ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 marzo 2015

Diritti e storti

L’aborto diventa non solo diritto ma ideologia di stato. E Francesco?

Svolta culturale luciferina al Parlamento europeo. La mozione Tarabella è la tipica espressione di sordità etica di fronte al male


Papa Francesco (foto LaPresse)


Un parlamentare italo-belga (e non si sa che cosa significhi etnicamente), tale Tarabella, ha proposto al Parlamento europeo di approvare uno statuto dei diritti femminili sotto forma di mozione al cui centro sta la rivendicazione dell’aborto come diritto. Maggioranza schiacciante, con qualche pusillo distinguo di cattolici adulti e furbi, approva. E schiaccia una minoranza popolare e conservatrice, schiaccia sia il corpo della donna sia il bambino non ancora nato.

Alcune donne hanno sempre abortito volontariamente in circostanze estreme e disperate. I maschi che le avevano fecondate hanno incamerato il loro dolore solitario come premio del loro potere sul mondo e sulla vita. Ma ora è diverso. Testi umanitari dell’Onu e testi parlamentari dei grandi consessi occidentali, mentre si sottomettono agli sharioti qui e là, oppongono alla sacralità dell’esistenza l’inviolabilità di un concetto di benessere tutto da dimostrare e da praticare. Non è più un fatto, è un diritto, un’aspirazione o una prassi normativa, l’elevazione di un desiderio provvisorio a statuto della realtà giuridica con risultati sub specie aeternitatis. (In certe popolose zone dell’Asia, poi, è un dovere sociale).

La mozione Tarabella e consimili è una svolta culturale luciferina, tipica espressione di sordità etica di fronte al male, che arriva quarant’anni dopo il varo di sentenze e legislazioni che dall’America opulenta all’Europa grassoccia hanno reso possibile non il fatto dell’aborto, un omicidio e suicidio che invoca la misericordia o la pietà, quanto l’aborto come diritto e ideologia di stato, serena manifestazione di un atto proprietario dell’altrui e dell’altro, un peccato mortale per credenti e per laici. Una cosa può essere non punibile, e forse anche non perseguibile, ma non per questo, se si tratti della soppressione di una vita umana concepita nel seno di una donna, può diventare desiderabile (i diritti non offensivi degli altri sono una dimensione desiderabile della nostra comune esistenza occidentale).

Francesco è figlio della chiesa e cataloga l’aborto accanto ad altri prodotti della cultura dello scarto, per esempio la povertà. Madre Teresa sapeva che nessuno è povero come un bambino non nato per volontà della madre e del padre. O addirittura per diritto positivo statuito dalla società politica, dalla maggioranza pro tempore di un’assemblea, dallo stato totalitario che invade e distrugge lo spazio pubblico dei criteri di vita non negoziabili. Con una differenza che il Papa di Roma non vede. Negli ultimi decenni un miliardo circa di persone è uscito dalla povertà sociale. E un miliardo e mezzo di persone è stato escluso a viva forza dalla vita postnatale. Si chiama benessere, welfare.

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/03/10/aborto-diventa-non-solo-diritto-ma-ideologia-di-stato-e-francesco___1-v-126482-rubriche_c241.htm

L’Europa vota a favore del diritto all’aborto e alla contraccezione



(di Lupo Glori) L’Unione Europea dice, ancora una volta, si alla contraccezione e all’aborto. Il 10 marzo, il Parlamento europeo ha infatti approvato, a larga maggioranza con 441 si, 205 no e 52 astenuti, la relazione suiprogressi concernenti la parità tra donne e uomini nell’Unione europea nel 2013 (2014/2217 (INI)) presentata dall’eurodeputato belga Marc Tarabella nella quale il diritto alla contraccezione e all’aborto viene rivendicato senza giri di parole, affermando che: «Il Parlamento europeo (…) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva».
DIKTAT ETICO - La risoluzione Tarabella, come esplicitamente sottolineato da Celeste Costantino, deputata di Sinistra Ecologia Libertà, punta il dito nei confronti degli Stati membri che ancora non si sono adeguati al diktat etico europeista: «Per sconfiggere la persistenza di stereotipi di genere è necessario insegnare l`educazione sentimentale fin dalla scuola primaria. La mia proposta di legge per l`introduzione di questo insegnamento, utile per la prevenzione della violenza di genere e del bullismo è chiusa in un cassetto del Parlamento».
Tale mozione, aggiunge la Costantino, rappresenta un ulteriore monito per il Governo italiano a legiferare urgentemente secondo le priorità dell’agenda gender: «Ora il Governo e il Parlamento italiano, che negli ultimi tempi hanno cancellato i temi delle donne dalle loro agende, facciano seguire alla retorica e agli annunci degli atti concreti per nuove politiche di genere. Politiche tese ad eliminare discriminazioni e disparità».
EMENDAMENTO 43 bis - Il voto ha diviso gli schieramenti. Il Partito Popolare Europeo ha votato contro, mentre i malumori dell’area cattolica del Partito democratico sono stati facilmente dissipati da un emendamento voluto dal Ppe, (il 43 bis) che sottolinea il principio di sussidiarietà in materia di riproduzione, osservando che «l’elaborazione e l’applicazione delle politiche in materia di diritti sessuali e riproduttivi nonché in materia di educazione sessuale, sono di competenza degli Stati membri: ribadisce nondimeno che l’Ue può contribuire alla promozione delle migliori pratiche degli Stati membri».
Grazie a tale emendamento l’eurodeputata cattolica Silvia Costa (Pd), presidente della Commissione Cultura del Parlamento, che nel 2013 si era astenuta sulla risoluzione Estrela, ha votato a favore della relazione come da lei stessa annunciato su Twitter: «Con questo emendamento che ribadisce che sanità e diritti sessuali e riproduttivi sono competenza nazionale ho votato a favore della #Tarabella».
IL PD ACCOGLIE L’INVITO DI LAIGA - Il Pd del premier Matteo Renzi sembra dunque aver accolto in pieno l’invito di Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione Legge 194/78), la quale a pochi giorni dal voto sulla mozione Tarabella aveva lanciato al partito un avvertimento molto chiaro: «Non possiamo permettere che il Pd tradisca nuovamente le donne. (…) L’importanza di una normativa europea adeguata in materia è vitale: rappresenta l’ultimo baluardo al quale le donne possono appellarsi per il riconoscimento dei propri diritti sessuali e riproduttivi».
La “risoluzione Tarabella”, seppur non vincolante per gli Stati Membri dal punto vista legislativo, esprime in maniera netta le linee guida europee in materia, e rappresenta, secondo le stesse parole della presidente di Laiga, un appiglio fondamentale al quale faranno appello le future rivendicazioni per il riconoscimento dei presunti diritti sessuali e riproduttivi.
GENDER DIKTAT - Gli ideologi del gender, grazie al decisivo appoggio del Partito democratico, dopo l’affossamento del “rapporto Estrela” e la prima importante vittoria, ottenuta poco più di un anno fa, con l’approvazione della risoluzione “Lunacek”, ottengono dunque un altro prevedibile, e per le sue logiche conseguenze, allarmante successo, nella loro battaglia contro la vita e la famiglia naturale. Il parlamento europeo, debole e incerto sul piano politico, si mostra al contrario energico e risoluto sul piano, per così dire, intellettuale, imponendo il suo ideologico gender diktat a tutti gli Stati membri. (Lupo Glori)
http://www.corrispondenzaromana.it/leuropa-vota-a-favore-del-diritto-allaborto-e-alla-contraccezione/

Nozze gay diritto umano? Assurdità antropologica

12 - 03 - 2015Benedetto Ippolito
Nozze gay diritto umano? Assurdità antropologica

A Strasburgo il Parlamento ha dato il via oggi alla violazione di un presupposto umano fondamentale
Il pronunciamento legislativo dell’Europarlamento a favore del riconoscimento civile delle coppie gay, definite un diritto umano, rappresentano uno dei tanti paradossi etici che si verificano da anni nel cuore politico dell’Occidente.
Non è la prima volta. Non è una novità. Ma non per questo si può fare a meno di riconoscervi un autentico fallimento dell’etica continentale, e un serio e dogmatico arretramento dello spessore di consapevolezza culturale che il Vecchio Continente ha di sé.
Si potrebbero fare molte considerazioni. Tutte, al solito, audacemente fuori dal coro, ma al contempo tutte ragionevolmente valide sul piano filosofico.
Mi fermerò ad una riflessione semplice, breve ed essenziale. Robert Spaemann in materia di antropologia invitava a porsi la domanda: chi è una persona umana?
La risposta, che il mondo greco e quello latino  la cultura illuminista buona e quella biologica moderna danno, è: una persona è un individuo della specie umana, un soggetto che esiste, pensa ed è libero. Giusto.
Ma questo soggetto non è incorporeo e non è invisibile. La persona umana è un corpo che ha una forma specifica e sessuata, la quale rende possibile il nostro essere individuale, intelligente e libero.
Ritenere che non vi sia sessualità naturale, vale a dire distinzione soggettiva materiale e formale in maschi e femmine nelle singole persone, è una negazione palese della realtà. E tale elisione, d’altronde, è la sola ed unica premessa indispensabile per autorizzare le nozze gay. Il matrimonio non è infatti un’anarchica e indeterminata relazione sessuale tra persone asessuate, ma l’accettazione da parte di un maschio e una femmina di un impegno sociale pubblico a creare una complementarietà eterosessuale, dalla cui sola unione può generarsi e crescersi una nuova persona viva.
Un maschio, una femmina; e nuovi bambini o maschi o femmine.
Equiparare a matrimonio relazioni personali tra soggetti dello stesso sesso, che non possono procreare per natura, equivale, in definitiva, o a non riconoscere la sessualità personale, oppure a ritenerla insignificante umanamente e pubblicamente.
In ambedue i casi, a Strasburgo il Parlamento ha dato il via libera oggi alla violazione di un presupposto umano fondamentale, di una modalità pubblica di riconoscimento sessuale della paternità e della maternità, e soprattutto ha violato il diritto di un bambino maschio o femmina di avere, almeno come fine di perfezione, l’originaria prerogativa di pretendere dai genitori biologici un dovere di responsabilità  pubblica unico e specifico,  conforme alla genitorialità biologica oggettiva che essi si assumono.
Le nozze gay, riconosciute come equivalenti alle nozze costituite per natura  in modo eterosessuale, come fondamento della genitoriale responsabilità, sono, in fin dei conti, l’eclissi dell’Occidente, una sottrazione sostanziale dei diritti personali degli eventuali bambini adottati e un crepuscolo del nucleo duro del giusnaturalismo su cui si fonda da sempre l’etica universale.
In sostanza, un errore, ispirato ad un materialismo ben congeniato, che lacera e riduce profondamente la dignità e il valore sociale permanente della vita umana. Senza, per altro, aggiungere diritti di libertà sessuale proprio a nessuno. Anzi togliendo loro perfino il principio concreto stesso, vale a dire la differenza sessuale, che li rende possibili.
Benedetto Ippolito
Università degli Studi Roma Tre

1 commento:

  1. Queste povere persone che si cibano di pupù dalla mattina alla sera , e la scambiano per cioccolata sopraffina, vogliono a tutti i costi che anche noi mangiamo della stessa " cioccolata " e che anche noi come loro gridiamo := che bontà, che bontà =Non ci contate cari signori mangia pupù, noi grideremo che è una schifezza anche a costo della nostra vita. jane

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.