ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 1 maggio 2015

Cardinal-Califfo

Crisi di una chiesa

“Il Papa fermi subito quel cardinale, è come il califfo al Baghdadi”

Petizione contro il vescovo di Utrecht, accusato di voler chiudere mille chiese. Lui: “Mancano soldi e preti”


Il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht
Roma. Dodicimila firme sono state recapitate in Vaticano per chiedere al Papa di fermare la mano del cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht e presidente della Conferenza episcopale olandese, pronto a chiudere un migliaio di chiese locali. L’accusa è di “fare come lo Stato islamico nel vicino oriente”, dove da  un anno le croci vengono divelte, gli edifici di culto rasi al suolo, gli altari addobbati con le nere bandiere jihadiste e le statue di santi e madonne prese a picconate.
“Quando dei cattolici paragonano le azioni del loro cardinale a quelle dei miliziani dello Stato islamico, è difficile dialogare”, ha detto Roland Enthoven, portavoce dell’arcidiocesi, al Catholic News Service. I firmatari sostengono che se passasse il piano elaborato dal porporato, le conseguenze “sarebbero catastrofiche”: niente più messe nelle città e nei villaggi. Il problema, rispondono da Utrecht, è che a messa in Olanda già non ci va più nessuno: se negli anni Cinquanta la partecipazione domenicale era pari al 90 per cento dei cattolici, adesso siamo scesi al 5, quando va bene. Con una o due file di banchi occupate da anziani. Troppo alti i costi di mantenimento, e poi non ci sono più preti.

ARTICOLI CORRELATI La teologia col forcone del vescovo di Anversa contro Paolo VI e Wojtyla Olanda senza Cristo Tra quarant’anni l’Europa secolarizzata sarà terra per ateiLo scorso autunno, Eijk aveva ridotto le 326 parrocchie sotto il suo controllo a 48 unità territoriali, ciascuna con un solo centro eucaristico. Quelle rimaste aperte, spesso, ospitano gare di skateboard per pagarsi il riscaldamento. Nel dicembre del 2013, nel corso della visita ad limina apostolorum, il cardinale disse al Papa – “rimasto scioccato” – che “entro il 2020, un terzo delle nostre chiese non sarebbe stato più in grado di celebrare il culto divino. Due terzi entro il 2025”. Con la prospettiva, destinata a divenire realtà entro cinque anni, dell’islam seconda religione del paese. Il teologo e sacerdote Joseph Wissink ha scritto al cardinale chiedendogli di ripensarci: basterebbe organizzare qualche concerto e tutto sarebbe risolto. Eijk non risponde, neppure a quanti lo paragonano al califfo Abu Bakr al Baghdadi. Un polverone costruito sul nulla, scrive Mark de Vries sul suo blog dedicato all’attualità della chiesa d’Orange: “Sono i consigli parrocchiali a decidere di sprangare le chiese, non il vescovo. Naturalmente, quest’ultimo può influenzare il processo unendo tra loro le parrocchie o redistribuendo i sacerdoti, ma una chiesa costa in termini di soldi e personale”, e se questi mancano bisogna regolarsi di conseguenza.

In Belgio, per ripopolare le chiese non ancora trasformate in mercati ortofrutticoli, si sono inventati i funerali per cani. Le esequie di Miss Chiwa, un chihuahua di undici anni, hanno registrato una grande partecipazione di fedeli. Il parroco di Auvelais non ci vede nulla di strano: “Ho accettato per la notorietà del cane. E poi gli animali sono presenti nella Bibbia”.
di Matteo Matzuzzi | 28 Aprile 2015 
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/04/28/olanda-califfo-chiesa-papa-cattolici___1-v-128234-rubriche-papa-francesco_c341.htm
Il sorpasso entro un secolo

Tra quarant’anni l’Europa secolarizzata sarà terra per atei

Indagine del Pew Research Center: “Nel 2100, i musulmani sulla Terra saranno più numerosi dei cristiani”
di Matteo Matzuzzi | 11 Aprile 2015

Entro quarant'anni, il numero dei fedeli musulmani raggiungerà quello dei cristiani
Roma. “E’ facile dimenticare la qualità globale della fede. Per molti secoli ha prevalso l’abitudine di pensare al cristianesimo come alla tradizione distintiva dell’Europa e dei suoi territori periferici ed ex colonie, in particolare delle Americhe”, scrive lo storico Philip Jenkins in “Chiesa globale, la nuova mappa”, un libro pubblicato qualche mese fa dalla Editrice missionaria italiana. “Ma già mille anni fa – aggiunge – il cristianesimo era transcontinentale, con centri fiorenti in Africa e in Asia non meno che in Europa. Antiche chiese continuavano a prosperare in Siria, in Iraq e in Etiopia, e probabilmente c’erano più cristiani in Asia che in Europa”. Sarebbe bene, insomma, che l’uomo occidentale lo capisse prima o poi, smettendo di pensare al cristianesimo come qualcosa di meramente europeo solo perché in quel continente ci sono le cattedrali gotiche che fanno a gara a quale è più alta.

Adesso è l’autorevole Pew Research Center a confermare la tesi di Jenkins. Già da un secolo, lentamente, i cristiani si stanno spostando verso il sud del pianeta e la deriva proseguirà almeno nei prossimi quattro decenni. Così dicono le proiezioni demografiche, i dati a disposizione, i numeri di fedeli e battesimi e circoncisioni nel globo. La buona notizia, per i cristiani, è che nel 2050 saranno più o meno quelli di adesso. Nessuna scomparsa, eventi tragici e decapitazioni di massa permettendo, è all’orizzonte. La cattiva, è che saranno sempre più incalzati dai musulmani, che se nel 2010 rappresentavano il ventitré percento della popolazione mondiale rispetto al trentuno dei cristiani, nel 2050 saranno il ventinove contro il trentuno.

Il sorpasso, insomma, è questione di tempo e inevitabile e si concretizzerà entro la fine del secolo. A cambiare, sarà il radicamento geografico (e quindi culturale) dei cristiani. Tra quarant’anni, solo il quindici per cento dei fedeli a Gesù presenti sulla Terra sarà europeo. Un secolo fa era il sessantasei per cento, cinque anni fa il venticinque. Il continente più secolarizzato continuerà ad assistere alla chiusura delle chiese, alla loro demolizione o al riadattamento delle navate e dei presbiteri in mercati ittici od ortofrutticoli. Il vero polmone della cristianità sarà l’Africa subsahariana: è lì che vivranno quattro cristiani su dieci. “Cinque delle maggiori popolazioni cristiane al mondo – in Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Tanzania, Etiopia e Uganda – saranno in Africa, si legge nel rapporto. Caleranno anche i cristiani in America del nord (passeranno dal dodici al dieci per cento) e, a sorpresa, anche quelli dell’America latina, anche se sarà lì che sarà radicata la seconda maggiore comunità cristiana sul pianeta. Nessuna impennata in Asia, nonostante dai tempi di Matteo Ricci si scommetta sull’oriente. Lo storico Andrea Riccardi sottolineava su questo giornale che “già negli anni Trenta si diceva che l’Asia rappresentava la sfida, poi le cose non sono andate avanti per il meglio”. Certo, c’è l’incognita cinese che potrebbe cambiare ogni prospettiva e proiezione a medio e lungo termine. Mettendo insieme i dati dei fedeli alla chiesa patriottica di Stato e quelli della comunità sotterranea perseguitata in comunione con Roma, e aggiungendo a essi i protestanti e gli ortodossi, la Cina potrebbe infatti essere il paese con più cristiani al mondo.

Più musulmani che ebrei negli Stati Uniti
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