ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 11 gennaio 2015

Mò éccote il plurureligionismo


Un’ora obbligatoria per conoscere le religioni
Pubblichiamo la lettera di Francesca Campana Comparini, organizzatrice delFestival delle Religioni, che interviene sulla riforma della scuola. Alla luce di quanto avvenuto in Francia, l’autrice  ritiene sia doveroso inseriere  l’ora di religione nell’educazione scolastica nella lista delle materie obbligatorie.
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Cosa fa superare l’indifferenza? Il superamento delle differenze. Cosa fa superare la diffidenza? La conoscenza.
Oggi più che mai in un mondo liquido e multiculturale, anzi talvolta inculturale, è fondamentale conoscere e riconoscersi.
Un tempo in un mondo di frontiere era importante conoscere la geografia del mondo.Oggi in un mondo senza frontiere è importante conoscere la geografia dell’uomo e delle sue culture.
In primis le culture religiose. Quelle che re-ligono, che quindi legano i popoli, le singole persone a credi fortemente determinanti nelle scelte sociali economiche e politiche. Quelle, in definitiva, che muovono la storia che non è finita ma è mutata. Ecco allora che a breve si parlerà della riforma della scuola.
Uno Stato ha il dovere di fare un’azione culturale forte nei confronti dei propri cittadini. Ha il dovere di farli conoscere fra loro. Uno stato è forte non se ha il PIL alto, ma se ha un sistema scolastico eccellente. Perché non proporre allora l’obbligo dell’ora di storia delle religioni nelle scuole?
L’ora di religione è sempre stata una scelta facoltativa da parte degli studenti che, siamo onesti, l’hanno sempre vista come un’ora di ricreazione aggiuntiva o come la ripetizione del catechismo settimanale parrocchiale.
La storia delle religioni, non di una, ma di tutte le religioni, è la storia del mondo. È la sua filosofia. È la sua sociologia. È la sua economia. Uno Stato multiculturale non è uno stato a-culturale. Deve far capire tutto perché comprendendo si conosce e conoscendo si riconosce l’altro. Che non è poi lontano da ciascuno di noi.
La storia delle religioni niente ha a che fare con la fede che ognuno è libero – almeno in Occidente – di professare come vuole, ma è la nostra cultura, le nostra identità che dietro al velo di uno mal interpretato laicismo stiamo irrimediabilmente perdendo.
Sapere i fondamenti di religione è oggi più di sempre indispensabile come conoscere la lingua inglese piuttosto che la storia o la matematica. I fatti di Parigi, che sono anche i nostri, lo denunciano drammaticamente e la nostra scuola non insegna i fondamentali di quello che accade nel mondo? Il mondo corre e anche l’educazione deve procedere di pari passo.
Francesca Campana Comparini
Organizzatrice Festival delle Religioni










Cattolici ed ebrei prendono in giro se stessi

Per dimostrare che siamo in grado di ridere di tutto e anche se stesso, una rivista cattolica e un sito web ebraico ripreso caricature di "Charlie Hebdo", che li ha graffiato.


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2015/01/11 I gesuiti giornale studi hanno evidenziato varie pagine di "Charlie Hebdo", per protestare contro gli atti terroristici che hanno scosso la Francia dal 7 gennaio.

2015/01/11 I gesuiti giornale studi hanno evidenziato varie pagine di "Charlie Hebdo", per protestare contro gli atti terroristici che hanno scosso la Francia dal 7 gennaio.Un sito web ebraico ha pubblicato anche i cartoni animati di "Charlie Hebdo" che graffiare la loro religione.In octobre1973, "Charlie Hebdo" ironico potenziali ritorsioni olandese quando re Faisal dell'Arabia Saudita ha deciso un embargo petrolifero totale degli Stati Uniti e dei Paesi Bassi, che sostengono Israele durante la guerra del Kippur.Nel febbraio 2006, "Charlie Hebdo" pubblica vignette su Maometto sul giornale danese "Jyllands-Posten", che aveva sconvolto i paesi a maggioranza musulmana. Un anno dopo, il settimanale vince causa contro tre organizzazioni musulmane. 8 febbraio 2007, il quotidiano ripetersi.Luglio 2009: la "A" compare un paio di settimane dopo la morte di Michael Jacksonnel mese di ottobre 2009: otto mesi dopo la fine del processo delle vignette su Maometto, "Charlie Hebdo" è un cenno al suo famoso "A" per parlare di finanziamento dell'Opus Dei, una organizzazione della Chiesa cattolica.Il settimanale deride la debacle della squadra di Francia alla Coppa del Mondo 2010.Ottobre 2010:. Il settimanale deride la politica di sicurezza dei vari governi della presidenza SarkozyAlla fine di ottobre 2011, "Charlie Hebdo", ha annunciato il rilascio di un numero speciale "Sharia Hebdo", con Maometto come redattore. Nella notte tra 1 e 2 novembre, il giornale sono il bersaglio di incendio doloso.Una settimana più tardi, "Charlie Hebdo", dimostra di non essere risentita.Gennaio 2012: rivisita "Charlie Hebdo" manifesti dei candidati alle elezioni presidenziali. Indignato per la "A" Marine Le Pen citato in giudizio France 2 e Laurent Ruquier per mostrare il disegno nello spettacolo "Non stiamo mentendo."12 settembre 2012: Il miliardario francese Bernard Arnault richiesto nazionalità belga nei primi mesi, che ha portato al suo essere sospettati di esilio fiscale.19 SETTEMBRE 2012: Questa "A" fa un sacco di rumore. Essa viene eseguita nel contesto di proteste arabe contro pellicola anti-Islam. Questo cartone animato è salutato dai sostenitori della libertà di espressione, ma criticato da altri, che ritengono che questa provocazione non è appropriato.


Una rivista cattolica e un sito web ebraico entrambi i disegni pubblicati su Charlie Hebdo, che deridono Gesù e il Papa per il primo, l'Olocausto e gli ebrei per il secondo, un segno di sostegno al giornale satirico decimata da un attacco.
"Abbiamo deciso di mettere on-line un paio di cartoni di Charlie Hebdo che si riferiscono al cattolicesimo. E 'un segno di forza per essere in grado di ridere di alcuni tratti istituzione a cui apparteniamo (...).L'umorismo nella fede è un buon antidoto contro il fanatismo ", dice la rivista dei gesuiti Studi, fondata nel 1956, in un breve editoriale a fianco l'ormai famoso" Sono Charlie "su sfondo nero.
Uno dei disegni, firmato Charb (il direttore della pubblicazione di Charlie Hebdo, ucciso in attacco), che è stato pubblicato nel corso del viaggio di Papa Francesco a Rio de Janeiro nel luglio 2013, mostra il pontefice in jersey paillettes, vestito operato per il carnevale, che spiegano essere "disperato per sollecitare i clienti."
Hitler
Jewpop, un sito culturale ebraico molto popolare, soprattutto tra i giovani a causa della sua stravagante, pubblica i suoi laterali diverse pagine particolarmente stridulo di Charlie Hebdo. Uno dei più famosi, pubblicato nel novembre del 1978 mostra un Hitler pimpante con la didascalia "Finalmente possiamo dire, Hitler veramente bello." Hitler lancia "hi Yid! Si garza? ".
Oppure, "Charlie Hebdo in discussione il governo: è davvero saggio costruire centrali nucleari prossimi alla sinagoga?" (Ottobre 1980).
Il sito aveva pubblicato dopo l'incendio degli uffici del settimanale nel 2011, le stesse coperture antologia, per lo più creati da Cabu, Wolinski e Charb. Questi tre artisti sono tra le vittime di attacco di Mercoledì contro Charlie Hebdo che ha fatto un totale di 12 morti.
"I nostri pensieri oggi va a tutte le vittime dell'attacco e delle loro famiglie", ha detto il direttore editoriale Alain Granat in una nota pubblicata sul Giovedi prima dell'attacco supermercato kosher nel sud di Parigi dove quattro ebrei sono stati uccisi da un terrorista.
(Afp)
IL PAPA E IL DIALOGO: QUALCHE NOTA SUI FATTI DI FRANCIA – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 11 gennaio 2014

C’è chi chiede al Papa di interrompere il dialogo interreligioso con l’Islam: una pretesa assurda. Le dichiarazioni del card. Tauran e degli imam francesi, il messaggio del card. Vingt-Trois – Un’omelia di papa Benedetto XVI – Rispettare i sentimenti religiosi - La libertà di stampa non è libertà di offesa

Qualche annotazione a mente fredda sui fatti di Parigi e le loro conseguenze anche a livello di dialogo interreligioso, a qualche giorno dall’assalto al ‘Charlie Hebdo’ e nella domenica in cui nella capitale francese si svolge una grande – e anche per certi aspetti controversa - manifestazione (con partecipazione di numerosi leaders internazionali) in difesa dei valori della République 
Primo. Da alcune parti si sono levate e si levano voci di critica a papa Francesco, invitato a interrompere il dialogo interreligioso con l’Islam. Sembra questa una pretesa inaccettabile sul piano pastorale e suicida su quello della strategia geopolitica. Pastoralmente il dialogo tra i figli di Dio (forse si vuol assurdamente contestare che i musulmani lo siano?) è un obbligo. Geopoliticamente pure. Chi lancia appelli a una ‘guerra di religione’ contro l’Islam, il cui primo atto sarebbe il ‘cacciare’ dall’Europa i musulmani immigrati, fa discorsi tanto irrazionali quanto incendiari. Volenti o nolenti siamo costretti a un dialogo con il mondo musulmano. Non solo: i fatti di Parigi indicano che va urgentemente intensificato, così da favorire da parte dell’Islam una necessaria presa di coscienza sui valori che determinano la convivenza civile in una società almeno relativamente democratica. Papa Francesco ne è convinto e lo sta dimostrando con i fatti, moltiplicando le occasioni di incontro e di collaborazione nella prassi quotidiana e incoraggiando i responsabili musulmani a elevare forte la propria voce contro quelle interpretazioni del Corano la cui applicazione terrorizza varie parti del mondo.
Secondo. L’ineludibilità del dialogo interreligioso con l’Islam è riaffermata anche nella ‘Dichiarazione’ di giovedì 8 gennaio al termine dell’incontro a Roma tra il cardinale Jean-Louis Tauran e alcuni imam francesi: “I responsabili religiosi sono chiamati a promuovere sempre di più una ‘cultura di pace e di speranza’, in grado di vincere la paura e di costruire ponti tra gli uomini. (…) Il dialogo interreligioso resta la sola via da percorrere insieme per dissipare i pregiudizi”.
Terzo. Naturalmente il dialogo interreligioso va condotto a schiena diritta. Troppe volte si è riscontrato da parte di singoli cattolici un atteggiamento remissivo, inteso a compiacere gli interlocutori addirittura quando questi ultimi non lo richiedevano per nulla. La rinuncia a recite natalizie, canti di Natale, allestimento di presepi con la scusa di non urtare la sensibilità islamica appaiono come esempi di gratuito masochismo, atto solo a suscitare disprezzo da parte islamica verso gli autori di tali rinunce.
Quarto. A tale proposito torna di piena e illuminante attualità un brano dell’omelia che papa Ratzinger tenne a Monaco di Baviera il 10 settembre 2006. Lo riproduciamo: “Le popolazioni dell’Africa e dell’Asia ammirano, sì, le prestazioni tecniche dell’Occidente e la nostra scienza, ma si spaventano di fronte ad un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da insegnare anche alle loro culture. La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l’utilità a supremo criterio per i futuri successi della ricerca. (…) La  tolleranza di cui abbiamo urgente bisogno comprende il timor di Dio – il rispetto di ciò che per l’altro è cosa sacra. Ma questo rispetto per ciò che gli altri ritengono sacro presuppone che noi stessi impariamo nuovamente il timor di Dio”. 
Quinto. E qui giungiamo all’assalto al ‘Charlie Hebdo’, che si può legittimamente ritenere primariamente l’esecuzione di una sentenza di condanna a morte emessa nel 2006 (con l’appoggio di grandi folle infuriate) contro i giornalisti di un giornale danese che aveva pubblicato vignette irridenti contro Maometto e contro coloro che le avessero riprese. Il ‘Charlie Hebdo’ negli anni aveva rincarato la dose, anche dopo essere stato fatto oggetto di un grave attentato nel 2011. I vignettisti sono stati orgogliosamente descritti dall’ex-direttore della rivista Philippe Val (in un’intervista dopo la tragedia a “France Inter”) come “de grands enfants, qui voulaient que le humour ait place dans nos vies, qui avaient à coeur de faire plaisir aux gens, absolument merveilleux, génies de la bonté… e sono stati celebrati come “martiri della libertà”. Dal ritratto di Val emergono come purtroppo dei bambinoni ilari e incuranti dei possibili effetti negativi del loro ‘divertimento’. Purtroppo quanto è accaduto ci dice che nel loro ‘divertimento’ mancava totalmente il senso di responsabilità. Per loro, come per altri in Occidente, chi appartiene a una religione era un ignorante da schernire, da offendere fin nel profondo nel modo più sanguinoso. I vignettisti, come altri in Occidente, non erano coscienti, dall’alto della loro laicité giacobinache in democrazia non può esistere la libertà di offendere gratuitamente l’altro, in una sorta di perverso divertissement. Tanto meno se l’altro è musulmano e dunque molto meno remissivo della maggior parte dei cristiani verso le offese dei sentimenti più profondi. E’ così che hanno messo in pericolo se stessi, altri che avevano il compito di proteggerli, l’intera sicurezza nazionale: hanno pagato a caro prezzo la loro irresponsabile sfrontatezza e a causa loro altri hanno perso la vita.
Sesto. A tale proposito nella ‘Dichiarazione’ già citata il cardinale Tauran e gli imam francesi scrivono: “Considerando l’impatto dei mezzi di comunicazione, si invitano i loro responsabili a offrire un’informazione rispettosa delle religioni, dei loro membri e delle loro pratiche, favorendo così una cultura dell’incontro”.
Settimo. Fondamentale naturalmente è il passo contenuto nel messaggio del cardinale André Vingt-Trois che oggi, domenica 11 gennaio, viene letto in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi parigina. Da notare qui che il porporato era stato oggetto di una delle vignette più insultanti, che coinvolgeva in modo blasfemo la Trinità. Scrive Vingt-Trois: “Una caricatura, anche se di gusto pessimo, una critica anche gravemente ingiusta, non possono però essere messe sullo stesso piano di un omicidio”. Su questa affermazione non ci può essere nessun dubbio o distinguo: non si uccide, non si può uccidere per una vignetta, fosse la più sanguinosa come quelle del ‘Charlie Hebdo’!
Ottavo. Da qualche parte si tende a presentare i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly come “figli di nessuno”, tacendo la loro matrice islamica. E’ come quando si negava che i brigatisti rossi fossero figli di una costola del Pci. Il presidente Hollande, nel suo discorso alla Nazione di venerdì 9 gennaio sera, ha affermato che i tre non avevano niente a che fare con la religione islamica. Mentiva – certo anche per ragioni comprensibili – sapendo di mentire. E tuttavia non è tacendo la realtà che si progredisce in un vero dialogo con il mondo islamico. Sia i fratelli Kouachi che Amedy Coulibaly (così come la moglie fuggitiva Hayat Boumedienne) erano musulmani a pieno titolo, figli di un’interpretazione del Corano che trova ampia giustificazione in molte pagine del libro sacro. E’ un’interpretazione, come purtroppo si sa, che trova numerosi adepti nel Medio Oriente ed anche tra diversi musulmani di seconda generazione in Europa. Del resto su FacebookTwitter, nelle reazioni  inviate ai giornali francesi (costretti alla censura) non mancano migliaia di osanna per gli attentatori. E con tale interpretazione dell’Islam (che si nutre certo di rancore contro l’Occidente nella sua globalità) che i musulmani moderati devono confrontarsi nel loro sforzo tanto immane quanto urgente di rendere l’Islam una religione meno guerriera.


Nono. Durante i fatti di Francia (caratterizzati anche dal gravissimo assalto antisemita di porte de Vincennes, in cui sono stati uccisi alcuni ostaggi ebrei) in altre parti del mondo gli affiliati al fondamentalismo islamico continuavano a spargere terrore. Oltre che in Siria e in Iraq, in Nigeria, dove i Boko Haram hanno raso al suolo una cittadina e incendiato altri 16 villaggi vicini con un bilancio – a quanto si legge – di almeno duemila cristiani morti. Varrebbe la pena di onorarli adeguatamente almeno in un modo: non dimenticandoli in una società come la nostra che distingue – purtroppo e per tante ragioni non sempre nobili – in morti di serie A (da elevare con riti ufficiali di massa a ‘martiri della libertà’) e in morti di cui nessuno si scandalizza se vengono dimenticati dans l’espace d’un matin

2 commenti:

  1. ma di quale dialogo religioso parlate?i musulmani hanno le moschee in tutta europa...e pretendono democrazia ma noi in casa loro non possiamo avere neanche il crocifisso al collo!!!!si dichiarano non violenti.....lo dimostrino facendoci costruire le chiese e dando libertà di professare la fede cattolica a chi di loro vuole convertirsi al cattolicesimo!allora si che iniziamo a ragionare altrimenti è solo fumo x confondere!!!!!

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  2. Questi sono i risultati del fasullo e scriteriato ecumenismo , una è la verità , tutto il resto è follia demoniaca. jane

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