Perché i vescovi temono i tagli alle diocesi comandati da Francesco
Pochi battezzati, troppi prelati, campanilismi violenti. Spending review vaticana
Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. Il progetto per ridurre a duecento (dalle attuali duecentoventisei) le diocesi italiane va avanti spedito. Dopo trent’anni di discussioni, accelerate improvvise e retromarce repentine, il traguardo sembra a portata di mano. A superare campanilismi, minacce di agguerrite amministrazioni locali e corpose petizioni popolari, sarà l’intervento diretto di Francesco. Il Papa, primate d’Italia, ha infatti chiesto che gli sia messo a disposizione il dossier che da decenni passa di mano in mano negli uffici della Conferenza episcopale italiana.
ARTICOLI CORRELATI Non solo periferie. Cosa c’è dietro alla rivoluzione cardinalizia del PapaQuasi due anni fa, due mesi dopo l’elezione al Soglio di Pietro, Bergoglio aveva osservato davanti ai vescovi presieduti dal cardinale Angelo Bagnasco riuniti per la professione di fede in San Pietro che le diocesi italiane sono “tante” e “un po’ pesanti”, facendo intendere che una loro riduzione sarebbe stata apprezzata dalle parti di Santa Marta. “Sono molte, che siano troppe è un altro discorso”, s’era affrettato a precisare Bagnasco, ponendo l’accento sul particolare retaggio storico della penisola e sulla “capillarità delle nostre chiese”. Ma il Papa ha deciso che quel dossier va chiuso in fretta, e anche oltretevere c’è chi ammette che solo lui, nato e cresciuto quasi alla fine del mondo, può riuscire laddove tanti hanno fallito: accorpare il più possibile per riportare il numero delle diocesi (e dei vescovi) entro confini accettabili, ora che l’Italia cattolicissima non lo è più e la chiesa universale è proiettata con tutte le forze nella missione evangelizzatrice delle periferie, specie di quelle del sud del mondo. Sui criteri si discute ancora, e pare che a determinare il taglio, alla fine, non sarà il numero degli abitanti (più o meno di centomila per diocesi come inizialmente ipotizzato), bensì si valuterà quali sono le sedi episcopali capaci di reggersi autonomamente.
© FOGLIO QUOTIDIANO
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