per “liberare la teologia dalla legge naturale”
Le tesi del teologo Eberhard Schockenhoff
Il professor Eberhard Schockenhoff
Roma. La lista dei partecipanti alla riunione a porte chiuse ospitata lunedì scorso dall’Università Gregoriana per discutere dei temi caldi del Sinodo prossimo venturo e di cui abbiamo dato conto su queste pagine mercoledì, è pubblica. Era assente il rettore François-Xavier Dumortier S.I., che al Sinodo fu relatore di uno dei circoli minori più determinati a passare nel tritacarte la relatio post disceptationem.
Un solo cardinale presente, il rampante Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, capo dell’episcopato tedesco e coordinatore del Consiglio vaticano per l’economia. Insieme a lui, uno stuolo di vescovi suoi connazionali, svizzeri e francesi; teologi, studiosi, giornalisti accuratamente selezionati. Quelli in presunto dissenso rispetto alla linea ufficiale del meeting – e cioè trovare il modo per dare una svecchiata all’insegnamento cattolico in fatto di morale sessuale e familiare – non sono neppure stati messi al corrente dell’iniziativa, benché titolari di diocesi presenti nei tre paesi organizzatori, come ha riportato l’agenzia Kath.net. Qualcuno tra gli invitati ha invece declinato perché in altre faccende affacendato e così s’è perso le dotte dissertazioni sul “venire insieme” e le elucubrazioni riguardanti la vita che s’allunga e la necessità di rivedere il concetto di fedeltà.
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Tra gli oratori di maggior prestigio figurava padre Eberhard Schockenhoff, professore di Teologia morale a Friburgo, esperto di etica, già assistente di Walter Kasper all’Università di Tubinga. Il vaticanista Edward Pentin, sul National Catholic Register, l’ha definito una delle menti di riferimento delle gerarchie ecclesiatiche di Germania su tutto ciò che attiene alla morale cattolica. Non a caso, da un anno e mezzo è una sorta di consigliere della conferenza episcopale nel cammino di preparazione sinodale. Lunedì, al consesso dedicato alla riflessione sulla “vocazione e missione della famiglia in seno alla chiesa nel mondo di oggi”, Schockenhoff ha preso la parola subito dopo la Kaffepause, verso le 11 antimeridiane.
Le sue tesi sono assai note, dalla critica dell’impianto su cui è imbastita l’Humanae Vitae di Paolo VI (in particolare per quanto concerne la regolazione delle nascite), all’appoggio di un atteggiamento meno rigorista e severo nei confronti di quanti, tra le file del clero, hanno orientamenti omosessuali. Una necessità dovuta alla constatazione – scriveva il teologo – che “i fedeli stanno diventando sempre più distanti dalla moralità sessuale della chiesa, che appare irrealistica e loro ostile”. Posizioni condivise dal cardinale Marx, che nella omelia di Pentecoste di domenica scorsa aveva esortato la chiesa ad aprirsi agli omosessuali, perché l’importante “non è ciò che ci divide, bensì quanto ci unisce”.
Tra gli oratori di maggior prestigio figurava padre Eberhard Schockenhoff, professore di Teologia morale a Friburgo, esperto di etica, già assistente di Walter Kasper all’Università di Tubinga. Il vaticanista Edward Pentin, sul National Catholic Register, l’ha definito una delle menti di riferimento delle gerarchie ecclesiatiche di Germania su tutto ciò che attiene alla morale cattolica. Non a caso, da un anno e mezzo è una sorta di consigliere della conferenza episcopale nel cammino di preparazione sinodale. Lunedì, al consesso dedicato alla riflessione sulla “vocazione e missione della famiglia in seno alla chiesa nel mondo di oggi”, Schockenhoff ha preso la parola subito dopo la Kaffepause, verso le 11 antimeridiane.
Le sue tesi sono assai note, dalla critica dell’impianto su cui è imbastita l’Humanae Vitae di Paolo VI (in particolare per quanto concerne la regolazione delle nascite), all’appoggio di un atteggiamento meno rigorista e severo nei confronti di quanti, tra le file del clero, hanno orientamenti omosessuali. Una necessità dovuta alla constatazione – scriveva il teologo – che “i fedeli stanno diventando sempre più distanti dalla moralità sessuale della chiesa, che appare irrealistica e loro ostile”. Posizioni condivise dal cardinale Marx, che nella omelia di Pentecoste di domenica scorsa aveva esortato la chiesa ad aprirsi agli omosessuali, perché l’importante “non è ciò che ci divide, bensì quanto ci unisce”.
di Matteo Matzuzzi | 29 Maggio 2015
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