenuto), Patto ancora vivo nonostante
l’apostasìa del Venerdì Santo che rifiutò la Rivelazione divina. Da quel
momento è la Chiesa nascente il Vero Israele. Come ha ricordato anche
Don Giorgio Maffei (“Il popolo deicida” – 1994): “…il primato salvifico
diviene, col rifiuto, primato di condanna”, ribadendo quanto già la
Sacra Scrittura con San Paolo aveva mostrato: ira divina sui giudei e
loro accecamento fino a quando non si convertiranno al Signore (2Cor III
12, 16 – 1Ts II 14, 16).
Un
punto centrale rimane quello dell’insegnamento dottrinale, in quanto
(Matth, XXIII, 2): “sulla cattedra di Mosè si sono seduti scribi e
farisei”. Chi si siede sulla cattedra di un altro è un usurpatore
(Caifa) se il suo insegnamento è in contraddizione con l’altro: la
cattedra garantisce proprio al popolo, che lo scambio accidentale della
carne e della storia non muta la sostanza e cioè la continuità
essenziale dello spirito, ma solo se non vi è usurpazione. La cattedra è
di Pietro, è di Mosè in quanto Vicari di Gesù Cristo, uno seguente
l’altro precedente di UNA cattedra. I giudei che erano figli di Abramo
nella carne si illusero di essere giustificati quasi a titolo
ereditario, mentre nello spirito erano “figli del diavolo”(Ioann VIII,
44). Pertanto i cattolici non devono illudersi di essere tali solo
perché “materialmente” appartengono alla Chiesa, come se fosse un dato
“storico-anagrafico-culturale” il loro tratto essenziale, ma devono
esserlo per la Fede. In tal senso Santa Brigida di Svezia (Rivelazioni –
Libro VII, 7): “…non avendo il Papa commesso eresia, la vera fede è
credere che nonostante i numerosi peccati commessi, egli abbia comunque
la piena facoltà e autorità di assolvere le anime, poiché tale potere
gli è stato dato da San Pietro e affidato da Dio … similmente affermo
che, malgrado i loro peccati li rendano indegni davanti al Dio di
gloria, i sacerdoti sono veri sacerdoti – e quindi consacrano,
somministrano l’eucaristia e gli altri sacramenti ai fedeli e con le
loro mani sull’altare innalzano e toccano realmente il corpo di Cristo –
purchè non siano eretici.”
Insomma,
quella delle “tre religioni monoteistiche” non è solo una trovata
giornalistica che riduce la religione a sociologìa d’accatto, ma una
balla colossale spacciata per “verità” dalle gerarchie conciliari e
postconciliari. Tale confusione sulle “tre religioni monoteiste” induce
ulteriori confusioni o travisamenti che vanno a consolidare vecchi
errori e pregiudizi, come nel libro di Adriano Scianca “Riprendersi
tutto – le parole di CasaPound: 40 concetti per una rivoluzione in atto”
– SEB: “Non a caso il monoteismo religioso è figlio del deserto: fra le
dune non c’è alcun Dio che possa manifestarsi attraverso la natura …
piatta monotonìa che genera per riflesso un Dio che è Totalmente altro
rispetto al mondo. La desolazione desertica rinvia alla solitudine
metafisica di un Dio che non è afferrabile concettualmente né
rappresentabile figurativamente”.Qualche risposta bisogna darla anche
perchè Adriano Scianca ha in parte ragione.
Perché
Dio non potrebbe manifestarsi nel deserto? E il miracolo della manna e
del roveto ardente? L’autore ragiona come se Dio avesse bisogno per
forza di una materia particolare per manifestarsi, palesando una
concezione materialistica e immanentistica della divinità. Un “dio”
totalmente altro e inafferrabile concettualmente, né rappresentabile
figurativamente è invece quello a cui credono di credere (perché non
esiste) giudei ed islamici, mentre Dio può essere “afferrato”
(parzialmente ma esattamente) dalla ragione come insegna san Tommaso e
può essere benissimo raffigurato, non come per giudei ed islamici, loro
sì fratelli maggiori e minori, ma di un’altra famiglia. Se Dio non si
identifica col mondo allora sarebbe irrimediabilmente Altro e Distaccato
da esso? Questo secondo il neopaganesimo monista e immanentista che non
conosce Dio come Padre. Dio E’ l’Essere stesso creatore di tutto per
mezzo del Suo Figlio Unigenito, Sapienza incerata, il Verbum, generato
ab aeterno dal Padre che contempla con Carità se stesso e viene
contemplato ed amato ab aeterno dal Verbum con la Carità scambievole
dello Spirito Santo, che quindi, procede da entrambi. La Trinità divina è
relazione di Amore che viene comunicato all’esterno proprio perché,
prima e da sempre, vissuta internamente. Quindi Dio può liberamente
creare il mondo e l’uomo, facendolo Suo figlio adottivo nella fede per
mezzo del battesimo, laddove un “dio” rigidamente “unico” e non
trinitario (che non esiste in realtà) diventa Lontanissimo ed
inafferrabile, distaccato dagli uomini che tutto saranno o potranno
essere tranne che suoi figli. Dio è Altro dal mondo ma non è distaccato
da esso, né dai destini umani che segue con la Sua provvidenza. Mi pare
ovvio come l’aver insistito troppo sull’aspetto monoteistico scisso da
quello trinitario da parte delle gerarchie ecclesiastiche, abbia
consolidato anche in altri ambienti ostili al “monoteismo” la falsa idea
dei “tre monoteismi”. Parafrasando il prof. Adriano Nardi, il
cristianesimo comprese il significato della rivelazione divina,
afferrandone il riferimento allo “eschatòn” ultraterreno, mentre
l’ebraismo cadde in un fraintendimento interpretando lo “eschatòn” come
accadimento storico intramondano, traducendo la verità palesatagli dalla
manifestazione trascendente in una dimensione immanente … il giudaismo
ha trasformato lo spirituale in materiale, la redenzione in riscatto,
l’attesa in rivalsa, la promessa del paradiso ultraterreno nel
perseguimento del dominio sulla terra; di Dio ha fatto lo strumento del
suo potere. Tale concezione ebraica ha trionfato su quella cristiana
ateizzandola, con la conseguenza per i “cristiani ateizzati” della
perdita della fede nella salvezza ultramondana, trasformata nella “fede”
in un riscatto nella storia verso un Eden terreno, con l’unica
differenza però rispetto al giudaismo, che sarebbe condiviso da tutti
senza distinzioni. Nei Paesi occidentali vi è una bassa percentuale di
atei teorici (“devoti” e non…), mentre le masse vivono un ateismo
pratico, un distacco dalla dimensione religiosa vista come per niente
necessaria o poco importante per la propria esistenza; giudicata magari
come retaggio di epoche “buie”. Tale ateizzazione di massa fatta da
“credenti-non-praticanti”, è il frutto di una civiltà apostata che
genera agnostici, cioè figure troppo immerse nei propri interessi e
desideri, per porsi il fastidioso ed “ozioso” problema del senso stesso
della loro esistenza. Ingranaggi dunque, di una macchina nullificante,
che pretende un moto continuo ed implacabile: un “fare” senza mai
“essere”. Non bisogna chiamarli “credenti-non-praticanti”, ma “agnostici
che praticano l’ateismo”. Tutto ciò sembra impossibile ai più anche se
la Chiesa ha avuto e sempre avrà dei nemici, esterni ed interni che
combattono per corrompere il dono prezioso della Fede nelle anime; ma
del resto non fummo forse direttamente avvisati da Cristo che disse:
“Quando il Figlio dell’uomo tornerà, incontrerà ancora la Fede? (Lc 18,
8).
Pietro Ferrari
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