Scriptorium
Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi
Una Madre tra noi. Il messaggio della Madonna, di Don Divo Barsotti. Un trattato teologico, mistico e profetico sul messaggio che la Madonna ha consegnato a due pastorelli, Maximin Giraud e Mélanie Calvat, a La Salette il 19 settembre 1846. Pagine di straordinaria bellezza spirituale sulla Vergine Maria
In questo tempo dove vengono date risposte di tutti i generi, in continuazione e in tutte le direzioni, dove la persona nuota ansiosamente in un calderone per cercare quelle risposte più simili alla propria vita, alla propria sensibilità, alle proprie aspirazioni, la Madonna è un punto fermo.
«Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d’eterno consiglio».
(Dante, Paradiso, XXXIII).
Ferma, umile, silenziosa e al contempo carica di regalità e di sapienza. È la «Donna» per eccellenza, che nel linguaggio antico significa «Signora», così come la chiamò Gesù a Cana e sul Calvario, sotto la Croce.
Don Divo Barsotti ha scritto pagine di straordinaria bellezza spirituale sulla Vergine Maria e fra queste ricordiamo Una Madre tra noi. Il messaggio della Madonna (San Paolo), un trattato teologico, mistico e profetico sul messaggio che la Madonna ha consegnato a due pastorelli, Maximin Giraud e Mélanie Calvat, a La Salette il 19 settembre 1846.
Nel mistero cristiano è inseparabile la Vergine Santissima da Cristo e Cristo dalla Vergine. «La santità è la vita del Cristo, ma il Cristo si comunica a noi attraverso il cuore, la tenerezza della madre. […] Vi è in Cristo la santità che è propria di lui come Figlio di Dio, la santità che è propria del Cristo (la gratia unionis) e poi la gratia capitis in quanto capo della Chiesa. Tutta la grazia di Cristo in quanto è capo della Chiesa passa in Maria, è in Cristo precisamente per essere comunicata. Se non dovesse passare in Maria, Gesù non sarebbe Gesù, non sarebbe in qualche modo il Salvatore. Non vi sarebbe infatti nessuna persona creata che ricevesse pienamente il suo dono di amore. Per questo diminuire Maria è distruggere Gesù» (pp. 32-33).
La creazione è unità di spirito e materia, è unità di natura e sopranatura, in Cristo la divinità di Dio di unisce all’umanità di Maria Vergine:
«È mai possibile per noi dimenticarci della nostra madre almeno finché siamo bambini? Da “grandi” ce ne possiamo anche dimenticare, ma noi siamo bambini, perché sul piano soprannaturale crescere non è allontanarsi dall’infanzia: al contrario, è divenire semplici, è vivere il puro abbandono dei bambini. […] Concepiti, si vive nel seno della madre. Si nasce e ci si separa dalla madre. Si cresce e la madre può anche morire e noi si continua a vivere. Si invecchia e i nostri genitori sono spariti dal nostro orizzonte. È il contrario che avviene nella vita spirituale. Si nasce vecchi e poi, crescendo nella vita cristiana, si diventa più giovani fino al punto in cui si diventa dei bambini che vivono nel seno stesso di Dio, nel cuore della Vergine» (p. 31).
Anche Maria Santissima, come il Signore, conosce tutti i nostri bisogni, spirituali e materiali, perché la Madonna, seppure distinta da Dio, possiede tutto quello che è di Dio. L’ordine fisico, l’ordine spirituale e l’ordine morale non sono divisi come il mondo vuole far credere, ma sono uniti. Chi ha vera Fede e la vive pienamente non è schiavo del peccato e, dunque, non è schiavo del mondo, ma è signore. «Non siamo nati per essere dei mendicanti, ma per essere re» (p. 80) e dominare le creature inferiori a sé, proprio come accade ai santi, che danno ordini ad esse. San Cirillo di Scitopoli nella Vita di san Saba(V secolo) narra come una sera, ritornando nella sua caverna eremitica, vi trovò una leonessa che iniziò, alla sua presenza, a dare segni di inquietudine. Le disse san Saba: «La caverna è tanto larga e tanto grande che ci si può stare in due; se tu vuoi, stai pure, altrimenti va’ per la tua strada, io debbo pregare». E la leonessa se ne andò. Anche san Martín de Porres comandava agli animali e gli obbedivano, come pure san Francesco d’Assisi, san Giovanni Bosco o il venerabile don Luigi Balbiano. Come poteva san Serafino di Sarov vestire soltanto una tonaca di tela con 45 gradi sotto zero e sentire caldo? San Serafino non sentiva il freddo come san Nicola di Flüe, santa Rita da Cascia o la beata Caterina da Racconigi non sentivano la fame. La santità ridona un certo potere perduto con il peccato. San Paolo insegna che non esiste più legge per il cristiano, non perché egli vada contro la legge, ma perché la legge non impera più dal di fuori di lui. Don Bosco, affidandosi totalmente all’amore di Maria Santissima, realizzò tutti i suoi desideri perché i suoi desideri coincidevano perfettamente con quelli di Cristo e della Madonna ed ecco che la divina Provvidenza arrivava in misura abbondantissima e miracolosa. Marie-Antoinette de Geuser, mistica francese vissuta fra il XIX e XX secolo, disse: «Sento di creare il mondo con Dio». Ella viveva in tale conformità con il divino volere che, come l’universo dipende da Dio, così sentiva che in qualche modo dipendeva anche da lei.
«Sono i santi che non solo mantengono il mondo, ma lo fanno vivere» (p. 86). Tale insegnamento Barsotti lo riprende dalla Tradizione della Chiesa. Il primo scritto apologetico cristiano, ovvero l’Apologia di Aristide, che risale a pochi anni dopo la morte di san Giovanni evangelista, afferma: «È per la preghiera dei cristiani che il mondo sussiste»; questa non è vanagloria, ma realtà. Pochi anni dopo venne scritta la Lettera a Diogneto, dove vi si legge: «Quello che l’anima è nel corpo, questo sono i cristiani nel mondo. Come il corpo vive perché vi è un’anima che gli dona la vita, così il mondo vive perché vi sono i cristiani. Se l’anima sfugge dal corpo, il corpo si disfà; così se i cristiani non fossero nel mondo, il mondo cadrebbe nel nulla».
Il pericolo di oggi è davanti ai nostri occhi: la pazzia (irragionevolezza) sta catturando molti uomini, molte donne, molto clero. Il pensare che l’ordine fisico sia separato da quello spirituale e da quello morale porta alla paranoia e i cattolici sono responsabili davanti a Dio più di tutti gli altri uomini della terra perché a loro è stata aperta la porta della Chiesa della Salvezza, la cui chiave d’accesso è depositata e custodita a Roma, ma che oggi Roma nasconde.
La Madonna, nel mondo, dove bene e male convivono, dove virtù e peccato stanno insieme, è la creatura con maggior potere intercessorio presso Dio e don Divo Barsotti ce lo ricorda. Dal peccato degli uomini nascono i disordini del mondo. «La causa del male è il fatto che viviamo come se Dio non fosse; solo il ritorno a Dio ristabilisce la vita, ridona salvezza. La Madonna ci richiama alla penitenza, che è ritorno a Dio» (p. 87). Soltanto attraverso la rinuncia, la penitenza, la preghiera l’uomo può riconoscere la sovranità di Dio e la dipendenza dalla sua volontà, tornado ad accettare, umilmente, i comandamenti divini «come legge del suo vivere e del suo operare» (p. 87). Il peccato oggi domina in ogni dove, peccati veniali e peccati mortali. Più il peccato cresce e più i mali crescono. Un’immensa babilonia (incomunicabilità) stiamo vivendo, non ci si fida più di nessuno, perché dove non c’è Dio non c’è logica, non c’è quiete, non c’è affidamento… miliardi di opinioni soggettive e di linguaggi, mentre «chiudiamo gli occhi alla verità e non ci accorgiamo che siamo sull’orlo di un abisso. La mano di Maria reggerà ancora il braccio del Figlio? […] Il peccato del mondo cresce sempre più. Anche prima si peccava, ma si aveva il senso del peccato: si peccava, ma si sapeva che c’era un Dio; ora si vuole escludere Dio, non solo dalla vita sociale, ma dal pensiero stesso dell’uomo. Per questo necessariamente crescono i mali. […] Il castigo è il frutto stesso del peccato. […] quanto più ci si allontana da Dio, che è autore della vita, tanto più il mondo, staccato da Dio, precipita nel vuoto» (p. 88) e la Madonna torna, di quando in quando, a ricordarlo ai suoi amatissimi figli, figli di durissima «cervice» che si fanno, scelleratamente, nemici di Dio e così facendo firmano la propria condanna, già qui, su questa terra, con l’irrequietudine e il malvivere, diffidando gli uni degli altri.
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