1. DOVE E’ FINITA LA RIVOLUZIONE DI BERGOGLIO: ‘’CHI SONO IO PER GIUDICARE I GAY?’’
2. IL SEGRETARIO DELLA SANTA SEDE, PAROLIN, RIFIUTA DA QUATTRO MESI DI ACCREDITARE L’AMBASCIATORE FRANCESE, OMESESSUALE DICHIARATO, LAURENT “J’ADORE” STEFANINI
3. EPPURE LA NOMINA HA RICEVUTO UFFICIALMENTE L’APPROVAZIONE DALL’ARCIVESCOVO DI PARIGI, IL CARDINALE ANDRÉ VINGT-TROIS COL SOSTEGNO ESPLICITO DEL CARDINALE TAURAN
4. PURTROPPO IL DIPLOMATICO GAIO E’ BEN CONOSCIUTO AVENDO FREQUENTATO LA SANTA SEDE TRA IL 2001 E IL 2005, AGGIUNGERE LA LEGGE CHE AUTORIZZA IN FRANCIA LE NOZZE GAY: ECCO PERCHE’ HOLLANDE ERA STATO ACCOLTO CON UN’INEDITA FREDDEZZA (EUFEMISMO) DA PARTE DI PAPA FRANCESCO DURANTE LA SUA PRIMA VISITA IN VATICANO, L’ANNO SCORSO
1. IL VATICANO NON ACCETTA L’AMBASCIATORE GAY. L’ELISEO VA ALLO SCONTRO
Anais Ginori per “la Repubblica”
«Non cambieremo candidato». L’Eliseo fa sapere che non ci saranno ripensamenti sulla scelta di nominare Laurent Stefanini come ambasciatore alla Santa Sede. «È uno dei nostri migliori diplomatici e ha tutte le qualità necessarie per ricoprire quel ruolo», spiega una fonte vicina a François Hollande al giornale cattolico La Croix. Nominato da quattro mesi, Stefanini non si è ancora mai insediato perché il Vaticano non ha dato il gradimento che richiede normalmente la procedura.
L’ex capo del protocollo del ministero degli Esteri ha già lavorato all’ambasciata francese presso la Santa Sede, ma è anche un omosessuale dichiarato, dettaglio che ha messo in crisi la procedura di insediamento.
Si profila insomma un nuovo, pesante scontro con il Vaticano e il mondo cattolico per il governo francese, dopo le dure proteste contro la legge che ha autorizzato i matrimoni gay. Stefanini, 54 anni, cattolico fervente, celibe senza figli, è stato nominato il 5 gennaio scorso da Hollande in consiglio dei ministri per succedere a Bruno Joubert nella sede diplomatica di Villa Bonaparte.
Doveva insediarsi il primo marzo ma è rimasto bloccato a Parigi anche se la nomina di Stefanini ha ricevuto ufficialmente l’approvazione della Conferenza episcopale, e in particolare dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Il diplomatico aveva già frequentato la Santa Sede tra il 2001 e il 2005 riscontrando, dicono persone a lui vicine, l’apprezzamento della gerarchia vaticana. Stefanini avrebbe anche il sostegno esplicito del cardinale francese Jean-Louis Tauran.
La rivolta è venuta da esponenti del movimento della “Manif pour tous”, che ha organizzato i cortei contro l’approvazione delle nozze gay. Alcuni dirigenti della “Manif pour tous” si sarebbero mobilitati in forze contro la scelta di Hollande, considerata come «una provocazione». Il leader socialista era già stato accolto con un’inedita freddezza da parte di Papa Francesco durante la sua prima visita in Vaticano, l’anno scorso. Ora la scelta di mandare Stefanini come ambasciatore presso la Santa Sede rischia di riaprire le polemiche tra Parigi e Vaticano.
«La sessualità è una questione strettamente privata, ci asteniamo da ogni commento», puntualizzano a Parigi, spiegando che in questo genere di dossier «non c’è mai un niet », quanto piuttosto «un’assenza di risposta» sulla proposta di candidatura. «In ogni caso — dicono dal Quai d’Orsay — la procedura è ancora in corso».
Un caso analogo si era già verificato nel 2008, sempre per l’incarico di ambasciatore francese in Vaticano. Allora la sede rimase vacante per quasi un anno e tra i candidati non graditi figuravano un luterano, un divorziato e anche allora un omosessuale dichiarato.
Dopo l’iniziale ritardo del gradimento da parte della Santa Sede, il governo francese avrebbe cominciato a pensare a nomi alternativi a Stefanini. Hollande però ha fermato qualsiasi ipotesi di cambio: il candidato è uno solo. Dall’entourage del Presidente, ricordano che il Pontefice aveva detto nel 2013 a proposito delle persone omosessuali: «Chi sono io per giudicare?». Ora quel giudizio è sospeso.
2. IL GELO DELLA SANTA SEDE: QUESTIONE CHIUSA
Marco Ansaldo per “la repubblica”
«No comment ». Un diniego secco. Così reagisce il Vaticano sull’accredito che ha negato, ormai 3 mesi fa, e senza alcuna intenzione di cambiare idea, all’ambasciatore francese designato, Laurent Stefanini. Un “no” che la dice in realtà lunga sui rapporti non facili tra Parigi e la Città del Vaticano. La Sala Stampa vaticana non diffonderà alcun comunicato, e non ci sarà alcuna dichiarazione ufficiale da parte del “governo” della Santa Sede.
Perché quel «no comment» dal sapore così tranciante, fanno capire tra le righe fonti pontificie, significa innanzitutto che la Santa Sede non intende prendere posizione su una vicenda che ritiene di avere già esaurito per vie interne: cioè il respingimento dell’accredito al diplomatico Stefanini.
E non certo per una questione di sua incapacità professionale: Stefanini è ben conosciuto, ha svolto un ruolo di consigliere a Villa Bonaparte, e ha accompagnato il Papa in aereo lo scorso anno nella visita a Strasburgo. Quanto piuttosto per opportunità, viste le tendenze dichiaratamente omosessuali dell’ambasciatore, in un ambiente in cui il tema dell’apertura della Chiesa ai gay è uno degli argomenti di battaglia tra riformisti e conservatori al Sinodo dei vescovi. Stefanini, infatti, diverrebbe il primo ambasciatore gay in Vaticano. E sarebbe evidente l’imbarazzo della Santa Sede, nonostante le parole di Francesco sugli omosessuali («chi sono io per giudicare »).
Della vicenda in Vaticano si è occupata la Segreteria di Stato, nella sua seconda sezione, dedicata agli Affari internazionali. Ma è pur vero che Francesco ha avuto, in questi due anni di pontificato, due momenti di forte imbarazzo diplomatico di fronte a personalità internazionali. Da ultimo, lo scorso novembre, quando il Pontefice che predica la povertà si è visto costretto a non rifiutare l’invito ad Ankara dentro il fastoso palazzo presidenziale del Capo dello Stato turco, Recep Tayyip Erdogan.
Ma la sua prima “maschera”, «un volto di pietra» come ricorda a Repubblica ancora con sorpresa un altissimo prelato che assistette al colloquio, il Papa argentino la indossò proprio con Hollande, quando nel gennaio 2014 il capo dell’Eliseo, già sulla bocca di tutti per la relazione extraconiugale con l’attrice Julie Gayet, arrivò in Vaticano reduce da posizioni fieramente laiche su temi scottanti in pieno dibattito a Parigi: aborto, eutanasia, matrimonio gay, suicidio assistito. Tutti giudicati come molto delicati dalla Chiesa.
In Curia c’è così chi considera questa nomina «una provocazione» di Hollande. Il quale, difatti, sembra ora impuntarsi sul nome di Stefanini. È chiaro che il Vaticano non recederà dai propri propositi. Siamo, insomma, al muro contro muro. Ma, come spiegano ancora nella Santa Sede, «l’ambasciatore Stefanini non verrà a Roma, non sarà accreditato in Vaticano».
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