ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 21 gennaio 2015

L' esercito sbraitante


Autore Ariel S. Levi di Gualdo
Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

SIAMO AL CAMBIO DI UN’EPOCA, SUL SANTO PADRE FRANCESCO È NECESSARIO SOSPENDERE IL GIUDIZIO E PROCEDERE SULLE ALI DELLA FEDE

 C’è un esercito sempre più sbraitante di “tradizionalisti” che non riesce a capire che la Chiesa non è del Santo Padre Francesco, come prima non lo è stata di Benedetto XVI, di Pio XII, di Pio X. Non lo è stata di Pietro stesso scelto come proprio vicario in terra dal Verbo di Dio in persona. La Chiesa è di Cristo, ed è comunque governata dallo Spirito Santo; e per quanto sia stata e possa essere ancora deturpata dagli uomini, rimarrà sempre la sposa santa e immacolata del Redentore.
 
Giovanni Cavalcoli in coro 2
il teologo pontificio Giovanni Cavalcoli nel coro del suo convento domenicano, prova vivente di come la teologia si faccia anzitutto pregando
Compito dei padri dell’Isola di Patmos è di trasmettere la virtù della speranza, invitando le membra vive del Popolo di Dio a vivere e praticare questa virtù teologale che l’Apostolo Paolo pone tra la fede e la carità [Cf. I Cor 13, 1-8]. Una virtù collocata come spartiacque perché “nel mezzo” non c’è il compromesso, c’è il punto d’unione, l’amalgama. E dato che sulle righe di questa rivista non siamo avvezzi proceder per umori né per scomposte passioni ma sul rigore teologico scevro da sociologismi e politichese, è necessario ribadire che la fede e la carità non sono neppure pensabili, senza l’amalgama della speranza. Ogni lettore animato da sincero sentimento cattolico, libero dalle chiusure originate dal «io voglio» sempre più spesso sostituito al «cosa vuole Dio da me», capirà che da una fede senza speranza, o da una carità senza speranza, ne uscirà fuori un corpo senza ossatura, un mollusco. E un mollusco non può costituire il Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa di cui Egli è capo e noi membra [sulla “speranza” rimando al mio precedente articolo, qui].
Antonio Livi - Senato accademico 2
il filosofo metafisico e teologo della scuola romana Antonio Livi durante una seduta del senato accademico della Pontificia Università Lateranense, presso la quale ha dedicato la propria vita a formare nella sana teologia cattolica generazioni di allievi
Giovanni Cavalcoli, Antonio Livi ed io, in diversi scritti abbiamo già lamentato con dispiacere, senza livori dettati da secondi fini, come una squadra di incompetenti appartenenti anche al mondo della cosiddetta “Tradizione” si stia calando sempre più nel ruolo di teologi, ecclesiologi, canonisti, storici della Chiesa … senza averne la preparazione e la maturità richiesta quando si affrontano certi complessi temi in pubblico, o per mezzo di scritti rivolti a numeri indeterminati di lettori. Non è né sano né cristiano praticare con leggerezza spesso intrisa di omocentrismi dei delicati settori della ecclesiologia, della teologia e della pastorale; materie alle quali noi tre abbiamo dedicano lunghi anni, o interi decenni di vita, come nel caso dei miei due confratelli anziani, accompagnando sempre la buona dottrina al ministero pastorale e soprattutto all’obbedienza nella fede all’Autorità ecclesiastica. Poi, se alla palese incompetenza si aggiungono pure la presunzione farisaica ed il fanatismo, il tutto risulterà più grave ancora. E se a questa aggravante di per sé già sufficiente in quanto a dannosità, si unisce come tocco estremo la mancanza di libertà derivante dalla volontaria reclusione nel microcosmo della ideologia entro la quale alberga il solo vero e il puro e unico pensare cattolico, a quel punto il disastro è totale e questi soggetti risulteranno gravemente nocivi per tutti quei devoti cattolici che finiscono spesso in buona fede col prendere sul serio certe loro affermazioni errate.
playboy
la ormai storica rivista Playboy
Per questo invito i cattolici devotiche si stanno movendo con difficoltà sempre maggiori in questi nostri difficili scenari ecclesiali, cercando sempre più spesso conforto presso noi sacerdoti, sia nel confessionale sia nella direzione spirituale, a leggere gli ameni articoli di fondo che accompagnano le immagini delle conturbanti modelle di Playboy, non però i libri di Cristina Siccardi e di Carlo Manetti, evitando di abbeverarsi ad essi come fossero testi contenenti verità inconfutabili. Dico sul serio e senza pena di scandalo: perché facendo le debite proporzioni, una rivista a sfondo erotico risulterà in ogni caso meno dannosa delle fanta-ecclesiologie, delle fanta-teologie e delle fanta-storie della Chiesa diffuse da praticoni gravati da prevenzioni ideologiche e poveri di adeguate cognizioni teologiche.
siccardi
ideologia mascherata da ecclesiologia
Per quanto il mio paradosso sia evidente,nell’invitare i buoni cattolici a non leggere le opere dela Siccardi che strumentalizza San Pio X per tirare acqua al mulino dei lefebvriani e portare avanti un’ideologia dell’anti-concilio Vaticano II, resta del tutto pacifico che li invito al tempo stesso a non leggere neppure Playboy, perché al suo interno v’è poco di edificante e di intelligente, proprio come nelle opere di questa autrice. Analogo invito vale per le fuorvianti congetture “teologiche” di Maria Guarini, direttrice del seguito blog chiesa&postconcilio, che di recente ha conferito somma sacralità ad un accidente esterno, la lingua latina [vederequi], usata per porre in immancabile discussione dietro le righe l’autorità del Concilio Vaticano II, la cui assisa era formata da tutti i vescovi dell’orbe cattolica privi però delle capacità analitiche della somma teologa Guarini, alla quale manderei volentieri in omaggio un celebre sermone di Sant’Alfonso Maria de Liguori sulla superbia. La Guarini è una persona amabile, moglie e madre esemplare, una vita di serio lavoro allcristina siccardi invernoe spalle nel corso della quale s’è cimentata anche negli studi teologici, io stesso le voglio bene ed anche per questo non mi lascio toccare dal fatto ch’ella sia caratterizzata da unelemento limitante e al contempo pericoloso: la incapacità di ascoltare al di là di se stessa i buoni maestri, fatta eccezione per quanti le dicono ciò ch’ella vuol sentirsi dire o coloro che essendo cattivi maestri e vivendo in errore le approvano ciò che di sbagliato spesso afferma. Una donna animata da serietà umana e dalle migliori intenzioni che della sacra liturgia ha fatto il proprio cavallo di battaglia, benché non le sia chiaro il concetto metafisico di sostanze immutabili e di accidenti esterni in sé e di per sé mutevoli, inclusa la lingua — che rimane un accidente esterno — usata per trasmettere l’eterna sostanza immutabile dall’ineffabile Sacrificio Eucaristico.
Disquisendo di liturgia e polemizzando sul Novus Ordo Missaela Guarini non afferma né ilmaria guarini vero né il verosimile ma solo l’ideologico ammantato da un improbabile teologico. Da certi suoi scritti emergono carenze sia riguardo la storia della Chiesa sia riguardo la dogmatica sacramentaria, specie quando si lascia andare ad affermazioni sicure — prese come tali da molti —, che a loro volta le fanno proprie diffondendole come fossero verbum Domini. Un solo esempio per far capire che cosa intendo dire quando parlo dei danni che possono derivare dall’ideologia supportata spesso da carenze di conoscenza: un cattolico mi scrive citandomi uno scritto della Guarini che facendo critiche al Novus Ordo Missae ed esaltando il Vetus Ordo, parla della de-sacralizzazione dell’Eucaristia legata anche al fatto che con la riforma liturgica il celebrante ha preso a recitare la “formula consacratoria” ad alta voce. Ho risposto al giovane: «Forse questa teologa non conosce a fondo la storia della liturgia, quindi il motivo per il quale fu imposta la recita sottovoce di quella e di altre parti della Santa Messa. Scelta affatto connessa a chissà quale arcana sacralità legata al tono non udibile delle parole in sé, visto e considerato che il Signore Gesù disse ad alta voce in modo udibile agli Apostoli: «Questo è il mio corpo … questo è il mio sangue»; e per quanto fosse stato chiaro nel pronunciare quelle parole, se non fosse disceso in seguito lo Spirito Santo nel cenacolo sopra gli Apostoli, questi non sarebbero riusciti neppure a percepire la portata del mistero che si era realizzato attraverso il Verbo di Dio fatto uomo. La voce sommessa non udibile dall’assemblea, o le cosiddette secrete, furono imposte per questioni di carattere pedagogico-pastorale, evitando in tal modo al Popolo, che aveva ormai imparate a memoria tutte le parti della Santa Messa, di recitare ad alta voce col celebrante l’intero Canone Eucaristico. Lungo sarebbe il discorso e numerose le rubriche liturgiche poste da certi “tradizionalisti” al di sopra degli stessi misteri della fede, che nascono solo per motivazioni e ragioni di pura opportunità pastorale, non per chissà quali arcani e sacri misteri; e queste motivazioni e ragioni si chiamano “accidenti esterni”, caratterizzati come tali da mutevolezza, quegli accidenti che la Guarini ed il codazzo di “tradizionalisti” al seguito suo e di altri autori affini d’area lefebvriana rischiano di mutare non in elementi sacri, ma in veri e propri idoli: l’idolatria del rubricismo.
gnocchi e palmaroParticolare scalpore fece l’articolo «Questo Papa non ci piace» di Alessandro Gnocchi e del compianto Mario Palmaro [vedere qui] contenente opinioni e perplessità del tutto legittime, partendo dalle quali bisognerebbe non solo aprirsi alla discussione — sale della Chiesa e lievito della speculazione teologica — ma anche all’ascolto. Noto invece che queste persone sembrano troppo impegnate ad ascoltare se stesse per prestare ascolto ad altri. Gnocchi si è fatto anch’esso le proprie opinioni, rispettabili e legittime, che persegue in modo deciso senza curarsi di ascoltare teologi, ecclesiologi e pastori in cura d’anime che forse avrebbero da dirgli molto, in particolare certi miei confratelli anziani che in mezzo secolo di studi, ricerche, applicazione al ministero pastorale e vita di preghiera, forse potrebbero trasmettergli pure parecchio, se da parte sua vi fosse la disponibilità ad ascoltare ed eventualmente ad accogliere, anziché vivere ripiegato sulla sicurezza di “possedere” quella verità che proprio perché tale non si possiede, si ascolta docilmente ed altrettanto docilmente si serve. E la Verità si serve nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa e dentro la Chiesa, non certo accusando la Chiesa di non essere fedele alla Verità. Ignari che certi pensieri ed atteggiamenti molto insidiosi, spesso partono a monte da una nostra idea di Chiesa, perché quando non si riesce a proiettarsi con speranza nel futuro, allora ci si rifugia nell’immobilismo di un passato reso statico che come tale non deve passare mai. A chi non riesce a vivere con serenità il presente ed a viverlo proiettato nella speranza futura, non resta quindi che il rifugio nel passato, negazione, questa, temibile e terribile, di chi rifiuta un elemento non proprio secondario della nostra fede: la Chiesa intesa come popolo in crescita ed in perenne cammino sino al ritorno del Cristo alla fine dei tempi.
cristina siccardi con Paolo VI e con lefebvre
Con Paolo VI … e con Lefebvre“, che equivale a dire: con il monarca e con l’anarchico … semmai non fossero chiare le idee confuse di questa autrice vedere qui
Visto poi che tutte queste persone attive nella difesa della Verità e dei valori non negoziabili, parlano sempre di coerenza, verrebbe da fare un discorso molto serio non tanto sui contenuti di certi loro scritti, ma pure sul contenitore privilegiato nel quale da tempo li raccolgono. Discorso nel quale andrebbe coinvolto anche lo storico Roberto de Mattei, oggetto della mia profonda stima ieri, oggi e domani. Questa la mia perplessità: è opportuno, per dei cattolici indefessi che si proclamano difensori di una veraTraditio sempre più insidiata da venti tempestosi, usare come contenitore il giornale di un ateo dichiarato come Giuliano Ferrara, uomo noto per la sua sagace intelligenza ma altrettanto noto per avere attraversato tutto quello che c’era da attraversare nel mondo della politica italiana, cambiando ripetutamente carro e cavaliere, bandiere e stendardi? Perché se a questi “maestri” della “cattolica coerenza” non fosse chiaro, allora provvederò a chiarirgli l’ovvio palese. Giuliano Ferrara ed Eugenio Scalfari sono entrambi accomunati da un elemento di unione: l’ateismo.
il foglio gnocchi e palmaro
Uno dei tanti articoli comparsi sul Foglio a firma di Alessandro Gnocchi e del compianto Mario Palmaro, basati su una non conoscenza del modo complesso e anche grave attraverso il quale si sono svolti realmente certi fatti che hanno imposto all’Autorità ecclesiastica di intervenire [vederequi]
Questi paladini della autentica traditio che firmano articoli sul giornale di un ateo dichiarato e che gemono dalle sue colonne su quanto «questo Papa non ci piace», non hanno alcun ragionevole diritto di stracciarsi le vesti dinanzi ai colloqui del Santo Padre con l’ateo Eugenio Scalfari, al quale dobbiamo invece riconoscere quella lineare coerenza che pare un po’ carente in Giuliano Ferrara, perché quarant’anni fa, Scalfari, era esattamente quello che è oggi. E dinanzi a tutte queste incongruenze, la chiave di lettura nella quale possiamo trovare adeguata risposta è ancora una volta tutta racchiusa in una parola: ideologia. Io che non oserei mai presentarmi come difensore della autentica Verità e della pura Traditio che “la Chiesa sta dissipando” — posto che della Verità e della Traditio sono solo devoto servitore nei modi in cui la Chiesa mi comanda di esserlo — non accetterei mai di pubblicare miei scritti su Il Manifesto Comunista, perché oltre ai contenuti è necessario valutare il contenitore, chi lo gestisce e chi lo dirige. A tutto questo, ci hanno mai pensato Roberto de Mattei, Alessandro Gnocchi e le punte di spicco di tutto il loro battagliero e critico entourage?
giovane e vecchio
in certi ambienti della “Tradizione” dura&pura dove si fanno le pulci a tutti, dai Sommi Pontefici agli interi documenti dei concili ecumenici, circolano realmente coppie di questo genere e solitamente non si tratta mai di anziani pensionati che percepiscono 500 euro al mese di pensione; e quando i preti lefebvriani si recano presso questi circoli a celebrare, non prestano mai attenzione a certe “coppie originali”, forse perché troppo impegnati a predicare agli adolescenti che per gli “atti impuri” si va diritti all’Inferno?
Questo tipo di “tradizionalisti” che di recente ho paragonato ai comunisti italiani e francesi che dinanzi ai carri armati russi che invasero Praga tacquero, quando ad essere toccato è stato un loro paladino, il Vescovo di Albenga Mario Oliveri [vedere qui], hanno reagito col silenzio, palesandosi come una riedizione della Fattoria degli animali di George Orwell: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». Mi duole dirlo, ma i disastri emersi nella Diocesi di Albenga, ed in specie sul versante morale, non si sono invece verificati con episodi di siffatta gravità nelle diocesi rette da certi vescovi cosiddetti iper-conciliaristi. Dobbiamo allora dare per scontato che per questi paladini della Traditio che accolgono senza particolari problemi morali nelle loro fondazioni ed alle loro Sante Messe in rito antico piccoli eserciti di pluridivorziati; per questi difensori dei sacri valori della famiglia che non rimangono turbati, anzi fingono proprio di non vedere certi loro ricchi benefattori sessantenni che si presentano nei loro circoli traditional con la fidanzata di trent’anni Cop Francescani.indd… ebbene, per questi difensori dei sacri valori della famiglia, forse esistono anche due tipi di ateismo: l’ateismo di sinistra, quello di Scalfari, che è un ateismo cattivo perché di sinistra; e l’ateismo di destra, quello di Ferrara, che invece è un ateismo buono, perché è di destra. E detto questo resto in attesa di smentite, non di silenzi, come quando di recente ho accusato queste persone sulla pubblica piazza di avere usato i poveri Francescani dell’Immacolata per scopi ideologici recando loro un danno maggiore che poteva essere evitato, mandando a tal scopo alla carica il celebre “ecclesiologo” ed esperto “canonista” Carlo Manetti, autore di un libro avulso dalla realtà dei fatti, come a tempo e luogo sarà dimostrato dai competenti uffici della Santa Sede [vedere qui], posto che questo autore, fatta salva la mia ironia a dir poco dovuta, non sa neppure dove albergano, la ecclesiologia ed il diritto canonico; e ciò non perché lo dica io, ma perché lo dimostra il suo libro.
Masturbazione
” […] Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito” [Mt 23, 1-12]
Vorrei che queste persone dalla morale malleabile, capaci per un verso a minacciare coi loro catechismi gli adolescenti di abbrustolire tra le fiamme dell’inferno se oseranno masturbarsi, ma per altro verso così indulgenti, o meglio non vedenti quando si tratta delle vite allegre di certi loro ricchi finanziatori, ci rassicurassero di non avere mai preso un soldo dall’estrema destra americana, né da certi ricchi imprenditori brasiliani, o da europei che si sono arricchiti per incanto in Brasile, grazie ai quali e per causa dei quali in quel Paese ci sono da una parte le loro ville faraoniche — semmai con annessa cappella eretta nei pressi della piscina olimpica dove si celebra la Santa Messa col Messale di San Pio V — dall’altra lefavelas ed i fanciulli abbandonati per le strade che non possono marciare per la vita, essendo troppo impegnati a cercare di salvarsi la vita. Inutile a dirsi: chi conosce i miei scritti ed i miei libri, sa bene che non sono un esponente della Teologia della Liberazione, sono un prete ed un teologo cattolico, apostolico romano con una certa vocazione a dare un po’ di filo da torcere ai farisei ipocriti, dicendo all’occorrenza ai buoni fedeli: fate attenzione, perché quelli filtrano il moscerino e poi s’ingoiano il cammello … puliscono l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza [Cf. Mt 23, 24-25], ed in questo caso, oltre a non fare quel che fanno, non dovete fare soprattutto quello che dicono.
de Mattei libro in portoghese
edizione brasiliana del libro di Roberto de Mattei: “Il Concilio Vaticano II, una storia mai scritta”
Negli anni Sessanta la Chiesa ha celebrato il suo XXI° concilio nel quale non tutto è andato bene, ma un fatto è certo: quel Concilio celebrato dai Padri della Chiesa sotto l’autorità di Pietro ha sancito delle nuove dottrine che sono vincolanti per tutto il corpo dei fedeli, soprattutto per i vescovi, i presbiteri, i diaconi, i religiosi e le religiose. Usare il concetto di pastoralità per giungere a dire sopra e sotto le righe che «in fondo è stato solo un concilio pastorale» e come tale lascia il tempo che trova, non è errato ma teologicamente aberrante. Tutti sappiamo che al Concilio ha fatto seguito un post concilio che in nome della interpretazione o della applicazione ha creato problemi, grazie a potenti cordate di modernisti e di teologi che a forza di ascoltare solo se stessi sono caduti anche in eresia, dopo avere creato il proprio concilio egomenico e le proprie dottrine. Una consapevolezza, questa, che non solo mi è chiara ma della quale sono ripieno, perché Dio ha avuto la bontà di farmi incontrare sul mio cammino grandi uomini e testimoni della fede come Divo Barsotti e Cornelio Fabro; perché da anni sono in relazione coi due teologi anziani assieme ai quali portiamo avanti questa rivista, entrambi esponenti ed eredi delle più insigni scuole di teologia, che hanno vissuto a stretto contatto con alcuni uomini per i quali non è escluso che domani la Chiesa possa proclamarli santi e confessori della fede, come nel caso del giovane e geniale teologo domenicano Tomas Tyn. E alla prova dei fatti, come uomo di cinquant’anni, ritengo di avere maturato una caratteristica utile a me ed ai fedeli che mi avvicinano come confessore, direttore spirituale e maestro di dottrina: i saggi maestri dotati di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, io li ascolto e li seguo rendendo lode a Dio per avermi benedetto facendomeli incontrare sul mio cammino umano e sacerdotale. Mi guardo bene dall’aggredirli o dal censurarli, meno che mai dal dimenticarli o dal negarli in nome del mio opinabile e arrogante “ti sbagli” perché “io dico che…”, ergo “è vero solo ciò che dico io”.
gherardini concilio equivoco
il celebre teologo Brunero Gherardini, ha di fatto finito col sostenere che il Concilio Vaticano II non è in linea di continuità con la precedente tradizione
Essere però consapevoli che all’interno della Chiesa stiamo vivendo una grande crisi di fede che genera una terribile crisi dottrinale e di conseguenza una crisi morale, non vuol dire affermare erroneamente, come fanno i lefebvriani e le persone vicine alla loro area, che il problema è il concilio e che il post concilio ne è la ovvia conseguenza, perché ciò equivale in tutto e per tutto ad affermare che siccome un giovane incapace ha preso di nascosto ad un pilota professionista la sua Ferrari, causando con essa un incidente e danneggiando l’autovettura stessa, la colpa è della fabbrica di Maranello e di Luca Cordero di Montezemolo che della società era amministratore delegato.
Temo che taluni non vogliano capire che il problema ecclesiale attuale non è più il concilio od il postsostanze e accidenti concilio che spesso ha stravolto il concilio; il problema è che a distanza di mezzo secolo dalla celebrazione del concilio, dopo decenni di devastazioni operate dal meglio del peggio di molti teologi, oggi siamo giunti al radicale cambio di un’epoca nel corso del quale sarà sepolta la struttura ecclesiastica come sin oggi l’abbiamo intesa ed esteriormente vissuta, per proiettare nel divenire futuro la Chiesa Corpo Mistico di Cristo che vivrà sino al suo ritorno alla fine dei tempi. Gli accidenti esterni, metafisicamente parlando, prima sono mutati, poi hanno finito col risultare non più adeguati per preservare l’immutabile ed eterna sostanza del Verbo di Dio fatto uomo che si è rivelato nascendo dal ventre della Vergine Maria, morendo e risorgendo dalla morte; e che prima di offrire se stesso in sacrificio ha fondato la sua Chiesa sulla roccia di Pietro, donandoci la sua perenne presenza viva attraverso l’Eucaristia, suo memoriale vivo e santo, centro e cuore propulsore della vita ecclesiale.
Il pericolo e l’autentica aberrazione del mondo di una certa “Tradizione” è di avere smarrito questo concetto metafisico basilare finendo col credere che la sussistenza della sostanza dipenda dagli accidenti esterni, dal passato che non deve passare e che per questo va immobilizzato, mummificato, sino a considerare come elementi eterni ed immutabili gli accidenti esterni; proprio come se da essi dipendesse la sostanza eterna ed immutabile. Non a caso ho usato il termine di aberrazione teologica intesa nel senso etimologico del termine: vagare al di fuori della via della verità.
ci mancavano le corna!
Nella cultura filippina questo gesto significa “vi amo”, adesso però cerchiamo di spiegarlo alla maggioranza assoluta degli abitanti di questo mondo costituita da non filippini, che non si tratta di una riedizione de Il Marchese del Grillo …
In questo tempo ecclesiale nel quale è in corso un radicale cambio d’epoca, la figura centrale e determinante è quella del Santo Padre Francesco, quel pontefice che a molti cattolici non piace ma che al tempo stesso piace a tutti coloro che hanno improntate le proprie esistenze su un vivere e un pensare non cattolico. Molti che si sentono disorientati o imbarazzati da certi suoi gesti finiscono con l’affermare «questo Papa non ci piace». Qualche esempio: il Sommo Pontefice che apre le mani giunte ad un piccolo chierichetto domandandogli «ti si sono incollate le mani?» [qui], che saluta col pollicione alzato come fosse il vecchio zio d’America, che si mette un naso da clown accanto ad una coppia di sposi con tanto di sposa introdotta alla presenza del Santo Padre un po’ troppo scoperta e scollacciata. Oppure l’ultima in ordine di serie: in visita apostolica nelle Filippine, il Santo Padre saluta facendo un paio di corna assieme ad un suo cardinale. Ovviamente è stato subito spiegato appresso che quel gesto, nella cultura filippina, non ha nulla a che fare col rock satanico al quale hanno fatto subito richiamo gli apocalittici ed i cacciatori di anticristi, si tratta di un gesto che significa: «Vi amo».
marchese del grillo 2
Paolo Stoppa nei panni di Pio VII e Alberto Sordi in quelli del Marchese del Grillo
Ovviamente sono il primo a discutere senza paure e falsi pudori clericali su quanto possa risultare inopportuno un gesto simile fatto dal Romano Pontefice ripreso dai fotografi e dalle televisioni di mezzo mondo, anche perché non è detto che sia semplice né agevole spiegare a molti non filippini — ossia la maggioranza degli abitanti di questo mondo — che quelle corna significano «Vi amo» e che non si tratta invece di un gesto uscito da una scena del film Il Marchese del Grillo, dove il grande Paolo Stoppa nei panni di Pio VII chiude la pièce comica facendo le corna, dopo che il nobiluomo romano impersonato da un altro grande, Alberto Sordi, aveva fatto traballare come suo solito uso il Sommo Pontefice sulla sedia gestatoria, che avvertita la scossa sbotta: «Vuoi farmi rompere l’osso del collo?». Replica il gentiluomo burlone: «Santità, morto un Papa se ne fa un altro!» [vedere qui]. Ma erano appunto Paolo Stoppa nei panni di Pio VII e Alberto Sordi in quelli del Marchese del Grillo, non era il Regnante Pontefice in visita apostolica in un paese asiatico in compagnia di un suo cardinale, circondati da fotografi e cineoperatori delle agenzie stampa e delle televisioni di mezzo mondo, mentre entrambi finivano immortalati sorridenti con un bel paio di corna stampato sulle loro mani destre.
berlusconi
esempio diarcaica promessa solenne, in questo caso rivolta al Popolo Italiano
Nella tradizione ebraica arcaica, per sigillare una fedele promessa solenne gli uomini si mettevamo il palmo della mano aperta sopra l’organo genitale, sul quale era stato impresso con la circoncisione il Patto dell’Alleanza. Ebbene, poniamo che il Santo Padre, dopo avere mangiato peperoni la sera ed altri cibi pesanti decida il mattino seguente di crearmi cardinale, rischiando in tal modo di causare arresti cardiaci in tutti coloro che certi esempi paradossali non li fanno perché nella berretta rossa ci sperano per davvero. Dubito che durante il concistoro, ricevendo la berretta rossa, mi porterei la mano sull’organo genitale per manifestare attraverso un significativo gesto arcaico la mia fedele devozione al Romano Pontefice usque ad effusionem sanguinis, mi limiterei ad inginocchiarmi a baciargli la mano destra. Perché io sono io, non sono il Marchese del Grillo redivivo, perlomeno durante le pubbliche cerimonie ufficiali, poi, in privato con gli amici, posso essere anche peggiore del goliardico nobiluomo impersonato da Alberto Sordi.
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alcune satire degli ambienti della cosiddetta “Tradizione”
Altra lamentela che a volte udiamo è «questo Pontefice non è adeguato». Se ci pensiamo bene nessuno può dirsi adeguato ad essere sacerdote, vescovo, romano pontefice. A certi uffici, all’interno dei quali è racchiuso il mistero stesso della Chiesa ed il mistero dei Sacramenti di grazia, nessuno può dirsi adeguato. Neppure i santi erano degni di partecipare al sacerdozio ministeriale di Cristo o di divenire successore della roccia sulla quale Cristo in persona ha edificato la sua Chiesa. A riprova di quanto testé scritto sarebbe bastato andare da San Giovanni Maria Vianney o da San Pio da Pietrelcina e domandargli: «Tu ti senti degno, di partecipare per mistero di grazia al sacerdozio ministeriale di Cristo, vero?». Temo infatti che il secondo di questi due santi in modo del tutto particolare avrebbe potuto reagire anche in modo violento. Tra l’altro non bisogna mai dimenticare che Pietro stesso, scelto dal Signore in persona, era un uomo limitato che ha manifestato tutte le sue debolezze e fragilità. Proviamo allora a vedere la cosa per altro verso: e se il Santo Padre Francesco ci sbattesse in faccia in modo diretto e salutare quanto nessuno di noi, a partire da lui, sia adeguato, dinanzi al mistero di grazia del sacerdozio ministeriale? E se dietro le righe, al di là di certi suoi gesti talvolta sconcertanti, volesse infrangere la patina di tutti quegli elaborati accidenti esterni mutevoli per mezzo dei quali, attraverso strati e strati di solidificato clericalismo e di pappa&ciccia coi peggiori poteri mondani, abbiamo finito col sentirci persino adeguati a ciò per il quale nessun umano può dirsi adeguato e degno? E se il Santo Padre volesse dissipare tutte quelle strutture e quegli orpelli che hanno finito con l’essere usati non per rendere onore e dignità alla Santa Chiesa di Cristo — come dovrebbe essere — ma agli ecclesiastici che ricoprono se stessi di onori usando a proprio sommo pretesto l’onore che dobbiamo tributare sempre alla Santa Sposa di Cristo, verso la quale nessun palazzo, nessun metallo, nessuna pietra e nessuna stoffa può essere sufficientemente preziosa? Motivo per il quale la povertà dovrebbe finire sempre sotto i gradini dell’altare e dentro le chiese la parola sciatteria andrebbe bandita, perché a Dio si offre sempre l’ottimo e il massimo.
Tre mesi dopo la sua elezione, rispondendo ad un intervistatore, definii il Santo Padre Francesco un enigma. Del resto ogni uomo a suo modo lo è [vedere qui]. Oggi, a distanza di quasi due anni, confermo ciò che risposi all’epoca, con una certezza ulteriore maturata: dietro a questo enigma c’è lo Spirito Santo, che non sappiamo ancora come intende operare. Una cosa è certa: sta operando, siamo noi che ancora non siamo in grado di decifrare il suo operato; forse neppure il diretto interessato è in grado di capire i progetti che Dio intende compiere attraverso di lui.
dubbia autorità del concilio
questo testo che stilla autentica mancanza di conoscenza e rifiuto ad un ragionare ecclesiale è promosso sul sito della Fraternità Sacerdotale di San Pio X [vedere qui]
Sono amareggiato per il continuo aumento di riviste telematiche che dietro al tradizionalismo celano il sedevacantismo. È blasfemo che sedicenti cattolici mettano in rete dei blog titolati Acta Apostaticae Sedis [atti della sede apostatica], dove rendono il Romano Pontefice, indicato come apostata, oggetto d’insolenze e insulti. È desolante constatare l’alto numero di siti e di blog che inseguono catastrofismi apocalitticinella più adulterata accezione del termine, perché l’Apocalisse dell’Apostolo Giovanni è il libro della speranza per antonomasia che narra la grande vittoria sull’antico nemico, l’Anticristo, la cui sconfitta è già scritta sin dall’inizio dei tempi. L’Apocalisse è il trionfo della fede, della speranza e della carità in chiave escatologica. E tutti i Gentili Signori e le Gentili Signore più o meno titolati e blasonati che ho citato uno a uno in questo mio articolo, sono direttamente colpevoli di tutto questo, perché per questa gente, loro, ed i loro scritti, rappresentano un punto di riferimento, pertanto hanno poco da fare i falsi amanti della Chiesa che soffrono al suo interno, perché ben altra è la verità: con un piede stanno dentro di essa, con l’altro tra i lefebvriani che idolatrano il passato che non deve passare e con i sedevacantisti catatonici.
In uno dei numerosi siti di Vera&Pura Tradizione lessi tempo fa lo sproloquio di un prete della Fraternità chiesa santa 5Sacerdotale di San Pio X che mostrando lo squallore di una formazione teologica e di una formazione al sacerdozio forse improntata su quattro formule della neoscolastica decadente peraltro mal comprese, spiegava che il Regnante Pontefice era la giusta punizione data da Cristo alla Chiesa per le derive post conciliari. Che nel post concilio ci siano state delle gravi derive è indubitabile, i lettori che ci seguono su queste pagine telematiche sanno bene come e con quali ragionamenti articolati i padri dell’Isola di Patmos le hanno sempre indicate una ad una. Affermare però che Cristo, attraverso il Successore di Pietro, punisca la sua Chiesa, è una tale asineria che non merita neppure l’alto appellativo di eresia. Come possono esistere e trovare seguito menti a tal punto meschine da affermare che Cristo, attraverso Pietro sul quale ha edificato la sua Chiesa, ha deciso di punire … se stesso? Proprio così: se stesso! Perché la Chiesa è il corpo di cui Cristo è capo e noi membra vive. La Chiesa è di Cristo, non è dei Pontefici del periodo antecedente al Concilio Vaticano II né di quello successivo. La santità del Corpo della Chiesa di cui Cristo è capo, sta in quel potere di santificazione che Dio esercita malgrado la peccaminosità umana. Per questo la Chiesa è definita da sant’Ambrogio casta meretrix, santa e peccatrice, mentre il paragrafo VIII della costituzione dogmatica Lumen Gentium recita:
Cristo, “santo, innocente, immacolato” [cf. Eb 7, 26], non conobbe il peccato [cf. 2 Cor 5, 21] e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo [cf Eb 2, 17], la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento.
Affermare che la Chiesa è peccatrice è fuorviante, se il tutto è espresso fuori da un contesto chiaro come quello a cuichiesa santa 4 si riferisce Sant’Ambrogio o la Lumen Gentium; perché peccatori sono gli uomini che la compongono e che spesso la deturpano.
Non temo ad ammettere con dolore e onestà che da molti nostri seminari e da molte nostre facoltà teologiche escano preti infarciti delle peggiori eresie moderniste, o cresciuti coi venefici teologismi di Karl Rahner. Ma pure dal “santissimo” seminario di Ecône escono a quanto pare preti inquietanti capaci a parlare di Cristo che attraverso il successore di Pietro punisce la Chiesa. Per questo mi domando se ad Ecône, dove peraltro recitano o cantano la professio fidei in splendido latino “sacro”, non sono forse abituati a recitare parole che suonano più o meno così: Et unam sanctam cathólicam et apostólicam Ecclésiam. O dobbiamo dedurre che dopo il Vaticano II la Chiesa ha perduto la propria connaturata santità e indefettibilità, ha cessato di essere il corpo di cui Cristo è capo e che per questo è stata punita da Dio? Perché affermare che Cristo punisce la sua Chiesa è teologicamente coerente come lo sarebbe affermare che Dio Padre, attraverso il suo sacrificio sulla croce, ha castigato il Figlio e che lo Spirito Santo, dissentendo su siffatta scelta, ha finito a sua volta per arrabbiarsi e litigare con Lui.
papa naso clown
Ciò che il Sommo Pontefice dovrebbe evitare, visto che Jorge Mario Bergoglio è chiamato a lasciare spazio al Santo Padre Francesco che esprime la suprema dignità del Mistero della Chiesa in virtù del ministero affidato a Pietro da Cristo Signore.
A tutti coloro che si sentono a disagio per nasi da clown, corna di saluto ai filippini e via dicendo, ribadisco quel che spesso ripeto dentro il confessionale o durante le direzioni spirituali a non pochi fedeli sconcertati: andate al di là dell’uomo in sé e venerate la verità di fede del mistero della Chiesa eretta su Pietro che ricevuto mandato da Cristo ha trasmesso il proprio ministero d’autorità a tutti i suoi successori. La Chiesa non è del Santo Padre Francesco, come prima non lo è stata di Benedetto XVI, di Pio XII, di Pio X. Non lo è stata di Pietro stesso scelto come proprio vicario in terra dal Verbo di Dio in persona. La Chiesa è di Cristo, ed è comunque governata dallo Spirito Santo; e per quanto sia stata e possa essere ancora deturpata dagli uomini, rimarrà sempre la sposa santa e immacolata del Redentore.
Durante l’assisa del Concilio Vaticano I, il Beato Pio IX fece imprimere queste parole riguardo il rapporto tra fede e ragione:
[…] anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione. Lo stesso Dio, infatti, che rivela i misteri e infonde la fede, ha deposto anche il lume della ragione nell’animo umano […] non solo la fede e la ragione non possono mai essere in contrasto fra loro ma possono darsi un aiuto scambievole. La retta ragione, infatti, dimostra i fondamenti della fede, illuminata dalla sua luce può coltivare la scienza delle cose divine; la fede libera protegge la ragione dagli errori e l’arricchisce di molteplici cognizioni. Per ciò, la Chiesa, è ben lontana dall’opporsi allo studio delle arti e delle discipline umane, tutt’altro le favorisce e le promuove in ogni maniera [sessione III del 24 aprile 1870, capitolo IV: «Fede e ragione»]
Centoventi anni dopo, San Giovanni Paolo II, rifacendosi al magistero del suo Predecessore Pio IX, nella propria Enciclica Fides et Ratio scrisse:
«La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso».
Fino a un certo punto abbiamo usato la ragione, con la quale siamo giunti alla grande porta aperta della fede, adesso, per varcare laaprite le porte 1 porta della speranza oltre la quale c’è Cristo, occorre procedere con un vero atto di fede, che non è un agire cieco, ma un agire con quella certezza interamente riassunta nel Credo. Nel Santo Padre Francesco noi dobbiamo vedere il mistero fondante della Chiesa, senza rimanere intrappolati davanti all’ingresso di questa porta spalancata, irretiti da un naso da clown e da un paio di corna. Perché lo Spirito Santo sta operando e Cristo salverà comunque la sua Chiesa. E in un futuro, forse vicino, quando ci saranno svelati quelli che erano i progetti di Dio, capiremo che anche questo Sommo Pontefice è stato frutto della grazia e della misericordia del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Per questo ritengo necessario sospendere il ragionevole giudizio umano e procedere sulle ali della fede, quindi credere, venerare e seguire la roccia sulla quale Cristo ha edificato la sua Chiesa.
Possano certi “tradizionalisti”, apocalittici cosmici, scopritori di anticristi, cacciatori di presunte eresie papali, adoratori di rubriche e di un passato statico che non deve passare, indomiti difensori del moscerino dei loro valori non negoziabili tutti quanti soggettivi, ed al contempo ingoiatori professionisti di cammelli, abbandonare il cupo fascino omocentrico di Pelagio e seguire con fede il modello del santo vescovo e dottore della Chiesa Agostino d’Ippona, vedendo malgrado tutto ed al di là di tutto l’opera di Dio anche nella povera e inadeguata persona del Santo Padre Francesco, servo dei servi di Dio, non all’altezza dinanzi al mistero, come da sempre lo siamo tutti quanti noi nati col peccato originale e soggetti alle insidie del male.
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Christus Vincit eseguito dai Regensburger Domspatzen
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5 commenti:

  1. Ci risiamo, ma non aveva detto " non scriverò più " mi ritirerò in un eremo o in un isola deserta .Lei non ce la fa vero ?, Ammalato di protagonismo ciarliero fatto di io ho detto, io ho scritto . Va beh fate come volete, noi siamo liberi di pensarla come voi oppure no, e noi non la pensiamo come voi. Viva la tradizione e abbasso il modernismo. jane

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    1. La voglia di Fatwa evidentemente è invincibile..! Sa, hanno studiato tanto, che van capiti! Magari non hanno raccolto ancora i frutti che speravano.
      I farisei, si sa, hanno concetti di blasfemia tutti loro...Forse accuserebbero di blasfemia anche la Madonna di La Salette. D'altronde il tipo ha solo cinquant'anni, ma ne dimostra molto meno, non solo in foto.
      Lo vedrei bene parroco a Medjugorje.

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    2. Anche tra i testimoni di geova starebbero benissimo, infatti questi nostri presbiteri fanno come i tdg che attribuiscono a noi cattolici di essere satanici fuorviati e fuorvianti, mentre gli scombinati sono loro. bacino affettuoso al caro fratello Brontolone . jane

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    3. Una cosa è certa: mai e poi mai andrei in un confessionale dove siede un prete come quello che ha scritto qui sopra. Curatore d'anime??? ma quando mai? medico cura te stesso!

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  2. Ma come, ma come? ARIELESSELEVIECC ECC, prudente come il Montgomery ad Alamein, si guarderebbe bene dallo scrivere un articolo per il Manifesto, bacchettando i cattolici che improvvidamente si fanno pubblicare da Ferrara... E allora perché non estendere il ragionamento sino a Bergoglio che - per l'appunto - si fa intervistare dal capoccia di Repubblica? Suvvia, ARIELESSELEVIECC ECC, ECC... ma ci facci il piacere!!

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