A proposito del Papa e dei salari delle
donne
A riprova che l’Occidente è a tutti gli effetti una zattera alla deriva, senza più alcuna guida sicura ed autorevole, si possono prendere anche le recenti parole del Papa, che ha definito “uno scandalo” il fatto che, a parità di lavoro e per la stessa mansione, le donne vengano pagate di meno.
Un consenso plebiscitario, naturalmente, per “Papa Francesco”, tanto è buono e comprensivo verso “le donne” (e verso “i gay”, “i migranti” ecc.).
E vada pure, se queste affermazioni vanno contro la furberia di chi pensa di fare la cresta assumendo delle donne al posto degli uomini.
Ma il problema non sta nella disparità di retribuzione, come ha fatto notare il Papa.
Il problema sta nelle donne che lavorano fuori casa.
Che sono troppe e in netta maggioranza in alcuni settori, nei quali la loro indole risulta perfetta, in quanto è immagine della “sostanza” femminile, plasmabile, e dunque adattabile e consenziente. Quindi ideale per dire sempre di sì ed accettare carichi di lavoro e condizioni che l’uomo rifiuterebbe. La donna, avendo senz’altro una superiore plasticità e malleabilità rispetto all’uomo, è l’ideale per un “mondo del lavoro” impostato secondo criteri di “flessibilità” e “mobilità”.
In alcune professioni, poi, le donne sono addirittura in evidente sovrannumero, perché la loro natura, incline alla sentimentalità, le rende insostituibili. Le redazioni delle testate giornalistiche sono non a caso piene zeppe di donne, che s’infervorano per i “diritti umani” e tutto quello che suscita nell’essere umano passionalità e moralismo.
Allora, più che ascoltare un Papa che come un sindacalista si occupa di salari, cercando un facile consenso tra il “gentil sesso” e degli uomini completamente rincretiniti, è il caso di dare ascolto alle parole di un vero sapiente, che conoscendo profondamente la natura umana, e nello specifico quella del maschio e della femmina, dava le seguenti istruzioni ai suoi seguaci:
«Le donne non sono più a casa, poiché uomini crudeli le obbligano non solo al lavoro domestico ma anche fuori casa. Non ho mai visto tanta crudeltà come nel XX secolo, specie da parte degli uomini. Anche gli uomini lavorano fuori casa ed al loro rientro si siedono e si rilassano. Le donne invece quando rientrano a casa debbono continuare il lavoro casalingo ed a trent’anni cominciano ad invecchiare. Queste donne sciocche non si accorgono che gli uomini stupidi si fanno beffa di esse dicendo loro che uomini e donne sono uguali, che anch’esse posso essere poliziotte o avvocatesse o dottoresse. Le donne semplicemente dicono di sì a tutto ciò. Poi quando esse diventano madri, i loro piccoli nemmeno le conoscono poiché eccetto qualche ora vengono posti nei nidi d’infanzia. Non conoscono le cure amorevoli e l’amore materno. Le madri dopo tale esperienza dicono “abbiamo bisogno di pace, due bimbi bastano”. Di solito dicono che anche uno solo basta. Fisicamente le donne che lavorano fuori casa vengono così indebolite che non se la sentono di avere altri figli. L’Islam è dalla parte delle donne quando afferma: “Niente lavoro fuori casa per le donne”. Se fossi al potere, impedirei alle donne di lavorare fuori casa e darei loro un salario, per stare a casa, più alto di quello che gli uomini guadagnano col loro lavoro, così che esse possano essere contente in casa. In Europa vedo delle donne che partono da casa prestissimo al mattino quando è ancora buio per prendere l’autobus o il treno per recarsi al lavoro. A che pro questa crudeltà? Tutta la responsabilità pesa sulle spalle degli uomini, ma oggi la maggioranza di essi sono rappresentanti di Satana e miscredenti. Io punirei color che lasciano le loro donne andare al lavoro ed anche chi di loro non concede almeno tre ore giornalmente alla cura dei propri figli, alla propria moglie e alla propria famiglia. Ai nostri giorni le condizioni della vita comune sono basate su regole crudeli. Le donne sono costrette al lavoro, ma dobbiamo cambiare ciò dalla A alla Z e mutare la crudeltà in giustizia dando alle donne i loro diritti, Io sono totalmente per le donne che stanno a casa senza eccezioni» (Shaykh Nazim al-Haqqani an-Naqshbandi, La medicina dei profeti. Armonia tra uomo e natura, trad. it. Ed. Murid 1994).
di Enrico Galoppini
La disumanizzazione, capolinea della filosofia femminista. Una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti
Caro Direttore,
pochi giorni fa scrivevo che l’umanità sta perdendo il lume della ragione, ma ora comincio seriamente a pensare, non solo che siano le donne gli esseri umani più distratti, ma soprattutto che si siano lasciate invadere da un vero delirio di onnipotenza.
Mi si accuserà di maschilismo, di antifemminismo, di “parrucconeria”, ma mi domando come si faccia a rimanere indifferenti o, peggio ancora, a persistere nel ritenere indiscutibile diritto delle donne disporre a piacimento del proprio apparato riproduttivo o degli embrioni creati con il concorso dei propri ovuli, e poi congelati proprio come se si trattasse di pietanze da consumare in futuro, nella totale indifferenza per il parere o il desiderio di colui che un tempo è stato amato da loro, e cioè del marito, del partner, del compagno, anche se ormai è solo un ex, e che biologicamente o per di disposizione di legge risulta essere il padre di colui o di colei che dovrebbe nascere e ai quali le madri, che hanno cambiato idea, vogliono impedire di venire al mondo?
Questo è quanto succede ormai dappertutto e in particolare negli Stati Uniti, sempre all’avanguardia più nel male che nel bene. E’ anche quanto succede al finanziere miliardario Nick Loeb, il quale, giunto ai 40 anni dopo una vita familiare e affettiva disgraziatissima, ha detto di desiderare con tutte le sue forze una famiglia normale e credeva di poter realizzare questo suo umanissimo desiderio con la top model Sofia Vergara (Cfr. IL FOGLIO 2.5.2015) Si è lasciato convincere a procreare affittando un utero (forse la bella modella non voleva deteriorare il suo bel corpo, patrimonio così redditizio, o non voleva sottoporsi alle limitazioni e ai fastidi della gravidanza?) ma subito dopo la relazione si è sciolta. Che fare allora degli embrioni congelati? Il povero Nick, desideroso di diventare padre, vorrebbe “riscattarli” sollevando l’ex fidanzata da ogni responsabilità ma, a quanto pare, il diritto della signora Vergara – che vorrebbe “lasciarli congelati a tempo indeterminato” (la qual cosa, secondo lui, equivarrebbe a ucciderli) prevale, in quanto donna, su quello di lui.
Non sappiamo come finirà la battaglia legale che ha per oggetto la rivendicazione di due embrioni femminile – due “cose”,come ormai vengono considerati i figli nel mondo moderno, sulle quali è possibile mettere le royalty – ma non c’è da essere ottimisti. Il povero Nick mi sembra più una vittima che un colpevole. La sua triste esperienza di vita gli ha fatto intravedere l’importanza di una vera famiglia ma – nonostante i suoi miliardi che, in questo caso, potrebbero servire a salvare due vite umane, quelle di due figlie che desidera ardentemente – il suo umanissimo e commovente desiderio di diventare comunque padre, in un mondo che accetta la contraccezione e l’aborto come diritto inalienabile delle donne, urta contro la volontà della sua ex partner, ormai diventata prevalente.
Non ho ragione a pensare che il desiderio smodato dell’umanità – che ritiene di poter soddisfare ogni capriccio, compreso quello di Sofia Vergara di poter essere arbitra indiscussa della vita umana – generi mostri?
Le donne, dopo millenni di sottomissione all’uomo, hanno voluto prendersi la loro rivincita in un arco di tempo che, rispetto alla loro storia precedente, equivale a un batter di ciglia, e con quale risultato? Sono forse più felici delle loro nonne? La parità – raggiunta troppo in fretta sull’onda della nefasta filosofia sessantottina e non sostenuta da una parallela maturazione in senso veramente umano – si sta trasformando in prevaricazione, col risultato di alterare un assetto antropologico che, nel bene o nel male, aveva resistito per millenni, e di creare disorientamento e confusione nelle stesse coscienze maschili. Non è un caso che gli uomini, oggi, sembrano quasi temere le donne e sembrano quasi spaventati all’idea di assumersi responsabilità che durino tutta una vita, come quella del matrimonio e della paternità, ma paradossalmente, poi, è più frequente che siano le donne a volere separazioni e divorzi, allontanando i figli dai padri e gettando quasi sul lastrico l’uomo che una volta avevano amato.
Le donne stanno dimostrando di non essere affatto migliori degli uomini, come predicava ipocritamente certa filosofia femminista in voga durante la mia gioventù, ma di essere esposte alle stesse tentazioni e alle stesse lusinghe del potere che hanno sempre affascinato gli uomini. Non discuto certo il loro diritto alla parità con l’uomo nel lavoro (soprattutto avendo la stessa preparazione culturale) o nell’ambito civile (io stessa sono stata lavoratrice e conosco bene i problemi femminili del mondo del lavoro) ma penso che, considerate le conseguenze che si verificano soprattutto in ambito bioetico, con l’aborto e la procreazione extracorporea, a causa del prevalente diritto delle donne su quello dell’uomo, tutti debbano fermarsi un momento a riflettere se ne valga la pena o se tutto ciò non conduca (soprattutto le donne) a un’irrazionale ubriacatura che condurrà a una sempre progressiva disumanizzazione della nostra specie.
Grazie per avermi letto.
Carla D’Agostino Ungaretti
pochi giorni fa scrivevo che l’umanità sta perdendo il lume della ragione, ma ora comincio seriamente a pensare, non solo che siano le donne gli esseri umani più distratti, ma soprattutto che si siano lasciate invadere da un vero delirio di onnipotenza.
Mi si accuserà di maschilismo, di antifemminismo, di “parrucconeria”, ma mi domando come si faccia a rimanere indifferenti o, peggio ancora, a persistere nel ritenere indiscutibile diritto delle donne disporre a piacimento del proprio apparato riproduttivo o degli embrioni creati con il concorso dei propri ovuli, e poi congelati proprio come se si trattasse di pietanze da consumare in futuro, nella totale indifferenza per il parere o il desiderio di colui che un tempo è stato amato da loro, e cioè del marito, del partner, del compagno, anche se ormai è solo un ex, e che biologicamente o per di disposizione di legge risulta essere il padre di colui o di colei che dovrebbe nascere e ai quali le madri, che hanno cambiato idea, vogliono impedire di venire al mondo?
Questo è quanto succede ormai dappertutto e in particolare negli Stati Uniti, sempre all’avanguardia più nel male che nel bene. E’ anche quanto succede al finanziere miliardario Nick Loeb, il quale, giunto ai 40 anni dopo una vita familiare e affettiva disgraziatissima, ha detto di desiderare con tutte le sue forze una famiglia normale e credeva di poter realizzare questo suo umanissimo desiderio con la top model Sofia Vergara (Cfr. IL FOGLIO 2.5.2015) Si è lasciato convincere a procreare affittando un utero (forse la bella modella non voleva deteriorare il suo bel corpo, patrimonio così redditizio, o non voleva sottoporsi alle limitazioni e ai fastidi della gravidanza?) ma subito dopo la relazione si è sciolta. Che fare allora degli embrioni congelati? Il povero Nick, desideroso di diventare padre, vorrebbe “riscattarli” sollevando l’ex fidanzata da ogni responsabilità ma, a quanto pare, il diritto della signora Vergara – che vorrebbe “lasciarli congelati a tempo indeterminato” (la qual cosa, secondo lui, equivarrebbe a ucciderli) prevale, in quanto donna, su quello di lui.
Non sappiamo come finirà la battaglia legale che ha per oggetto la rivendicazione di due embrioni femminile – due “cose”,come ormai vengono considerati i figli nel mondo moderno, sulle quali è possibile mettere le royalty – ma non c’è da essere ottimisti. Il povero Nick mi sembra più una vittima che un colpevole. La sua triste esperienza di vita gli ha fatto intravedere l’importanza di una vera famiglia ma – nonostante i suoi miliardi che, in questo caso, potrebbero servire a salvare due vite umane, quelle di due figlie che desidera ardentemente – il suo umanissimo e commovente desiderio di diventare comunque padre, in un mondo che accetta la contraccezione e l’aborto come diritto inalienabile delle donne, urta contro la volontà della sua ex partner, ormai diventata prevalente.
Non ho ragione a pensare che il desiderio smodato dell’umanità – che ritiene di poter soddisfare ogni capriccio, compreso quello di Sofia Vergara di poter essere arbitra indiscussa della vita umana – generi mostri?
Le donne, dopo millenni di sottomissione all’uomo, hanno voluto prendersi la loro rivincita in un arco di tempo che, rispetto alla loro storia precedente, equivale a un batter di ciglia, e con quale risultato? Sono forse più felici delle loro nonne? La parità – raggiunta troppo in fretta sull’onda della nefasta filosofia sessantottina e non sostenuta da una parallela maturazione in senso veramente umano – si sta trasformando in prevaricazione, col risultato di alterare un assetto antropologico che, nel bene o nel male, aveva resistito per millenni, e di creare disorientamento e confusione nelle stesse coscienze maschili. Non è un caso che gli uomini, oggi, sembrano quasi temere le donne e sembrano quasi spaventati all’idea di assumersi responsabilità che durino tutta una vita, come quella del matrimonio e della paternità, ma paradossalmente, poi, è più frequente che siano le donne a volere separazioni e divorzi, allontanando i figli dai padri e gettando quasi sul lastrico l’uomo che una volta avevano amato.
Le donne stanno dimostrando di non essere affatto migliori degli uomini, come predicava ipocritamente certa filosofia femminista in voga durante la mia gioventù, ma di essere esposte alle stesse tentazioni e alle stesse lusinghe del potere che hanno sempre affascinato gli uomini. Non discuto certo il loro diritto alla parità con l’uomo nel lavoro (soprattutto avendo la stessa preparazione culturale) o nell’ambito civile (io stessa sono stata lavoratrice e conosco bene i problemi femminili del mondo del lavoro) ma penso che, considerate le conseguenze che si verificano soprattutto in ambito bioetico, con l’aborto e la procreazione extracorporea, a causa del prevalente diritto delle donne su quello dell’uomo, tutti debbano fermarsi un momento a riflettere se ne valga la pena o se tutto ciò non conduca (soprattutto le donne) a un’irrazionale ubriacatura che condurrà a una sempre progressiva disumanizzazione della nostra specie.
Grazie per avermi letto.
Carla D’Agostino Ungaretti
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.