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giovedì 28 maggio 2015

Pensano al ni?

“Nozze gay? Una sconfitta per l’umanità”, dice Parolin. Ma s’avanza il fronte novatore su sesso e famiglia

E’ in arrivo il nuovo Instrumentum laboris, attese novità


Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin
Roma. Il cardinale segretario di stato di Sua Santità, Pietro Parolin, guarda i risultati del referendum irlandese che ha dato il via libera alle nozze tra persone dello stesso sesso, e dice che si tratta “non solo di una sconfitta dei princìpi cristiani, ma d’una sconfitta dell’umanità”. La famiglia, ha aggiunto, “rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e prmuovere la famiglia perché ogni futuro dell’umanità e della chiesa anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni rimane la famiglia”. Nel frattempo, vescovi, teologi e cardinali di Svizzera, Germania e Francia dibattevano alla Pontificia Università Gregoriana di sesso e famiglia, piatto forte del decisivo Sinodo prossimo venturo convocato dal Pontefice all’alba dell’autunno del 2013.
Una riunione, guidata dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga e dai presidenti delle conferenze episcopali elvetica e francese, Markus Büchel e Georges Pontier, divisa in tre parti: studio sull’ermeneutica biblica per cominciare – in particolare le parole di Gesù su matrimonio e divorzio – quindi riflessione sulla teologia dell’amore e infine dissertazioni varie sull’applicazione dell’insegnamento morale cattolico ai tempi d’oggi. Aspetto difficile, visto che – come mettono per iscritto i vescovi tedeschi in una nota – “nel contesto sociale delle nostre società l’individuo è chiamato a confrontarsi con crescenti difficoltà senza posa nella costruzione responsabile della propria vita”. Il tutto a porte chiuse, per circa cinquanta invitati. “Fanno fronte comune, ma non siamo in presenza di una riedizione di quanto già visto all’apertura del Vaticano II”, dice al Foglio il vaticanista di lungo corso Gian Franco Svidercoschi, già vicedirettore dell’Osservatore Romano: “Allora i franco-tedeschi si ribellarono alla curia sulla questione delle commissioni conciliari”.

ARTICOLI CORRELATI La legge del desiderio Primi botti in vista del Sinodo di ottobre. Dalla Svizzera fanno sapere che “la Santa Famiglia non è più il modello ideale” Smettere di vietare il matrimonio gay non è solo sensato, è una battaglia di destraSemmai, aggiunge, “c’è da chiedersi cosa ci possa essere di fondamentalmente nuovo rispetto a quanto i rappresentanti di queste conferenze episcopali avevano già detto nei mesi scorsi”. Il fatto di aver scelto Roma come sede della riunione, nota Svidercoschi, “fa però venir meno la parvenza della provocazione. Penso uscirà una proposta che sarà portata all’attenzione del Pontefice; un testo per fargli sapere che non si può tornare al punto di partenza”. E chissà se nella relatio post consesso da far leggere a Francesco si infileranno anche le frasi su “carezze, baci e coito inteso come venire insieme” che hanno risuonato nelle auguste aule della Universitas romana retta dai padri gesuiti. D’altronde, uno dei partecipanti ha focalizzato il proprio intervento sulla constatazione che “lo stimolo sessuale rappresenta la base per un rapporto duraturo”, mentre una collega asseriva certissima che “con l’allungarsi della vita anche la frontiera della fedeltà si sposta” e che insomma stare insieme allo stesso partner per decenni alla fine può annoiare. Attenzione, però, a parlare di assemblee e ritrovi carbonari: “Chiusura non significa tener nascosto qualcosa, bensì dare a tutti la libertà di dire quel che pensano”, osserva al Foglio il teologo Andrea Grillo, docente al Pontificio ateneo Sant’Anselmo. “C’è necessità di comprendere la realtà e c’è bisogno di predisporre strumenti concettuali nuovi per mettersi in contatto con questa realtà”.

“Serve – spiega Andrea Grillo – un’impostazione teologica diversa”: “Il problema non è dire che la dottrina è rigida e che quindi va resa meno rigida. Ci vorrebbe più mediazione teologica, che a Trento, al Concilio Vaticano I e al Vaticano II era qualcosa di fondamentale; si pensi solo ai documenti prodotti in quelle assise. Questo, oggi, si è perso. E’ naturale, quindi, che siano le conferenze episcopali locali a farsi carico di questa incombenza”. Soprattutto se “l’incentivo a dire quel che si pensa”, alla parresia, “arriva direttamente dall’alto, dal Papa e da importanti personalità a lui vicine”. Non è tanto il parlare franco di questi giorni a stupire Grillo, quanto piuttosto l’eccessiva cautela mostrata prima: “Forse, dato anche l’input dall’alto, ci si sarebbe potuti attendere che i teologi fossero più rapidi nel rispondere. Ma c’era una certa paura di esporsi, che negli ultimi mesi sembra svanita”. Di certo, e questa riunione l’ha confermato, “ben pochi, forse nessuno, erano per l’immobilismo, per confermare quel che si è sempre detto in tema di insegnamento cattolico sulla morale. Ora si discute semmai su come e  quanto muoversi”. Svidercoschi è d’accordo: “C’è forse il timore che non si facciano passi avanti e quindi si vuol rimarcare il fatto che non si può tornare indietro”. E quanto avvenuto alla Gregoriana è solo un esempio, dice il docente del Sant’Anselmo, ricordando che solo l’11 maggio si è tenuta alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale una giornata di studio sul tema della indissolubilità. “I pastori si sono resi conto che, per affrontare una situazione di costume e sociologica come questa, necessitano di una impostazione teologica diversa. Il problema è quello di confrontarsi con una tradizione morale e giuridica scollata dalla realtà”. Che fare dunque? Il teologo ritiene che l’elemento che più s’è affermato negli ultimi mesi di dibattito ha a che fare con la gradualità eucaristica: “Si parla sempre di gradualità penitenziale, ma mai di quella eucaristica”.

Alla fine si arriverà forse a discutere la distinzione tra il matrimonio inteso come sacramento e il matrimonio come contratto. “E’ la linea tedesca,  dopotutto”, spiega Grillo. Sarebbe importante, aggiunge, “rileggere l’esperienza delle seconde nozze non più come adulterio continuato”. E’ una strada che inizia a farsi largo, specie in settori dell’episcopato francese: “La categoria medievale che noi seguiamo non ha più concretezza nella realtà che viviamo ormai da due secoli”. Il dibattito, insomma, potrebbe portare progressivamente alla “distinzione del peccato grave dall’adulterio”. Si tratta di ammettere che “anche le seconde nozze, pur tra le normali ferite del caso, possono non rappresentare una condizione di peccato”. Finora, aggiunge Grillo, si è troppo pensato e discusso su “approcci e soluzioni che riguardano il singolo” e non si è guardato al problema nella sua globalità e complessità. Intanto, tra poche settimane sarà diffuso il nuovo Instrumentum laboris, la traccia per il confronto nell’Aula Nuova del Sinodo. Allo studio anche la possibilità di aggiornare la metodologia dei lavori.

di Matteo Matzuzzi | 26 Maggio 2015 

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/05/26/referendum-irlanda-parolin-chiesa-gay-sinodo___1-v-129208-rubriche_c293.htm
VaticanoFamiglia e gay nella Chiesa sarà scontro al Sinodo 
 Il Messaggero 
(Franca Giansoldati) Terzo mondo  contro Occidente. Al Sinodo d’autunno si scontreranno due diverse visioni sulla  famiglia, visto che questa realtà riflette le grandi trasformazioni in corso. Difficile immaginare  l’epilogo. Intanto perché i vescovi africani e asiatici stanno facendo blocco comune, non condividendo  l’analisi degli episcopati di Usa, Germania, Svizzera, Belgio, Olanda, Austria, dove la famiglia è  variegata, con nuclei a geometrie variabili. Divorzi, figli di primo, secondo, terzo letto, nuclei di  gay che si occupano dei propri bambini (adottati o nati fuori dalla propria realtà) come qualsiasi  altro genitore.
Quello che un tempo era anomalo, oggi in Europa è la norma. Per la Chiesa un rebus, per Papa Francesco un problema. Per questo sta cercando una mediazione e la frase del cardinale  Parolin va letta in questa ottica. Dal 28 al 31 maggio in Mozambico gli episcopati africani si  confronteranno con il Consiglio della Conferenze d'Europa (CCEE). In agenda le sfide  antropologiche, sociali ed ecclesiali. Dal comunicato finale si capirà se la spaccatura è insanabile. E' dai tempi dei Dico che la Chiesa ha  aperto ai diritti delle coppie gay, proponendo di modificare il Codice ma senza parificarlo al  matrimonio. Adesso il discorso si sposta sul piano ecclesiale e pastorale. Le risposte ai questionari  inviati dalla Santa Sede agli episcopati per raccogliere le opinioni, in vista del Sinodo, confermano  ciò che era già evidente: diverse Chiese del Nord sperano in un cambiamento dottrinale e non solo  pastorale. Non c’è solo la comunione ai divorziati risposati ma pure le coppie gay. A farsi portavoce del disagio degli africani ci aveva pensato il cardinale Sarah, guineano. «Io sono tra coloro che non  permetteranno che la pastorale sostituisca la dottrina».
Il Messaggero, 28 maggio 2015
http://ilsismografo.blogspot.it/2015/05/vaticano-famiglia-e-gay-nella-chiesa.html

09:00 - SINODO FAMIGLIA: MONS. BÜCHEL (SVIZZERA), INCONTRO GREGORIANA PER “TROVARE SOLUZIONI ALLE SFIDE”

Arricchire il dibattito in corso e trovare soluzioni concrete alle numerose difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare. Così il presidente dei vescovi svizzeri, monsignor Markus Büchel, spiega al Sir lo scopo della giornata di studio promossa dai presidenti delle Conferenze episcopali di Germania, Svizzera e Francia, che si è svolta il 26 maggio a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana in vista del prossimo Sinodo di ottobre sulla famiglia. “Questa giornata - dice il vescovo - si situa nel prolungamento dell’incontro annuale delle presidenze delle tre Conferenze episcopali limitrofe della Svizzera, della Francia e della Germania che si è svolto in gennaio quest’anno a Marsiglia. Lo scambio fraterno sulle questioni attuali si trova al centro di questi incontri”. La giornata di lavoro romana è stata sostenuta dal cardinale Reinhard Marx (Germania), da mons. Markus Büchel (Svizzera) e da monsignor Georges Pontier (Francia) e ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone. Si tratta - spiega il vescovo Büchel - del secondo appuntamento dopo la riunione a porte chiuse che si è svolta a Marsiglia. (segue)

09:01 - SINODO FAMIGLIA: MONS. BÜCHEL (SVIZZERA), INCONTRO GREGORIANA PER “TROVARE SOLUZIONI ALLE SFIDE” (2)

“L’auspicio dei tre presidenti che hanno lanciato l’invito per una giornata di studio - dice il vescovo di San Gallo - era di arricchire la riflessione sui fondamenti biblici e teologici dei temi del Sinodo dei vescovi sulla ‘vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo’. L’auspicio era anche di precisare le problematiche che sono al cuore dei dibattiti attuali sul matrimonio e la famiglia”. Il vescovo ricorda, infatti, che l’assemblea generale ordinaria del Sinodo avrà luogo in ottobre. “Occorre - aggiunge - dappertutto nel mondo, approfittare del tempo a disposizione. Papa Francesco auspica che siano lasciate maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e che si trovino soluzioni concrete alle numerose difficoltà e alle innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v4_s2doc_b.stampa_quotidiani_cons?id_oggetto=313783&stampa_auto=0
Papa: gesuiti e domenicani lo appoggiano, qualche vescovo no
 AGI 
(Salvatore Izzo) "Il Pontefice non da' lezioni su come debba  essere un vescovo: quando parla ai pastori, notiamo che ha un orecchio  attento al Vangelo e l'altro al popolo fedele. Attraverso le sue parole,  le sue pause, i suoi esempi, i suoi sorrisi e i suoi gesti, riusciamo a  formarci un'immagine fortemente unitaria di cio' che e' un Pastore  centrato nell'amore a Gesu' e che riunisce il suo popolo: un uomo di comunione". Civilta' Cattolica, la prestigiosa rivista romana dei  gesuiti, commenta cosi' il discorso di Papa Francesco ai vescovi  italiani, esortati, scrive, ad "essere uomini di comunione" con una  speciale "sensibilita' ecclesiale", cioe' vescovi pastori e non  "vescovi-pilota", cioe' a rinforzare "l'indispensabile ruolo di laici  disposti ad assumersi le responsabilita' che a loro competono". Un  intervento criticato da alcuni (pochi) vescovi italiani davanti allo  stesso Pontefice, con parole forti che sono trapelate oggi su internet.
Sulla stessa rivista interviene - rispondendo alle domande del direttore, padre Antonio Spadaro - anche un autorevole teologo domenicano, padre Jean-Miguel Garrigues che insegna teologia patristica  e dogmatica all'Institut Superieur Thomas d'Aquin, allo Studio  domenicano di Tolosa e al Seminario di Ars. Il religioso "decodifica" il  pensiero del Papa in tema di divorziati-risposati che, spiega, "non  contraddice in nulla il principio secondo il quale specificamente la  legge naturale e la legge di Cristo si applicano in uguale misura a  tutti i cristiani". Il matrimonio cristiano, cioe', e' indissolubile,  tuttavia occorre evitare una pastorale del "tutto o niente" che, afferma  padre Garrigues, "sembra piu' sicura ai teologi tuzioristi, ma porta  inevitabilmente a una 'Chiesa di puri', valorizzando prima di tutto la  perfezione formale come un fine in se', si rischia disgraziatamente di  coprire di fatto molti comportamenti ipocriti e farisaici". E Francesco,  "come un bravo medico, preferisce rischiare di far male piuttosto che  lasciare che il male dell'orgoglio spirituale si nasconda sotto un bene  formalmente virtuoso". Il blog "San Pietro e dintorni" pubblica invece  una sintesi dell'intervento del vescovo di Carpi, monsignor Francesco  Cavina, citato come "titolare di una diocesi che nel passato ha sofferto  per una catastrofe naturale". Monsignor Cavina, menzionato nel corso del  processo per la sottrazione dei documenti a Papa Benedetto XVI, ritiene  che l'immagine mediatica del Papa e' talmente preponderante da cancellare in pratica il ruolo della Chiesa locale. E in temi difficili, come la questione dei padrini e delle madrine di battesimo, sembra che  il Papa sia buono e il vescovo, che cerca di far rispettare le regole stabilite dalla Chiesa, cattivo. Cosi' quando si dice agli interessati:
 la Chiesa dice che dobbiamo fare cosi', non possiamo interpretare, quelli rispondono: ma il Papa...".
Inoltre monsignor Cavina, continua il blog, "ha messo in guardia il Pontefice dalle strumentalizzazioni; troppo spesso si sente dire: il teologo del Papa, il portavoce del Papa, uno che e' vicino al Papa. C'e' il pericolo, ha detto, che si servano di Lei. Il Papa, ha poi fatto  notare, e' spontaneo, istintivo. Una dote bellissima, ma il vescovo,  scusandosi per osare dare un consiglio, ha detto che certe espressioni  spontanee possono costituire motivo di sofferenza. Per esempio, quella  data nell'intervista a Valentina Alazraki, sulla sensazione che il suo  regno sara' breve. Ma sa come l'ha interpretata la gente? ha chiesto il  presule. Che la uccideranno, ma non sara' l'Isis a farlo, ma la Curia  romana. Non e' bello!". A "porte chiuse", ma evidentemente non  abbastanza, nell'aula del Sinodo, il vescovo di Carpi, ha avanzato "una  richiesta di carattere diocesano". "Sappiamo - ha detto il presule,  secondo quanto riporta il vaticanista Marco Tosatti nel post - che il  Papa ha ricevuto a Santa Marta questa persone e quell'altra. Da anni ho  chiesto udienza per essere ricevuto con i miei preti, che hanno lavorato  e lavorano per sostenere la gente dopo il disastro. Ma ancora non c'e' stata data la possibilita' di concelebrare con il Papa; e credo che  questi parroci ne avrebbero diritto". "Questo intervento - scrive  Tosatti - e' stato ripreso il giorno successivo da un altro presule, che  rimarcando l'assenza di una risposta su problemi precisi, ha chiesto che  il Papa si renda conto della necessita' di formulare i suoi interventi  in maniera precisa e articolata, dal momento che esiste tutto un  magistero precedente e che la Chiesa ha una lunga storia e esperienza  precedente".
(AGI)

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