ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 30 maggio 2015

Chirurgia nell'ospedale da campo

La scure non è un bisturi
Sono ben consapevole dei miei eccessi di zelo e, se con essi ho ferito o scandalizzato qualcuno, ne chiedo perdono dal profondo del cuore, innanzitutto a Dio e poi alle persone interessate. Il profeta al quale mi ispiro, quando il Signore lo interpella nel deserto, gli risponde con queste parole: Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum (1 Re 19, 10). È il modo in cui la Vulgata tenta di tradurre un costrutto caratteristico della lingua ebraica: si ripete il medesimo verbo in due forme differenti per conferire all’espressione la massima intensità possibile; in italiano si potrebbe tradurre: «Ardo di zelo incontenibile per il Signore, Dio degli eserciti». Altro esempio, ma di diverso ambito semantico: Gaudens gaudebo (Is 61, 10), ovvero: «Gioisco di gioia immensa».

È evidente che lo zelo, oltre che ardente, deve essere in pari tempo conforme sia alla ragione che alla carità. Una sua eruzione incontrollata può fare più danno che altro, ottenendo in definitiva un effetto contrario a quello che si prefiggeva. Detto questo, rimane pur vero che il suo strumento più adatto non può essere il bisturi, che si usa invece nella direzione delle anime. Per denunciare e stroncare l’errore ci vuole un altro attrezzo, quello che dà il nome a questo sito. Se nella vita naturale non è la stessa mano ad usare il bisturi e la scure, nella vita dello Spirito è possibile, purché si usi discernimento. Nella confessione, generalmente, non uso la seconda – a meno che non abbia davanti un cuore indurito che non vuol riconoscere i suoi peccati. Siamo tutti peccatori a cominciare da chi scrive: ma Dio solo vede le lacrime che verso per averlo tanto offeso…

Ecco dunque quel che ci vuole: uno zelo intelligente e caritatevole, che non miri cioè a sfogare il proprio sdegno, ma a pulire e dissodare il terreno per potervi piantare qualcosa. L’esasperazione, talvolta, fa brutti scherzi, ma l’importante è rendersene conto subito – anche grazie alla carità delle osservazioni altrui, che sono voce di Dio – e rimediare nel miglior modo possibile. In ogni caso, preferisco cedere di tanto in tanto all’imprudenza infiammandomi come un cerino che cadere in quel letargo spirituale in cui ho visto scivolare anche validi e combattivi confratelli, pur di non ammettere con semplicità che certi gesti e parole, da parte di chi è considerato Capo visibile della Chiesa, sono inammissibili. C’è una prudenza benefica, perfezionata dalla grazia e illuminata dallo Spirito Santo, così come c’è una prudenza letale per l’anima propria e per quelle altrui, quella “prudenza” tipicamente clericale, viscida e tortuosa, che riduce insensibilmente ad un habitus morale di inafferrabile e indefinibile ambiguità.

Due sono le strade possibili; la scelta si impone. Se guardo ai Santi predicatori, non ho alcun dubbio sulla direzione da prendere. San Domenico, per esempio, è rappresentato con una torcia ardente; san Vincenzo Ferrer con la fiamma dello Spirito sul capo; san Luigi Maria Grignion de Montfort, al quale è dedicata la parrocchia virtuale, con la Croce in mano nell’atto di arringare le folle per spronarle alla conversione. Lo zelo “imprudente” di quest’ultimo gli valse di farsi cacciare da tutte le diocesi in cui passava, nonostante la “patente” di missionario apostolico concessagli da Clemente XI. Altri tempi, altri papi… Alla fine, il vescovo della Vandea lo prese sotto la propria protezione e il Santo consumò là le sue ultime energie, prima di rendervi l’anima all’ètà di quarantatré anni. Le imperscrutabili vie della Provvidenza: proprio la regione che, ottant’anni dopo, avrebbe eroicamente combattuto per la sua fede, la quale avrebbe resistito perfino al barbaro genocidio perpetrato dalle colonne infernali inviate dai giacobini di Parigi.

Con questa fede nella guida provvidenziale della storia e in quella materna della Regina celeste, anche noi intraprendiamo la santa battaglia per la rinascita della Chiesa dalle sue radici. Un uragano sta per spazzare via i rami secchi, quei tralci che non sono rimasti uniti alla Vite vera con una fede retta e un’autentica vita di grazia; pur essendo ancora sulla pianta, non ne ricevono più la linfa. È pur vero che il Signore ha il potere di innestarli di nuovo, ma a questo fine è indispensabile una radicale conversione, che al momento è per molti umanamente impossibile a causa di un generale accecamento delle coscienze. Quando però, dopo che tutti gli appelli saranno caduti nel vuoto, arriverà il castigo divino quale ultimo rimedio disponibile, folle e folle correranno alla ricerca di un rifugio spirituale. In fondo in fondo sanno bene di non essere nel giusto: una vocina, per quanto fievole e negletta, sussurra sempre ai loro cuori intorpiditi il richiamo alla verità immutabile che salva; la loro violenta intolleranza verso i pochi che ancora la difendono pubblicamente è solo un tentativo di zittire quello scomodo, ma amorevole bisbiglio.

Formiamo dunque dei focolai di resistenza, dei cenacoli di preghiera e di carità operosa che non solo sostengano la lotta, ma siano pronti ad accogliere quanti, quando sarà il momento, chiederanno aiuto di fronte alla minaccia. Al cancro generalizzato che ha invaso la Chiesa militante a partire dal clero può porre rimedio unicamente un intervento dall’alto; coloro che, scossi dal terrore, apriranno gli occhi sui propri peccati e accetteranno di rinunciarvi realmente, troveranno luoghi accoglienti e risplendenti della luce di Dio per ricominciare una vita nuova nella grazia. Perché ciò sia possibile bisogna però prender le distanze dagli ambienti ecclesiali in cui regnano confusione dottrinale e corruzione morale: la donna dell’Apocalisse deve fuggire nel deserto per esservi protetta e nutrita da Dio (cf. Ap 12, 6). È là che il Signore cresce i Suoi con la manna nascosta (cf. Ap 2, 17) e la Vergine Madre prepara il Suo esercito di piccoli, quelli che il Montfort preconizzò quali apostoli degli ultimi tempi. Che Ella stessa ci mostri i passi concreti da compiere.


http://lascuredielia.blogspot.it/2015/05/la-scure-non-eun-bisturi-sono-ben.html 

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