Mattarella, Adinolfi e la croce democristiana
(di Roberto de Mattei) Il 31 gennaio Sergio Mattarella è stato eletto dodicesimo presidente della Repubblica italiana. Tra i più entusiasti per l’evento, si è distinto il direttore de “La Croce”, Mario Adinolfi, che, sullo stesso giornale, il 3 gennaio, ne aveva vaticinato l’elezione. Tutti ormai sanno chi è Sergio Mattarella, ma pochi ancora conoscono Mario Adinolfi. Wikipedia lo presenta come un «giornalista, politico, giocatore di poker e blogger italiano».
Ha avuto una turbinosa carriera politica, passando dalla Democrazia Cristiana all’ala ulivista del Partito popolare, poi al Partito Democratico (nelle cui fila è stato per pochi mesi deputato) e infine a Scelta civica di Mario Monti. Nel marzo 2014 Adinolfi ha pubblicato Voglio la mamma. Da sinistra contro i falsi miti di progresso e, per presentare il libro, ha percorso l’Italia costituendo una “compagnia” che comprende la giornalista Costanza Miriano, lo psicoterapeuta Marco Scicchitano, e padre Maurizio Botta dell’Oratorio di San Filippo Neri.
Il successo della tournée ha spinto Adinolfi ad un nuovo più impegnativo passo: la fondazione del quotidiano “La Croce”, che esce in edicola dal 13 gennaio 2015. Si tratta di un’impresa onerosa che, secondo i collaboratori di Adinolfi sarebbe finanziata da una parte delle ingenti somme da lui vinte al tavolo da gioco e dai proventi di Voglio la mamma. Con questa iniziativa Adinolfi si è posto l’ambizioso traguardo di presentarsi come il leader o quantomeno il principale referente di un nuovo soggetto politico-culturale cattolico e ha chiamato i suoi sostenitori ad una prima adunata generale per il 13 giugno a Roma. È il momento dunque di scoprire le carte.
Adinolfi scrive su “La Croce” che bisogna ringraziare il Signore per “il miracolo” dell’elezione di Mattarella ed esalta con queste parole “l’accoppiata” tra Palazzo Chigi e Quirinale: «Mattarella è un cattolico e lo è anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Attenzione, non si tratta di due cattolici all’acqua di rose, di quelli che dichiarano vaghi riferimenti alla fede e poi affondano in comportamenti pubblici e privati più che discutibili. Stiamo parlando di due cattolici praticanti, da Santa Messa tutte le domeniche, da una moglie sola, non stitici di figli. E stiamo parlando di due popolari, di due figure rilevanti del fu Partito popolare italiano fondato da don Sturzo. Questa duplice matrice è un unicum, mai nella storia italiana si era verificata una condizione del genere sull’asse tra Palazzo Chigi e il Quirinale. (…) Quel che è certo è che in questo 31 gennaio 2015 l’Italia volta pagina e lo fa con due figli di don Sturzo e due cattolici veri nei ruoli di maggior peso» (“La Croce”, 31 gennaio 2015).
Per ignoranza o per dimenticanza, Adinolfi commette un errore. La VII legislatura della Repubblica italiana ha visto passare, il 22 maggio del 1978, la legge n. 194 che sancisce l’omicidio di Stato, a firma di un’“accoppiata” democristiana: il presidente del Consiglio Giulio Andreotti (che ogni mattina andava a Messa alla chiesa del Gesù) e il presidente della Repubblica Giovanni Leone. Entrambi erano figure rilevanti del fu Partito popolare fondato da don Sturzo e ne applicavano coerentemente il programma, ben descritto da Antonio Gramsci: «Il cattolicesimo democratico fà ciò che il comunismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida (…). I popolari stanno ai socialisti come Kerensky a Lenin» (I popolari, in “L’ordine nuovo”, 1 novembre 1919).
Mattarella e Renzi raccolgono l’eredità della parte peggiore della Democrazia cristiana, quella cattocomunista, colpevole non solo di aver portato la sinistra al potere, ma soprattutto di aver pesantemente contribuito al processo di scristianizzazione dell’Italia (cfr. lanuovabq.it). Ma Mario Adinolfi ha fatto i suoi primi vagiti politici proprio in quella corrente politica e ricorda sufacebook di essersi spellato le mani, ancora diciassettenne, ad applaudire il leader della sinistra DC Mino Martinazzoli. Del resto a che pro denunciare il falso mito dell’aborto, se non si individuano le cause del flagello, che in Italia risalgono anche alla responsabilità della classe politica democristiana? Ma Adinolfi afferma di non chiedere l’abolizione della legge 194 (leggi qui).
C’è di più. La battaglia decisiva del 2015 non è, come mostra di credere Adinolfi, quella politica, ma quella che si sta svolgendo all’interno della Chiesa e che avrà il suo redde rationem nel Sinodo di ottobre 2015 sulla famiglia. Una petizione internazionale è in corso per chiedere a Papa Francesco una parola che dissipi la confusione dei fedeli . Ma su “La Croce” il disagio dei cattolici non appare e sullo scenario drammatico che abbiamo di fronte irrompono coloro che su facebook e su twitter si autodefiniscono “i 4 moschettieri”.
Il loro “d’Artagnan” è un divorziato risposato. Mario Adinolfi infatti si è sposato nel 1991 ma, dopo essersi separato dalla moglie, si è risposato nel luglio 2013 nel Cosmopolitan Hotel di Las Vegas. Qui non è questione della vita privata di Adinolfi. Il punto su cui nel Sinodo si discute è il contrasto tra chi, come il cardinale Kasper, pretende dissociare la dottrina e la prassi cristiana e chi, come il Prefetto della Congregazione per la Fede Gerhard Ludwig Müller, ribadisce che «non c’è la verità senza la vita e non c’è vita senza verità» (“Radio Vaticana”, 2 dicembre 2014).
La coerenza è una virtù che ha un fondamento metafisico: il principio di non contraddizione. Il cristiano è sempre logico nella sua fede ed è perciò tenuto alla coerenza. Con che logica un risposato non pentito può condurre una campagna politica e morale in difesa della famiglia cristiana? Il card. Carlo Caffarra ha ben chiarito che: «la Chiesa perdona, ma a condizione che ci sia il pentimento. Ma il pentimento in questo caso significa tornare al primo matrimonio. Non è serio dire: sono pentito ma resto nello stesso stato che costituisce la rottura del vincolo, della quale mi pento» (Intervista a “Il Foglio” del 15 marzo 2014).
Il rischio che si corre è quello di far screditare dai nostri avversari, nella persona di Adinolfi, tutto il fronte dei difensori della famiglia. Come dimenticare inoltre l’importanza di avere, come guide e punti di riferimento, uomini che vivono nella Grazia divina, che è l’unica forza in grado di condurre alla vittoria?
Per Adinolfi le critiche che gli vengono rivolte sono, come ha scritto su “La Croce” del 1 febbraio, «cretinerie ideologiche» (leggi qui). Una risposta simile, ma con più classe, avrebbe potuto darla Giulio Andreotti a chi gli avesse rimproverato la sua firma alla legge sull’aborto. La prassi politica prevale sull’affermazione della morale. Non ho nulla di personale contro Adinolfi, ma il cristiano è una persona che va giudicata nella sua interezza. Dicendo la verità e pregando per lui credo di fare il suo bene meglio di tanti interessati amici che gli stanno a fianco.
Adinolfi spera di riunire al Palalottomatica 15.000 persone. Glielo auguriamo. Ma la croce dietro la quale i suoi seguaci si schiereranno sarà forse quella democristiana, non certo quella del Calvario, da cui traiamo forza per la nostra battaglia quotidiana in difesa della fede e della Civiltà cristiana. (Roberto de Mattei)
http://www.corrispondenzaromana.it/mattarella-adinolfi-e-la-croce-democristiana/
I catto-comunisti tornano alla ribalta
(di Danilo Quinto) Tutti hanno bisogno di Matteo Renzi. È lui il nuovo e vero “padrone” dell’Italia. È questa la sintesi dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Con una postilla, che si dipanerà nei prossimi mesi: l’insignificanza politica del centrodestra, che non esiste più. Matteo Salvini è, in questo momento, l’unico leader spendibile del centrodestra in una competizione elettorale – insieme a Giorgia Meloni, candida a Presidente della Repubblica, Vittorio Feltri, per premiare evidentemente le sue posizioni libertarie sul matrimonio omosessuale.
Un’iniziativa senza senso e indecente! Silvio Berlusconi – impegnato per un anno a fare da supporto parlamentare a Renzi per il varo della riforma elettorale e costituzionale – riceve un benservito dal suo interlocutore e contribuisce in maniera determinante a rendere politicamente irrilevante il suo partito, che non è in grado di esprimere un nome e quando viene espresso, lo si fa per “bruciarlo”, come nel caso di Antonio Martino, che copriva i veri desideri: Pierferdinando Casini o Giuliano Amato. Chapeau! Angelino Alfano – impaurito di essere sostituito da Vendola nella maggioranza di Governo – dichiara, con aria serena, di aver votato con felicità e orgoglio il primo Presidente siciliano della Repubblica. Una magnifica e non evitabile piroetta!
Le dichiarazioni di Maurizio Gasparri – «Renzi dovrà fare ancora i conti con i voti determinanti di Forza Italia per le riforme che vuole fare» – si scontrano purtroppo con l’evidenza accecante dei fatti. Al Presidente del Consiglio, un anno fa, bastò un hashtag – «enricostaisereno» – per liquidare di tutta fretta il Governo di Enrico Letta e per sfilare al suo collega di partito, Palazzo Chigi, grazie al contributo decisivo di Giorgio Napolitano.
Oggi, ha dovuto lavorare un po’ di più, insieme alle sue giovani “assistenti” Ministre, ma il risultato è stato ancora più proficuo. In un sol colpo: ha compattato il Partito Democratico, silenziando la cosiddetta opposizione interna; ha definitivamente destabilizzato il centrodestra, divenuto “stampella” da una parte della sua azione di Governo, che sta portando alla definitiva rovina il Paese e, dall’altra, delle sue riforme; ha azzerato e reso innocuo il Movimento 5 Stelle, del tutto incapace di far valere un consenso pari al 25% ottenuto solo due anni fa. S
e la “rottamazione” ha aiutato Renzi all’inizio ad aprirsi un varco all’interno del Palazzo, grazie al sostegno mass-mediatico e popolare del sentimento dell’antipolitica, oggi è diventato il più grande “stabilizzatore” e “conservatore” che la storia repubblicana ricordi. L’operazione condotta è anche assolutamente inedita: perché l’ex Sindaco di Firenze diventa leader e certifica il suo potere senza un passaggio elettorale che lo legittimi e quindi senza essere stato eletto in Parlamento.
Il nuovo Presidente della Repubblica – che ha accettato l’elezione da parte di un Parlamento che egli stesso, insieme ai suoi colleghi della Corte Costituzionale, ha dichiarato essere stato eletto con una legge incostituzionale – garantirà a Renzi ancora più sicurezza e comprensione nella sua azione di Governo, di quella ottenuta finora. I catto-comunisti, veri e soli eredi della tradizione politica della Democrazia Cristiana, sono nel pieno del loro fulgore. Sono vivi e vegeti e continueranno imperterriti – come hanno fatto negli ultimi decenni – ad essere complici della cultura libertaria.
Nel solco tracciato dalla distruzione della famiglia e della maternità, la “schiena dritta” – espressione divenuta di gran moda – consentirà loro di varare e firmare tutte quelle leggi, a cominciare dal matrimonio omosessuale e dal diritto all’eutanasia, che secolarizzeranno definitivamente il Paese. Con buona pace di quei cattolici – o sé dicenti tali – che plaudono a quest’“operazione”. (Danilo Quinto)
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Stato e Chiesa uniti per il bene comune
Gli auguri del Papa al neoeletto Presidente Mattarella incarnano la speranza di un'Italia che vuole superare tensioni divisorie attraverso due poteri e una antica ma sempre nuova saggezza
Roma, (Zenit.org) Alfonso M. Bruno, F.I.
Il Pontefice svolge un ruolo universale ma papa Bergoglio è un italiano di tipo particolare, un italiano della diaspora.
L’Italia ha dato francesi alla Francia ed Americani all’America, uomini che si sono inseriti con lealtà e con creatività nella vicenda dei Paesi di adozione, e che tuttavia molto – pur con i mezzi limitati di un tempo – hanno fatto per mantenere il legame con il Paese di origine.
Di questa eredità vogliamo ricordare il senso della famiglia, ma anche il riflesso – fino nella gente più umile - dell’universalità del genio italiano, della nostra capacità di rielaborare gli apporti più diversi per rifonderli in una sintesi più ampia: quella, appunto, della cultura italiana.
Nella figura del Papa risaltano entrambi questi tratti: ora lo attende un lungo confronto, una lunga collaborazione con il nostro Capo dello Stato, per il bene delle anime, ma anche per il bene materiale dei concittadini: il Presidente viene dalla Regione che ha subito il maggior numero di domini stranieri, tanti che non ci riesce neppure di enumerarli, e che li ha trasfusi tutti nella sua anima collettiva, tanto da essere definita da un suo grande scrittore “la Sicilia come metafora”: metafora, certamente dell’Italia, ma anche metafora della condizione umana, che è fatta di tanti apporti, di tante conoscenze ed anche di tante origini; ed il Papa viene da una terra lontana, dove – come d’altronde dovunque – l’essere italiano si carica di doveri e di esigenze particolari, come se la nostra particolare cultura rendessi più esigenti gli stranieri nei nostri riguardi.
Il Presidente è uno della Sicilia universale, ed il Papa è uomo dell’Italia universale.
C’è una leggenda siciliana che certamente il Presidente conosce, quella di Colapesce: era costui un umile pescatore, cui il Re chiese un giorno di andare a vedere che cosa ci fosse sotto il mare.
Colapesce si accorse che l’Isola stava per sprofondare nell’abisso se qualcuno non l’avesse sostenuta, ed egli lo fece.
“Colapesce è sempre là”, conclude la canzone popolare.
La morale della favola, più che mai attuale, si riassume nel fatto che il potere è – alla fine – soltanto servizio: ed anche il Papa è “Servus servorum Dei”.
La collaborazione tra Bergoglio e Mattarella prescinderà certamente dalla rappresentazione delle esigenze reciproche dello Stato e della Chiesa: con loro due a guardarsi, dal Quirinale al Vaticano, dal colle più alto alla cupola più alta, avremo – come si usa dire a Roma – un Tevere più stretto, ma soprattutto ci attende una concezione del bene comune che supera l’essere laici o cattolici, uomini dello Stato o uomini della Chiesa, per essere appunto - integralmente e semplicemente - uomini.
(01 Febbraio 2015) © Innovative Media Inc.
Ora che gli attori ci sono tutti , la commedia può iniziare..
RispondiElimina"Boschi: nelle prossime settimane ci sarà legge su unioni civili":
https://it.notizie.yahoo.com/boschi-nelle-prossime-settimane-ci-sar%C3%A0-legge-su-190518846.html
Renzi il buono , Adinolfi nei panni del cattivo , Mattarella a firmare , nella migliore tradizione DC