Non è divorzio, ma un po’ più gli somiglia
Nell’inaugurare l’anno giudiziario vaticano, venerdì 23 gennaio, Francesco ha impresso al tribunale della Rota Romana – e di conseguenza a tutti i tribunali ecclesiastici dell’orbe cattolico – una nuova direzione di marcia.
È la direzione che il papa aveva già in mente quando poco prima del sinodo sulla famiglia dello scorso ottobre nominò una commissione incaricata di semplificare e di agevolare le procedure dei processi di nullità matrimoniale.
Francesco non è entrato nel merito delle modifiche procedurali. Ad esempio non ha detto se preferisce che basti una sola sentenza – invece che due “conformi”, come oggi – per ottenere un riconoscimento di nullità.
Ha però fatto capire di aspettarsi una universale facilità di accesso ai tribunali e una generalizzata gratuità dei processi.
Ma soprattutto ha ordinato di ampliare le tipologie dei matrimoni di cui accertare la validità, nel presupposto che quelli invalidi siano in numero altissimo e che lo siano principalmente per la debole fede dei contraenti.
Francesco ha così articolato il suo discorso alla Rota.
Ha esordito col ricordare qual è il compito dei tribunali ecclesiastici:
“Il giudice è chiamato ad operare la sua analisi giudiziale quando c’è il dubbio sulla validità del matrimonio, per accertare se ci sia un vizio d’origine del consenso, sia direttamente per difetto di valida intenzione, sia per grave deficit nella comprensione del matrimonio stesso tale da determinare la volontà”.
Ha proseguito sostenendo che oggi i matrimoni viziati in origine sono molto più numerosi che in passato:
“L’esperienza pastorale ci insegna che vi è oggi un gran numero di fedeli in situazione irregolare, sulla cui storia ha avuto un forte influsso la diffusa mentalità mondana”.
Ha spiegato che l’invalidità di tanti matrimoni deriva dalla poca o nulla fede dei contraenti:
“Per questo il giudice, nel ponderare la validità del consenso espresso, deve tener conto del contesto di valori e di fede – o della loro carenza o assenza – in cui l’intenzione matrimoniale si è formata. Infatti, la non conoscenza dei contenuti della fede potrebbe portare a quello che il Codice chiama errore determinante la volontà (cfr can. 1099). Questa eventualità non va più ritenuta eccezionale come in passato, data appunto la frequente prevalenza del pensiero mondano sul magistero della Chiesa”.
I tribunali ecclesiastici – ha proseguito – dovranno dunque adeguarsi a questa nuova realtà:
“Quanto lavoro pastorale per il bene di tante coppie, e di tanti figli, spesso vittime di queste vicende! Anche qui, c’è bisogno di una conversione pastorale delle strutture ecclesiastiche. […] Ecco la difficile missione vostra, come di tutti i giudici nelle diocesi: non chiudere la salvezza delle persone dentro le strettoie del giuridicismo”.
E attrezzarsi di conseguenza:
“Torna utile ricordare la necessaria presenza presso ogni tribunale ecclesiastico di persone competenti a prestare sollecito consiglio sulla possibilità di introdurre una causa di nullità matrimoniale; mentre altresì viene richiesta la presenza di patroni stabili, retribuiti dallo stesso tribunale, che esercitino l’ufficio di avvocati”.
Meglio ancora se gratis per tutti:
Mi piace sottolineare che un rilevante numero di cause presso la Rota Romana sono di gratuito patrocinio a favore di parti che, per le disagiate condizioni economiche in cui versano, non sono in grado di procurarsi un avvocato. E questo è un punto che voglio sottolineare: i sacramenti sono gratuiti. I sacramenti ci danno la grazia. E un processo matrimoniale tocca il sacramento del matrimonio. Quanto vorrei che tutti i processi fossero gratuiti!”.
Per la cronaca, in Italia è la conferenza episcopale che copre la gran parte dei costi di un processo di nullità. Per chi si avvale degli avvocati in servizio presso i tribunali diocesani il costo di un processo è di poco superiore ai 500 euro. Mentre per chi si trova in condizione di povertà il processo è già fin d’ora totalmente gratuito.
Settimo Cielo
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/01/23/non-e-divorzio-ma-un-po-piu-gli-somiglia/
Il Papa ammonisce i nuovi cardinali: "La mondanità stordisce più della grappa a digiuno"
di Matteo Matzuzzi | 23 Gennaio 2015 ore 18:31
"Mantenersi in umiltà nel servizio non è facile quando si considera il cardinalato come un premio", dice il Papa
Il cardinalato è un servizio. Non è un onore, un riconoscimento, un premio. Papa Francesco lo ribadisce anche quest'anno, nella lettera inviata ai venti che il prossimo 14 febbraio riceveranno la berretta rossa in San Pietro. "E proprio in ordine ad esercitare questa dimensione di servizio, il cardinalato è una vocazione", aggiunge il Pontefice nella missiva datata 4 gennaio, il giorno in cui al termine dell'Angelus ha letto i nomi dei prescelti. "Il Signore, mediante la Chiesa, ti chiama ancora una volta a servire; e ti farà bene al cuore ripetere nella preghiera l’espressione che Gesù stesso suggerì ai suoi discepoli per mantenersi in umiltà: «Dite: 'Siamo servi inutili', e questo non come formula di buona educazione ma come verità dopo il lavoro, 'quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato'".
"Mantenersi in umiltà nel servizio non è facile quando si considera il cardinalato come un premio, come culmine di una carriera, una dignità di potere o di superiore distinzione", prosegue la lettera: "Di qui il tuo impegno quotidiano per tenere lontane queste considerazioni, e soprattutto per ricordare che essere Cardinale significa incardinarsi nella Diocesi di Roma per darvi testimonianza della Risurrezione del Signore e darla totalmente, fino al sangue se necessario".
Infine, il monito ai prescelti affinché stiano lontani da quella mondanità costantemente deprecata da Francesco: "Molti si rallegreranno per questa tua nuova vocazione e, come buoni cristiani, faranno festa (perché è proprio del cristiano gioire e saper festeggiare). Accettalo con umiltà. Solo fai in modo che, in questi festeggiamenti, non si insinui lo spirito di mondanità che stordisce più della grappa a digiuno, disorienta e separa dalla croce di Cristo".
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