ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 13 marzo 2015

Pifferi

Il matrimonio indissolubile tra cattolici e comunisti 

Le tappe di un cammino dall’imprimatur conciliare, ai cattolici evoluti, fino ad Adinolfi. Quando il popolo di Dio si accorgerà dell’inganno, sarà troppo tardi per reclamare e rimediare.
di Patrizia Fermani 
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zzbdnLa stampa impegnata  ci informa ogni giorno che la nuova  grande ventata di aria fresca vaticana  avrà la meglio sul  sinodo della famiglia, e presto tutti i soffocanti tabù della morale cattolica  saranno archiviati nelle bacheche di una storia imbarazzante, accanto alla inquisizione, ai mali che la cristianità ha inflitto all’islam,  alla mania di potere di Pio IX e alle omissioni di soccorso  di Pio XII. Infatti la nostra  cultura per eccellenza,   laica,  democratica  e repubblicana, ha sempre aspirato  soprattutto alla completa  conversione della  Chiesa. Così l’unico matrimonio indissolubile che comunque sopravvivrà felicemente alla prossima  rivoluzione di ottobre, sarà ancora una volta quello  tra cattolici e comunisti.  Su questo sodalizio, inossidabile e inimitabile,  poggiano da mezzo secolo le certezze dell’Italia, politiche, etiche, sociali, economiche, e di politica  internazionale, tra mezzelune e soli dell’avvenire, a dispetto di qualche incidente di percorso, qualche imprevisto, qualche riflusso.
Ebbe l’imprimatur  dal Concilio messo in piedi da Roncalli, con il relativo ingabbiamento culturale, religioso  e politico e la creazione del popolo di Dio che secondo Baget Bozzo, corrispondeva concettualmente alla classe operaia di Marx.
La Chiesa rimaneva ancora formalmente autonoma, anche se, alla sua base, il popolo di Dio aveva  dovuto ricorrere alla modificazione genetica proprio del  cattolicesimo e  si affidava senza riserve alla guida culturale dei fratelli in Marx.
Ma ad un certo punto la inaspettata caduta del muro di Berlino ha mostrato il fallimento dell’ utopia che fa la storia  e ha imposto  una mutazione genetica anche al comunismo occidentale.  Esso, invece di chiudere  bottega ha subito pensato di  ritagliarsi delle nuove credenziali, una qualche ragion d’essere, e ha scelto la via del libertarismo giacobino, del nichilismo etico, del soggettivismo assoluto.
E il mondo cattolico, anziché riconoscere che l’unica via da percorrere era quella di tornare alla tradizione disfatta dal Concilio e alla proclamazione forte della verità cristiana, ha continuato a tenersi legato alla catena del comunismo cui si era sottomesso culturalmente, anche in virtù della scelta  politica democristiana.  Del resto se il mondo sedicente cattolico non colse l’opportunità storica per tornare sulla via rettamente cristiana è perché quella che era venuta meno era proprio la fede cristiana. E questo non era  una conseguenza dello sposalizio col comunismo ateo ma la sua causa, ed era stato  proprio il Concilio a celebrare quelle nozze: il male  era vecchio ed era penetrato in profondità. Man mano che le ventate del libertarismo etico si facevano più forti, il cattolicesimo, intellettuale e no,  ancora al traino della cultura comunista si è trovato dunque a dovere fare  i conti, almeno sulla carta,  con quelli che erano pur sempre i dettati della morale cristiana, e che comunque il papato difendeva  ancora coram populo. Tuttavia  nessuno nel popolo di Dio si è stracciato le vesti più che tanto per le derive etiche crescenti, perché se prima tutti avevano inneggiato alla possibilità di un mondo migliore, ora si accontentavano di costatare che il mondo va come va e bisogna solo prendere atto della realtà così com’è perché è buona per definizione, come andrà dicendo a destra e a manca la pensosa Rosy Bindi  promuovendo la consacrazione giuridica delle unioni omosessuali.
Così diventa plateale l’afasia generalizzata dei cattolici che non osano o non vogliono contrastare in alcun modo la ideologia libertaria e radicaleggiante del sinistrismo che monopolizza le idee anche sul piano dell’etica e a fronte dei problemi introdotti dalle biotecnologie.  I benpensanti pensano con Repubblica, nei seminari col Corriere della Sera. Tutti sono sempre più devoti alla bibbia costituzionale perché credono, con Melloni e Franceschini, che abbia ispirato il Vangelo, così come Dossetti, La Pira e Balducci hanno ispirato gli Apostoli. Nelle chiese nessuno predica contro le derive etiche perché l’unica forma di amoralità concepita è ormai quella legata all’uso del denaro, e l’unica missione della Chiesa è quella del soccorso materiale.  Anche l’affaire del referendum sulla legge 40 si riduce al divertissement politico di Ruini, ad un esercizio di strategia che affosserà definitivamente l’idea della intangibilità della creazione e del peccato di superbia dell’uomo chi si fa Dio. Del resto anche su temi cruciali come il divorzio e l’aborto a suo tempo i sedicenti cattolici avevano bellamente superato a sinistra la stessa cultura comunista quando questa qualche residuo di puritanesimo lo conservava ancora, perché era stato proprio Roncalli a spianare la strada alle scelte future di politici democristiani e popolo votante, abolendo il peccato e mettendo tutti a posto con la  coscienza. L’amore cristiano anche questo  geneticamente modificato,   era diventato proprio grazie alle promesse conciliari anche misericordia  assolutoria.
Dunque  per il cattolico evoluto  e amorevole la 194 è tuttora, dopo milioni di morti, una buona legge. La  fabbricazione dell’uomo in laboratorio,  panacea del famoso Far West riproduttivo del passato, che almeno offriva il vantaggio di non realizzarsi in nome e a spese del contribuente, è nobilitata dal sacrosanto desiderio di discendenza, da consumarsi in ambiente ospedaliero sterile. Il  cardinale dei salotti mondani spiegava quanto fosse cristiano sollevare il prossimo dal peso della esistenza, specie di quella altrui. Intanto, mentre si era appena consumata la tragedia di Eluana, il lungimirante capo della Cei anticiperà genialmente  la trovata del testamento biologico,  aprendo quella strada che sta conducendo inesorabilmente  verso l’esito eutanasico che egli diceva o pensava di combattere.
 Anche i moniti di Benedetto XVI in difesa della famiglia e il suo allarme per l’attacco concentrico  da parte della cultura dominante, della magistratura , delle leggi dello Stato, degli organismi internazionali,  vengono oscurati sistematicamente  all’interno della chiesa in primo luogo, all’interno delle scuole teologiche e dei seminari. Il popolo di Dio viene sospinto verso una sorta di indifferenza che confina con la diffidenza e l’imbarazzo verso i  temi etici. Solo  alle prime avvisaglie dello sfondamento della famiglia da parte dei movimenti omosessualisti, il mondo cattolico ha avuto un sussulto di orgoglio: organizza il Family Day, con grande concorso di popolo, ma nella indifferenza ostentata delle parrocchie,  l’astio del cattolicesimo  intellettuale, l’oscuramento mediatico.
D’altra parte già  da tempo il fronte dell’omosessualismo aveva cominciato a surclassare ogni altro interesse nell’orbe terraqueo. È  ben pagato dai magnati occidentali  libertini o neomalthusiani che siano. C’è la Dea dell’Uguaglianza che mette a disposizione il letto di Procuste per calibrare tutte le pretese sulla stessa lunghezza,  e la  potentissima Dea della Libertà è pronta a stravolgere le anguste leggi della natura. Sicché piano piano anche i più recalcitranti alla fine possono acquietarsi all’idea che in fondo due individui che vogliano trarre soddisfazione da certe particolari pratiche sessuali debbano essere protetti dalla legge  come si dà tutela ad una particolare realtà culturale, fosse la pesca sportiva, la coltivazione del baco da seta o l’allevamento di cavalli da corsa, o la produzione del Recioto.  Della utilità socio economica dell’impresa, cioè dell’interesse pubblico, e tanto meno dell’eventuale danno morale e sociale, ci si può non curare.
Ma poi le cose si sono  complicate con la pretesa del  matrimonio omosessuale, perché nonostante il gran lavoro fatto dalla televisione e dai giornali di regime per la normalizzazione forzata dell’anormalità, l’idea pervertita di un  paio di umani dello stesso sesso biologico uniti more uxorio che si dilettano anche ad allevare un incolpevole terzo umano di incerti natali biologici ha cominciato ad incontrare  qualche resistenza dentro e fuori dal popolo di Dio.  Viene  inventata anche l’omofobia, per spianare la strada ad ogni pretesa e come anticamera della dittatura omosessista. Si comincia ad avvertire che l’interesse della politica per i falsi problemi messi sul tappeto denuncia il vuoto dell’azione di governo  dovuto alla perdita di sovranità nazionale.
Dunque una certa insofferenza  comincia a manifestarsi.  Ci si è anche accorti che per la difesa della legge naturale non è più possibile contare neppure sul papato. Infatti la Chiesa non ha nessuna intenzione di compromettere il lucroso idillio stretto da Bergoglio  con i mezzi di comunicazione che contano. Di fronte al  matrimonio omosessuale che preme da vicino,  c’è un popolo variegato che non sa a chi rivolgersi e che si unisce in modo trasversale soprattutto sul tema  delle adozioni ,  mentre sente  sempre  più minaccioso il pericolo dello indottrinamento scolastico omosessista.
Qualcuno fiuta l’affare politico.  Questa massa che comincia a non digerire proprio tutto c’è, e ciò che la angustia può diventare un interessante elemento di aggregazione.  La si può raccogliere in un popolo nuovo, finalmente con una motivazione ideale di qualche pregio,  e  deciso a difendere senza imbarazzo delle buone ragioni generalmente condivise. Se la questione omosessuale poteva essere una almeno temporanea pietra di inciampo nella  storia d’amore tra cattolici e comunisti, ora si tratta di ricomporre il sodalizio. Basta trovare una idea semplice e ineccepibile  che sia la bandiera in cui tutti  possono riconoscersi, e un leader carismatico, con molta abilità comunicativa, ed esperienza di partito, che faccia ingrossare le file dell’esercito strada facendo.  Seguirà l’intendenza. Occorrerà anche un giornale che dia la tabella di marcia e sia al servizio dell’obiettivo.
Ci si ricorda che l’Italia prima di diventare una Repubblica fondata sul lavoro era, e un po’ rimane ancora , saldamente insediata sulla mamma. Basta avere una bandiera con su scritto  “Voglio la mamma” e tutto si può ricomporre.  Chi vorrà negare che un bambino desidera avere la sua mamma reale e non una nominale? E che per sventare il pericolo di pericolose sostituzioni, occorra contrastare sia il matrimonio omosessuale che  l’utero in affitto?
Parte l’operazione Adinolfi. Qualcuno finanzia con dovizia di mezzi  anche  un quotidiano ad hoc. Nasce la Croce. Un nuovo esercito cristiano è in marcia, ovviamente non è evangelicamente contro nessuno, ma solo in difesa di chi vuole la mamma.
 Fin qui tutto bene, almeno in apparenza.  Sennonché si scopre che Adinolfi e compagnia , insieme ad Alleanza cattolica e a “Si alla famiglia”, che ha raccolto in un disegno di legge tutti i riconoscimenti giuridici  già  attribuiti o da attribuire alla coppie di conviventi omosessuali, ritengono  che la linea di discrimine tra ciò che è meritevole di tutela e ciò che non lo è, dipende solo dal fatto che si dia o meno la qualifica di matrimoniale  alla convivenza tra persone dello stesso sesso. E sul presupposto che solo quella denominazione matrimoniale giustificherebbe poi la possibilità di adozione di minori.  Il che è vero solo in linea teorica,  perché costoro sembrano ignorare i miracoli interpretativi delle magistrature superiori che già si sono pronunciate  favore del riconoscimento legislativo di qualunque devastante pretesa avanzata dai movimenti omosessualisti.  Ed emerge soprattutto che questi impegnati cattolici possono fare a meno proprio dei principi cristiani.  Questi principi non vengono neanche presi in considerazione perché  non godono il favore dei poteri che contano, con essi non si fa cassetta e  non si guida di certo la  politica. In particolare  non trovano più ospitalità neppure nella Chiesa bergogliana fondata sul liberismo teologico, morale e religioso e sul potere dittatoriale centralizzato secondo quel modello felicemente sperimentato dalla Cina popolare che deve a questa formula innovativa la propria fortuna economica.
Eppure quei principi dovrebbero suggerire che le relazioni omosessuali sono comunque un male indipendentemente dalla gradazione della loro tutela giuridica. Sono un male anche se il diritto non se ne interessa ed è un male che il diritto se ne interessi.  E in ogni caso  la tutela giuridica che in qualunque misura contribuisca a dare visibilità al fenomeno, a renderlo familiare e platealmente riconoscibile,  costituisce simmetricamente un sopruso nei confronti di chi vorrebbe vivere in armonia con la morale naturale e sente la responsabilità nei confronti di quanti verranno scandalizzati e non saranno in grado di difendersi.
Ma Adinolfi è un uomo cattolico.  Per dirla col celebre monologo dal Giulio Cesare.  Solo che il suo cattolicesimo come quello degli amici della Croce e dei relativi finanziatori,  consente di gridare da un lato che il matrimonio tra omosessuali non s’ha da fare, e dall’altro che si deve dare veste giuridica alle convivenze tra omosessuali, come se fosse cosa sostanzialmente e moralmente diversa dalla prima. Ma sappiamo che il copioso corredo di diritti già elargito  anche ai conviventi omosessuali, è  giustificato dal fatto che costoro, oltre ad una forte attrazione erotica,  godono anche di una edificante intesa affettiva (che pare sia negata alle coppie promiscue).  Cioè sappiamo che l’intesa affettiva non può giustificare una tutela giuridica di categoria come non può cristianamente cancellare il peccato contro natura. La  Corte Costituzionale che ci ha elargito un presidente tanto sensibile  ai doni affettivi da averli menzionati nel proprio discorso di insediamento, non mancherà certo di arricchire il sodalizio omoerotico, qualunque sia l’etichetta  che gli venga appiccicata, con il plusvalore del pargolo fabbricato o adottato. Questo Adinolfi lo sa, e fa finta di non saperlo. Ma,  come dicevamo è uomo cattolico che ritiene buona la legge 40, e infatti non ne parla,  buona la legge 194. Cattiva l’eutanasia ma buone le Dat, cattivo il disegno Scalfarotto, ma solo perché limita la libertà di espressione. Un cattolicesimo il suo, ispirato alla raccolta differenziata. O con l’eterno compromesso, anzi in perfetta sintonia col cattocomunismo renziano, capace di ospitare ogni gradazione cromatica democristiana, e aggiornato al cattolicesimo liberato sudamericano .  Il cattolicesimo dalla quale è stata espulsa la legge naturale e divina con i suoi comandamenti e che  presenta a tutti, vicini e lontani, una rosa di proposte allettanti delle quali ognuno può scegliere quella più attraente. Anche il Vescovo di Roma  del resto può dire con disinvolta sicurezza un giorno una cosa e l’indomani il suo contrario a seconda delle circostanze e degli interlocutori.  Un modello inedito in Vaticano ma che sta facendo scuola. Per via dell’aria fresca che tira forte da quelle parti.
Insomma, quella che poteva essere una pietra di inciampo, è stata trasformata sapientemente in uno strumento di mobilitazione di una massa alla quale viene raccontata una favola bella di cui viene taciuto l’immancabile finale.  Una favola che serve a raccogliere più folla  possibile, da una parte e dall’altra, da convogliare  e consegnare chiavi in mano alla chiesa renziana, che non potendo fare nulla di significativo per l’Italia in stato di libertà limitata, potrà sfornare qualche mostro giuridico capace, quello si, di partorire mostruosità etico sociali cattolicamente condivise da tutto il risorto arco costituzionale che tanto giovò alla politica nostrana. In ogni caso quando il popolo di Dio si accorgerà dell’inganno, sarà troppo tardi per reclamare e rimediare.
La favola di Hamelin funziona sempre, ha ora un pifferaio fornito di  un potente e telegenico phisique  du role,  con un obiettivo che si pone nella migliore tradizione democristiana, uno sponsor molto potente che garantisce la bontà del metodo e col quale di può giocare di rimessa.  Sullo sfondo il matrimonio indissolubile che ha cambiato l’Italia e che ha cambiato e continuerà a cambiare  anche la vita degli italiani.  Di certo fino al 2018. Sempre che prima  i fratelli islamici  non decidano di apportare qualche modifica  al copione.
http://www.riscossacristiana.it/il-matrimonio-indissolubile-tra-cattolici-comunisti-di-patrizia-fermani/

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