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giovedì 19 febbraio 2015

I nuovi crociati?

Iraq, contro l'Isis si organizza una legione straniera cristiana

Al-Qosh, Iraq (askanews) - I "foreign fighters" non stanno tutti con l'Isis. Percing sotto il labbro inferiore, tuta mimetica e berretto di lana da rapper Brett, 28enne volontario statunitense venuto in Iraq per combattere con una milizia cristiana, non passa inosservato nella cittadina di Al-Qosh, addossata alle montagne nel nord iracheno. Brett rappresenta un movimento emergente di occidentali che si lasciano casa e affetti alle spalle per battersi al fianco degli assiri, una delle più antiche comunità cristiane del mondo.
Brett ha combattuto con l'esercito americano in Iraq tra il 2006 e il 2007 e da questa esperienza ha trovato la forza per tornare in guerra."Ho molta esperienza di combattimento, sottolionea, e si tratta di una risorsa fondamentale qui. Perché posso trasmettere ai mie fratelli il mio addestramento e quanto ho imparato in condizioni molto dure e pericolose".A chi gli chiede perché lo fa, Brett, mitra tatuato sul braccio sinistro e un Gesù coronato di spine su quello destro, risponde con pacatezza ma senza dubbi. "Non potevo starmene seduto tranquillo a casa a guardare quello che succede qua, le atrocità, le crocifissioni, gli strupri, la schiavitù sessuale, la gente cacciata di casa. Tutto questo per me era inaccettabile. Sono qui per fare quello che posso per riprendere le città e permettere a questa gente di tornare nelle loro case".La milizia cristiana "Dwekh Nawsha" è composta da un centinaio di uomini e intende difendere i cristiani iracheni dalle persecuzioni dell'Isis.Brett spiega che uno dei suoi obiettivi è la creazione di una "legione straniera" cristiana in Iraq e ha convinto cinque amici a seguirlo. Volontari che non vogliono essere scambiati per mercenari, come racconta Louis Park, giunto sin qui dal Texas."Non ricevo alcuno stipendio, mi danno da mangiare, mi danno le armi ma tutto l'equipaggiamento che mi serve me lo sono pagato da solo. Credo in questo causa e sono pronto a qualsiasi sacrificio", conclude Louis.I miliziani dell'Isis non hanno mai messo piede dentro Al-Qosh ma la popolazione è fuggita da agosto, quando le bande islamiste si sono impadronite di alcuni villaggi dei dintorni. Come decine di migliaia di altri profughi cristiani, gli abitanti si sono rifugiati nella regione autonoma del Kurdistan iracheno.(Immagini Afp)

Il video




http://video.ilsole24ore.com/TMNews/2015/20150218_video_11213777/00028882-iraq-contro-lisis-si-organizza-una-legione-straniera-cristiana.php




Ora i cristiani occidentali anche andare a combattere in Iraq: qui Brett ei suoi amici (foto)

Ora i cristiani occidentali anche andare a combattere in Iraq: qui Brett ei suoi amici (foto)

Zoom AFP nostri colleghi su una reazione commovente l'avanzata islamica in Iraq e lo stato in Siria. Parte irachena, una milizia difendere gli Assiri, una delle più antiche comunità cristiane del mondo. Recentemente, ha visto diversi volontari occidentali entrare nei loro ranghi.

Piercing in lucidalabbra e ornata suo camuffamento, il giovane combattente americano non passa inosservato nella città cristiana di Al-Qosh, chiese montagna nel nord dell'Iraq. Dopo aver servito l'esercito americano in Iraq tra il 2006 e il 2007, quello che si chiama Brett è tornato, questa volta come volontario per sostenere una milizia cristiana. Composto da un centinaio di uomini, la milizia Dwekh Nawsha è stata costituita per difendere i cristiani dell'Iraq persecuzione della Stato islamico organizzazione (EI).




"Croce" per la libertà contro il terrorismo

Brett, 28, incarna un movimento emergente di occidentali che mollare tutto per venire a difendere i Assiri, una delle più antiche comunità cristiane del mondo. Un tatuaggio mitragliatrice sul braccio sinistro e Gesù in una corona di spine sulla destra, si è definito scherzosamente come "croce""Il terrorista è un altro combattente per la libertà degli altri" , Brett dice.  «Qui stiamo combattendo per le persone a vivere in pace, senza persecuzioni, le campane della chiesa continuano a suonare."

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Un recruiter che vuole  creare una "legione straniera" in Iraq

No jihadista ha messo piede in Al-Qosh, ma la popolazione fuggita primi di agosto, quando l'EI afferrato diversi villaggi circostanti. Come decine di migliaia di cristiani nel nord dell'Iraq, gli abitanti di questa città sono poi uniti in un esodo di massa della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Brett spiega che uno dei suoi obiettivi è la creazione di una "legione straniera" in Iraq. Grazie al suo talent scout, ha convinto gli altri cinque volontari provenienti dal Nord America e nel Regno Unito da seguire. Tutti, dice, l'esperienza nella società militari private militari o. E sostiene di avere 20 candidati più aspettare.

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Dopo l'Afghanistan, Louis "voleva tornare"

Il primo rookie Brett Louis Park, che ha lasciato i Marines a dicembre.  "Io non l'ho fatto abbastanza abituato alla vita in tempo di pace" , dice il texano in tabacco chiquant.  "Volevo tornare" . Dopo aver prestato servizio in Afghanistan, Louis è stato diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress (PTSD)  "e alcune altre cose"  che gli ha impedito di tornare a combattere con le forze armate Usa. Entro ottobre, ha iniziato a mettere da parte i soldi per andare in Iraq a combattere contro IE. Secondo Louis, è soprattutto un mezzo per difendere il loro paese, gli Stati Uniti, anche se la milizia Dwekh Nawsha spesso non viene inviato al fronte.  "Sono terribilmente patriottico" , spiega.  "Se Il mio governo non vuole combattere (EI), lo farò " .


Andrew è venuto a combattere contro una voce che circola tra i North American anti-musulmano

Andrea, un canadese cinquanta scontroso, unito Dwekh Nawsha perché ha sentito parlare di "mattatoio"  , dove EI ritagliarsi la gente per alimentare un traffico di organi, voci mai provata ma diffusa da organizzazioni evangeliche e anti-musulmana, soprattutto in Nord America.

Brett02Un segno dell'Apocalisse da Brett

Come per Brett è un versetto nella Bibbia che lo ha portato a tornare in Iraq. Secondo lui, la rinascita della nazione assira è un segno che l'Apocalisse è su.  "Abbiamo un ruolo"  nel determinare la fine dei tempi, dice. Dwekh Nawsha significa anche "martire Future" nel dialetto locale di aramaico.


Scott voleva aiutare i kurdi, ma erano "un gruppo di sinistra cazzo"
La milizia attira anche delusi altri gruppi armati, come quelli che sono stati inizialmente reclutati da combattenti curdi. Scott, un veterano che ha servito nell'esercito degli Stati Uniti per sette anni, ha detto che voleva unirsi Protection Units Popolare (YPG), fino a quando ha scoperto che erano  "un gruppo di mancini cazzo " .


Curdi troppo politicamente a sinistra per diversi stranieri è venuto ad aiutare

Altri stranieri Dwekh Nawsha affermano che sono stati messi fuori da ciò che vedono come la fibra socialista curda YPG, la resistenza nella città siriana Kobané volto di jihadisti IE ha attirato molti volontari.

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Giordania, temperamenti angolo di celebrità

Jordan Matson, un veterano Wisconsin nativo che è diventato una piccola celebrità tra combattenti stranieri YPG, replica che alcuni volontari hanno  "perso i nervi"  data l'intensità dei combattimenti in Kobané.  "La maggior parte di questi cowboys Internet è venuto a rendersi conto che questo non è un normale dispiegamento militare " , assicura Jordan.

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    http://www.rtl.be/info/monde/international/desormais-les-chretiens-d-occident-partent-aussi-combattre-en-irak-pour-y-defendre-les-chretiens-voici-brett-et-ses-amis-louis-andrew-scott-et-jordan-701448.aspx
      Posted: 18 Feb 2015 01:11 AM PST
      IL PAPA FACCIA EVACUARE I 300 CRISTIANI DI TRIPOLI COL LORO VESCOVO PER SALVARLI DAL MASSACRO
      Bisogna guardarli in faccia quei 21 giovani cristiani che, in Libia, per non rinnegare Cristo, hanno subito il martirio e che prima di essere sgozzati dall’Isis – secondo la decifrazione del labiale che è stata fatta – hanno continuamente pronunciato il nome di Gesù. Come gli antichi martiri.
      IL NOME DI GESÙ
      Dice il loro vescovo: “Quel nome sussurrato nell’ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”. I cristiani copti sono gente forte, temprata da quattordici secoli di persecuzioni islamiche. Sono eredi di quel S. Atanasio di Alessandria che salvò la vera fede cattolica dall’eresia ariana della maggior parte dei vescovi. Sono cristiani tosti, non smidollati come noi catto-tiepidi d’Occidente.
      Ecco qual è la vera forza: non quella di chi odia e uccide gli inermi (anche i bambini) e crocifigge chi ha una fede diversa e violenta le donne, sventolando la bandiera nera e nascondendo la faccia.
      La vera forza è quella degli inermi che accettano anche il martirio per non rinnegare la propria dignità, cioè la loro fede, per testimoniare la meraviglia del “Bell’Amore” come dice un’antica definizione del Figlio di Dio.
      Una grande testimonianza. Questi sono i veri martiri: i cristiani. Non coloro che vanno a massacrare gli innocenti inermi.
      Questa è la gloria dei cristiani: seguire un Dio che ha salvato il mondo facendosi ammazzare, non ammazzando gli altri, come hanno fatto tutti i condottieri, caporioni e ideologi (o rivoluzionari) di questo mondo che nei libri di storia vengono osannati.
      LA LEZIONE
      Una grande lezione a un Occidente ubriaco di “politically correct” che – come il disastroso Obama – si è autoimposto di non pronunciare nemmeno la parola “islam” e “musulmani” quando parla dei massacri di questi mesi, dal Nord Iraq a Parigi alla Libia. Un Occidente nichilista che si vergogna delle sue radici cristiane e non perde occasione per coprirle di disprezzo.
      E’ una dolorosa lezione, infine, soprattutto alla Chiesa. A una Chiesa che non testimonia più il fuoco ardente della fede.
      Alla chiesa di Bergoglio che – mentre ci sono uomini e donne che danno la vita per Cristo – definisce “una solenne sciocchezza” l’annuncio cristiano e il proselitismo; quella chiesa di Bergoglio che – mentre i cristiani sono perseguitati e massacrati in tutto il mondo musulmano – va a fare atto di adorazione alla Moschea, che si accoda all’ideologia obamiana dominante evitando accuratamente di pronunciare la parola “Islam” se non in termini laudatori (d’altra parte il suo portavoce a Buenos Aires attaccò Benedetto XVI per il discorso di Ratisbona sull’Islam).
      E soprattutto quel papa Bergoglio il quale dice che la grande emergenza attuale della Chiesa non è la fede, ma è l’ambiente e poi l’accoglienza alle nuove coppie e la comunione ai divorziati risposati. Un po’ come nel film di Benigni dove si diceva che il vero, grande problema di Palermo…”è il traffico!”.
      Tanto che presto avremo l’enciclica bergogliana sull’ecologia e i pregi della spazzatura differenziata invece di un grido di amore a Dio in questo mondo senza fede e senza speranza. Avremo un appello contro l’inquinamento invece della denuncia dell’odio anticristiano in tutto il pianeta (del resto già alla sua messa di insediamento parlò di ambiente, come nel discorso all’Expo, invece che di Cristo).
      E’ il papa Bergoglio che riceve e arringa i centri sociali tipo Leoncavallo, non i cristiani che eroicamente e pacificamente si battono per testimoniare la salvezza, subendo il disprezzo e le accuse del mondo.
      E’ il Bergoglio che sceglie i nuovi cardinali in base alla sua ideologia (e fa vedere che se vuole può pure decidere di fare cardinale – che so – il vescovo di Ancona), invece di dare la porpora – segno del martirio – a quei vescovi che proprio in questi giorni, concretamente ed eroicamente – vivono con le loro comunità minacciate e rischiano veramente la vita insieme con loro.
      SALVARE QUEI CRISTIANI
      E’ il caso del vescovo di Tripoli, padre Martinelli, quel vescovo che nel 2011, quasi unico (con l’appoggio del solo Benedetto XVI), gridò ogni giorno contro la guerra spiegando che si sarebbe aperto il Vaso di Pandora, come poi è puntualmente accaduto.
      Una tragedia di cui dobbiamo ringraziare il “Premio Nobel per la pace” Obama e Sarkozy.
      E mentre oggi, in Italia e all’estero, coloro che acclamarono quella guerra fanno gli gnorri (esemplare quanto hanno scritto ieri Maurizio Belpietro e “Libero”), mentre in questi giorni la Libia rischia di diventare una base dell’Isis, il vescovo Martinelli ha deciso di rimanere lì, esponendosi alla morte: “Ho visto delle teste tagliate – racconta – e ho pensato che anch’io potrei fare quella fine. E se Dio vorrà che quel termine sia la mia testa tagliata, così sarà […]. Poter dare testimonianza è una cosa preziosa. Io ringrazio il Signore che mi permette di farlo, anche con il martirio. Non so fino a dove mi porterà questo cammino. Se mi porterà alla morte, vorrà dire che per me Dio ha scelto così… Io da qui non mi muovo. E non ho paura”.
      Lui non vuole abbandonare la sua piccola comunità costituita da circa trecento lavoratori filippini che sono comprensibilmente terrorizzati. Il vescovo è l’unico italiano rimasto a Tripoli, con alcune suore e religiosi non italiani.
      Fino a ieri sera nessuna telefonata gli era giunta da papa Bergoglio, di solito prodigo di telefonate (chiamò pure Pannella, oltreché – diverse volte – l’amico Scalfari). Forse, vista la pressione mediatica, lo chiamerà in queste ore.
      Ma più che le parole servono i fatti. Vorrei proporre una cosa al papa. Anche con l’aiuto del governo italiano il Vaticano potrebbe chiedere un ponte umanitario, un’operazione lampo di salvataggio di questi cristiani rimasti lì, con il loro vescovo. Sono solo trecento e rischiano tutti la vita per la loro fede. Il Vaticano potrebbe ospitarli e poi decideranno loro se tornare nelle Filippine.
      La cosa è possibile. Perché non farla? E’ questa la mia preghiera a papa Bergoglio per salvare dal massacro un’intera comunità cristiana e il suo pastore.
      Questa sarebbe davvero una cosa degna della Santa Sede. Non quel clima da caccia alle streghe e da epurazioni che da qualche giorno circola nell’establishment vaticano contro quei “grandi cardinali” (Ratzinger) che, fedeli alla Chiesa, hanno osato opporsi a Kasper nel Sinodo di ottobre.
      Sarebbe incredibile che il Vaticano si dedicasse alle purghe mentre i cristiani vengono martirizzati nel mondo.

      Antonio Socci

      Da “Libero”, 18 febbraio 2015
      Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”
      (nella foto: i volti dei 21 cristiani copti martirizzati in Libia)

    http://www.antoniosocci.com/leroismo-dei-martiri-cristiani-e-le-miserie-vaticane/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+LoStraniero+%28Lo+Straniero+-+Il+blog+di+Antonio+Socci%29

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