Da che parte stare? Con Messori e Socci o con Farinella e Boff?
Con Papa Francesco è cambiato tutto: i primi giorni hanno provato ad addossarli presunte frasi misogine e collussioni
con la dittatura argentina ma è bastata una frase sul “non giudicare”,
prelevata dal Catechismo e applicata alle persone con tendenze
omosessuali, e una lettera a Eugenio Scalfari per trasformare i più accaniti anticlericali in bigotti baciapile.
Corrado Augias oggi fa il chierichetto, Furio Colombo il sacrestano, Vito Mancuso grida “viva il Papa”, Flores d’Arcais è in silenzio stampa dal marzo 2013, il “Fatto Quotidiano” è diventato il bollettino parrocchiale e “Repubblica”
sembra l’organo di stampa della Conferenza Episcopale. L’unico della
vecchia guardia a resistere è, per fortuna, il buon vecchio e
instancabile Piergiorgio Odifreddi.
Il voltagabbanismo del laicismo italiano ha però messo in crisi gli intellettuali cattolici: certo, sanno perfettamente che si tratta di false e strumentali amicizie, ovvero una forma più sofisticata
di attacco alla Chiesa che consiste nel creare la mitologia del
supereroe Papa Francesco per farlo combattere contro il Vaticano stesso,
la curia, i vescovi e i cardinali. Lo capiscono perfettamente ma, al
posto di smascherare la bufala degli improbabili clericali, molti hanno
scelto di prendersela direttamente con il Papa,
accusandolo di essere circondato da questi “nuovi amici” perché
effettivamente si sarebbe staccato dalla dottrina cattolica,
abbracciando l’ambiguità dell’ideologia progressista. Dato che però tali
accuse sono oggettivamente inconsistenti, da qualche mese si sta
battendo un’altra strada: far credere che Francesco non sia il vero Papa
perché eletto attraverso un Conclave fasullo.
Il promotore di questa spy-story degna di Dan Brown è, incredibilmente, Antonio Socci,
un grande intellettuale che tanto bene ha fatto alla comunità cattolica
attraverso i suoi libri, le sue inchieste, le sue riflessioni. Oggi è
misteriosamente rimasto incastrato nel personaggio
antipapista che si è creato in questi mesi e, ogni settimana, nelle
stesse pagine in cui fino a ieri difendeva a spada tratta il successore
di Pietro contro i “cattolici adulti”, compaiono veementi accuse ad ogni
intervento pubblico del Papa in nome “della mia coscienza” (come si è giustificato nel libro “Non è Francesco”). Per chi legge i suoi articoli è fin troppo chiaro che quella di Socci è ormai una guerra ideologica,
il castello delle sue accuse è basato su piccole bugie, dimenticanze,
estrapolazioni e retorica superficiale, degna di un Corrado Augias
qualunque (lo dimostreremo, stiamo preparando un dossier apposito).
Tanto male sta facendo ai suoi estimatori, confondendoli enormemente.
Se
dunque i laicisti son diventati clericali e molti apologeti si sono
trasformati in antipapisti, un’altra area culturale ha preso coraggio:
sono i cosiddetti “martiniani”, i seguaci del compianto
card. Martini, ottimo padre di pessimi figli. I più famosi sono Mancuso
e Ignazio Marino, ma esiste tutto un sottobosco di “cattolici adulti”, dai preti rossi e gay-friendly
ai vatikanisti appollaiati nelle redazioni dei principali quotidiani.
In seguito alle repentine mutazioni appena descritte, marxisti e
martiniani sono usciti dall’ombra e -prevedibilmente- hanno stretto
l’occhiolino alla campagna laicista professandosi i veri amici di Francesco. Il caso più eclatante è quello di Leonardo Boff,
il leader della Teologia della Liberazione brasiliana, che lasciò il
saio francescano per protesta verso Giovanni Paolo II e Ratzinger,
trovando una rossa compagna e, tuttavia, continuando a celebrare i
sacramenti. Oggi si dichiara ammiratore e collaboratore di Papa
Francesco.
Tutto questo fenomeno è emerso in modo visibile poco prima di Natale quando Vittorio Messori, nota e apprezzata firma cattolica, ha espresso sul “Corriere della Sera” le sue (legittime) perplessità verso il pontificato di Francesco. Ha sostenuto che il Papa starebbe turbando il cattolico medio a causa di «aspetti che paiono – e forse sono davvero – contraddittori».
Se si leggono le motivazioni, tuttavia, non si nota affatto questa
contraddizione, a patto che non si prenda sul serio -come invece Messori
ha fatto-, l’intervista al Papa realizzata da Eugenio Scalfari, la quale però è risultata inattendibile dato che il fondatore di “Repubblica” ha candidamente ammesso
di aver virgolettato parole e frasi inventate da lui e che Francesco
non ha mai pronunciato. Tuttavia Messori si è espresso, come sempre fa, con gentilezza anzi, ricordando che «capo unico e vero della Chiesa è quel Cristo onnipotente e onnisciente che sa un po’ meglio di noi quale sia la scelta migliore,
quanto al suo temporaneo rappresentante terreno. Una scelta che può
apparire sconcertante alla vista limitata dei contemporanei ma che poi,
nella prospettiva storica, rivela le sue ragioni». Per questo, ha continuato, «ho scelto , per quanto mi riguarda, di osservare, ascoltare, riflettere senza azzardarmi in pareri intempestivi
se non addirittura temerari. E a chi volesse giudicare, non dice nulla
l’approvazione piena, più volte ripetuta – a voce e per iscritto –
dell’attività di Francesco da parte di quel «Papa emerito» pur così
diverso per stile, per formazione, per programma stesso?».
Più che una critica, quella di Messori appare dunque una difesa del Papa
dalle sguaiate e imprudenti accuse che riceve da Socci e altri. Ma un
“conservatore”, come è ritenuto Messori, che difende Francesco ha
spiazzato laicisti, martiniani e rossi progressisti tanto che contro la
firma del “Corriere” si è scatenato il putiferio. La reazione più patetica è stata la raccolta firme, sostenuta da “Repubblica”, intitolata “Fermiamo gli attacchi a Papa Francesco“ organizzata nientemeno che da don Paolo Farinella, il prete di “Micromega” condannato per diffamazione, che nel marzo scorso diceva: «Se Berlusconi morisse direi: grazie Signore che te lo sei portato via, si tolga dalle palle e non se ne parli più» e nel 2008 affermava che la Madonna aveva chiesto di votare per Walter Veltroni (in seguito a questo è stato richiamato ufficialmente dal Vaticano al rispetto della laicità). Oggi Farienella vorrebbe difendere il Papa dalle accuse, mentre nel novembre 2013 era lui stesso ad attaccarlo e ridicolizzarlo: «Papa
Francesco domenica 17 novembre 2013 ha fatto cilecca e mi dispiace: si è
messo a propagandare la “misericordina”, la scatoletta fatta dai
polacchi più retrogradi. Ah! Cecco, Cecco! Non è così che si riforma la
Chiesa».
La raccolta firme è sostenuta anche da un altro prete rosso militante, don Aldo Antonelli, dal Coordinamento Teologhe italiane e dalle fantomatiche “comunità di base”, tra cui l’associazione “Noi siamo Chiesa”, i cui fondatori sono stati scomunicati proprio da Papa Francesco nel maggio scorso. Parallelamente Messori è stato attaccato dai martiniani, come il presidente dell’Azione Cattolica Luigi Alici, contento del fatto che Francesco avrebbe avviato «un’opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa». Il marxista Leonardo Boff ha rivolto insulti e cattiverie a Messori, accusandolo di non essersi del tutto convertito. Purtroppo anche il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, ha voluto intervenire criticando la firma cattolica e parlando di «ruvida uscita». Messori ha risposto con un secondo articolo e in sua difesa si è posto, con la veemenza apocalitticista che contraddistingue i suoi ultimi interventi, Antonio Socci, ovviamente senza tralasciare i soliti e ridicoli insulti a Francesco, definendolo «candidato della sinistra cattoprogressista».
Allora,
dopo questa sintesi di quanto accaduto nelle ultime settimane,
ritornando al titolo: da che parte stare? Gli opinionisti cattolici sono in confusione e gli opinionisti anticattolici ci marciano sopra, proclamandosi improvvisamente paladini del Papa. La domanda vera è: perché non lasciamo gli opinionisti in balia delle loro opinioni
e andiamo direttamente sul sito del Vaticano a leggere integralmente
gli interventi di Papa Francesco? Noi lo facciamo da sempre e vi
assicuriamo che le sintesi che appaiono sui quotidiani (ai quali si
accede tranquillamente online) contengono sempre piccole manipolazioni
del testo originale. E su queste sintesi, purtroppo, nascono poi i
dibattiti, la confusione e la paura di eresia del Papa. Lo stesso Papa
Francesco lo ha riconosciuto a proposito della strumentalizzazione dei vaticanisti nell’ottobre scorso: «Sempre ci sono timori, però perché non leggono le cose, o leggono una notizia in un giornale, un articolo,
e non leggono quello che ha deciso il Sinodo, quello che si è
pubblicato […]. Io ho scritto un’enciclica a quattro mani, e
un’esortazione apostolica, di continuo faccio dichiarazioni e omelie, e
questo è magistero. Questo sta lì, è ciò che penso, non ciò che i media dicono che io pensi. Vada lì, e lo trova ed è ben chiaro. L’”Evangelii gaudium” è molto chiara». Questo è un metodo che dobbiamo imparare se non vogliamo farci manipolare e prendere in giro.
Noi stiamo con Francesco.
Certo, oggi lo dicono anche rossi martiniani, comunità di base
scomunicate e improbabili anticattolici. Ma stare con Francesco
veramente significa mettere da parte le nostre opinioni, metterci in una posizione di ascolto, figli della Chiesa, disponibili a farci educare
dal successore di Pietro anche a costo di rivedere e contraddire le
nostre stesse convinzioni. Certo, chi vuole può legittimamente rimanere
perplesso per questo, ma nella convinzione che il compito di Pietro è
quello che gli ha affidato Gesù: “Pasci le mie pecore”, ovvero “guida il mio popolo”. E’ Francesco che guida e noi, se vogliamo essere cattolici, dobbiamo seguire la guida altrimenti ci perdiamo nella confusione dell’effemericità dei nostri pareri e delle nostre opinioni. Come ha affermato il card. Gerhard Ludwig Müller, fedelissimo di Ratzinger e, suo malgrado, punto di riferimento dei contestatori di Francesco: «la
rinuncia di Benedetto XVI è stata sorprendente, ha deciso perché si
potesse eleggere il nuovo Papa, e adesso Francesco è “il” Papa.
Ratzinger è come un Padre della Chiesa e il suo pensiero resterà,
Francesco lo richiama spesso anche per sottolineare la continuità
teologica. Ma il Papa può essere solo una persona, non un collettivo.
Non ce ne sono due. È il fondamento e principio permanente dell’unità della Chiesa. Eletto dai cardinali ma istituito dallo Spirito Santo».
La redazione
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