20 giugno. Perché non andare a Roma. Elisabetta Frezza risponde ad alcuni lettori
Abbiamo ricevuto da Elisabetta Frezza, co-autrice con Patrizia Fermani dell’articolo “20 giugno a Roma. C’era una volta il Family Day”, una risposta al commento del lettore Stefano che sostiene l’opportunità di partecipare comunque alla manifestazione di sabato 20 giugno a Roma. Poiché l’argomento è di grande interesse e lo spazio dei commenti ha limitazioni strutturali, riteniamo opportuno pubblicare qui la risposta di Elisabetta Frezza, indirizzata al lettore Stefano ma ovviamente anche agli altri che hanno espresso la stessa opinione, e che ringraziamo vivamente per la loro fruttuosa partecipazione alla discussione. Con l’occasione è bene chiarire che un paio di altri commenti analoghi non sono stati pubblicati unicamente per un motivo: contenevano scioccamente degli insulti (esempio: definire la posizione delle autrici dell’articolo “idiozia massimalista”). Il contributo dei lettori è prezioso e aiuta ad approfondire gli argomenti e il dissenso intelligente e motivato non ha mai bisogno di rinforzarsi con la pura maleducazione.
Paolo Deotto
Gentile Stefano, il portavoce Gandolfini, in conferenza stampa, dice cose così: «il tema degli omosessuali non ha niente a che fare con il nostro Comitato. (…) La nostra manifestazione è di tipo propositivo, dice la bellezza della famiglia, non è contro nessuno, quindi non è contro gli omosessuali». Dove la famiglia della cui bellezza si deve raccontare è evidentemente (essendo i manifestanti aperti a tutti e contro nessuno) quella di tutti i colori fondata sull’amore, di cui la c.d. famiglia naturale è null’altro che un sottoinsieme residuale e – diciamocelo – anche un po’ superato.
Dal palco di piazza San Giovanni, a suggello del raduno, si diranno cose analoghe. Il 21 giugno la stampa di regime – Avvenire in testa – riecheggerà le medesime note.
Gentile Stefano, il portavoce Gandolfini, in conferenza stampa, dice cose così: «il tema degli omosessuali non ha niente a che fare con il nostro Comitato. (…) La nostra manifestazione è di tipo propositivo, dice la bellezza della famiglia, non è contro nessuno, quindi non è contro gli omosessuali». Dove la famiglia della cui bellezza si deve raccontare è evidentemente (essendo i manifestanti aperti a tutti e contro nessuno) quella di tutti i colori fondata sull’amore, di cui la c.d. famiglia naturale è null’altro che un sottoinsieme residuale e – diciamocelo – anche un po’ superato.
Dal palco di piazza San Giovanni, a suggello del raduno, si diranno cose analoghe. Il 21 giugno la stampa di regime – Avvenire in testa – riecheggerà le medesime note.
Il repertorio delle frasi autorizzate è dettato dall’alto, ovvero da chi risponde agli ordini dei potentati sovranazionali e professa – mi pare restino pochi dubbi al proposito – un’altra religione.
Il manovratore non va disturbato, anzi, va oliata la sua macchina da guerra.
Molte persone di buona volontà andranno a Roma, con le migliori intenzioni e sincere speranze, ma saranno carne da cannone per chi vuole solo approntare una resistenza simbolica, cioè creare la scenografia di cartapesta funzionale a garantire il pluralismo di facciata dietro manovre totalitarie ordite altrove.
In tutto questo, è evidente, il problema è la Chiesa (quella ufficiale). Che ha abbandonato del tutto la sua funzione e, soprattutto, ha dismesso la Fede. E quindi si rende strumento principe e autenticamente diabolico dell’avanzata antiumana che è sotto i nostri occhi.
Di fronte a questo quadro, chi sono i miei nemici? Sono quei poveri disgraziati di Scalfarotto e La Delfa, con le loro armate decadenti e coi loro fenomeni da baraccone, col loro livore blasfemo e i loro abomini sentimentali? Oppure sono le truppe “democristiane”, gonfiate da cinquant’anni di “successi” nel lavorare per la dissoluzione della società e per la perdizione delle anime?
Per me, caro Stefano, i veri nemici, quelli più temibili e insidiosi, sono questi ultimi. Sono i Gigli e i Galantino, i Mogavero e le Roccelle, gli Introvigne e gli Scola. Sono quelli che sfruttano i loro titoli e spendono il loro biglietto da visita e/o i loro paramenti per confondere la gente per bene e portarla definitivamente “nella selva oscura” in nome di categorie cristiane contraffatte.
Ecco, io penso che siano anzitutto loro quelli che dobbiamo combattere. Penso sia necessario segnalarne senza stancarsi le immani responsabilità. E, se possibile, arrecare loro qualche disturbo, anziché fornire figuranti inconsapevoli a parate eterodirette al servizio della propaganda.
Manifestazioni come quella, senza nome e senza oggetto (o meglio: con nome e oggetto semi-criptati perchè innominabili), del 20 giugno servono a mascherare di finta dialettica democratica la dittatura spietata e pervasiva incarnata oggi nell’abbraccio inedito – se non altro perché senza più veli e alla luce del sole – tra chiesa e stato massonico, lascivamente stretti intorno al sacro testo della costituzione repubblicana.
In fondo anche la Manif francese, che pure era nata certamente più in salute di questo ircocervo azzoppato, e ha portato milioni di persone in piazza a Parigi, quali esiti ha sortito? Ha mutato minimamente il corso degli eventi? Non mi pare.
Ciò che ci resta da fare è ritessere la tela, poco a poco, con la pazienza di Penelope. Ricostruire le fondamenta dell’edificio intorno al nucleo immutabile di verità.
Questo, secondo me, è ciò cui bisogna mirare, ciascuno per ciò che gli compete: salvare il seme e custodirlo – come dice sempre il nostro Alessandro Gnocchi – per quando passerà la buriana. Che passerà.
Non certo alimentare il mostro proteiforme e tentacolare che ci sta avvinghiando nella sua morsa asfissiante.
Il manovratore non va disturbato, anzi, va oliata la sua macchina da guerra.
Molte persone di buona volontà andranno a Roma, con le migliori intenzioni e sincere speranze, ma saranno carne da cannone per chi vuole solo approntare una resistenza simbolica, cioè creare la scenografia di cartapesta funzionale a garantire il pluralismo di facciata dietro manovre totalitarie ordite altrove.
In tutto questo, è evidente, il problema è la Chiesa (quella ufficiale). Che ha abbandonato del tutto la sua funzione e, soprattutto, ha dismesso la Fede. E quindi si rende strumento principe e autenticamente diabolico dell’avanzata antiumana che è sotto i nostri occhi.
Di fronte a questo quadro, chi sono i miei nemici? Sono quei poveri disgraziati di Scalfarotto e La Delfa, con le loro armate decadenti e coi loro fenomeni da baraccone, col loro livore blasfemo e i loro abomini sentimentali? Oppure sono le truppe “democristiane”, gonfiate da cinquant’anni di “successi” nel lavorare per la dissoluzione della società e per la perdizione delle anime?
Per me, caro Stefano, i veri nemici, quelli più temibili e insidiosi, sono questi ultimi. Sono i Gigli e i Galantino, i Mogavero e le Roccelle, gli Introvigne e gli Scola. Sono quelli che sfruttano i loro titoli e spendono il loro biglietto da visita e/o i loro paramenti per confondere la gente per bene e portarla definitivamente “nella selva oscura” in nome di categorie cristiane contraffatte.
Ecco, io penso che siano anzitutto loro quelli che dobbiamo combattere. Penso sia necessario segnalarne senza stancarsi le immani responsabilità. E, se possibile, arrecare loro qualche disturbo, anziché fornire figuranti inconsapevoli a parate eterodirette al servizio della propaganda.
Manifestazioni come quella, senza nome e senza oggetto (o meglio: con nome e oggetto semi-criptati perchè innominabili), del 20 giugno servono a mascherare di finta dialettica democratica la dittatura spietata e pervasiva incarnata oggi nell’abbraccio inedito – se non altro perché senza più veli e alla luce del sole – tra chiesa e stato massonico, lascivamente stretti intorno al sacro testo della costituzione repubblicana.
In fondo anche la Manif francese, che pure era nata certamente più in salute di questo ircocervo azzoppato, e ha portato milioni di persone in piazza a Parigi, quali esiti ha sortito? Ha mutato minimamente il corso degli eventi? Non mi pare.
Ciò che ci resta da fare è ritessere la tela, poco a poco, con la pazienza di Penelope. Ricostruire le fondamenta dell’edificio intorno al nucleo immutabile di verità.
Questo, secondo me, è ciò cui bisogna mirare, ciascuno per ciò che gli compete: salvare il seme e custodirlo – come dice sempre il nostro Alessandro Gnocchi – per quando passerà la buriana. Che passerà.
Non certo alimentare il mostro proteiforme e tentacolare che ci sta avvinghiando nella sua morsa asfissiante.
Elisabetta Frezza
La CEI si schiera con Alfano nell’ accettare l’invasione africana ed attacca i “fascio leghisti
di Luciano Lago
Il segretario generale dei vescovi (CEI), Nunzio Galantino, in un comunicato di ieri Mercoledì 10 Giugno, ha duramente condannato l’atteggiamento di rifiuto dell’invasione africana e dell’accoglienza dei migranti nelle regioni del nord espresso dai governatori regionali Zaia, Maroni da Toti e da Matteo Salvini. In questo comunicato ufficiale della CEI, si fanno espressamente i nomi di Luca Zaia, Roberto Maroni e Giovanni Toti, si condanna l’atteggiamento di questi esponenti politici e si mettono all’indice i tre presidenti di Regione che hanno detto basta al buonismo dell’accoglienza. Il comunicato, molto duro nei contenuti, afferma: “Le parole dei governatori di alcune regioni italiani in tema di immigrazione – secondo l’opinione del vescovo Nunzio Galantino – danneggiano l’Italia”.
Non ci si deve meravigliare più di tanto di questa nuova uscita degli alti rappresentanti del clero in Italia: siamo già abituati alle loro predicazioni etiche con gli sconfinamenti in politica e nelle problematiche attuali. Conosciamo a quale morale si attengono i Vescovi della CEI: la morale della Chiesa post conciliare. La morale conciliare è la solita che già ben conosciamo : per questa neo-Chiesa del “liberi-tutti”, tanto indulgente e dialogante con eretici, islamici, massoni e pagani di ogni risma, diventa intollerante e bacchettatrice verso chi professa la fede cattolica integrale ed allo stesso modo verso coloro i quali vogliono opporsi all’invasione africana dell’Italia in nome della salvaguardia dei diritti dei cittadini italiani.
I Vescovi , prima di proferire la loro condanna, avrebbero potuto almeno rispettare le prerogative dello Stato, quelle della difesa dei propri cittadini, del territorio e dell’interesse nazionale, che sono tipiche di uno Stato sovrano ma che diventano obsolete per uno Stato, come quello italiano, che ha ceduto ad altri la sua sovranità.
Questa assemblea dei Vescovi si era già fatta conoscere per le sue posizioni critiche verso quelle persone che vorrebbero salvaguardare l’identità della Nazione di fronte all’ondata globalista che tutto sommerge, identità e culture dei popoli incluse, rifiutando l’idea della società cosmopolita e multiculturale imposta dalla sinistra mondialista ed accettata e predicata anche dal Vaticano.
Coloro che esprimono questi concetti di difesa dell’identità e sovranità della Nazione, di difesa dei diritti dei cittadini da considerare prioritari rispetto alle masse dei migranti clandestini in arrivo con l’attuale ondata migratoria, vengono decisamente condannati ed emarginati come razzisti, “fascio leghisti” e comunque estranei al nuovo corso del “pensiero unico” relativista e massonico a cui anche la Chiesa si è adeguata. Da notare che i sostenitori del relativismo etico e del matrimonio omosessuale vengono invece accolti dall’alto vertice della Chiesa conciliare con il candido “chi sono io per giudicare?”
Nella sua “grande misericordia” la Chiesa post conciliare accetta tutti gli altri: dai massoni agli eretici pagani, dai sionisti ai mussulmani, ai clandestini in arrivo in massa, purchè siano in linea con il nuovo pensiero unico, universalista e relativista . Si tratta della nuova teologia in voga oggi nel Vaticano che consiste nell’ideologia del “progressismo storicistico”, quello che fa della modernità un pensiero unico ed omogeneo in una visione denominata anche come “neo modernismo”.
Non per niente il capo dei Vescovi, il Papa Francesco, ha dimostrato di intrattenere un rapporto privilegiato con esponenti del relativismo laico come Eugenio Scalfari, il patron di Repubblica/ L’Espresso (fiduciario dell’ing. de Benedetti, rappresentante della grande finanza sovranazionale). Allo stesso modo il Papa Francesco, nella sua” infinita comprensione” ha accettato il dialogo anche con l’ideologa radicale Emma Bonino, nota promotrice di aborti. Il medesimo Papa che ha compianto i clandestini affogati nell’ultimo naufragio affermando che queste persone “cercavano la felicità”, stabilendo quindi il principio del “diritto alla felicità” per tutti, come un diritto naturale, un concetto alquanto diverso (presente nella costituzione americana e di origine massonica?!) rispetto ai precetti evangelici tradizionali.
Non è neppure un caso che il Papa Francesco, nel suo viaggio in Israele, si sia inginocchiato sulla tomba di Theodor Hertzl, fondatore del sionismo, che, nel suo viaggio in Turchia, abbia voluto omaggiare il Corano, pregare rivolto verso la Mecca ed abbracciato i fratelli islamici, nonostante questi abbiano le mani macchiate del sangue dei cristiani d’Oriente.
La nuova teologia papale si astiene dal giudicare i teorici del relativismo e quelli che sostengono la validità del matrimonio omosessuale ma procede senza esitazione al commissariamento dei tradizionalisti, come nel caso dei “Francescani dell’Immacolata”, sanzionati con punizione e riduzione a domicilio coatto del Fondatore padre Manelli (considerato non in linea con la nuova teologia vaticana). Il medesimo Papa che non giudica ma ha compiuto una purga sistematica di prelati e teologi sgraditi a lui e alla sua scuola, da don Antonio Livi a padre Cavalcoli; ha agito d’autorità rimuovendo brutalmente ministri vaticani come monsignor Piacenza; Francesco ha rimosso vescovi che in Argentina detestava. Il Papa non giudica ma sanziona chi non condivide la sua linea post conciliare ed universalista, proiettata verso un nuovo ordine mondiale.
Sicuro quindi che i Vescovi non gradiscono le posizioni anti immigrazione clandestina espresse da esponenti politici italiani, troppo in contrasto con le aperture mondialiste della Chiesa post conciliare. Salvini e Maroni potrebbero aspettarsi anche un scomunica papale e sarebbe quindi una nuova pesante intromissione nella politica italiana, tanto per cambiare.
Se qualcuno ancora aveva dei dubbi su quanto influisca la presenza del Vaticano a Roma sull’assetto politico dell’Italia, questo episodio potrebbe essere rivelatore.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.